Ne ho sentite di tutti i colori in questi giorni: c’è chi ha tirato in ballo il governo, chi «siccome i politici rubano da anni e si nascondono dietro l’impunita, in fondo la ferragni non è tanto male perché ha chiesto scusa e ci ha messo la faccia», chi sostiene che le sue scuse siano tutte una messa in scena.
Ma sapete cosa mi fa davvero rabbia?
Che in tutta questa storia è sempre lei, chiara, ad essere al centro dei riflettori. L’ospedale, la beneficienza, i bambini malati… l’unica cosa che interessa alla gente e alla stampa è stato commentare come si è vestita la ferragni e quanti follower ha perso.
Ecco, io non ne posso più! Ne ho davvero le scatole piene, non esito a dirlo! Non ne posso più di leggere continuamente sui giornali dell’ultima vacanza di chiara ferragni, di dove va a fare shopping o quante volte ha starnutito nel corso della giornata.
Conosco giovani pieni di talento e di passione che lavorano come camerieri per ottocento euro al mese in un paese dove la meritocrazia è un sogno e le pari opportunità un’illusione!
È inaccettabile che non si dia mai voce alle migliaia di insegnanti, scienziati, medici, musicisti, ballerini, ingegneri, archeologi, pittori, storici, a gente cioè che avrebbe veramente qualcosa di interessante da dire, e che i giornalisti, pagati da noi contribuenti, si siano trasformati nell’ufficio promozionale del chiara ferragni brand.
Ecco, quanti di voi hanno mai sentito parlare su qualche giornale o in qualche trasmissione televisiva di Peter Handke? Di Annie Ernaux? Di Olga Tokarczuk? Chi sono? Sono soltanto i vincitori del premio Nobel della letteratura di questi ultimi anni.
Tempo fa scrissi su questa pagina: «il pensiero viene continuamente snobbato in una società che ha fatto dell’ignoranza un vanto, che si eccita e va in visibilio davanti alle affermazioni di chiara ferragni.»
In tanti mi accusarono di essere piena di pregiudizi, perché Chiara Ferragni si era laureata alla Bocconi e non era certamente una donna ignorante!
Già... peccato che il soggetto della frase fosse la «società» e non «chiara ferragni».
In troppi ormai non sanno più capire il senso di un discorso! Non sanno neanche più riconoscere il soggetto di una frase! Ed è proprio questo il punto: abbiamo toccato il fondo!
E allora sì, è davvero arrivato il momento di spegnerli questi benedetti riflettori. È arrivato il momento in cui le istituzioni e i giornali facciano qualcosa in favore della cultura.
Lasciamo chiara ferragni ai suoi trenta milioni di follower, alle sue società che ogni anno fatturano non so neanche quanti milioni, ai suoi accessori che costano più di quanto guadagni un insegnante in un anno, ma SPEGNETELI questi riflettori!!!
Perché io... iononcistopiù!
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Faccio un’ultima precisazione prima di mettere la parola fine sul caso «chiara ferragni». Oggi sono stata attaccata dai fan dell’influencer che hanno tentato di «difendere l’indifendibile» e adesso non voglio più tacere!
«Ho commesso un errore,» si scusa la ferragni davanti alle telecamere. E no, chiara, mi dispiace, ma le parole hanno un peso, quello commesso da te e dalla tua società non si chiama «errore» ma «truffa». Sfruttare dei bambini malati di cancro per guadagnare sulla loro pelle non si chiama «svista» ma «sciacallaggio.» E donare un milione, adesso che la tua società è stata colta con le mani nel sacco, non è «beneficienza», ma è soltanto un becero tentativo di ripulire la propria immagine.
Incominciamo a chiamare le cose con il loro nome, per favore.
Non ne posso più di sentir chiamare le guerre «missioni umanitarie», le armi di distruzione di massa «missili intelligenti», le truffe e le frodi «errori». Non ne posso davvero più di questa ipocrisia del linguaggio, in perfetto stile americano, dove ormai le parole non sono soltanto vuote, svuotate di senso e di significato, ma vengono usate per raggirare la gente, per gabbare, irretire, sfruttare e confondere la gente.
Non ne posso più di una lingua usata non per fare chiarezza, ma per generare confusione, di una lingua che viene continuamente violentata da questi mestieranti dell’informazione che in nome del politicamente corretto e delle mode passeggere storpiano i nomi, aboliscono i generi e i modi verbali, fanno scempio della grammatica e dei congiuntivi. E fin qui era quasi accettabile… quasi.
Ma è intollerabile che la nostra lingua, quella che Omero definì «alata», perché le parole sono come frecce e toccano il cuore, è intollerabile che la nostra lingua da patrimonio di tutti sia diventato patrimonio di pochi, di quelli che in nome del tornaconto politico o personale si permettono di snaturare e cambiare il senso delle parole, di togliere significato alle cose e di chiamarle con un altro nome.
E a tutti coloro che per ragioni politiche non hanno avuto il coraggio di denunciare la ferragni e hanno parlato di «errore» e di «scarsa trasparenza», consiglio innanzitutto di consultare un bel dizionario.
«Truffa,» recita il Treccani: reato commesso da chi, inducendo taluno in errore con artifizî o raggiri, procura a sé o ad altri un profitto ingiusto. Raggirare le persone, promuovendo una falsa beneficienza a scopo di lucro, non è un «errore» ma un reato. E qualcuno deve pur avere il coraggio di dirlo, anche quando a commetterlo sono coloro che appartengono alle cerchia degli Intoccabili.
Grazie per l’attenzione.
G. Middei
Pur troppo questa MATTANZA non si spegnerà come una lampadina con un semplice clic e un ciclo verrà col passare degli anni l,opposto che le donne sopprmeranno gli uomini a mio vedere, dispiace x la ragazza ma si dovrebbe tagliare e che riposa in pace e quelle altre donne o ragazze morte non è giusto metterle in seconda categoria perché certe anno fatto una fine peggiore più sofferta pur troppo anno fatto un caso NAZZIONALE O DI STATO dispiace queste DIFFERENZE erano persone anche QUELLE
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