giovedì 31 agosto 2023

Vece scure



[Gianni Spagnolo © 23G20]

Le vece de stiàni a le jera tute vestìe de nero. 

Quando una fémena si vestiva di nero, diventava automaticamente vecia. Diventava vecia anche se non lo era ancora anagraficamente e fisicamente, e lo rimaneva spesso vita natural durante. 

L’oscuramento valeva anche per gli òmeni, ma con maggiori sfumature cromatiche che vertevano più sul marrone. Va considerato che era più facile per le femmine diventare vecchie, che non per i maschietti. Gli uomini, si sa, per guerre o incidenti sul lavoro erano allora più esposti a passare prematuramente a miglior vita; poi ci si metteva anche la genetica a dare alle donne qualche vantaggino in più. Erano quindi i lutti che imponevano spesso alle fémene di assumere il look da vecia. Fra malattie, incidenti, guerre e castighi vari che coinvolgevano il parentado, le donne d’un tempo apparivano vece in pressa, anche perché dovevano attenersi alle tradizioni in vigore. Non farlo significava mancanza di rispetto per il morto e incorrere nelle immancabili reprimende paesane.

Il lutto per un genitore o un figlio durava un anno. Per un fratello, una sorella, nonni, sei mesi. Il lutto per zie, zii, nipoti, cugini tre mesi. Il lutto veniva rispettato finché era sfoggiato dalle donne della famiglia che, a loro discrezione, potevano anche prolungarlo oltre i termini prescritti. 

I segni del lutto non erano sempre uguali: c’era anche il lutto leggero e il mezzo lutto.  Per fratelli e sorelle potevano essere 4 mesi di lutto grave, 2 di lutto leggero e 1 di mezzo lutto; per i cognati 3 di lutto grave e 3 di mezzo lutto; per i nonni 3 di lutto grave e 3 di lutto leggero; per i cugini carnali e i nipoti 3 mesi: metà di lutto grave e metà di mezzo lutto. Un gran casòto insoma! Solo le fémene sapevano destreggiarsi con queste regole per non incorrere nelle maldicenze di paese. Tanto più che  avevano anche facoltà di estenderlo all'infinito per dimostrare pubblicamente il dolore per la perdita. La vedova, poi, era nera per eccellenza.

Nella storia occidentale, il colore associato al lutto e alla morte è il nero. In altre parti del mondo, per ragioni religiose o culturali, i colori del lutto possono essere diversi, dal rosso al bianco. Presso i Veneti il colore del lutto era infatti il rosso, finché non s’impose l’uso spagnolo del nero a partire dal XVI secolo, e tale rimase. 

Spostandoci sul venale, va detto che il colore nero era anche fra i meno costosi da produrre, così come il marrone, dato che si estraeva dalla corteccia di diverse piante comuni, quali: ontano, castagno, faggio e querce. Diversamente dai colori vivaci e costosi, come l’indaco e la porpora, ricavati da pregiate tinture esotiche. Ecco che allora la tradizione e la modestia uniformava al nero gli abiti consentendo anche un qualche risparmio e contemporaneamente eliminava gli orpelli, costosi anch’essi. Mettersi in lutto era tutto sommato anche una convenienza che mirava all'essenziale, eliminando il superfluo. Il nero così' ottenuto si affievoliva poi con i lavaggi, diventando sempre meno vivido e assumendo infine la  cosiddetta "tinta musso", ossia un grigio scuro dalle infinite sfumature che certificava inequivocabilmente l'antichità del lutto rappresentato.

Queste erano peraltro le consuetudini delle nostre polentose montagne, in altri contesti si elaborarono invece ricchi ed raffinati abbigliamenti che differenziavano lo stato civile della popolazione, come si può ancora vedere nelle coreografiche sfilate in costume dei nostri vicini tirolesi. 


mercoledì 30 agosto 2023

Quanta verità...

