Silenziosa e muta se ne stava la vecchia casa, solo
il rumore del vento tra i logori infissi faceva sentire la sua voce,
i raggi del sole accarezzavano le mura stanche e la pioggia
bagnandola, le portava sollievo. Aveva visto giorni migliori quella
casa, tempi dove la luce entrava dalle finestre aperte, dove il
vociare di bimbi riempiva le stanze, o i ricordi degli anziani si
mescolavano alla polvere del tempo.
Fino al giorno in cui, dopo anni
di vita, tutto si era fatto silenzioso e triste: i balconi chiusi, le
porte sbarrate, nessun segno di vita, in qualsiasi stagione.
Quando
la signora Iva abitava alcune stanze di quella casa, il giardino era
tutto fiorito e sui davanzali delle cadenti finestre, i vasi di fiori
la rallegravano e le portavano gioia: con il tempo, aveva dovuto
abbandonare quella dimora perché la sua salute non le permetteva più
di stare da sola.
Ora anche il giardino sembrava abbandonato come la
casa, eppure le siepi e le ortensie continuavano a fiorire nella
bella stagione.
Ai fiori non importa se la casa è disabitata, se il
cortile è spoglio, se nessuno si prende cura del giardino: la voglia
di ricominciare, ogni primavera, è così forte che le siepi
rinverdiscono e le ortensie di un color rosa acceso, formano dei
cuscini stupendi. Ed è proprio in quel cuscino che inizia questa
storia.
Era un chiaro mattino di giugno e il sole, facendo
capolino dalla Valdassa, illuminava con una luce particolare tutto il
paese, gli alberi, i giardini. La notte era stata piovosa, ma
all’arrivo del giorno, il cielo si era fatto limpido, tanto da
sembrare dipinto... Tutto intorno, solo il cinguettio degli uccelli
che festosi salutavano il nuovo giorno; solo silenzio… la grande
casa era come sempre addormentata e triste, ma nel giardino la vita
era tornata. Fiori, steli verdi, siepi e i prati intorno, disegnavano
una cartolina d’altri tempi, mentre tanti piccoli animaletti
prosperavano indisturbati. Tutta quella bellezza sembrava quasi un
omaggio, un dono che ancora una volta arrivava e portava un po’ di
vita tra quelle mura disabitate.
Nascosta tra i grossi fiori di
ortensia, insieme a tante piccole amiche, stava Veronika, una
simpatica chiocciolina che era nata nel prato e lentamente era
riuscita a salire fin sulla cima swl grande fiore. Da lì aveva visto
quanto era enorme il mondo intorno a lei e sognava di poter andare
lontano, esplorare altri luoghi, fare nuove conoscenze… ma chi
stava vicino a lei, ripeteva in continuazione che era un sogno
impossibile! Eppure, nonostante la sua proverbiale lentezza, lei
sognava di essere veloce come il vento che soffiava sul prato,
sognava nuovi paesaggi, foglie tenere di cui cibarsi, nuove
avventure…
Mentre era intenta a fantasticare, sentì dei passi
percorrere il ghiaino del cortile, poi più leggeri arrivare fino a
dove lei si era appostata… cosa stava succedendo?
Sentì una voce
chiedere con gentilezza: “Iva, posso?" Grazie! Non ebbe
il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che una mano prese lo
stelo del fiore, lo recise, quindi lo appoggiò dentro un cestino di
vimini e lei, attaccata su quel fiore, quasi stordita, iniziò a
viaggiare. Uno scossone la fece cadere dal suo appiglio e dalla
paura, si ritirò tutta dentro la chiocciola, rimanendo ferma,
immobile, terrorizzata… Rimase così sul fondo del cesto e
percepiva solo il dondolio ritmato di chi portava quello strano
contenitore. Quando tutto si fermò, pensò di uscire: prima con un
cornetto, poi l’altro, con coraggio mise fuori il corpo e fu felice
di ritrovare il suo fiore e di cibarsi ancora di qualche frammento di
foglia. Pensò ai suoi tanti sogni, ma ora aveva paura, una grande
paura e desiderava più di ogni altra cosa di tornare dove tutto era
per lei conosciuto. Veronika si sentì sollevare e si avvinghiò
ancora di più intorno ai petali del fiore, mentre una mano prendeva
i fiori e con una forbice ne tagliava i petali: finì ancora una
volta in fondo al cesto, rannicchiandosi e nascondendosi nella sua
sicura casetta. Attese e poco dopo, sentì ancora quell’ondeggiare
che aveva percepito poco prima, poi ancora tutto fermo… si sporse e
si trovò in un altro luogo: profumi, voci, canti... ma.. dove si
trovava? Si adagiò sui petali profumati, colorati, diversi dal fiore
dov’era quel mattino e rimase lì ad ascoltare gustandosi quei
momenti. Passò un po’ di tempo e prima di nascondersi ancora fece
in tempo a vedere un grande Sole dorato che stava sopra tutti, quando
i canti si fecero più forti e il movimento intorno le fece capire
che doveva ancora una volta rientrare anche se la curiosità era
grande…
Veronika con attenzione si arrampicò tanto da vedere cosa
stava succedendo: vide dei bimbi con i cestini che spargevano mille
petali di fiori al passaggio di quel Sole che aveva visto poco prima
e che doveva essere proprio importante se al suo passaggio la strada
era fiorita e profumata! Per ben due volte una mano prese i petali
dal cesto e fra loro era attaccata la chiocciolina; ma chi teneva il
cesto l’aveva vista e riposta mettendola al sicuro. Possiamo
immaginare la fine di Veronika insieme ai petali sulla strada: quante
persone passando l’avrebbero schiacciata e la sua vita sarebbe
finita tra i petali.
