domenica 10 giugno 2018

Ciauscamìnti (1)



Proviamo a lanciare un Post sul tema dell’Antica Lingua, cioè del CIMBRO, dove si possano lasciare testimonianze, commenti, domande, chiarimenti, parole, racconti, poesie, ecc., con particolare riferimento ai suoi retaggi nell’Alta Valle dell'Astico, ma non esclusivamente.


39 commenti:

  1. Stiamo perdendo anche il dialetto veneto visto che ai bambini viene insegnato a parlare solo la lingua italiana!io abito a Bassano e le mamme della nuova generazione quasi si stupiscono se sentono un bimbo parlare dialetto!

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  2. Questa rubrica sarà per pochi eletti ma magari col tempo qualcuno si potrebbe appassionare. Io proverò a capirne qualcosa. Intanto chiedo del titolo. La traduzione sarebbe? Deriva da ciao?

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    1. "Ciauscare" è il verbo che nella montagna vicentina significa "parlare in cimbro". Per traslato ha acquisito in seguito anche il significato di parlare in maniera incomprensibile.
      Credo derivi dall'alterazione di "Toitsch, Deutsch" (abitante della Germania) che in italiano ha dato origine agli aggettivi di teutonico e tedesco.
      A Rotzo la parlata cimbra era chiamata "Toitz Gaprecht’" mentre nei Tredici Comuni veronesi, più alterata con il veneto, era resa come "Taucias Gareida". Qui si vede come da Taucias a Ciausca.. il passo sia breve. Non così a Luserna dove dicono parlare "as be biar", cioè "come noi".

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    2. "Ciauscamìnti", mi dimenticavo, significa ciò che deriva dallo ciauscare, cioè il parlare in cimbro è un ciauscamento.

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    3. A Giazza (Ljetzan)la parlata/il linguaggio= Gereida dal verbo reiden(parlare);per i sei cimbri dell’altopiano diventa gaprecht(part.pass.di prechtan(parlare):a Luserna assomiglia a Giazza perche’ si dice gereda,dal verbo ren(parlare) che e’ contrazione di reden e nulla ha a che fare con “azpebiar”.Es.z’gereda vo Lusern vorsteadez net=non capisco il linguaggio/la parlata di Luserna.”Azpebiar”si dice per chiedere di parlare in Lusern .Es.parlami/dimmi in Luserno=redemar/khumar azpebiar.Z’Engele khut herta:laize memme simbro(l’Engele dice sempre:piano col simbro! A gruaz vo Lusern(un saluto da Luserna).

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    4. Grazie per la precisazione Kartak, tienici sempre monitorati perché qui bazzichiamo lande sconosciute e desolate.
      Complimenti per la scelta dello pseudonimo, rende bene l'idea.
      (Se non sbaglio Kartak era il pranzo per i morti)

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    5. Non capisco il pranzo dei defunti ( nel nostro slambrot in antico ”toatvormazz”)con “l’Appunto del giorno”!!!Il A gruaz

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    6. Che sappia io il Kartak era, in destra Assa, il pranzo che un tempo la famiglia del defunto offriva a chi aveva accompagnato il congiunto al cimitero.
      O forse tu emergi dalla Leggenda del Santo Bevitore?

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    7. Kartag quando andavo a scuola da noi era una nota ,un apunto come scrivere sul calendario qualcosa per non sbagliare il giorno dopo...Io poco so del vostro simbro ma Engele lo sa bene e sa molte nostre parole ma non credo che ha internet.Mi hanno domandato di precisare certe parole.Est verte un geade vort ( ho finito e vado via).
      Gruaz in alln( un saluto a tutti]

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    8. kar, da kara, antico alto tedesco: afflizione, disperazione, dolore, preoccupazione; si trova anche nel termine cimbro per venerdì santo: kharvraitakh ed in tedesco: Karfreitag

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  3. I nomi sono d'origine antica, furono creati ben prima che esistesse la scrittura, e sono piuttosto stabili, benché subiscano talvolta degli storpiamenti.
    È l'etimologia che ne cerca le origini e la lor trasformazione; allora diamo un'occhiata alle "vestigia dei soprannomi antichi" e vediamo se derivano dal cimbro.
    Bàise forse da baisan : guidare, indicare; in tedesco antico wîsi (in gotico wais) per giudizioso, esperto, dotto, erudito, saggio
    dunque "guida" che per forza deve essere "esperta"
    Betèle forse da bèttan : scommettere; se su che cosa poteva scommettere? hüppasche ménnasche béttent nèt cioè: le persone dabbene non scommettono
    oppure da bèttar: tempo, che guardasse le nuvole ed era diventato migliore del nostro Edmondo Bernacca? Allez in òome tìmpalsich de sunna, un an órnez bèttar miechasich in hümmel : all'improvviso si oscurò il sole, e si fece in cielo aria di tempesta
    Garbàto forse da garba : covone fascio; che fosse particolarmente esperto a fare "an ghèrba bòotze" cioè un un fascio di spighe di frumento?
    Màule forse da maul : bocca; che fosse un chiacchierone? "'z maul ist ganützet mèeront odar alle de andarn òrganen me manne" cioè la bocca è l'organo umano che si adopera più di ogni altro
    oppure : "machan bazzar pa maule" infastidire, dare noia parlando troppo?
    Pàmele forse da un "pòom" storpiato? Allora significherebbe albero, tronco; che fosse un commerciante di legname o boscaiolo? "dar póom vallet nèt amm' èersten stròoche" cioè l'albero non cade al primo colpo
    Gòdi forse da gòdarn : godere; eh no! non può essere di origine germanica, al più retoromana da galdekr, ma secondo me senza dubbio da "gaudeamus igitur", insomma un godereccio, ciò!
    Nota: questa è un'etimologia supposta, con nessuna prova scientifica!

