mercoledì 31 maggio 2023

Filosofia, cultura e...


Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

Tra l’assenteismo e l’indifferenza, poche mani non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Antonio Gramsci

febbraio 1917


martedì 30 maggio 2023

Olga Bernar e il suo secolo di vita


Ogni individuo, durante il suo percorso di vita, scrive su pagine bianche la sua storia. Che sia lunga o corta, ogni storia contiene qualcosa di unico e speciale: parla di vita vissuta, di gioie e dolori, di emozioni e fatiche. Ogni storia è preziosa, ogni pagina scritta è un frammento tra tante vite, eppure quel frammento è come una pietra preziosa. 

Sabato 13 maggio 2023, a Pedescala, Olga Bernar ha festeggiato un compleanno bello tondo: 100 anni di vita!   

Le campane hanno suonato a festa e tante persone sono andate a farle visita per portarle gli auguri; anche il Sindaco, il Parroco, un rappresentante della Pro Loco e dell’Amministrazione Separata di Pedescala, l’hanno salutata e omaggiata con delle composizioni floreali. 

Credo che per Olga sia stata una giornata veramente “piena” com’è giusto che sia quando si festeggia il centenario, ma più di tutto credo sia stata grata di essere arrivata a questo giorno in maniera quasi autonoma. Il giorno successivo, domenica, è stata celebrata una S. Messa di ringraziamento e poi al Portego, i famigliari hanno offerto un rinfresco per festeggiare anche con tutto il paese.  

Ha ricevuto visite, telefonate e in quel giorno c’è stata tanta gioia per la sua famiglia: Olga ha la fortuna di essere ancora a casa sua, accudita dai figli e attorniata dai nipoti e pronipoti, avvolta da tanto affetto. 

100 anni sono un bagaglio importante e per questo, grazie agli appunti della figlia e della nipote più grande, vorrei raccontare la sua storia. 

“C’era una volta una ragazzina di 12 anni,  che andava a custodire le mucche a Roana, partiva a piedi da Barcarola e si recava con la mamma in Altopiano, dove restava per i cinque mesi estivi, ricevendo 10 franchi al mese. Cresciuta, ha lavorato da alcune famiglie come donna di servizio a Verona, Milano e Schio per mettere da parte i soldi per “farsi” la dote; quando  è arrivato il momento è andata per prelevarli, purtroppo non le sono bastati perché in quel periodo c’è stata una grande inflazione. Davanti a casa sua, passava spesso un ragazzo, Giovanni Dal Pozzo di Pedescala che faceva il carrettiere; con il suo cavallo trasportava un po’ di tutto e dopo un periodo di corteggiamento chiese alla giovane di sposarlo e lei acconsentì subito, anche perché il ragazzo viveva da solo e aveva bisogno di una mano in casa. Così Giovanni e Olga si sono sposati il 26 maggio 1945 e dal loro matrimonio sono nati tre figli: Eros, Vanna, Udilla. 

La vita quotidiana era semplice, come quella di tutti a quel tempo: coltivare la terra, allevare conigli e galline, avere una mucca e una capra, fare il fieno, procurare la legna e tanti piccoli lavori indispensabili per mandare avanti la famiglia.  

Giovanni a 42 anni si ammala e non riesce più a lavorare, ma Olga, nonostante le difficoltà, non ha fatto mancare nulla ai figli e al marito. Nel 1989 Giovanni muore e nel 2000, perde anche la figlia Udilla che aveva 45 anni; la vita di Olga continua nonostante il dolore e le preoccupazioni, ma con i famigliari che le sono stati vicini con il loro affetto, è riuscita ad andare avanti per tutti questi anni, arrivando quasi incredula a compirne 100! E la storia continua...”