 


Godetevela la mamma

Non lasciate che il suo profumo si disperda nell’aria.
Respiratela quanto più potete.
Inebriatevi della sua brezza e impregnatevi il corpo del suo profumo di zagara così da poterla annusare ogni volta che vorrete quando lei non ci sarà più.
Vivetevela la mamma.
Tutti i giorni, tutte le ore, i minuti e i secondi di ogni singolo giorno, di ogni mese, di ogni anno.
Ascoltatela la mamma.
Le sue parole vi mancheranno tanto quando tutto sarà silenzio e il sole tramonterà dietro l’orizzonte.
Abbracciatela la mamma.
Vi accorgerete che nessun cuore stretto tanto forte potrà mai donarvi tanto amore come quello di una mamma.
Guardatela la mamma.
Regalate ai vostri occhi quella luce unica e fiduciosa che solo lo sguardo di una mamma può emanare.
Prendetela per mano la mamma.
Stringete forte la sua mano così come facevate da bambini, fino a quando la sentirete esile e senza forze.
Non lasciatela mai, sarà piena di rughe, ma lei sarà felice di sentire la vostra di mano, e poter chiudere così gli occhi felice.
Felice di andarsene tra le mani di chi ha amato…
B. Panzeca

I consigli di Elettra


- Le difese e il naso - 


Molti batteri o virus entrano attraverso il naso.

Mantenere il naso pulito ed evitare che ci sia una colonizzazione batteria aiuta a migliorare il respiro, l'ossigenazione del corpo e migliora le difese.

Come mantenere il naso pulito?

Per avere un naso a posto le mucose devono essere sgombre, non infiammate e il muco deve essere trasparente e fluido.

Per mantenere il muco nasale a posto è meglio limitare i cibi produttori di catarro come: amidi, latticini, yogurt, frutta cruda, insalatone, gelati e birra.

Aggiungere ai cibi gli aromi o le spezie come timo, salvia, zenzero, alloro.

- Pulire la mucosa nasale con il lota riempito di acqua ed una puntina piccola di sale.

- Annusare o respirare oli essenziali.

Gli oli essenziali adatti alle vie respiratorie sono Abete per i bambini molto piccoli. Ravintsara e Niauli per quelli più grandi, un mix come Sinergia difese Pranarom per gli adulti.

Porre 1-2 gocce di olio essenziale sul cuscino o massaggiate sul petto. Evaporando, vengono assorbite dal naso.

Se le mucose sono cariche di catarro può coadiuvare il disturbo assumere Ontano nero in gocce.

Invece quando si è allergici, le mucose sono ipertrofiche,  meglio usare uno spray con oli essenziali decongestionanti.

La salute nasale permette una buona difesa dagli agenti infettivi, una buona respirazione che influenza il sonno, la memoria, la digestione.

Non sottovalutare la salute del tuo naso.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino

La gestualità

 

Nel gesticolare gli Italiani vengono da sempre definiti "maestri".

Il gesticolare troppo ci han sempre insegnato essere un segno di maleducazione, ma personalmente penso che il linguaggio del corpo, dalla testa ai piedi, riesce a "parlare" mooolto... e ben sia!




foto di Nino Migliori - web

Bai sul véro

Questa foto, trovata in rete, mi ha invitato a fare una veloce riflessione ed in effetti, sì... bai ghi nè tanti de manco, ma tanti tanti. 

Dicono colpa dei pesticidi... io non ho titolo nè per confermare, nè per smentire.


martedì 29 agosto 2023

Realtà moderne (progresso o regresso?)

