Quando
nel febbraio 2011 una mano criminale accese
tutti quei fuochi in vari luoghi che devastarono buona parte della
montagna delle VALPIANE nessuno si chiese perché proprio là. Non so
se fu un caso o se può esserci una relazione con avvenimenti successi sessantasei anni
prima....
Era la mattina presto, ai Baise, due sorelle ed il loro fratello minore, stavano seminando le patate nella "vaneda" grande sotto le case. Avevano zappato e preparato la terra il giorno prima. Una faceva il solco con il badile, l'altra con la forca metteva il letame ed il fratello metteva le fette di patate con il “buto” all'insù a distanza di quindici centimetri perché il detto era :”Sulchi ciari e patate spesse.”
Nel frattempo, alla Volta de Menonce la TODT, il genio civile tedesco, eseguiva
lavori nei punti più alti della valle, nella speranza di arrestare l'avanzata
degli Americani. Il capo cantiere che comandava i lavori di galleria stava
parlando con l'Ispettore tedesco. Dalla Volta si vedevano le truppe della grande armata del Reich fuggire in gran
disordine verso Trento: …”Kapitulieren...”,
"arrendersi"... L'Ispettore fece il saluto tese la mano e se ne andò.
Erano
giorni che gli operai dal loro belvedere
osservavano il fuggi fuggi dei soldati e vedevano che ogni volta che i
partigiani si accorgevano che nella provinciale passava qualche soldato solo,
lo attaccavano e lo spogliavano di
tutto. Come avevano loro spiegato i
paracadutisti inglesi: ”Ogni buon nemico è un nemico morto”: lo facevano
sparire nell'Astico. Ma a Pedescala quel
30 aprile non andò bene.
La notte
prima, trecento russi al servizio dei tedeschi avevano lasciato il paese abbandonando delle armi e munizioni. Si disse che i "partigiani" (?), recuperate le armi, si misero a sparare
contro l'ultima colonna tedesca in ritirata. Costoro puntarono il cannone
contro il paese e cominciarono a cannoneggiare. Un carro armato entrò e
partendo dalle prime case cominciò a mitragliare, seguito dai soldati e cominciò
la mattanza: Pedescala, Forni, Settecà... Un eccidio.
Dai
Baise, dai Valergi la gente terrorizzata e gli operai della TODT, guardavano
con apprensione verso Forni e Settecà e
giù giù verso Barcarola da dove provenivano i colpi di cannone e il gracchiare delle mitraglie pesanti.
Piano piano, portato dal vento, un acre odore di bruciato cominciò ad
espandersi nell' aria. Da dietro il monte una colonna di fumo s'innalzò sempre
più grande.
Nel
paese di San Pietro non si erano resi conto di ciò che succedeva poco lontano.
Fu un miracolato, scampato all'eccidio di Settecà, a diffondere l'allarme. Costui faceva parte delle 18 persone che erano state prese in ostaggio ai Forni. Furono portate a Settecà' dai tedeschi, rinchiuse al mulino e ivi trucidate. Nel cadere, i compagni seppellirono sotto i loro corpi il giovane che restò indenne. Per quanto tempo rimase immobile schiacciato dai corpi insanguinati dei suoi compagni di sventura ?
Il
prete don Aldo Bordin e le suore di San Pietro non volevano fuggire ma
obbligate da un Stefani Merlo presero qualche indumento e si incamminarono su
per la Singela.
Anche
lì non c'era posto per tutti
all'interno. La maggior parte dovette passare la notte e i giorni successivi fuori all'aperto
attorno a due grandi fuochi. Quanto dolore fisico e morale in quelle notti passate all'
addiaccio. Verso mattino, una piccola coltre di neve copriva il suolo; una nube
nera copriva il fondo valle ed il vento
portava su un odore nauseabondo di....bruciato.
Le
ore passavano infinitamente lunghe... Un pomeriggio, un terribile scoppio
risalì dalla Torra ripetuto all'infinito dall'eco per tutte le montagne. I
Tedeschi finalmente in ritirata avevano fatto
scendere il pezzo di muro del muraglione che chiudeva la strada al Maso. La gente come pazza d'allegria scese
in paese, non sapevano cosa li aspettava al ritorno...
Don
Aldo Bordin fu il primo, se pur sconsigliato, a recarsi a Settecà e poi a
Pedescala dov'era stato ucciso il prete
Don Fortunato Carlassare originario da
Mosson assieme al suo vecchio padre e perfino un bambino di pochi anni.
Lo spettacolo che vide lo sconvolse per
tutta la vita!!!
Lino Bonifaci
(a ricordo di Remo, "Re delle Valpiane",
che oggi ricorre il terzo anniversario della morte)