lunedì 30 giugno 2014

Nonna Lucia a Valpegara nel 2012 racconta le favole ai bambini


Il mare dei "poveri"...





Mai come quest’anno, il “mare dei poveri” è stato così tanto frequentato; vuoi per la crisi che per tanti si è fatta sentire, vuoi per le giornate di fuoco che ci sono state, il fatto è che il torrente Astico ha visto un via-vai non indifferente. 
Lungo molti tratti delle sue rive, bagnanti in cerca di refrigerio e di riposo, hanno trascorso interi pomeriggi colorando i bianchi sassi di tante tinte. Persone di mezza età con sdraio e sedie, giovani e donne distese sugli asciugamani al sole, famiglie con i bambini sotto agli ombrelloni. Che ore spensierate!!! Giochi con i sassi, tuffi nell’acqua, chiacchiere tra amici, scherzi e grida hanno animato ogni dove. 
Io ho frequentato la zona vicino a Forni che secondo me è un luogo ideale, facile da raggiungere e che offre varie opportunità: acqua, sole, ombra, parco giochi, panchine;ingredienti completi per chi vuole passare qualche ora in tranquillità.  Nonostante  che per me l’acqua dell’Astico sia gelida, quest’anno devo dire che mi sembrava leggermente meno ghiacciata del solito, ma c’erano ragazzini che restavano immersi per ore e non so proprio come questo fosse possibile!





Guardando tutta questa gente venuta da varie parti, ho pensato che siamo proprio fortunati ad avere tutto questo e mi sono sentita felice per i miei figli che hanno vissuto la loro infanzia tra torrenti e boschi, ma ancor di più per i miei nipotini che possono godere di queste piccole ricchezze. Spesso non ci rendiamo della bellezza di ciò che ci circonda , dando troppo tutto per scontato. Ho avuto ospiti una coppia di amici di Vicenza che sono stati felici di stare qualche ora all’Astico: erano praticamente  meravigliati di tanta bellezza! Loro che vivono in un appartamento appena fuori Vicenza, ci reputano molto fortunati ad avere la possibilità di andare nel bosco o nel torrente, percorrendo poca strada per trovarsi avvolti da un paesaggio meraviglioso. Mi sono chiesta: quanti di noi sono consapevoli di tutto questo???   
Ogni giorno, quando il sole splendeva, file di persone si appostavano nei luoghi preferiti per poi risalire quando il sole tramontava: dopo pochi minuti dal tramonto, si assisteva a uno spettacolo unico, mi sembrava che tutti seguissero un richiamo e, anche se non è appropriata, vi dico l’immagine che mi è venuta in mente: 
Avete presente quando in malga è l’ora della mungitura e tutte le mucche arrivano in “mandra”, tutte in fila senza far rumore… Se poco prima le grida riempivano l’aria, appena la palla di fuoco spariva dietro la montagna, la quiete diventava padrona di tutto: solo il rumore dell’acqua che non cessa mai di seguire il suo cammino… Ora, quando passo a piedi per il ponte di Forni, mi sembra quasi impossibile che una settimana fa ci fosse stata tanta gente, perché adesso tutto è tornato alla normalità: si vede solo qualche pescatore che potrà pescare ancora per poco, mentre gli aironi e le garzette, saranno fino alla prossima estate, i soli padroni del torrente.

Lucia Marangoni








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domenica 29 giugno 2014

La barchéta del'Armida


Le "vele" si sono un po' abbassate 
perchè sono andata stamattina a fare la foto, 
mi diceva che ieri erano alte fino in cima.

Pronto Soccorso, tutti i numeri del Veneto: calano i pazienti, aumentano le prestazioni



Spesso i numeri scattano fotografie più nitide delle parole. E’ quanto accade con il report annuale sulle attività dei Pronto Soccorso del Veneto, dati raccolti e diffusi proprio in occasione della settimana nazionale del Pronto Soccorso, che si è appena conclusa. Numeri che danno modo non solo di comprendere l’ampiezza del bacino di utenza, ma anche di leggere gli andamenti e le tendenze, così da capire meglio dove intervenire. E, possibilmente, anche come.