 


FACEBOOK me lo immagino così, come un enorme stanzone, pullulante della gente più disparata, in cui chiunque può entrare semplicemente girando la maniglia di una porticina.
E’ una porta a cui, ai tempi di Barbablù, probabilmente avrebbero severamente proibito l’accesso.
Ma i tempi cambiano...
Questa porticina è situata proprio in casa tua, è una porta piccola piccola, ma quando la apri, col semplice ”clic” del tuo cellulare, in un attimo ti ritrovi in mezzo a milioni di persone urlanti, belanti o sussurranti, che vogliono comunicarti qualcosa che per loro sembra fondamentale.
Una specie di Suk arabo, dove ognuno ti presenta la propria mercanzia e vuole convincerti che è unica ed è la più interessante di tutte.
Chi vuole mostrarti una foto, chi ti presenta sua cugina appena laureata, chi vuol farti sapere che sta degustando la migliore pizza del mondo, chi piange un lutto, chi vuol farti ridere ad ogni costo, chi vuol farti sapere quanto si è divertito alla festa di ieri sera, chi ti mostra i propri gatti travestiti da babbo natale, chi ti terrorizza con notizie false, chi invita a firmare petizioni che risolveranno tutti i problemi del mondo, chi ti vuol far leggere una poesia lunga 4 pagine, chi ha solo voglia di litigare, chi spara auguri a ripetizione anche se non c’è nulla da festeggiare, chi vuol farti vedere com’era aitante vent’anni fa... e potrei continuare per un’ora.
A volte ritrovi vecchi amici, più spesso non li ritrovi, perché (almeno i miei) son troppo anziani per accettare di inserirsi in quello strano mondo e ne stanno lontani, oppure conosci persone nuove, che magari non vedrai mai nella vita reale, ma alle quali ti affezioni come fossero amici veri.
Un mondo strano, a volte irritante, a volte divertente e affascinante, a volte educativo, che andrebbe sicuramente analizzato da uno psicologo.
Ma quando sei stanco o annoiato puoi sempre riaprire la tua porticina e ritornartene nell’intimità della tua cameretta, forse pensando che avresti fatto meglio a restarci ed utilizzare meglio il tuo tempo libero...
Ma dura poco, e lo sai perfettamente.
Scorrazzare nel variopinto caos di quell’edicola della follia è molto più intrigante della tua banale tranquillità.
Bruno Bozzetto

I consigli di Elettra


- Ferie, cosa sono? - 

Sono ferie quando non c'è la sveglia che suona al mattino?

Quando non ci sono orari da rispettare?

Quando basta una tuta per vestirsi e sentirsi comodi?

Oppure è fare colazione con calma ?

Sono ferie il viaggiare? Scoprire posti nuovi?

Ognuno di noi dà un significato diverso a quel tempo tanto atteso durante l'anno, il tempo delle ferie.

Ma la parola 'ferie' ha un significato profondamente diverso se si è donna, rispetto all'uomo.

Per molte donne non basta la mancanza del lavoro ufficiale per sentirsi in ferie, perché l'impegno si protrae sulla casa e le mille incombenze.

Le ferie probabilmente ci sono  quando qualcuno lava, stira, prepara da mangiare al posto suo.

Le 'ferie' non sono possibili se si accudisce qualcuno perché ammalato o disabile.

Non ci sono ferie per chi sta male.

Per me le ferie sono il tempo vuoto da impegni e scadenze, lo spazio del giorno che sembra dilatarsi all'infinito.

Ferie sono quando posso leggere senza limiti di orario, quando posso camminare senza tempo, guardando intorno e meravigliarmi senza avere l'ansia di dover tornare.

Ferie è fare colazione con calma, avere tempo per cucinare, stare sdraiata al sole e chiacchierare con gli amici.

Sono ferie quando posso andare a tempo dei piccoli nipoti, con il loro andamento lento, con i passi piccoli, il bisogno di ripetere per imparare.

Sentirsi 'in ferie' non è scontato, è un'opportunità che non tutti possono avere.

Godere del tempo passato fuori, delle ore lente e leggere, dei pomeriggi pigri e delle ore calde é ciò che fa del tempo delle ferie un momento unico e speciale per me.

Cosa sarebbero le ferie per te se avessi tutto il tempo possibile e disponibilità economica ampia?

Lasciar scorrere pensieri e desideri e condividerli con chi ci è vicino ci permette di conoscerci meglio e dare forma ai sogni.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

La Seconda



 

Che sia da crederci e sperare?