I ricordi di Hellen, la nipote più grande, sono intrisi dell’amore di una nonna sempre presente, sono ricordi coccolosi che rallegrano il cuore perché sono fatti di tanti momenti insieme, dove gli insegnamenti ricevuti tornano più forti di un tempo e le immagini degli anni felici della giovinezza si fanno più nitide, mentre la certezza di assomigliarle, diventa fierezza e ringraziamento.  Mi è piaciuto l’esempio che Hellen ha fatto della nonna: la paragona a una rosa, un po’ “rùstega” come sono le rose, con un cuore buono come i suoi fiori, ma che ha messo le spine per proteggersi dagli eventi difficili della vita, ma che è sempre lì, pronta a rifiorire dopo ogni batosta, dopo ogni tempesta.  È bello quando i ricordi di una nipote sono così colmi d’amore, si può scoprire di quante piccole attenzioni è avvolto un rapporto, della sintonia che c’è fra di loro, di quanto sia stato importante avere una nonna vicino per tutti questi anni, ed è una fortuna che non capita a tutti.  Raccontando questa semplice storia, ho pensato che ogni persona che ha vissuto il secolo scorso, ha un’esistenza speciale che meriterebbe di essere scritta, perché in ogni storia ci possono essere insegnamenti di vita e si può comprendere quanto a volte ci si lamenta per cose di poco conto, dimenticandosi di ciò che di bello e buono abbiamo intorno. 

Certo è che Olga ha raccolto in un grande libro tante pagine, tante stagioni sono passate tra le pieghe della sua vita, ha visto la guerra, la fame e tutto quello che si può aver vissuto nel secolo scorso e che ha segnato l’esistenza di tante persone.  Per lei, gli auguri perchè ci siano ancora tante pagine da scrivere, giorni da passare in salute e con accanto le persone importanti della sua vita, quelle che le sono vicine in ogni momento e che le possono dare la serenità che merita, facendole sentire quanto la sua testimonianza di vita sia importante.

Lucia Marangoni (Dàmari)



Par i 100 ani de la Olga


Ma che festa in sto giorno

tanta gente tuto intorno

ala Olga, tuta elegante,

par sta data inportante!


Tanti xè i auguri che la gà ciapà

par el so secolo d’età,

i parenti e i amici ghè xè sta intorno

par far più belo sto gran giorno.


100 ani i xè tanti,

ma se pol ancora ‘nare vanti,

se l’animo xè contento,

no se sente el passar del tempo.


Insieme co la so famejà,

fiui e nevùdi, nà meraveja!

                    

La gà passà un giorno pieno de emossiòn

con tanti che ghè gà fato le congratulassiòn!


Parchè rivare a 100 ani,

anca se con tanti afani,

anca se fasendo fadiga,

no xè roba che tuti ghe riva.


Le canpane le gà sonà dopo mesogiorno

le se gà sentie tuto intorno,

anca el sior Paroco e le Autorità

a casa de la Olga i xè ‘ndà!


Con gran massi de fiuri

e biglieti  co i auguri,

e anca nà Messa par pregare

el Signore e la Madona, ringrassiare.

                      

 Ala Olga ghè femo tanti auguri

 chè i sia ancora boni i tenpi futuri,

 che ogni giorno che vegnarà

 la sia senpre ben cocolà!


Tanti auguri de bon conpleano,

chè no rive nessun afano,     

che insieme ai so parenti

la  vive ancora tanti giorni contenti!       

                                                                            Lucia Marangoni (Dàmari)

Pedescala 13 maggio 2023  



















lunedì 29 maggio 2023

Se è vero...

Lettera di Nietzsche ai filosofi d’oggi




Cari pensatori e filosofi d’oggi...

Mi rivolgo a voi con una profonda preoccupazione per lo stato attuale del mondo e per il vostro ruolo nella società. Sono Friedrich Nietzsche, un filosofo che visse in un'epoca diversa, ma le cui parole, so, ancora echeggiano nella vostra era. Mi addolora, cari pensatori, di vedervi abdicare alla vostra missione, il vostro pensiero ha perso vitalità e la sua originaria forza. 