Spazio ai numeri dunque. Nell’ultimo anno, vale a dire nel 2013, i Pronto Soccorso del Veneto (sono in tutto 46, ai quali vanno sommati 10 punti di primo intervento) hanno accolto e curato 1.765.213 persone, erogando loro 13.672.487 prestazioni sanitarie, pari a 7,7 prestazioni per paziente, con una spesa complessiva di 178.546.137 euro. Per fare tutto ciò sono stati impiegati 500 medici, 1.200 infermieri professionali, 300 operatori sociosanitari e 250 autisti di mezzi, perlopiù ambulanze. Nel 75% dei casi l’attesa media dei codici bianchi e verdi per ricevere le cure si è attestata al di sotto di un’ora. Il 100% dei codici rossi è stato assistito immediatamente. Nel 2013, rispetto al 2012, sono diminuiti complessivamente gli accessi (erano oltre il milione e ottocentomila, mentre nel 2011 c’è stato il picco, appena inferiore ai 2 milioni di utenti), ma sono aumentate le prestazioni erogate, che passano da 7,3 a 7,7 per paziente.
“Questi numeri parlano forte e chiaro – commenta il Presidente della Regione, Luca Zaia – e testimoniano di un sistema efficiente, a livelli di record europeo, e capace di erogare prestazioni di alto livello a costi ragionevoli. E soprattutto in forma praticamente gratuita per chi ne ha davvero bisogno, a differenza di altri Paesi nel mondo (sempre di più) dove, oltre al triage sanitario, ti viene fatto anche quello alla carta di credito. Ciò nonostante si può ancora migliorare, e lo faremo con l’applicazione delle recenti linee guida per la gestione delle attese nei Pronto Soccorso che dovranno entrare in vigore ovunque a partire dal primo settembre con nuove regole e nuove figure come gli steward di sala, tutte rivolte a velocizzare l’assistenza e rendere più confortevole e informata l’attesa. Gli interventi operati dagli uomini del pronto soccorso in un anno sono stati oltre 300.000 – conclude Zaia –, il che significa poco meno di 1.000 al giorno. Un grazie a questi angeli è perlomeno doveroso”.
Spulciando tra i numeri, si scopre la classifica stilata per numero di accessi in ospedale. Quello di Santorso è nel gruppo arancione, vale a dire con un volume di utenza annuale compreso tra 50mila e 75mila pazienti (che tradotto vuol dire all’incirca 200 persone al giorno). Le strutture al top, il gruppo rosso, vale a dire oltre i 75mila accessi l’anno, sono i Pronto Soccorso di Vicenza, Treviso, Mestre, Padova e Verona Borgo Trento. 
“Il nostro sistema – aggiunge l’Assessore alla Sanità, Luca Coletto –viene studiato in mezza Europa, per i numeri e per la tipologia organizzativa, grazie ai quali il Veneto è anche capofila di uno studio dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sociosanitari Regionali (Agenas). I successi fanno piacere, ma ciò che conta davvero è lavorare giorno dopo giorno ad affinare tutta la filiera dell’attività, con un occhio di riguardo agli anziani e ai bambini. Un Pronto Soccorso efficiente, supportato dal prezioso filtro professionale dei medici di medicina generale salva vite, velocizza le cure nei casi acuti e, con l’osservazione breve intensiva, consente alla gente di non stare in ospedale un minuto più del necessario e alla struttura di ridurre la durata dei ricoveri e quelli impropri”. I pazienti assistiti in Osservazione Breve Intensiva, sempre nel 2013, sono stati 164.759, pari al 9,3% del totale, con una forte accelerazione dei tempi di diagnosi e della dimissione o del ricovero con diagnosi certa.
Altre curiosità: più uomini che donne tra i pazienti (50,87% contro 49,13%). Il 30% ha lamentato all’arrivo problemi di natura traumatica. Di nazionalità straniera il 12,3% degli utenti, superiore al 10,6% dei residenti, il che si spiega con gli elevati flussi turistici che riguardano il Veneto. Il calo degli accessi complessivi, con riduzione dei codici bianchi e verdi, ha visto però un aumento dei codici gialli e rossi, assai più impegnativi da trattare. E per quanto riguarda le fasce di età, il calo ha riguardato soprattutto i più giovani, con un leggero aumento dai 45 anni in su, mentre il picco di presenze è sempre nella fascia d’età 25-44 anni. Infine un accenno alle prestazioni erogate, come detto in aumento nonostante il calo degli accessi, il che si spiega con un incremento dell’approfondimento diagnostico. E si tratta di un aumento costante negli ultimi anni: 6,3 per paziente nel 2009, 6,7 nel 2010, 6,8 nel 2011, 7,3 nel 2012, e infine 7,7 nel 2013.
“Tutte le Ulss – è scritto nel report dei dati relativo alla Regione Veneto - hanno già trasmesso i loro progetti aziendali per la gestione delle attese nei Pronto soccorso, che saranno accompagnati da una nuova organizzazione. Tra le novità principali, gli accertamenti specialistici urgenti che saranno inviati direttamente al reparto o ambulatorio specifico senza passare per il Pronto Soccorso. I pazienti clinici monospecialistici (come le donne in gravidanza) verranno indirizzati direttamente allo specialista con il sistema denominato ‘Fast Track’; il ricovero di un paziente dovrà avvenire immediatamente dopo l’intervento in urgenza, senza attendere nemmeno un minuto”.

