“Sono
nato una mattina di giugno e, dopo essere stato per mesi nella
pancia della mamma, ho visto la luce del sole, il verde del bosco e
ho sentito rumori che prima erano ovattati. A fatica mi sono tirato
in piedi e mi sono guardato intorno, che meraviglia! Ma strani rumori
mi hanno attirato verso il prato sottostante e traballando sono
uscito dal bosco e mi sono trovato in uno spazio immenso, con tanta
luce. Avrei voluto tornare dalla mia mamma, ma non sapevo più come
fare, non sapevo come raggiungerla e vagavo per il prato cercando un
punto di riferimento. Sulla strada vicina passavano tante auto e una
si è fermata: si sono avvicinate delle persone e io cercavo di andar
loro vicino, ma non mi volevano! Cercavano di spingermi verso il
bosco, ma io ero attratto da loro e continuavo a girare intorno a
queste figure che mi davano fiducia. Poi mi sono sentito sollevare
dolcemente e mi hanno appoggiato sopra a una “masièra”, da lì
ancora trasportato, avvolto da erba soffice, sono stato portato dentro
il bosco, lontano dal prato e dalla strada. Ecco, ora mi ricordo! E’
qui intorno che sono nato e qui di sicuro c’è la mia mamma! Mi
stendo… sono un po’ stanco, ma resto sveglio e aspetto… di
sicuro la mia mamma mi troverà presto e allora sì che sarò al
sicuro e potrò raccontarle la mia avventura!”
Ho
cercato di immaginare cosa avrà pensato quel cucciolo di camoscio
che per caso abbiamo notato passando per la statale nella zona dei
prati prima dell’abitato di Forni. Mio marito ed io ci siamo
avvicinati, per capire cosa avesse quel piccolo nato da poco (si
vedeva ancora il cordone ombelicale a penzoloni). Ci siamo tenuti a
distanza, sapendo bene che non bisogna assolutamente toccare un
cucciolo, ma il piccolo ci veniva sempre incontro e con una
bacchettina cercavamo di spingerlo verso il bosco, ma lui ritornava
sempre verso di noi… se fosse arrivato sulla strada per lui sarebbe
stata la fine! Stavo componendo il numero delle Guardie Forestali,
quando una di queste, fuori servizio, si è fermata sul ciglio della
strada e così abbiamo raccontato il fatto. Non potendo toccare il
cucciolo, la guardia si è fatta una specie di cuscino con lunghi
steli d’erba, ha preso il piccolo e l'ha appoggiato sopra una
“masiera” appena dentro al bosco. Da lì, mio marito l'ha preso e
l'ha portato un po’ più all’interno, appoggiandolo
delicatamente nel sottobosco, sempre avvolto dall’erba. Lì è
stato lasciato, con la speranza che la mamma lo ritrovi o che la
natura faccia il suo corso, con la certezza che quello che si poteva
fare per salvare quel cucciolo, è stato fatto.
Nel
lasciarlo lì, nel suo ambiente, l’unico augurio da fare era solo
che potesse vivere, crescere e correre tra i boschi della nostra Valle!
(Lucia
e Tony l'hanno trovato sabato 9 giugno)
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