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    1. Baise penso significhi semplicemente bianco: weiss, baiz baisse. Garbato, soprannome dei Gianesini, lo vedrei più probabile da Gerbar, Gerber, nel significato di conciatore. Polo locale dei conciapelle era un tempo Gallio, dal quale sembrano provenire i Gianesini. Maule può derivare sì da bocca, ma forse anche mulo. Godi era il nome locale del gufo, così come Godele era la civetta (piccolo gufo).
      Molte altre sono le congetture che si possono fare per assonanza fonetica, come fa con competenza Enrico. Purtroppo la perduta memoria non ci consente certezze.



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    2. Grazie Gianni. Vivendo lontano non ho accesso a ricordi in proposito, ma il mio era piuttosto un impulso affinché alcuni si spremano le meningi per recuperare origini antiche interrate nella memoria profonda.
      La mia ricerca è tra cocci sparsi.

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  4. non ho ricordi da chi dove e quando pero' mi sembra di aver sentito che BETELE deriva da BETEN che in tedesco vuol dire pregare? magari gente povera che pregava per ottenere una elemosina?

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    1. Nel cimbro dei 7 comuni (C7C) pregare si dice "pétan" - p dura e b molle spesso si trasformano, si invertono ...

      Tutte le sere la moglie pregava anche per il proprio marito : alle maal 'z baip hat gapétet vor in sain mann och - beato Betele

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  5. Il sentiero dei Trudi cosa significa? Viene forse dal cimbro?

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    1. No, non credo. Risale certamente al veneto TROZO, che si trova anche in altre aree col significato di: passaggio pedonale, vialetto, sentiero confinario, da cui anche i termini Trodo e Strodo.
      Nelle mappe del paese i Trudi sono indicati come “Strada vicinale dei Trozi”. Qui si vede come nella nostra parlata la Z si trasformi in D e la O diventi U nella forma plurale. (come: vanezza/vaneda, sposo/spusi).
      Incerta è invece l’etimologia di Trozo; se sia da ascrivere al latino volgare Trossatus (diviso) o all’antico tedesco Troden (passare). Non so se in cimbro ci sia qualcosa di pertinente foneticamente simile a Troden; aspettiamo lumi da sopra i soji.

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  6. Interessante iniziativa era ora che qualcuno affrontasse l'argomento anche più giù di Pedemonte. Però io che sono originario della Valle alcuni de termini che leggo sopra non so il significato, tipo chitele, ghenghele, beghele, saane, snorare, moose, schinche, sdrec. Sarebbe meglio che li traducessi che cosi capiscono tutti.

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    1. Certo, hai ragione, forse do troppo le cose per scontate.
      Chìtele=robetta leggera e inconsistente, principalmente riferita a capi di vestiario;
      Ghenghele=vicolo, stretto passaggio fra le case;
      Beghele=viottolo;
      Saane=frangie, bordatura frastagliata o svolazzante (tipo le frangie dello scialle);
      Snorare=chiaccherare fitto;
      Moose=polentina molle mescolata con il latte, pappetta di latte;
      Schinche=smarcamenti rapidi;
      Sdrec=inclinato

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    2. Chìtele sarebbe anche la parola giusta per descrivere la gonnellina scozzese o dei costumi greci

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    3. Vero, infatti l'ho sentito usare specificatamente per definire una gonnellina corta.

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  7. Liibatar ES, .. Gianni hat galummet au de pekken 'me zain ermar nòono, badar hoite pataaghe de loite sraibent meeron littarn dan beels jaar un erbatan in de tunkele nutzenza haltan heerte.

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  8. Bravo Don, così va meglio. In realtà mio nonno non c'entra granché. Dacci il tuo gradito contributo ma mettici anche la traduzione, altrimenti costringi la Odette a saccheggiare le biblioteche online ;-)

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  9. Io sarei curiosa di sapere cosa significano anche le altre parole scritte come Chipa, Flassa, Snara......