Il ritorno dei "vecchi" cellulari, ecco perché piacciono a Generazione Z e Millennial

Una nicchia che tiene. Anno buio invece per il mercato smartphone

A 16 anni dal lancio dell'iPhone che ha aperto la strada agli smartphone, piccola riscossa dei feature phone, i telefoni più basici ed economici che non hanno tante funzioni e che riportano ad un'era tecnologica passata, senza iper connessione. Nel mercato statunitense è un segmento di nicchia, ma che sta tenendo - rispetto al settore smartphone in calo - anche perché i più giovani, la Gen Z e i millennial, li usano per provare a disintossicarsi da smartphone e social media oramai onnipresenti. Tanto che hashtag come bringbackfliphones su TikTok hanno raccolto milioni di visualizzazioni.

Gli analisti di Counterpoint Research prevedono che le vendite di feature phone negli Stati Uniti raggiungeranno i 2,8 milioni nel 2023, stabili nel breve periodo poiché la domanda tiene. A spingere, oltre al desiderio di digital detox dei giovani, come spiega la società, anche la richiesta di consumatori che si rivolgono a telefoni più economici o usa e getta (come i turisti, ad esempio che comprano un secondo telefono per brevi periodi), alcune aziende che vogliono ridurre i costi in tempi di crisi (il prezzo di questi dispositivi va dai 20 ai 100 dollari), i Paesi in via di sviluppo dove la connessione a Internet stenta.

Attualmente negli Usa il mercato dei feature phone (o dumbphone, il contrario di smartphone) contribuisce a poco più del 2% delle vendite complessive di cellulari. «Nel 2023 salirà leggermente ma si attesterà sempre intorno al 2-3%», dice Maurice Klaehne, senior analyst di Counterpoint.

Secondo le previsioni della stessa società per il settore degli smartphone, invece, il 2023 sarà un anno da dimenticare, il più buio del decennio con spedizioni globali giù del 6% a 1,15 miliardi di unità. Si muove, secondo gli analisti, anche la situazione dei marchi che producono i feature phone. Tcl e Hmd Global (ora propritaria della telefonia Nokia) sono leader del mercato rispettivamente con una quota del 43% e del 26%, ma avanza la concorrenza di piccoli brand come Schok, Sonim e Tinno che stanno stipulando accordi con gli operatori telefonici. Per Counterpoint se venissero aggiunte funzioni leggermente più avanzate - vale a dire l'Nfc per i pagamenti digitali e le eSIM per passare agevolmente da un telefono primario ad uno secondario - questi dispositivi pur restando basici potrebbero diventare più attrattivi.

Cogliendo questo trend, a maggio Nokia ha lanciato due nuovi telefoni a conchiglia, i fliphone, progettati proprio per attirare i consumatori che desiderano tornare alle origini della telefonia mobile. Come i più giovani che quel periodo senza 'l'always on' non lo hanno vissuto e vogliono aderire a movimenti come la disintossicazione digitale, stili di vita minimalisti e la disconnessione. Il tempo ci dirà se è solo marketing o se la tendenza crescerà. Intanto, su TikTok l'hastag bringbackfliphones ha avuto milioni di visualizzazioni. Un perfetto paradosso dei nostri tempi: prima si usano i feature phone per staccare la spina e poi si condividono le esperienze d'uso sui social media. 

Titti Santamato-giornale di Vicenza 28.8.2023

L'angolo della Poesia


Mi lascio scorrere e

sono acqua del vivere discreto,

a tratti indicibile come le cose 

che non so spiegare, 

inutili da dimostrare a chi vive 

il suo scorrere in altre acque.


E nell'estate dalle calde promesse 

puntualmente non mantenute, 

al sogno creduto possibile 

e infranto alla prima luce dell'alba,

apro gli occhi a nuovi paesaggi 

che cambiano al mio cambiare,

mentre a passi lenti avanzo 

nel tempo che mi rimane

e rimango anche 

quando vado via ...


