Avevo lavorato 17 anni fa in una delle ultime strutture chiamata
manicomio, rispondendo con fatica ad un SI', chiestomi da un superiore.
Avevo conosciuto le persone lì ricoverate e le persone che di costoro si
occupavano.
Ho visto e toccato con mano un'umanità che scuote ogni
certezza e ragionevolezza; un'umanità che poneva più interrogativi a
cui non si trovavano facili e semplici risposte. C'era chi si metteva in
tasca il cibo, per poi mangiarlo durante il giorno; chi rimaneva
rannicchiato fisicamente e psicologicamente nel proprio sè; chi dormiva
sempre sotto il proprio letto e chi, tirato giù il materasso, dormiva
direttamente sulla rete. C'era chi rimaneva accollato tutto il giorno
alla grata della finestra aspettando qualcuno o una libertà che nessuno
avrebbe potuto donargli; un'anziana donna che sgranava con tenerezza
il suo rosario: altri appigli con il mondo non aveva.
Ero rimasta colpita dalla presenza di donne e uomini giovani, più giovani anche di me e la superbia umana a volte gioca brutti scherzi: mi pareva impossibile non si potesse fare nulla per costoro!
Ero rimasta colpita dalla presenza di donne e uomini giovani, più giovani anche di me e la superbia umana a volte gioca brutti scherzi: mi pareva impossibile non si potesse fare nulla per costoro!
C'era un bel ragazzo
dagli occhi azzurri che si imbrattava con le proprie feci e, il più del
suo tempo, lo trascorreva nudo; una giovane donna che si nascondeva
perennemente il volto con le mani: e il suo volto aveva tratti così
eleganti e fini che meritava essere guardato. C'era chi, di notte,
doveva essere lasciato solo nella sua piccola stanza dove c'era
unicamente il letto: lo vedevo picchiare la testa contro il muro e darsi
sberle, lo guardavo dallo spioncino e pesavo tutta la fragilità della
mente umana.
Nel reparto non c'erano suppellettili o fiori, tutto poteva essere mangiato o distrutto, anche le vettovaglie erano di plastica.
C'era chi si beveva l'aceto sognando magari fosse del buon vino, e chi ininterrottamente si tirava giù e sù i pantaloni.
Ho visto e toccato con mano una sofferenza che non pensavo potesse esistere; ho visto e toccato con mano uno dei tanti manicomi che, grazie a Basaglia, sono stati chiusi.
C'era un vecchietto che si sedeva, bello o cattivo tempo, nel piccolo giardino esterno dove padroneggiava un grande noce i cui rami oltrepassavano le alte recinzioni; passava le sue giornate a farsi sigarette con le pagine di giornale e guardava con costanza le lunghe braccia dell'albero che sporgevano verso quella libertà che probabilmente sognava per se stesso e per la sua vissuta mente.
Nel reparto non c'erano suppellettili o fiori, tutto poteva essere mangiato o distrutto, anche le vettovaglie erano di plastica.
C'era chi si beveva l'aceto sognando magari fosse del buon vino, e chi ininterrottamente si tirava giù e sù i pantaloni.
Ho visto e toccato con mano una sofferenza che non pensavo potesse esistere; ho visto e toccato con mano uno dei tanti manicomi che, grazie a Basaglia, sono stati chiusi.
C'era un vecchietto che si sedeva, bello o cattivo tempo, nel piccolo giardino esterno dove padroneggiava un grande noce i cui rami oltrepassavano le alte recinzioni; passava le sue giornate a farsi sigarette con le pagine di giornale e guardava con costanza le lunghe braccia dell'albero che sporgevano verso quella libertà che probabilmente sognava per se stesso e per la sua vissuta mente.
Avrei voluto metterlo io sopra quel ramo e fargli prendere il
volo verso i cieli che lui desiderava, spesso ho sognato che ci riuscivo
e che lo vedevo volare felice.
Ma era solo un sogno: per lui e anche
per me!
Irma Lovato Serena
Certo, i vecchi manicomi sono stati chiusi, ne avevo visto uno anch'io, sembrava un lager. Ora c'è più rispetto e considerazione di chi è vittima di tali sofferenze. Forse noi che ci consideriamo normali dovremo riflettere un pò di più su questa malattia ancora troppo spesso considerata una VERGOGNA.
RispondiEliminaGrazie Carla che ci fai riflettere anche su questo tema.
Ora però chi si occupa di questi sfortunati. Spesso le famiglie , oppure se sei danaroso , in strutture serie ed affidabili. Oppure c e sempre il rischio che vengano '' accuditi " da case di cura o badanti criminali.
RispondiEliminaSono accolti in strutture più confortevoli e più a loro misura, non più grandi camerate ma piccole stanze. La malattia mentale è difficilmente seguibile e gestibile a domicilio, e passi in avanti ne sono stati fatti molti. Certo non tutto è risolto ma per parlarne bisogna avvicinarsi e guardare con i propri occhi!
Elimina