Bastava
veramente poco: ci si metteva d’accordo al mattino a scuola, poi si
chiedeva il permesso alla mamma, si cercava qualcosa negli armadi, si
andava dalla “Caterina” che vendeva un po’ di tutto e si
comprava una maschera di cartoncino con l’elastico che passava
attorno alla testa.
Una
vecchia vestaglia, un paio di pantaloni di fustagno, un grembiule:
cose di tutti i giorni che servivano a entrare in un personaggio e
andare in maschera per tutte le case del paese, cercando di non farsi
riconoscere e prendere qualcosa. Qualche biscotto, caramella,
crostoli, frittelle, qualche 10 lire… che poi erano equamente divisi
e se qualcuno che voleva essere il “caporione” non spartiva in
modo giusto, scattava la lite!
Qualcuno
usciva perché non voleva farsi conoscere, tutti ci accoglievano con
gioia, era una vera festa per tutti; le porte erano aperte, si
bussava e si entrava sorprendendo chi sperava in una tranquilla
serata, si beveva quello che veniva offerto e senza mai parlare si
usciva... soltanto se uno veniva riconosciuto poteva parlare, ma poi
inevitabilmente, il resto della compagnia era facile da indovinare!
Da
bambina sono andata in maschera un po’ timorosa, poi da adulta sono
tornata molte volte senza essere riconosciuta, da sola o in compagnia
e mi sono sempre divertita! Quando i miei figli erano piccoli,
insieme con altre famiglie, andavamo a mangiare la pizza vestiti in
maschera per cercare di tenere viva questa tradizione; a sfilate o
feste nei paesi vicini, oppure se succedeva che non si poteva andare
per qualche motivo, ci siamo sempre vestiti e facevamo festa in casa.
Certo
è che a tutti non piace mascherarsi e bisogna rispettare ogni
opinione, ma io quando mi preparo entro nel personaggio e cerco di
immedesimarmi in ciò che rappresento (come quando faccio la befana),
così in modo semplice mi diverto e faccio divertire!
Facevo
queste considerazioni pensando che ai nostri giorni è impossibile di
sera andare in maschera per le case: nessuno aprirebbe e a ragione!
Con tutto quello che capita, si deve fare attenzione a chi apriamo la
porta di giorno, di sera è impensabile! Ora si attendono le
sfilate, o qualche festa per mascherarsi, ma anche il modo è
cambiato: i negozi offrono una vasta gamma di abiti confezionati per
piccoli e grandi, con personaggi dei cartoni animati, idoli dei
bimbi. Ai tempi in cui ero alle elementari, si andava a scuola
mascherati semplicemente; per anni ho portato il vestito da Fatina
cucito dalla sarta del paese, la signora Clorinda, poi quando mi era
diventato piccolo, mi arrangiavo con quello che trovavo: una gonna
estiva di mia mamma, uno strofinaccio con i frutti a mo’ di
fazzoletto, il cestino dei gomitoli con qualche mela …ed ecco una
contadinella !
Guardavo
con invidia alcuni compagni di scuola che avevano i papà all’estero,
sfoggiavano vestiti di luoghi lontani ed erano ammirati da
tutti…Dopo sposata sono andata in maschera con amici e poi ho
sempre cucito io gli abiti per tutta la mia famiglia, o improvvisando
tirando fuori cose vecchie. Mi sembra che ora manchi la fantasia e
siano poche le persone adulte che si vestono in maschera insieme ai
figli…ma come ho già detto, rispetto ogni idea!
Il
Carnevale è ormai quasi finito... nemmeno l’odore di crostoli o
frittelle si sente più tanto frequente per le vie, sembra quasi che
i bagordi del carnevale di un tempo siano cosa di tutti i giorni e
quindi non vengono vissuti allo stesso modo: abbiamo mille occasioni
per fare festa!
Con
queste semplici riflessioni ho voluto ricordare tempi lontani, con la
speranza che qualcosa di questa tradizione rimanga sempre!
Lucia
Marangoni
Grazie Lucia hai risvegliato dei ricordi ormai sopiti da molto tempo. Hai ragione una volta ci si divertiva con molto meno ma se parli con i giovani ti dicono "altri tempi".
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