Francesca Stassi

La natura sa sempre stupirci

 

Anche il bruco
fotografato da Ennia
si fa guardare!


lunedì 28 agosto 2023

Il petricore

[Gianni Spagnolo © 23G23]

Stasera il termometro ha sfiorato i 40 gradi Celsius, una temperatura che non ricordo d’aver mai patito dalle nostre parti; peraltro intrisa di quell’umidità che ti fa boccheggiare come un marsòn infiocinà. In contesti più secchi, avevo già sperimentato i 49°C della Valle della Morte e i quasi 52°C del deserto sudanese in bonaccia. Brutta cosa per chi, di suo, ama il freddo. 

Quand'ecco che un rombo lontano, tacita magicamente l'assordante frinire delle cicale, annunciando un’effimera nuvolaglia giallastra. Da questi vapori, che filtrano un sole ormai morente di una luce irreale, si mungono quattro goccioni di pioggia. Quattro, non di più, ma bastanti a diffondere nell’aria quella caratteristica e rara fragranza che si sprigiona dal terreno secco quando viene timidamente bagnato. 

In questi casi mi riaffiora vivido alla mente un brano dell’unica poesia che mi ricordo di un autore vicentino: ".. lieve dal suolo di spenta polve una fragranza esala .."

Si tratta del sonetto “Temporale estivo” di Giacomo Zanella, che lessi nell’antologia delle Superiori alla sezione degli autori minori dell’Ottocento.

Eccola per intero:

Il suo stridor sospeso ha la cicala:

 la rondinella con obbliquo volo

terra terra sen va: sul fumaiuolo

bianca colomba si pulisce l’ala.

Grossa, sonante qualche goccia cala,

che di pinte anitrelle allegro stuolo

evita con clamor: lieve dal suolo

di spenta polve una fragranza esala.

Scroscia la pioggia e contro il sol riluce,

come fili d’argento: il ruscel suona

che la villa circonda e par torrente,

sulle cui ripe a salti si conduce

lo scalzo fanciulletto ed abbandona

le sue flotte di carta alla corrente.

Quel brano mi si fissò d’allora nella mente per l’estrema efficacia nel descrivere la particolare ed effimera sensazione olfattiva scatenata da qualche improvviso temporale seguito ad un periodo di secca.  Fragranza che abbiamo sicuramente avvertito un po’ tutti, e che ha pure un nome specifico, che forse pochi conoscono: il petricore.

Leggiamo infatti nell’Enciclopedia Treccani:

Petricore: è il nome dell’odore che si sente durante e dopo la pioggia che interrompe un periodo secco. Il termine è un composto neoclassico nato in inglese (petrichor) e formato da petro, “pietra” e icore, “essudato” e in origine descriveva in modo più specifico l’odore del mix di acidi grassi, alcoli e idrocarburi rilasciati da molecole di origine vegetale o animale su superfici minerali o argillose che si ricombinano dopo il contatto con l’acqua.

Non me ne vorrà il povero Zanella, sacerdote e patriota nativo di Chiampo, se di tutta la sua produzione letteraria m’è rimasto solo questo piccolo inciso. Peraltro, si sa, è anche dalle piccole cose che si palesano i grandi uomini.




Il capitello degli Spagnolo o "Spagnùi"

 





Qualche tempo fa, parlando con dei compaesani non più giovanissimi, sentivo affiorare nei loro ricordi, luoghi comuni dei giochi d’infanzia fra i quali e con grande nostalgia il Capitello dei “Spagnùi” (alla “Papussola”) che si trova a Pedescala in località “Rocchetti” appena fuori dall’abitato, all’incrocio di due stradine interpoderali immerse in un intenso verde che portavano rispettivamente, ad est in località “Campi e Giardini” e verso la Valdassa, ad ovest in paese; i miei ricordi sul Sacro manufatto si limitano ad un cumulo di sassi intrecciati a filo spinato sovrastati da una malconcia croce lignea.
Nel 2007 con la partecipazione di molti, anche giovani e donne, è stato possibile recuperare un frammento della nostra storia. Il basamento del nuovo Sacello è stato innalzato sulle fondamenta del vecchio Capitello, in pietra naturale con fugato in cemento, alto 60 cm. I sassi benedetti sono quelli recuperati dalla vecchia struttura, come si può notare da quelli sagomati ad angolo. Lo sovrasta una nuda croce in ferro battuto di 78 cm. decorata alle estremità ed agli incroci. Una litica ciotola lo adorna in ogni momento con bellissimi fiori di campo. Sopra il basamento, fissata ad una roccia, una targa in ottone riporta la seguente scritta:

