A quanto pare non bastavano gli anglicismi e quegli strani asterischi che in nome del politicamente corretto hanno trasformato la nostra bella lingua in uno strano obbrobrio senza capo né coda, adesso va di moda parlare in «corsivo». E per imparare a parlarlo bisogna prendere lezioni. A pagamento ovvio. C’è stato perfino un professore di sociologia che ha studiato la «nuova lingua» di Elisa Esposito per capirne le regole grammaticali. No, non sto scherzando.
«Sono stordito dal niente che mi circonda», disse Leopardi due secoli fa, ma evidentemente non era vissuto nella nostra epoca. Vedete, oggi uno studente su tre non è in grado di scrivere se non in stampatello, un italiano su cinque è incapace di comprendere il senso di un testo, e giornali, direttori televisivi e perfino professori universitari danno visibilità a una tizia che, imitando malamente la parlata milanese, sbiascica parole senza senso. Letteralmente senza senso.
Qua il problema non è più la stupidità o la superficialità, ormai abbiamo raggiunto la demenzialità più assoluta.
Ma non pensate si tratti di un fenomeno isolato.
«A trentaquattro anni ho scelto il “social egg freezing» leggo con orrore su Repubblica. «Un sacchetto di patatine a 1800 dollari, la nuova “trollata” di Demna» recita l’articolo seguente e la mia perplessità aumenta. Buongiorno a tutt* amic* trovo scritto su una pagina Facebook. Vi suona assurdo? Ma se anche voi lo trovate ridicolo è perché siete «retrogradi» e non volete stare al passo con i tempi.
Sì perché oggi, in nome del «progressismo» si riscrivono i classici e le fiabe per bambini e si fa tabula rasa delle nostre tradizioni, della nostra storia, della nostra lingua perfino.
Thomas Mann scrisse: «Non c’è dubbio che gli angeli nel cielo parlino italiano». Cari giornalisti, fate un favore a noi lettori: Thomas Mann definì l’italiano la lingua degli angeli, usatela!
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