(fonte Thiene on line)

La piazza di San Pietro

Questa è la piazza che io mi ricordo al tempo della sagra di San Piero: la trattoria all'Aurora, la bottega della Rosina ecc. - Vi ricordate quando il palco lo facevano lì a dx e cantava la Gianna di Secondo o un altro che non ricordo il nome da "rentolà"? Il palo della cuccagna dove ora mettono l'albero di Natale, o il filo dalla Gloria alla Cicci con appese "le pignàte" da rompere bendati? La pesca nel garage de Campanàro? E la Elsa che girava con la sagra appesa al collo? E quel banchetto sotto la fontana che vendeva palloni, anelli, collanine? E... tutta la gente che c'era?... Che nostalgia canaglia...

BUONA FESTA A TUTTI!!!

(by Odette)

Umili fiori dei nostri prati

spesso passati inosservati, ma se osservati bene...
Guardate per esempio la campanella: 
parrebbe emanare luce da dentro...


e anche questi... sarebbero degni di un bouquet da sposa o no?
Queste foto ce le ha inviate una nostra Follower 
che le ha scattate col cellulare, 
ma vuole ritentare con la macchina fotografica e poi ce le rispedirà.
Qualcuno per caso sa i nomi? 


Tòrno al léto de Piero


   Tórno al léto de Piero jèra inpisà cuàtro vécie candele, che le se stava fruàndo, dasiéto dasiéto, sóra cuàtro grande priùni.
 Le ardéa co na vampa antica, chiéta e salda che le paréa ésser senpre stà lì, fin dal fondaménto del mondo.
 Rénte al léto, sora on buféto carolà, ghe jèra un pìcolo lumìn, col pavéro rissolà e fumigànte chel fava pì spussa che ciàro.
 Piero nol jèra mìa morto, ma granfàto massa ben nol stava. Da on tóco el se jèra inlétà e tuti rajonàva che nol sarìa durà pì che tanto.
       Piero jèra vécio assà, che nissùni se ricordava cuànti ani chel ghesse. Se capiva chel ghéa da ésser stà anca un bel’omo, forte, ma desso el ghéa la péle zàla e i oci senpre médi nibià. Piero ghéa fato la guèra e ’l jéra stà magagnà de bruto. Dopo el se ghéa anca postà, ma nol jéra pì cuélo de vanti. El ghéa pì che na schéja impiantà drento. Jéra un bon puchi de ani chel jéra messo cussì. Da cuàndo che ghe jèra vegnù el famòro al védare la so roba a reméngo e i so fiùi senpre manco de stajón in stajón. Piero ghéa bìo tanti tusi, tuti forte e la so rassa jèra un stùrmine. Massa de ìli ghe ghéa tocà nar via da bàita, parvìa che Piero nol podéa mantegnìrli tuti rente.
         La casa jèra pìcola, la tèra póca e végra e l’esisténsa tribolà. Dacónto i jèra anca un fià massa barufànti e i se cagnàva fra de ìli invesse de ténder so pàre e la só roba, che intanto la nava de malibiòn. Calchedùn jèra anca tornà a bàita, ma oramai massa vecio par governàr le robe. De cuìli che jèra restà co élo, massa se ghéa anca rassegnà a védar so ‘opà in cuél stato. Calche àltro ghéa provà anca rabaltàrlo dal léto, ma el vécio tornava sìto a butàrse. Jèra un gran bruto védare, cuel’omo smorbà!

Na note sensa luna, péna chel gódele ghéa tacà cantàr dal sójo, le cuàtro candele, che a Piero ghe faséa da corona, le ga tacà a confessarse.  

Ga tacà la prima, cuéla méssa a matìna:
“Mì son la MONTAGNA:  na volta i tusi de Piero spessegàva sù da mì, ghe davo bóre, malghe, formàjo e late, sassi par far le case e fógo par l’inverno. Desso i me gà mandà a reméngo e no válo pì gnente, a che far ca reste impissà, tanto vale ca ghe móle”.
E co ‘n fuméto lesiéro e un parfùmo de rasa la se gà smorsà.