PEDESCALA - Per antica Fede eresse
Per grazia ricevuta riedificò - L’odio distrusse
La comunità per una storica Sacra continuità
18° sec. - 1902 - 1945 - 2007

Il vecchio manufatto era conosciuto come Capitello degli Spagnolo conosciuti come “Spagnùi” da un ramo di questa famiglia residente a Pedescala con Zamaria Spagnolo sin dal 1640. Secondo le memorie, questa edicola votiva doveva essere molto antica, sembra esistesse già nel 18° secolo però in paese nessuno ricordava quale Sacre immagini vi fossero dipinte. Sappiamo però che nel 1902 un certo Matteo Spagnolo (1865-1914) detto “Nello” papà della “Rina Marianna” (per chi ancora ricorda) durante un viaggio di ritorno dall’America scampò miracolosamente alla furia del mare (rimase naufrago per 8 giorni), ed in quell’occasione fece voto di ricostruire il Capitello di famiglia.
Venne fatto con un’originale struttura a tre facce, con base a triangolo equilatero con lato di m. 1,35, l’altezza misurava m. 2,30, la costruzione in sassi e malta si presentava robusta, le tre nicchie semicircolari si aprivano su un alto basamento ed erano rientrate di cm. 15, la copertura era in piattabanda di mattoni. Sul timpano del lato che guardava il paese campeggiava un’epigrafe incisa sulla malta:

1902 SPAGNOLO MATTEO RICOSTRUI’ P.G.R.

Entro le nicchie erano raffigurate a fresco tre iconografie tutti immersi in un paesaggio rurale e lo sguardo rivolto verso l’Altissimo.
SAN MATTEO - SAN PIETRO - SAN GIOVANNI EVANGELISTA
Purtroppo nei tristi giorni del 30 aprile 1945 vicino al Capitello furono fatti esplodere ingenti quantità di esplosivi e munizioni, forse per vanificare un estremo baluardo di difesa causando la distruzione dello stesso.
Delmo Stenghele

I consigli di Elettra


- Il cervello si ripulisce durante il  sonno - 


Ogni organo durante il giorno, svolge il suo lavoro e crea molecole di scarto che devono essere eliminate.

Come si ripulisce il cervello?

Il cervello si ripulisce mentre dormiamo. E' durante il sonno che elimina i prodotti di scarto accumulati durante il periodo di veglia.

È nella fase profonda del sonno, quando sono in azione le onde delta, che vengono regolati gli scambi dei fluido che portano via gli scarti.

Durante questa fase si consolidano pure i ricordi. 

Ma cosa succede se dormiamo troppo poco, o non entriamo nel sonno profondo?

Il cervello non può ripulirsi e ricordare, invecchia prima e mostra difficoltà di memoria.

Porre attenzione al sonno e alla qualità del sonno è fondamentale per preservare la salute nel lungo periodo. 

Si sacrificano facilmente le ore di sonno per attività ludiche, sociali, per lavoro, a causa di figli piccoli, ma dedicare tempo a sufficienza per ottenere un buon sonno profondo è importante.

Quando non si dorme di notte, piccoli riposini di giorno possono compensare la difficoltà, ma se troppo lunghi alterano ulteriormente il ciclo sonno veglia.

La nostra società non ha rispetto per il sonno e ancora meno per chi ha bisogno di dormire più ore.

Avere cura e rispetto del sonno deve rientrare tra le azioni per mantenere la salute. 

