C'è un alpinismo che ci piace.
Spesse volte è fatto di cose semplici, perché semplici sono le persone che lo praticano. Formiche che si muovono in silenzio e lontano dai riflettori.
Formiche che al termine dell'apertura di una nuova via, magari in un posto sperduto della Valdastico, hanno persino paura di raccontare dei giorni che hanno trascorso in parete.
Chi è fortunato, col tempo, riesce ad entrare in possesso delle relazioni perché lentamente le informazioni circolano e i gradi si alzano e si abbassano a seconda delle cordate che vanno a metterci il naso. E così, prima o poi, l'itinerario viene recensito, pubblicato e magari anche ripetuto da centinaia di cordate.
Cosa resta del sudore versato durante quelle giornate? E delle emozioni provate? E dell'amicizia che legava gli apritori? E dell'aria che hanno respirato? E della libertà che hanno cercato?
Tutto, col tempo, rischia di venire annientato, dimenticato, cancellato e forse mai tramandato.
Questa pagina esiste perché vuole esistere. Esiste perché tutto ciò non diventi cenere trasportata dal vento. Esiste perché un giorno forse, l'alpinismo "usa e getta" smetterà di essere praticato.
Matthias Stefani e Marco Toldo non parlano quasi mai di quello che combinano sulle montagne, delle vie che aprono o ripetono. Uno scritto di Stefani è un documento prezioso, una rarità. Da assaporare, tramandare e condividere.
Buona lettura! Matteo Will Bertolotti
Spesse volte è fatto di cose semplici, perché semplici sono le persone che lo praticano. Formiche che si muovono in silenzio e lontano dai riflettori.
Formiche che al termine dell'apertura di una nuova via, magari in un posto sperduto della Valdastico, hanno persino paura di raccontare dei giorni che hanno trascorso in parete.
Chi è fortunato, col tempo, riesce ad entrare in possesso delle relazioni perché lentamente le informazioni circolano e i gradi si alzano e si abbassano a seconda delle cordate che vanno a metterci il naso. E così, prima o poi, l'itinerario viene recensito, pubblicato e magari anche ripetuto da centinaia di cordate.
Cosa resta del sudore versato durante quelle giornate? E delle emozioni provate? E dell'amicizia che legava gli apritori? E dell'aria che hanno respirato? E della libertà che hanno cercato?
Tutto, col tempo, rischia di venire annientato, dimenticato, cancellato e forse mai tramandato.
Questa pagina esiste perché vuole esistere. Esiste perché tutto ciò non diventi cenere trasportata dal vento. Esiste perché un giorno forse, l'alpinismo "usa e getta" smetterà di essere praticato.
Matthias Stefani e Marco Toldo non parlano quasi mai di quello che combinano sulle montagne, delle vie che aprono o ripetono. Uno scritto di Stefani è un documento prezioso, una rarità. Da assaporare, tramandare e condividere.
Buona lettura! Matteo Will Bertolotti
ALTAR KNOTTO - DIRETTA SUPERNATURAL
M. Toldo, M. Stefani - giugno 2018
M. Toldo, M. Stefani - giugno 2018
Una gialla e strapiombante parete sorregge da millenni il leggendario Altar Knotto, una particolare formazione
rocciosa sospesa sulla Val d’Astico, a circa 1334 m di quota e più volte oggetto di leggende.
Anche Mario Rigoni Stern nel libro “L’Altopiano dei Sette Comuni” ne fa menzione definendolo un “antico sasso in
bilico sul baratro”. Quale definizione migliore per descriverlo?
Marco ed io avevamo da tempo puntato gli occhi verso quell’affascina nte, quanto repulsiva, parete sud ovest; nelle nostre menti si stava delineando una possibilità di salita, ma per una moltitudine d’impegni e difficoltà d’incastro del nostro tempo libero è stato necessario attendere lo scorso aprile prima di dar forma a questo sogno. La sveglia è suonata presto e il meteo non si è dimostrato a nostro favore. La pioggia cadeva leggera quando, ad orari antelucani, lasciavamo le nostre abitazioni. Non ci siamo persi d’animo perché la parete è strapiombante e quindi al riparo dall’acqua.
Con noi zaini pesanti: molti chiodi, corde, una staffa, numerosi friends ma anche un vecchio ed ingombrante stereo pronto a tenerci compagnia, del tabacco per confezionare una sigaretta nei momenti in cui sarebbe stato necessario prendersi una piccola pausa e infine una bottiglia di vino rosso fatto rigorosamente “in casa”. A volte ho l’impressione di essere un naufrago del secolo scorso...
Così è nata la “Diretta Supernatural”: nella totale semplicità di un’avventura condivisa con un prezioso amico.
Non abbiamo ispezionato prima la parete e non ci siamo calati dall’alto per capire che difficoltà avremmo dovuto
superare o con che tipo di roccia ci saremmo dovuti confrontare. Non ci piacciono gli schemi e non abbiamo paura delle rinunce. Anzi, è forse nel saper rinunciare la più grande qualità di un alpinista.
Nel primo giorno di arrampicata abbiamo salito quattro lunghezze di corda; Marco ed io ci siamo alternati nel ruolo di capocordata. A fine giornata eravamo felici perché dentro di noi iniziava a farsi avanti la certezza di una riuscita.
