la strada bianca, storta e stretta che attraversava il mio Paese.
Arginata dalle case, era il luogo dell'incontro.
Incontro dei profumi:
profumo del pane caldo,
della polenta cotta nel paiolo,
delle frittelle a carnevale.
Incontro degli odori:
odore dell'erba appena tagliata,
del fieno maturo portato a casa con il carro dalle ruote di ferro,
odore del legname della segheria,
odore del letame fumante nella concimaia,
odore del caglio che usciva dalla casàra.
Incontro delle Persone,
davanti agli usci delle case, qua e là, nelle lunghe serate d'estate... la gente s'incontrava.
I vecchi con le braghe di fustagno e la loro saggezza,
le nonne avvolte nelle loro lunghe sottane,
le mamme con la pancia e i bambini già nati in braccio,
i ragazzi con le ginocchia sbucciate e i loro calorosi schiamazzi.
Si faceva filò. La guerra, la prigionia, la fame. Lo sfollamento, il mercato nero, la vita di baracca erano argomenti ricorrenti, ma si imparavano anche le filastrocche, si lavorava la lana e fumando la pipa c'era chi intagliava il legno.
C'era posto per tutti e tutti erano importanti.
Con nostalgia ricordo in questi filò la mia Nonna.
Si chiamava Maria, ma tutti la chiamavano Giacoma. Giacomo era il Nonno. La Nonna spesso e volentieri mi prendeva sulle sue ginocchia ed io in braccio a lei mi sentivo coccolata come in un nido che sapeva di buono. Ogni tanto dalla tasca del suo grembiulone tirava fuori la tabacchiera di legno con lo spaghetto in caucciù e... vai con una bella fiutata!
La sua maglietta di lana abbottonata davanti era sempre intabaccata, nonostante usasse il fazzolettone rosso per darsi una spolverata.
Bambina io, vicino a lei sono cresciuta appagata, serena e profumata, non certo di borotalco, ma di tabacco Santa Giuliana.
Daniela Longhi
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