Lóra la seconda candela, cuéla méssa al postèrno la gà jto:
“Mì a son l’ÀCOA. Guernàvo trute e marsùni, ghéa forsa e coràjo, menàvo le bóre e voltàvo ròste de seghe, màji, fóli e mulìni. Desso i me gà tuta inbosemà e strénto in tubi e àldare che me porta dove che i vole ìli. Cossa serve ca reste impissà? I me vende o i me trata cofà ‘n gàtolo. No i me dà gnanca pì bada!”.
E anca cuéla de bóto se scura, sfritegàndo come la se fusse negà.

Móla móla , anca la tersa candela, cuéla méssa a medojorno la taca a confessàrse:
“E mi lóra ca son la TĖRA, cossa gonti da fare sensa de valtre? Gò senpre podésto dar póco, parvìa ca son  agra e patìa e li gò fati tribolàre i fiùi de Piero, ma ghe gò senpre lassà cuél póco ca ghéva. Desso che no gò pì rajón de far gnente, i me manca de rispéto, i me àlsa le cótole par far strade, capanùni e case che pò magari gnanca no i dópara, cofà i tusìti co i zugàtuli.  Méjo che la finìsse anca mì.”
E, dìto fàto, se gà smorsà anca éla.

Spaurìa a morte, la cuàrta candela, cuéla méssa a sera, la dise piandéndo:
“E mì cossa fàsso, ca son la VITA: sa me smorso  anca mì la zé finìa par tuti. Ma gnente pódo sensa de valtre e anca mì no vójo ver pì a che fare co sta rassa”.
E anca l’ultima candela, ghe móla de àrdare con ‘n singióto, sfogàndo nel’aria un negro fumo de morte.

       Lóra anca el gódele el torna sùjto in tel gnaro, molàndo el so sìgolo de óbito.

De bóto, in cuél silénsio scuro, la porta se vèrde e on toséto vien drento de corsa a sercàre de Piero. El vede l’onbra de l’omo tràto là sul stramàsso, solo,  al ciàro patìo del pìcolo lumìn.
El se méte a piàndare sbecàndoghe ale candele smorsà:


“Cossa che ghì fato! Valtre ghì senpre da àrdare! Mi gò massa paura del scuro!”
El trema tuto e dù gran lagrimùni ghe rìgola le masséle.
Lóra el pìcolo lumìn, tuto tremolante, se sgrópa diséndo pianéto:
 “No sta ver paura bélo…no sta piàndare…sta chiéto…se te vùi dal bón che torne el ciàro, te jùto mì.”
El toséto stranìo lo varda e ghe dise:
“Ma chi situ ti cussì scheéto che te fé péna ciàro par tì, cossa vutu jutàre chi?”
El lumìn ciàpa fià e ghe rebàte:
 “Mì a son la SPERANSA e téndo el fógo. El fógo de l’AMORE che zé sta impissà al prinsìpio del mondo par àrdere senpre.
Élo, par cuànto stciantìna chel sìpia e par cuànto che te lo dópari nol se frùa mìa mai, ansi, el riva senpre pì grando man a man che te lo sparpàni in volta”.

       El toséto se ferma a pensare…el se stropìcia i oci sgiùnfi e el se suga le làgrime co la mànega…el tól sù el lumìn e el passa a impissàre co élo una paromo tute cuàtro le vécie candele.

       Ėle le ciapa fógo de cólpo, come se no le spetàsse altro. E néla stansa, sbalugàndo, torna luce e colùri de on ciaro nóvo e pì bélo.
Lóra Piero sul léto, stissà da cuél bacàn, el àlsa pianéto na man, el se stropìcia i oci anca lù, el spéta de bituàrse a cuél ciàro, el li vérde, el varda le candele e el toséto...e el se tira sù in sentón. Desso anca Piero el gà na luce nóva intij oci. 
       Zé oramài matìna e Piero zé levà in pìe e l’è sula porta de casa chel varda… pararìa verso el sojo.
Nel cielo zóla n’àcuila, col gódele brincà intele sàte.

       Guai smorsàre la speransa drento de naltri!
Par éssar bóni in ogni momento, anca ala pì disperà, de far un sesto nóvo, par cuànto pìcolo, ch’el rabàlte le robe e canbie el mondo.


Gianni Spagnolo

sabato 28 giugno 2014

I Cantori di Calvene 24








Escursione a Luserna per tracciare il sentiero assieme a Nicolò

(by Gino Sartori che ringrazio)





Il Municipio di Valdastico

No lo gonti dito: qua el ténde anca el primo Citadìn: 
col va rento, col va fora... permanensa... 
se po' el lo ghesse da becàre inténto co le càccole... 
basta, la zé finìa... scoop da giornale...
dime Don: che el ghesse anca i infrarùssi par la note, come i americani?