Il vostro pensare non è più libero, ma si è trasformato nell’abominevole eco del pensiero dominante o, peggio, del pensiero attraverso il quale un manipolo di potenti aspira a dominare il mondo. 

Siete diventati subdoli e vigliacchi, rinchiusi in anguste gabbie concettuali che vi impediscono di sfidare il potere e di mettere in discussione le verità convenzionali. Non osate più, non vedete più la luce che alimenta questo meraviglioso universo e avete strappato il cordone ombelicale che collegava il vostro pensare al cuore.

In passato, i filosofi e i pensatori si ergevano come difensori della verità e della libertà. La nostra missione era quella di svelare le illusioni, sfidare gli idoli e provocare rivoluzioni nel pensiero e nei cuori, ma ora vedo solo conformismo, paura e rassegnazione nelle vostre parole e nei vostri atteggiamenti. 

Avete dimenticato che il pensiero autentico richiede coraggio, audacia e un costante spirito di sfida.

Disprezzo come avete abbandonato la difesa dei diritti umani. Vi siete allineati a ideologie e interessi di potere, sacrificando l'autenticità del vostro pensiero sull'altare della convenienza e del successo personale. Avete dimenticato che il pensiero libero richiede una ferma volontà di andare controcorrente, di combattere per la giustizia e di lottare per l'emancipazione umana. Sento solo belati ora invece di ruggiti! E, come sapete, io penso che un uomo non è mai completamente se stesso se non combatte per qualcosa, se non si batte per un ideale, un sentimento. 

Vi esorto, pensatori d'oggi, a riprendere il sacro ruolo a cui ogni libero pensatore è chiamato. Rompete le catene del conformismo e dell'opportunismo. Abbiate coraggio. Mettete in discussione le verità dominanti, sfidate i potenti e difendete libertà e diritti.

Ricordate le mie parole: "Chi combatte con i mostri deve fare attenzione a non diventare egli stesso un mostro." Non lasciate che le forze del potere corrompano il vostro spirito. Siate liberi, audaci e inarrestabili nel perseguire la verità.

Solo attraverso un pensiero autentico e ribelle potrete contribuire a un cambiamento reale e duraturo nella società. La vostra voce deve risuonare come un grido di libertà e di speranza in un mondo che ne ha disperatamente bisogno.

Vi prego, non deludetemi. Non deludete voi stessi. Il futuro del pensiero e della società dipende da voi.

Con speranza,

Friedrich Nietzsche

(Riccardo Geminiani)

I consigli di Elettra



- Pancia in eccesso ? -

Dire: "sei un uomo di pancia" nel secolo scorso era  un complimento.

Oggi non più. 

Avere la pancia non è più sinonimo di salute, di potere, di agiatezza.

Avere pancia è sinonimo di poca salute.

Ma quand'è che abbiamo pancia e dobbiamo preoccuparci di diminuirla?

Ecco 2 parametri alla portata di tutti per controllare il proprio stato di 'pancia'.

1 - rapporto vita - fianchi.

Misurare la vita e dividere il valore per i fianchi. 

Il diametro della pancia  dovrebbe essere entro i 95 cm per gli uomini, 80 cm per le donne. Il rapporto tra i 2 numeri se è sopra 1 è considerato alto rischio per gli uomini, 0.5 per le donne.

2 - rapporto vita altezza.

Dividere l'altezza per le dimensioni della vita. Il risultato deve essere inferiore a 0.5. Circa meno della metà dell'altezza.

Avere pancia significa avere molto grasso addominale che 'vive' di vita propria e produce molecole infiammatorie.

Cercare di rientrare nelle misure corrette migliora l'aspettativa di vita.

Come migliorare lo stato della  pancia?

In base alla gravità della situazione servono più risorse.

Dalla semplice integrazione,  semi digiuno, controllo della tiroide, a sentire un nutrizionista, un endocrinologo, uno psicologo.  