La nostra seconda visita alla parete avvenne dopo pochi giorni. Mentre ci avvicinavamo all’attacco ci siamo resi conto di essere proprio sulla perpendicolare del grande altare. Non potevamo non provare a salirne la sommità sfidando le leggi fisiche di quel masso sospeso.
L’ultima lunghezza è stata probabilmente la più affascinante. Ogni chiodo piantato era accompagnato dalla più totale incertezza. Dopo infiniti passi delicati ci siamo abbracciati sulla vetta. Intorno a noi l’ambiente pareva improvvisamente essere diverso, il sole splendeva e i vari escursionisti in visita all’Altar Knotto ci osservavano incuriositi; un leggero venticello ha trasportato la nostra gioia e il nostro sudore giù verso valle.
Trascorsi giorni dalla nostra piccola impresa abbiamo deciso di ritornare per migliorare la linea di salita pulendola da
alcune prese mobili ed aggiungendo ulteriori chiodi di protezione, agevolando così gli eventuali futuri ripetitori.
Sabato 9 giugno infine abbiamo salito integralmente la via in arrampicata libera chiudendo così il cerchio di quest’avventura .
La sera, prima di prendere sonno, ogni tanto mi chiedo: che cosa resterà dentro di me di questa salita?
La risposta è semplice: amicizia e libertà.
(aprite i link qui sotto)
rocciosa sospesa sulla Val d’Astico, a circa 1334 m di quota e più volte oggetto di leggende.
Anche Mario Rigoni Stern nel libro “L’Altopiano dei Sette Comuni” ne fa menzione definendolo un “antico sasso in
bilico sul baratro”. Quale definizione migliore per descriverlo?
Marco ed io avevamo da tempo puntato gli occhi verso quell’affascina
Con noi zaini pesanti: molti chiodi, corde, una staffa, numerosi friends ma anche un vecchio ed ingombrante stereo pronto a tenerci compagnia, del tabacco per confezionare una sigaretta nei momenti in cui sarebbe stato necessario prendersi una piccola pausa e infine una bottiglia di vino rosso fatto rigorosamente “in casa”. A volte ho l’impressione di essere un naufrago del secolo scorso...
Così è nata la “Diretta Supernatural”: nella totale semplicità di un’avventura condivisa con un prezioso amico.
Non abbiamo ispezionato prima la parete e non ci siamo calati dall’alto per capire che difficoltà avremmo dovuto
superare o con che tipo di roccia ci saremmo dovuti confrontare. Non ci piacciono gli schemi e non abbiamo paura delle rinunce. Anzi, è forse nel saper rinunciare la più grande qualità di un alpinista.
Nel primo giorno di arrampicata abbiamo salito quattro lunghezze di corda; Marco ed io ci siamo alternati nel ruolo di capocordata. A fine giornata eravamo felici perché dentro di noi iniziava a farsi avanti la certezza di una riuscita.
La nostra seconda visita alla parete avvenne dopo pochi giorni. Mentre ci avvicinavamo all’attacco ci siamo resi conto di essere proprio sulla perpendicolare del grande altare. Non potevamo non provare a salirne la sommità sfidando le leggi fisiche di quel masso sospeso.
L’ultima lunghezza è stata probabilmente la più affascinante. Ogni chiodo piantato era accompagnato dalla più totale incertezza. Dopo infiniti passi delicati ci siamo abbracciati sulla vetta. Intorno a noi l’ambiente pareva improvvisamente essere diverso, il sole splendeva e i vari escursionisti in visita all’Altar Knotto ci osservavano incuriositi; un leggero venticello ha trasportato la nostra gioia e il nostro sudore giù verso valle.
Trascorsi giorni dalla nostra piccola impresa abbiamo deciso di ritornare per migliorare la linea di salita pulendola da
alcune prese mobili ed aggiungendo ulteriori chiodi di protezione, agevolando così gli eventuali futuri ripetitori.
Sabato 9 giugno infine abbiamo salito integralmente la via in arrampicata libera chiudendo così il cerchio di quest’avventura
La sera, prima di prendere sonno, ogni tanto mi chiedo: che cosa resterà dentro di me di questa salita?
La risposta è semplice: amicizia e libertà.
(aprite i link qui sotto)
Articolo uscito sul sito nazionale SASSBALOSS:
C'è un alpinismo che ci piace. Spesse volte è fatto di cose semplici,
perché semplici sono le persone che lo praticano. Formiche che si
muovono in silenzio e lontano dai riflettori. Formiche che al...
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-Articolo uscito sul sito GRUPPO ROCCIA 4 GATTI:
La cordata Stefani-Toldo porta a termine una nuova via di arrampicata,
la "semplice" avventura condivisa tra le pareti della val d'Astico!
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-Articolo uscito sul sito VERTICAL AGE:
Zona: Valdastico, Rotzo Sviluppo: 190 m Esposizione: S-O Difficoltà: VII
passi di VIII (VI obb A0) Protezioni: Chiodi Materiale: N.D.A....
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Complimenti ragazzi.
RispondiEliminaAle African
Che sfiga noi "io cinzia e fausto" siamo stati su' il giorno prima .Mi sarebbe piaciuto stringervi la mano alla fine della vs fatica.Cmq BRAVI avanti così che siete giovani.CIAOOOO
RispondiEliminaBravi! I migliori alpinisti del mondo sono quelli che si divertono di più.
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