Ormai i cesti, strada facendo, si erano svuotati:
una brezza leggera spargeva i petali colorati qua e là quasi a farli
sembrare leggere farfalle che, sospinte dal vento, svolazzando,
creavano un immagine dolce e colorata. Veronika rimase completamente
sola nel grande cesto, rannicchiata e spaventata. Dopo poco, la mano
la riprese, la depositò con cura su una verde foglia e lei,
sentendone il profumo, uscì piano piano e si guardò intorno. No,
non era nel suo giardino, l’ambiente che vedeva non era adatto a
lei, ma che fare? Ando un po’ in giro, prima con cautela, poi
sempre più decisa; voleva conoscere, esplorare, ma desiderava
tornare nel suo prato, tra i fiori e con le sue piccole amiche… Niente
da fare, nulla intorno aveva il sapore famigliare, nemmeno i suoi
sogni corrispondevano alla realtà… ora si trovava in un luogo
sconosciuto e chissà...
La mano la riprese con dolcezza, la
trattenne un attimo poi la lasciò andare salutandola… “Ciao
Veronika!”
Sorpresa e gioia si mescolavano, era stata riportata nel
giardino, nel suo giardino e dalla felicità rotolò più volte su sé
stessa e poi uscì con i cornetti a salutare gli abitanti del prato e
quello che le stava intorno. Era ritornata nel giardino vicino alla
grande casa, tra la quiete di quel luogo e poteva continuare
tranquillamente la sua semplice vita. Ripensò all’avventura
straordinaria che aveva vissuto e a com'era sopravvissuta a una fine
certa: ora grazie a chi l’aveva aiutata era viva ed era tornata nel
luogo d’origine. Avrebbe avuto tutto il tempo per raccontare, per
spiegare le emozioni di quella giornata, per cercare di far capire
alle sue amiche che chiedevano dove fosse stata… ma ora non ci
pensava:
adesso finalmente, era a casa!
Ho scritto questo racconto
anni fa, ricamando e fantasticando su quella chiocciola che mi sono
trovata nel cesto il giorno del Corpus Domini, quando, al mattino,
sono andata a raccogliere i fiori nel giardino della casa dei
“Cencia” in via Giardini n° 5, dove abitava la signora Iva.
Lei
mi accordava sempre il permesso di raccogliere fiori per il capitello
in piazza e per la processione del Corpus Domini. Per noi era un
tacito accordo continuato nonostante lei non abitasse più in quel
luogo; io mentalmente le chiedevo il permesso ed ero certa che lei ne
fosse felice.
Quest’anno non ho potuto raccogliere i fiori, ma ho
pensato a Iva che ormai non c’è più e, recitandole una preghiera,
l’ho ringraziata del suo grande cuore, del suo sorriso e di quello
che semplicemente, sapeva dare a chi la incontrava. Per questo ho
ripreso in mano la malacopia del racconto, l’ho ricopiata, sperando
sia un dono gradito a chi legge…
Il SOLE nel racconto è l’OSTENSORIO, l’arredo
sacro con cui si porta l’OSTIA CONSACRATA QUINDI IL CORPO DI
CRISTO, durante l’adorazione e la processione per le vie del paese
nella solennità del CORPUS DOMINI.
Lucia Marangoni