La pancia, sopra certi valori è la misura di uno scompenso o un disagio importante, non serve una dieta, non ha a che fare con la forza di volontà.

E per alcune costituzioni questi parametri non valgono.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

Domani a Thiene



 

domenica 28 maggio 2023

La morte


Noi cristiani facciamo fatica a concepirla, per la semplice ragione che non abbiamo interiorizzato il modello greco: che l’uomo è mortale. 

In Grecia avevano due parole per dire uomo, all’epoca di Omero usavano la parola brotos, che vuol dire: colui che è destinato a morire; e all’epoca di Platone thnetos: il mortale. 

I greci la morte la prendono sul serio, i cristiani invece non ci credono alla morte perché pensano che dopo questa vita ce ne sia un’altra, per cui da qui derivano le figure della speranza, della consolazione, che si traducono in: “sopporto tutti i dolori della vita tanto poi ce n'è un’altra” e ciò porta all’accettazione incondizionata della sofferenza. Se noi entriamo nelle chiese e guardiamo l’iconografia che caratterizza i vari altari, vediamo solo scene di dolore, di sofferenza, di crocifissioni, di cuori infranti.

Ma è anche vero che le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo.”


Umberto Galimberti

Prenotazione prelievi



 

sabato 27 maggio 2023

Avvisi funebri (FC)


(Giannino da Casotto-
marito della Maria Fontana - Pici)

 

Filosofia, cultura e...


I giovani non possono permettersi di studiare e pagarsi l’affitto? Sono degli smidollati. 

«Piagnucolano», sostiene un giornalista, «perché fare il pendolare impedisce loro di uscire a bere con gli amici!» Ecco, caro giornalista, lei non ha mai avuto evidentemente il problema di pagarsi un affitto e di far «quadrare i conti a fine mese», perché se sapesse cosa significa per uno studente che non proviene da una famiglia agiata pagare novecento euro al mese per permettersi di studiare, non avrebbe detto parole tanto superficiali e fuorvianti. E se vedesse con i suoi occhi questi bugigattoli che spacciano per «case», converrebbe con me che dai tempi di Dostoevskij non è cambiato nulla. 

Ma davvero lei crede che questi ragazzi protestano perché poi non possono uscire la sera con gli amici? Vadano a lavorare, viene detto loro! I giovani non vogliono fare sacrifici, è questo il messaggio che volete far passare! E sa una cosa? 

Io ne ho abbastanza! Non esito a dirlo. Avete il coraggio di parlare ai giovani di lavoro? Voi che avete fatto dello sfruttamento un’arte e del precariato uno stile di vita, avete il coraggio di parlare di sacrifici ai giovani? Eh sì perché quando si tratta di finanziare le guerre e l’apparato bellico, i soldi non mancano. E per gli stipendi dei parlamentari, neanche lì mi sembra che qualcuno abbia troppo da ridire. 

E quando si trattò di aiutare le banche, perché i poveri banchieri di mezz’Europa con la speculazione del mercato immobiliare capirono di aver fatto un cattivo affare, sessanta miliardi di euro, sessanta miliardi avete capito bene, non parvero una spesa eccessiva. Ma lo sa, caro giornalista, quanti alloggi avreste costruito, quanti affitti a prezzo calmierato avrebbero potuto esserci con una piccolissima percentuale di questi milioni? In Danimarca, in Svezia, in Norvegia è la prassi, ma evidentemente hanno capito il concetto che «l’istruzione non deve essere un lusso, un privilegio».


