Al di là dell’aspetto strettamente religioso, come possiamo immaginare,
tutto l’apparato che oggi circonda il periodo natalizio in pratica non
esisteva presso i nostri avi.
Anche l’attesa dei bambini per i doni era
rivolta ad altri personaggi e altre date: Santa Lùssia per l’area
veronese e la Befana (o Strìa) un po’ per tutti.
La nascita del
Redentore era una ricorrenza di grande coinvolgimento spirituale, colma
di magia, ma non esistevano alberi di Natale, addobbi, candele (usanze
che nascono in Germania ed Inghilterra, e si diffondono in epoca
vittoriana).
Anche il presepe era in pochissime case, tra i più
abbienti. Spesso probabilmente le dimore, le stalle e le famiglie
cimbre, con le greggi onnipresenti, avrebbero potuto ben rappresentare
una sorta di pittoresco “presepe vivente”.
Qui accenniamo
alla forza vitale rigeneratrice attribuita alla ricorrenza del Natale,
che risulta evidente anche in un particolare quale la tradizione di
seminare gli ortaggi nel giorno della settimana in cui cade il Natale
nell’anno in corso, riferita da Bruno Schweizer per Luserna negli anni
Trenta del Novecento.
- comunità dei cimbri -
Per quelli che quella scrittura non sanno decifrare:
RispondiElimina"Haben Sie die Carte meiner Tochter Marina bekommen?"
"Ha ricevuto la cartolina di mia figlia Marina?"
Da notare che la Chiesa di Luserna era girata di 180° gradi rispeto a quella attuale. La facciata principale era quindi rivolta verso la Val d'Astico.
RispondiEliminaCioè verso Brancafora, di cui dipendeva nei secoli precedenti.
EliminaGrazie Enrico!
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