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    1. Dunque vediamo un po’:
      FLASSA: è un termine che ho sentito usare solo in famiglia e in paese, mai fuori, e solo per indicare la boule dell’acqua calda. Mi pare piuttosto evidente una derivazione dal cimbro Vlash (mat. Vlasche), ovvero fiasca, bottiglia.
      CHIPA: ora è indicativo specifico di una discarica di sassi e solo nella nostra zona (Cfr. Chìpa de Felissòn, la lunga lingua di sfasciumi di cava della Val del Corvo). Mio Padre però usava il verbo “Chipàre” nel senso di inclinare, declinare. “El se ga chipà” significava che qualcuno s’era appisolato, aveva declinato il capo. Ritengo dunque che possa derivare dal germanico kippen, che significa proprio inclinazione. Chipa dunque in origine identificherebbe un qualcosa di inclinato, scosceso. Non ho riferimenti riguardo al cimbro.
      SNARA: Era la raganella usata durante la Settimana Santa, con le campane legate, per richiamare i fedeli alle funzioni. In parrocchia a San Pietro ce n’era una di bella grande in legno che non so se esista ancora. Credo derivi dal germanico Schnarren, ronzio, o Schnarchen, russare, simile a com’è appunto il suono della raganella. Il verbo “snoràre”, nella mia famiglia, indicava il chiacchierare senza costrutto. Non ho riferimenti in merito riguardo al cimbro.

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    2. A proposito di Snara: vedo adesso che in lusernato esiste il sostantivo Snattarn con lo stesso significato.

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    3. In cimbro esiste:
      khippan (VII)
      ital. far traboccare
      ted.odierno: kippen
      ted. medio antico: kippen

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    4. Si, credo che l'interpretazione esatta sia: rovesciare, ribaltare, versare, che va bene per entrambe le versioni di cui sopra.

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  10. Molto interessante questa rubrica ma quante parole ci sono che hanno questa origine? Solo queste o ce ne sono altre?

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    1. Sicuramente tante altre, ma bisogna risvegliare i ricordi, specialmente di chi è più vecchio di me. Confidavo di stimolare una riflessione in merito, invece nessuno collabora aggiungendo qualcosa.
      Si vede che la cosa non interessa.

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  11. Ci sono tre parole che ricordo e mi portano indietro agli anni più teneri:

    1. Zanababetsc

    2. Bisaboia

    3. Baubau

    La prima la diceva mio padre quando s’arrabbiava, la seconda mia madre per dirci di stare bravi altrimenti arrivava …, la terza rappresentava il pericolo, il diavolo.

    Solo più tardi capii l’origine delle prime due. Pensavo inizialmente che fossero d’origine antica, parole trasmesse dagli avi. Sbagliato! Quando visitai per la prima volta gli Stati Uniti queste due parole apparvero con una certa frequenza.

    Zanababetsc altro non era che “sun of a bitch” (figlio di buona donna)

    Bisaboia era il “busybody”, la spia, una persona che s’intriga degli affari altrui

    Ma come mai queste parole entrarono in casa mia? Beh, era la fine della seconda guerra mondiale: mio padre aveva alloggiato dei soldati americani nel soffitto della casa. Evidentemente “porconavano” perché il soffitto era scomodo ed avevano paura che ci fossero delle spie nazionalsocialiste nei dintorni.

    Nostra madre ci faceva ubbidire dicendo che altrimenti sarebbe venuto il “baubau”. Un giorno lo vidi, scendeva giù per le scale dal soffitto, tutto nero: mi spaventai e corsi da mia madre. Fu il primo afroamericano che incontrai, un GI.

    Le parole che si ricordano delle volte hanno origini strane, inaspettate.

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  12. Il "sun of a bitch" precedente andava scritto "son of a bitch", sorry!

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    1. Sun of a beach è più romantico ES !
      La pronuncia delle 3 parole che ti ricordi mi fa pensare al primo anno di collegio(59), quando si imparava l'inglese con l'alfabeto fonetico.

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    2. Ben valà, ciò,... a te ghe fato le scole alte, vedo. Ma messà che MMS el le ga fate pì alte de tuti, su ai Noselari.

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    3. Per acquisire conoscenza, si deve studiare, ma per acquisire saggezza, si deve osservare. Rampicà su un noselaro, on a des chances...

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  13. Io mi ricordo naeia e tarlison ma non so se vengono dal cimbro.

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    1. Naeja (legnetto sagomato a due fori per legare le corde) è veneto e deriva da navicella, navetta, data la forma a barchetta dell'attrezzo. In cimbro si chiama Hélsle.
      Tarlìso o Tarlisòn (grande pezzo quadrato in tela di sacco con 4 corde agli angoli usato per il trasporto in testa del fieno) è specifico delle nostre zone (Val d'Astico e Rotzo) e non l'ho mai sentito altrove. Non ne conosco l'origine.

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