A Forme Cerati la fantasia é di casa...😌


 

Fiera della natura e del tempo libero ad Asiago

 


venerdì 26 maggio 2023

Funivia Pedemonte/Luserna

 




Snoopy: il Jolly del Blog

 




Al lago di Fimon... piccoli cigni crescono...😊




foto di Franca Rocchetti












la gratacasòla

Già il nome dialettale credo sia a circuito ristretto. Non so se già ad Arsiero inizino a chiamarla "grattugia"😉

Gira ancora nelle vostre cucine? Temo di no. Oramai da annoverare fra i cimeli, soppiantata a gran carica da tempo dalle varie buste de formaio già gratà😊 che bisogna dire comode assai...
Gratàre el formàio per le massaie non era una cosa piacevolissima. Solitamente si delegava qualche altro componente la famiglia😑e aggiungo anche che se ne usava di meno. Trovarlo già grattugiato istiga ad un uso più abbondante (mì per esempio tendarìa a far malta😖)

Gli scariolanti

 



Gli "scariolanti", solo con pala e carriola, hanno prosciugato e risanato le paludi di diverse zone italiane, scavando canali per far confluire le acque stagnanti e riempiendo di terra gli avvallamenti.
Un lavoro massacrante che ha guadagnato enormi estensioni di terra all'agricoltura.
Gli ultimi, in Emilia Romagna lavorarono negli anni ’40 nei territori del Reno e del canale di Burana.
Venivano arruolati ad ogni inizio settimana: alla mezzanotte della domenica suonava un corno, chi voleva avere il lavoro doveva mettersi in cammino verso gli argini, dove avveniva l’arruolamento. I ritardatari erano respinti.
La carriola era un mezzo indispensabile per il lavoro. Ogni scariolante ne aveva una, di sua proprietà, preziosa quasi come le sue braccia. Partiva da casa alla mattina con la carriola al traino, legata alla bicicletta. Qualcuno la portava rovesciata in testa, con la parte posteriore appoggiata alla schiena, e pedalava così.
(la campagna appena ieri)

I Nomadi ad Arsiero

 


Cantautori ad Arsiero

 


giovedì 25 maggio 2023

30 aprile 2023: prima, durante e dopo


Come ogni anno, le celebrazioni del 30 aprile, diventano un modo per ripensare, ricordare, fare memoria, pregare.

Giovedì 27 aprile, alcuni ragazzi di Pedescala hanno consegnato a ogni famiglia un cero accompagnato da una poesia, con la preghiera che fosse acceso e posizionato su una finestra, la sera del giorno dopo alle ore 21.00.  

Venerdì 28, davanti al Monumento a Pedescala, è stato acceso un fuoco su un braciere che è stato alimentato per alcune ore, mentre dalle 21.00 alle 22.00 le luci pubbliche sono state spente. 

In Chiesa, accompagnati dal suono dell’organo e della nyckelharpa (viola d’amore a chiavi), suonati da Marco Monaldi ed Enrico De Rosso, sono state lette poesie di vari autori che raccontavano di guerra, ma anche di pace: è stato un momento che ha aiutato a meditare e prepararsi per la giornata del 30 aprile. 

La mattina della domenica è stata come sempre dedicata alle celebrazioni liturgiche nelle Chiese di Forni e di Pedescala, mentre nei monumenti, compresa la lapide di Settecà, sono stati appoggiati fiori e ghirlande. 

I nomi delle vittime, accompagnati dal suono della campana, sono risuonati fra il silenzio e il ricordo: ogni nome un’immagine, una storia, una vita… 

C’è stato spazio per gli interventi delle autorità civili che hanno onorato i martiri caduti in un eccidio incomprensibile; tante persone sono ritornate per una sorta di forte richiamo che li induce a essere presenti in questa giornata. 

Il pomeriggio, sotto al Portego de Campesàn, il dottor  Andrea Wollman ha trattato il tema “ Il seme dell’odio, fra indifferenza e fanatismo”, una lettura della storia dell’uomo dai suoi albori fino ai nostri giorni, passando per tutti gli orrori e le guerre  di cui sono intrisi gli avvenimenti e le vicende umane. 