(by Alago)

Anagrafe Cimbra

Davanti il Bar da Jona, domenica 29 giugno per tutto il giorno 
è aperto per poter iscriversi all'anagrafe cimbra









venerdì 27 giugno 2014

I Phoenix sono tornati a Forni il 21 giugno in concerto!

Dopo venti anni ancora una volta insieme: 

UNICO CONCERTO dei PHOENIX!


Sognare di suonare in un gruppo o cantare in un complesso è sempre stato, e lo è tuttora, il sogno dei giovani anche delle nostre valli: lo stare insieme condividendo una passione, creando dei legami, divertendosi semplicemente, sono ingredienti  ideali per poter non solo sognare, ma costruire concretamente qualcosa di speciale. Mossi da tutti questi sentimenti, circa venti anni fa, un gruppo di ragazzi della Valdastico, hanno realizzato un piccolo sogno: suonare e cantare insieme divertendosi. E’ nato così il gruppo dei PHOENIX  che proponeva musica rock, riscuotendo successo  con un seguito di tanti ammiratori in valle e altrove durante il loro percorso che è durato dal 1990 al 1993; nei loro concerti erano seguiti dagli amici abituali che con il loro incitamento li hanno aiutati ad andare avanti per la strada intrapresa.  

A un certo punto, complice la vita che chiamava ad essere vissuta diversamente, Luigi, Gianni, Marco e Luca si sono persi di vista e hanno iniziato a percorrere strade diverse dove, lavoro e poi la famiglia, hanno preso il sopravvento sulla loro passione, portandoli a vivere lontani dalla valle: Luca a Modena, Gianni a Sovizzo; Marco a Malo, solo Luigi è rimasto nel luogo d’origine. Ma dentro il cuore di ognuno di loro, la musica ha sempre continuato a vivere, è sempre stata lì  nascosta come le braci sotto la cenere, pronte a prendere fuoco quando sarebbe stato il momento. Basta avere pazienza, c’è qualcuno che ci conosce bene e sa quando arriva l’attimo giusto, basta saper cogliere i segnali che arrivano... Così, dopo una telefonata tra di loro, tra ricordi e nostalgia, pensieri e memorie di un tempo passato, l’amicizia tenuta sempre salda, ha fatto sì che nascesse un pensiero, quasi una follia: “ E se ci riprovassimo una volta ancora?”. Sì, una follia, una cosa quasi impensabile, ma che si era lentamente insinuata nelle loro menti come un tarlo, convincendoli ogni giorno di più, che riprovare sarebbe stato magnifico! Così, l’amico Gigi ha pensato di mettere a  disposizione il suo garage, trasformandolo in sala prove a Forme di Valdastico, dove i quattro amici si ritrovavano prima ogni sei mesi, dopo ogni tre, poi le prove si sono sempre più ravvicinate in vista del Concerto.(Da ricordare che come strumenti non possedevano più nulla e hanno dovuto ripartire da zero). Se pensiamo a Luca che abita a Modena, consideriamo quanta sia stata la passione e il desiderio di suonare con i vecchi amici, una voglia che lo ha stimolato così da percorrere tanta strada... 

Al loro gruppo hanno aggiunto una chicca: due vocalist che li  avrebbero supportati in alcune canzoni, qualcosa di nuovo per arricchire il loro ritorno.  Dopo circa due anni e mezzo di prove più o meno ben riuscite, a momenti di sconforto, a speranze e delusioni, ma sempre incitati da Gianni, sono arrivati al concerto deciso per sabato 21 giugno 2014 a Forni di Valdastico: quale posto migliore che la terra natia per una serata da vivere intensamente con i sogni dei vent’anni e la coscienza dei quaranta? Ed è stata proprio una bella serata, iniziata con bruschette e panini  preparati dal Comitato Forni; una serata piacevole, partecipata, colorata, simpatica, gioiosa e colma di tanta musica e canzoni. 