Se non si riesce a dormire bene, qualcosa disturba il corpo.

Può essere responsabile l' ipertiroidismo,  la carenza di minerali o ormonali, dolori, malattie autoimmuni, preoccupazioni, turni di lavoro notturni.

Cercare il motivo e risolverlo allunga la vita.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino

SNOOPY


 

domenica 27 agosto 2023

Murale al Museo etnografico del Caselo dei Grotti in Contra' Grotti a Tonezza

Merita una visita il murale al Museo etnografico del Caselo dei Grotti a Tonezza eseguito da Roman Linacero. Le visite interne oramai sono solo su prenotazione, come potete leggere dall'avviso, ma per l'anno prossimo devo segnarmela.

*§*§*



Il Museo prende il nome "Caselo dei Grotti" dalla destinazione che ha avuto questo edificio, ultimo casello turnario per la lavorazione del latte dell’altopiano di Tonezza. Ogni contrada di montagna aveva il suo centro di raccolta, dove le famiglie limitrofe portavano il latte appena munto e a turno, da cui turnario, ciascuno si faceva carico di produrre formaggio e burro, rispettando poi le quote che ciascuno conferiva. Una forma di associazionismo, che rendeva più efficiente l'allevamento delle vacche da latte e che introduce la centralizzazione della trasformazione casearia, ma che testimonia l’antica collaborazione e il reciproco sostegno tra le famiglie delle comunità di montagna.

La visita al museo ci introduce all’economia di montagna, che trova acconto alla lavorazione del latte quella della trasformazione delle carni del maiale. Un viaggio nel tempo, alla scoperta di come si viveva in passato nei luoghi di montagna. In mostra anche gli attrezzi da lavoro del “casaro” e gli oggetti della vita quotidiana del passato. Entrando al museo, si entra a tutti gli effetti in una abitazione tradizionale, con la cucina, centro della vita famigliare e la tipica camera padronale, luoghi circondati da attrezzi usati nei campi e nei boschi, su cui lo sguardo curioso del visitatore si sofferma cercando di intuire i possibili utilizzi. L’allestimento curato e multimediale lascia raccontare agli oggetti come eravamo, ci invita ad ascoltarli in silenzio, quale modo migliore per capire le radici e quel passato ci portiamo appresso.
Negli anni ’70 chiudeva l’ultimo “caselo” di una latteria turnaria, l’antico consorzio del latte dove le famiglie di piccoli allevatori conducevano ogni mattina il latte munto. L’edificio, ristrutturato, è stato destinato a conservare un pezzo di storia della comunità montana di Tonezza.
Il Museo accompagna i visitatori lungo un viaggio in un’epoca ormai lontana: per alcuni sarà un piacevole ritorno al passato, per altri una stimolante scoperta di un mondo scomparso.

da: museialtovicentino.it



*§*§*

Ho avuto modo, nella splendida giornata di sole di venerdì, di apprezzare anche una Tonezza "diversa" che non conoscevo o molto poco. Ha delle Contra' (che sapete adoro) stupende ed un paesaggio molto, molto curato e rilassante. I sentieri poi... stupendi! Uno per tutti: l'Excalibur! Ho fatto qualche ora di sosta nei prati e nel bosco adiacenti alla Baita Pontara in Contra' Sella, per me un posto favoloso che mi ha rilassata e ricaricata. Quattro chiacchiere con Carlo Bernardi il quale mi ha confermato la ripresa del turismo a Tonezza e questo mi ha fatto immenso piacere. Chissà che piano piano sia rivalutata nel giusto merito. Personalmente la preferisco di gran lunga a Folgaria per esempio, dopo chiaramente ognuno ha le sue preferenze. Abbiamo delle realtà turistiche intorno a noi che molti ci invidierebbero! (Asiago - Folgaria -  Lavarone - Luserna - Tonezza) (in ordine alfabetico e non d'importanza...😊😊😊) 




 











La Festa di San Rocco a Scalzeri

 




















Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...