Nonostante la continua evoluzione dell’uomo, assistiamo continuamente a orrori, disgregazioni, schiavitù, divisioni, disaccordi che spesso sfociano nell’atto più riprovevole e vergognoso che ci sia: la guerra.  

La sera, a Settecà in piazzetta e a Pedescala al Cimitero, si è recitato il Santo Rosario e si è pregato per le persone che quel lontano 30 aprile 1945 hanno perso la vita e per le loro famiglie. 

Intanto il progetto del Museo Diffuso procede e si continua a portare avanti l’impegno di realizzare qualcosa che rimanga nel tempo. Certo è che, una volta che i parenti di quelle vittime avranno concluso il loro ciclo di vita, sarà più difficile continuare a ricordare e celebrare quel giorno; per questo c’è bisogno di qualcosa di più del ricordo, servono azioni concrete se si vuole che rimanga  tutto quello che ci è stato tramandato nel tempo e che è destinato ad affievolirsi col passare degli anni se non si fa in modo di lasciare qualcosa di tangibile. 

Penso spesso ai nostri giovani e a come la memoria che noi abbiamo ricevuto, non sia arrivata a loro o forse solo in parte; penso e sento che si dovrebbe raccontare, testimoniare, trasmettere perché a loro volta portino avanti questo avvenimento, generazione dopo generazione.  

Così, ascoltando il dottor Wollman, ho ripensato ai ragazzi di tutto il Comune e a come si potrebbe fare perché il 30 aprile non sia un giorno come tanti. 

Da parecchi anni, in quel giorno, la classe terza media partecipa attivamente alla celebrazione con la professoressa di Italiano; quest’anno essendo di domenica, hanno partecipato soltanto alcuni ragazzi con la loro Insegnante, ed è stato un peccato… 

Passati quei giorni, ripensando a tutto questo, ho preso accordi con la prof. Elisa Savio con cui collaboro da anni e abbiamo organizzato insieme, nell’ora di storia, un mio intervento. 

Martedì 9 maggio 2023, dopo aver compilato i dovuti permessi, ho letto alla classe terza della scuola Media di Valdastico un pezzetto del diario di mio papà che parla di quel tragico giorno;  li ho poi invitati a entrare nelle situazioni che descrivevo con le mie poesie, cercando di fare proprie le emozioni e i sentimenti. 

Per un’ora non è volata una mosca, sono stati attenti e partecipi e stare con loro, narrando qualcosa che a mia volta mi era stato raccontato, è stato veramente importante e ho capito che con la semplicità delle mie parole, ho toccato qualcosa e, credetemi, non è scontato! Non ho certo la pretesa di fare qualcosa di straordinario, ma credo che, con la semplicità del mio racconto, arrivare a farsi ascoltare dai ragazzi d’oggi, sia senza dubbio un grande regalo.

So che nella Scuola di Valdastico spesso si fanno questo tipo di lezioni su vari argomenti e sono certa che i giovani d’oggi, possano assimilare molto di più attingendo da testimonianze dirette e toccando con mano situazioni reali. 

Loro sono il futuro, a loro lasciamo in eredità la nostra storia con la speranza che anche loro possano tramandarla.

Lucia Marangoni Dàmari

Pedescala 12 maggio 2023


L'angolo della Poesia


Piove da giorni, inutile ripetersi,

ma si finisce per farlo 

come se il mondo fosse circoscritto 

a pochi passi, a qualche stanza

e le pareti avessero esaurito 

ogni straccio di ricordo. 

Le finestre danno su enormi pozzanghere 

dove annaspano 

ridicoli desideri senza speranza.


Sembrano argentati gli alberi 

carichi di pioggia 

e gli uccellini, stamattina, 

hanno cantato lo stesso, 

il vento, piegando tutto al suo volere,

non fa una piega 

e la domenica si fa largo 

tra la colazione e il pranzo.


Ore come gocce sui vetri,

il tempo che scivola via...


Francesca Stassi

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...