All’ex asilo di Forni i PHOENIX sono saliti sul palco con tanta grinta, incitati da un numeroso pubblico venuto da tante parti. Alla batteria Luigi Lorenzi; alle tastiere Luca Strazzer; alla chitarra e voce solista Gianni Lorenzi; al basso e voce Marco Lorenzi; le voci femminili di Claudia Lorenzi e Katia Righele hanno saputo creare un’atmosfera particolare in alcuni pezzi proposti. Due ore e mezzo dove canzoni, musica, dediche, battute, simpatia, grida di gioia e applausi hanno riempito la sala gremita da varie fasce d’età: c’erano ragazzi giovani che ai tempi del gruppo non erano ancora nati, i coetanei dei PHOENIX, ma anche tante persone meno giovani che sono state contente di partecipare a questa specie di evento. Ha fatto un piccolo intervento anche Vittorio Longhi, amico e compagno di musica, anche lui acclamato da molti presenti in sala. Per i quattro amici, sentire il calore del pubblico, anche se non si vedevano i volti per via delle luci, sentirne le voci, le acclamazioni e gli applausi, è stato senza dubbio meraviglioso, gratificante ed emozionante! Percepire questo calore, dà sicurezza e coraggio, fa sì che ci si senta avvolti da un clima di amicizia e di affetto che dà “carica”, che aiuta nonostante la comprensibile tensione. A fine concerto sono stati praticamente abbracciati dal pubblico in sala; hanno ricevuto i meritati elogi e i complimenti che hanno dato loro soddisfazione per l’impegno profuso. Ho chiesto ai quattro ragazzi: “ E adesso?”. Visto che sul palco ribadivano che quello era l’unico concerto, mi aspettavo che dopo il grande successo avuto, mi spiegassero quali sarebbero state le prossime tappe, i sogni, le ambizioni... invece mi hanno risposto: “ Adesso? Noi adesso siamo contenti!” 

E’ una semplice risposta, come semplice è il cuore di ognuno di loro, come è stato unico il sentimento d’amicizia che li ha spinti a riprovare, a rimettersi in gioco, a divertirsi ancora una volta suonando e cantando con vero entusiasmo! Ogni canto proposto ha avuto la sua dedica, ma mi ha emozionato quando Marco ha raccontato l’impegno di questi mesi e di conseguenza la pazienza e la bontà delle loro mogli e dei figli, li ha ringraziati col cuore del loro appoggio e ha dedicato a loro una canzone: è stata una vera dedica d’amore e un grazie speciale! 

Alla fine dell'esibizione, un'altra cosa mi ha colpito: Marco, dopo aver fatto o doverosi ringraziamenti con un bel sottofondo musicale, ha rivolto il suo grazie a Dio che li ha aiutati nel loro percorso e li aiuta nella strada della vita. Da credente, posso dire che questo grazie è stato il più importante, perchè solo se si ha fiducia tante cose possono realizzarsi, solo se si crede con fermezza i sogni possono avverarsi, ma se anche così non fosse, sono certa che tutto quello che è accaduto in questi anni, dalla nascita dei PHOENIX ad ora, è frutto di un disegno preparato con cura, perchè nulla succede per caso...
A tutto il gruppo, i miei complimenti per quello che sono riusciti a fare, per come si sono impegnati per realizzare questo concerto che spero proprio non sia l’ultimo, ma auguro di cuore che questo ritorno, sia un nuovo inizio!  Grazie di cuore!
                                                                                                 Lucia Marangoni 


P.S. I Phoenix saranno alla Pizzeria “Nuovo Solario” a Valdastico il 12 luglio 2014, dove faranno omaggio di alcuni dei pezzi fatti la sera del concerto: una cosa semplice per stare in compagnia.                                            








B & B --- Il capriolo felice


Questo è il B & B "il capriolo felice" di Fanny Cerato a Montepiano



Questa camera apparteneva ai nonni del marito di Fanny, 
nonna Cicci (Francesca) e nonno Gigiò due romagnoli doc.


Questa è la camera dei nonni materni di Fanny. La sua piccola nonna Ernesta era originaria di un paesino di montagna piemontese, Pamparato. Un falegname di quel paesino realizzò la camera per il suo matrimonio con suo nonno Dino, il grande uomo di pianura. Tutta in castagno e con dei paesaggi di montagna intagliati. Quel falegname ha fatto in modo che la nonnina di Fanny potesse vedere le sue montagne appena apriva gli occhi ogni mattina pur abitando in pianura. Anche quel falegname dev'essere stato una bella persona.


la cucina



la toilette


i lama, che assieme a tanti altri animaletti, 
sono la principale attrattiva di Montepiano.

Cecilia, oriunda da Valpegara

E' stato un evento organizzato dal Comune e dal Comitato Miss France. La scelta è stata difficile, ma alla fine l'ha spuntata lei: CECILIA SANS figlia di Fontana Silvana e nipote di Fontana Francesco "baruchéi" noto fotografo dei suoi tempi.
Cecilia Sans è dunque MISS MOUGINS 2014 e rappresenterà il paese all'elezione di Miss Costa Azzurra previsto per il 3 agosto.
In un recente passato, anche sua sorella ha vinto lo stesso titolo.

