Dopo i fatti di Macerata la polemica sulla gestione dei flussi migratori è tornata, ancora una volta, a infiammare il dibattito pubblico italiano.
Secondo
Silvio Berlusconi, la mancata gestione del fenomeno, in un'ottica di
pubblica sicurezza, rappresenterebbe ormai una bomba sociale nel
belpaese, che potrà essere disinnescata solo rispedendo a casa
almeno 600mila migranti. Una patata bollente prontamente rispeditagli
da Matteo Renzi e Luigi Di Maio, che sottolineano come fu il governo
guidato dall'ex Cavaliere, nel 2003, a ratificare l'accordo di
Dublino che assegna al paese di primo approdo (quasi sempre l'Italia,
nel caso degli arrivi via Mediterraneo) la competenza per l'esame
della domanda d'asilo; costringendo, in altre parole, i migranti che
sbarcano in Italia a rimanervi, nonostante la maggior parte di loro
preferirebbe dirigersi in Francia o nei paesi del nord Europa.
La
questione è, per inciso, più complessa di così. Nel 2003, il
secondo governo Berlusconi ratificò la seconda revisione del
trattato: ma è solamente con la terza, firmata dal governo Letta
nel luglio 2013, quando il potere contrattuale italiano toccava i
minimi storici nei confronti di Bruxelles, che la discriminante del
paese di primo approdo è entrata in vigore.
Comunque
sia, è evidente come il tema dell'immigrazione vada diventando
sempre più un ago della bilancia per gli equilibri politici europei:
da un recente monitoraggio Ismu che ha analizzato l'andamento
elettorale nei paesi chiamati alle urne nell'ultimo anno, si evince
come nel Vecchio continente l'atteggiamento di apertura od
ostilità nei confronti dei flussi migratori, sia oggi in grado di
orientare il voto perfino più della tradizionale polarizzazione tra
destra e sinistra.
L'Italia,
in questo senso, non farà probabilmente eccezione: resta quindi da
vedere con quali concrete proposte le principali formazioni politiche
hanno approcciato il problema nei rispettivi programmi elettorali.
I
partiti guidati da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni
hanno unificato i programmi: nel documento depositato al ministero
dell'Interno, e scaricabile online nell'ambito del progetto “ELEZIONI
TRASPARENTI” le proposte relative all'immigrazione sono interamente
contenute al punto 5, quello relativo alla sicurezza. L'immigrazione,
quindi, è affrontata unicamente come una questione di ordine
pubblico. In sintesi, il centrodestra propone il "blocco degli
sbarchi con respingimenti assistiti e stipula di accordi con i Paesi
di origine dei migranti economici"; il "rimpatrio di tutti
i clandestini"; nonché l'abolizione "dell'anomalia, solo
italiana, della concessione indiscriminata della sedicente protezione
umanitaria, mantenendo soltanto gli status di rifugiato e di
eventuale protezione sussidiaria".
A
margine di questo, la coalizione propone un "Piano Marshall"
per l'Africa: una formula, questa, sempre più usata (e in qualche
caso abusata) in Europa, con cui in sostanza ci si riferisce all'idea
di eliminare alla radice le cause che determinano l'ingrossarsi dei
flussi migratori, con una serie di investimenti mirati allo sviluppo
economico, sociale e infrastrutturale dei paesi di provenienza.
Al momento, però, non è dato sapere come la coalizione intenda
realizzare questo ambizioso obiettivo, nel caso in cui dovesse
vincere le elezioni.
Le
proposte sull'immigrazione, del movimento fondato da Beppe Grillo, si
trovano al punto 8 del programma depositato al Ministero. I
pentastellati vogliono il "rimpatrio immediato per tutti gli
irregolari", e "10mila nuove assunzioni nelle commissioni
territoriali, per valutare in un mese se un migrante ha diritto a
stare in Italia o no".
Nel
caso del Pd, è doverosa una premessa. Nel programma scaricabile sul
sito web del partito, ampio spazio è concesso alle voci relative
all'immigrazione: il tema è affrontato non soltanto dal punto di
vista dell'ordine pubblico o in termini di costi sociali, ma, ad
esempio, con un impegno a proseguire nel solco del "Piano
per l'accoglienza diffusa", un progetto che mira al superamento
del caos legato ai grandi Centri d'accoglienza attraverso la
cooperazione tra enti locali ed associazionismo. Vi si torna a
parlare inoltre di Ius soli - ovvero "dell'approvazione di una
legge che preveda l'ottenimento della cittadinanza per i bambini nati
in Italia da genitori stranieri" - definita nel programma come
"la prima delle battaglie da portare avanti".
Stranamente
però, di tutto ciò non resta traccia nel documento depositato al
ministero dell'Interno. Qui, l'unico accenno alle migrazioni è
relativo al rapporto con l'Unione europea, la quale "deve farsi
carico del problema, superando il principio contenuto nell'accordo di
Dublino del 2003 che impone a ciascun stato membo di farsi carico dei
migranti che arrivano nel paese di approdo". In assenza di
questo, secondo il partito di Renzi, "non potrà esserci
solidarietà nel prossimo bilancio europeo".
L'approccio
del movimento, guidato dalla storica leader radicale, appare
maggioramente orientato all'apertura e all'accoglienza. "Per
ottenere un sistema di integrazione efficace che riesca a inserire
gli stranieri nel mercato del lavoro, - recita il documento
programmatico depositato al Ministero - riteniamo fondamentale a
livello nazionale il superamento della legge Bossi-Fini".
Secondo
Bonino, ciò si otterrebbe in primo luogo adottando "meccanismi
diversificati di ingresso per lavoro, a partire da un permesso di
soggiorno temporaneo per ricerca di occupazione attraverso attività
d’intermediazione pubbliche e private tra datori di lavoro italiani
e lavoratori stranieri".
Per
quanto riguarda il capitolo accoglienza, il movimento propone
l'adozione esclusiva del sistema SPRAR che dovrebbe dunque
sostituirsi a quello emergenziale, addizionale e parallelo gestito
dalle Prefetture, fonte di grandi tensioni tra stato e comuni negli
ultimi anni.
Anche
il movimento guidato da Pietro Grasso propone la creazione "di
un sistema d'accoglienza rigoroso, diffuso e integrato, sulla base
del modello Sprar, superando la gestione straordinaria che troppi
scandali e distorsioni ha generato in questi anni."
Liberi
e uguali, inoltre, chiede la cittadinanza "per chiunque sia
nato in Italia da genitori stranieri, o sia arrivato da piccolo
e abbia competato in Italia almeno un ciclo di studi".
Antonio Storto euronews
Antonio Storto euronews
Ehhh... La mia teoria degli incendiari pompieri è sempre valida. Aggiungi che se una nazione è sul declino demografico, è destinata a scivolare sempre più in basso, fino a farsi fagocitare. Non è colpa di chi li sostituirà, mi pare ovvio
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