Perchè questo post? Perchè Cecilia segue il nostro Blog ed è una fan di Sponcio. Dal 9 al 17 agosto è a Valpegara assieme alla Mamma a visitare i parenti e avrebbe desiderio di conoscerlo.

Un'occasione unica Don, pensaci, 
varda che "Fionda"... te organìso tuto mì... 
- Alago -  





San Pietro - il centro -

Don caro, tu che hai l'occhio clinico per tante situazioni, 
spiegami dove potrebbe avere installato sto cavalletto il sommo Alago 
par tiràr do ste foto! 
Qua bion ca stémo sù co le rece parché nantra zoommata...
e dopo el ne sa dire sa ghemo magnà spaghìti o menéstra!
dove saràlo apollaià?

(by Alago)

giovedì 26 giugno 2014

Archisonanti

Orchestra giovanile di violoncelli, 

un’esperienza unica!



Quando si ha la fortuna di avere contatti con bambini e ragazzi, nonostante la difficoltà che spesso si può trovare nel comunicare, si può ricevere tanto. Ed è quello che ho ricevuto in questi anni in cui mi sono impegnata con il catechismo dei ragazzi delle medie nella mia parrocchia, quindi ritengo di aver vissuto un’esperienza speciale. Speciale come può essere ogni ragazzo se si riesce a entrare in sintonia, se si prova a cercare un qualsiasi collegamento per restare “connessi”. Ma quando un ragazzo cura in modo particolare una passione speciale, come quella di suonare uno strumento, possiede sicuramente una sensibilità particolare che va gratificata. So che Gabriele De Rosso suona il violoncello, l’ho sentito varie volte nella chiesa parrocchiale di Pedescala o a qualche concertino, sapevo anche che suonava con un gruppo, ma non lo avevo mai sentito in questo contesto e quando ho avuto l’occasione di poterlo ascoltare con l’orchestra con cui suona, non ho esitato. Domenica 1 giugno, in occasione del SACROFEST a Schio, al teatro Pasubio, gli Archisonanti hanno tenuto un concerto. Nato nel 2011 da un’idea di Stefania Cavedon, Daniele Cernuto, Anna Grendene, Teresa Pante e Massimiliano Varusio, tutti concertisti e insegnanti di musica legati da un rapporto di amicizia e stima

professionale che dura da anni. Il progetto, sostenuto dall’associazione creata dai genitori degli allievi, è rivolto ai violoncellisti di tutte le età che vogliono approfondire la conoscenza del loro strumento,  comprendendo le possibilità espressive e la miglior tecnica. Il violoncello, strumento dotato di un’estensione e una gamma espressiva  particolarmente ricca, ben si presta a formare ensemble omogenei e a rivestire un ruolo ritmico e a cantare ogni tipo di melodia. Archisonanti è giunta al suo quarto anno di attività e rappresenta una realtà quasi unica in Italia e nel mondo: un’orchestra di soli violoncelli! I professori creano le parti per ognuno, così ogni singolo violoncellista si sente parte dell’orchestra; il violoncello è paragonato alla voce umana e quindi è come un canto, un qualcosa che veramente sa entrare nel cuore. Questo gruppo, oltre per la musica è utile sul piano umano, per l’amicizia, lo stare insieme, i
rapporti con gli altri; Gabriele frequenta gli Archisonanti dall’inizio della loro storia, partecipa alle prove con tanti ragazzi e ragazze con cui ha stretto una bella amicizia. Vederlo suonare, mi ha veramente emozionato, specialmente al momento in cui ha suonato con una compagna: ha una tale delicatezza nel maneggiare l’archetto e nel tenere il suo strumento,che sembrano una sola cosa. L’orchestra ha proposto  un repertorio di musica di duecento anni fa, alcuni pezzi di musiche moderne e partiture scritte per l’orchestra dal fratello di un orchestrale. E’ stato veramente un pomeriggio piacevole, il teatro era gremito, ma non si sentiva volare una mosca: troppo bello mettersi all’ascolto di melodie così profonde che toccano l’anima. Chiudere gli occhi e gustarsi in pieno momenti così speciali, non capita spesso ed io sono stata felice di aver avuto l’occasione di assaporare momenti emozionanti. Non posso che fare i complimenti a Gabriele e aggiungo tanti auguri perché possa continuare a suonare; un ringraziamento alla famiglia che sostiene queste passioni, ma non potrebbe essere altrimenti visto che nonno, papà e fratello hanno la passione per la musica!  E’ proprio vero che le cose arrivano al momento in cui è previsto che succeda: grazie alla mia conoscenza più approfondita con i miei ragazzi del catechismo, ho la
possibilità di poter fare esperienze che altrimenti non riuscirei proprio a vivere, perché ascoltare qualcuno che si conosce,qualcuno con cui si condividono alcuni tratti di vita, è un’emozione diversa e unica!

Grazie Gabri!          La tua catechista Lucia

Il ponte Sant'Agata e Cogollo del Cengio

(by Odette)

mercoledì 25 giugno 2014

Pensieri in libertà

Sta cedendo lentamente alla sera questa domenica 22 giugno 2014 e, come talora capita, approfitto del mio essere sola in casa e tranquilla, per “buttare giù” qualche riflessione in libertà. Ieri è stato il solstizio d’estate, ovvero, con parole molto banali, è trascorso il giorno più lungo dell’anno e, di conseguenza, la notte più corta, ed io ne sono spudoratamente felice. Al di là del galoppare del tempo, mi sento in credito di un inverno che tale non è stato: può essere sì stato meteorologicamente lungo e piovoso ma senza il freddo che dovrebbe contraddistinguere questa stagione tanto che molte piante e pianticelle non sono riuscite ad interrompere il loro ciclo vegetativo ed han continuato strenuamente ed innaturalmente ad... operare: in febbraio rimproveravo i miei gerani perché già avevano foglie verdissime e boccioli, e poi i ciclamini! Il loro è stato un continuo fiorire e mai ho dovuto ripararli per la notte. Ed il freddo, così latitante, mi ha fatto paventare un’insofferenza ancora maggiore del solito per la stagione estiva; non c’è verso, non amo il caldo, anno dopo anno mi atterra sempre più... io amo i giorni limpidi e frizzanti, con l’aria che pizzica e gli ellebori che sorridono, quindi mi sto un tantino consolando con il pensiero che, comunque, i giorni ora si accorceranno, in modo impercettibile all’inizio, ma si accorceranno, e di conseguenza anche le ore di insolazione, e non me ne vogliano coloro che adorano l’estate!

Oggi, per chi crede o si professa o si dice credente, è anche il giorno del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo; la liturgia lo ha infatti celebrato oggi anche se la giornata effettiva sarebbe stata quella di giovedì 19; io ho avuto l’occasione ed il privilegio di andare a Vicenza la sera del 19, di partecipare alla Messa in cattedrale e poi alla processione lungo le vie del centro storico... per certi versi potrebbe apparire quasi anacronistico in una grande città ed in effetti non si poteva non cogliere lo stupore (e penso proprio sia il termine esatto) di coloro che assistevano al passaggio di tutta quella gente che precedeva e seguiva il Santissimo portato dal vescovo, stupore buono però, stupore che dava modo di pensare e riflettere; ed io mi trovo a ripensare a mamma, che, per tempo, preparava vecchie scatole di scarpe, rivestendole di carta bianca, passando ai lati più corti un nastro ben stirato che poi serviva per tenerle al collo visto che le mani dovevano essere libere per spargere i petali di rosa dei quali le scatole venivano colmate... petali di rosa a profumare il passaggio del Santissimo; è tradizione che continua anche qui, dove abito, ed in molti luoghi.

Acqua, farina, sale, lievito… alla fin fine sono semplici e comuni elementi quelli che consentono di fare il pane, poi basta impastare e saper attendere un po’... pane quotidiano, pane di condivisione, pane che sazia e che ristora, e che meraviglia pensare che nostro Signore abbia scelto, per svuotarsi di sé e colmare la nostra fame, un semplice pezzo di pane!

Condividiamo così tante cose, anche tramite questo mezzo che, spesso, molto spesso, sostituisce il contatto personale, eppure mezzo prezioso perché il contatto, altrimenti, sarebbe impossibile vista la lontananza o altro; discutiamo su infiniti argomenti, dalla politica alla sanità, dalla corruzione alle feste, dallo sport ai fiori (a proposito, anch’io ho fotografato un fiore lungo l’Astico e sarei felice se qualcuno mi dicesse come si chiama - lo allego in foto anche se non sono una fotografa provetta), dalle tradizioni alla cucina, ma che fatica discutere di…Cristo, eppure, per i cristiani, dovrebbe essere argomento quotidiano, dovremmo parlare di Lui come si parla, appunto, di tante altre cose, e renderlo così presente, condividerlo.

Ecco, ora chiudo le riflessioni di questa domenica 22 giugno 2014; un saluto caro a tutti coloro che avranno la pazienza di… leggerle!

Ada

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...