Nel vederlo pedalare sulla sua bicicletta rossa fiammante da l'idea di un vecchio atletico e pimpante, ma appena scende dal mezzo di locomozione che gli funge anche da bastone, Gigio è come un giovane fuscello che barcolla al minimo soffio di vento. In realtà non è neanche vecchio, semplicemente la vita l'ha sospinto ai margini e la solitudine e il vino hanno fatto il resto.
Mi piace andare in quel bar, perchè so che lì lo trovo: è la sua casa allargata, il suo essere divano direttamente affacciato al mondo, è inspiegabilmente ai più, la bellezza di quel luogo!
Oggi mi ha voluto offrire il cappuccino e così mi sono seduta vicino a lui per scambiare qualche parola: coltiva un punto di vista positivo sulla vita e dalla sua bocca non è mai uscito un giudizio o una critica sugli altri. A volte mi spiazza quando legge nei miei occhi un velo di tristezza che vorrei non notasse... allora gli dico: "Gigio, dovevi fare il psicologo quella volta!" e lui con fare timido, ma dando forza alle parole con il gesticolare mi risponde "Ma io di professione faccio Gigio: te par poco!" E non lo posso contraddire perchè è vero.
A volte esonda con le parole galanti e tenerlo dentro agli argini non è facile e cerco di farlo senza urtare la sua indubbia sensibilità, ma anche stando un po' al gioco: vederlo ridere è impagabile; oggi mi ha accolto con un: "Irma, sei la luce dei miei occhi" ed io di rimando "Cosa sono oggi Gigio, un nuovo modello di lampione?" E lui: "Perchè soffochi il poeta che c'è in me?"
Mi piacerebbe mi raccontasse la sua vita, ma è schivo e per nulla protagonista; raccolgo i frammenti che mi lancia quando il vino è troppo, o la vita gli fa paura: perchè questo sentimento lo colgo limpido e preciso! Teme di perdere la sua autonomia e di dover essere costretto a dipendere dagli altri. E cosa sarebbe Gigio senza bicicletta, bar e vino? Non ci voglio pensare!
Mi faccio raccontare di quando suonava la fisarmonica nelle case o nelle feste di paese; o quando lo chiamavano a qualsiasi ora per allietare una compagnia di persone; e lo vedo piegarsi in avanti come se abbracciasse veramente lo strumento e dondolare la testa per darsi ritmo: quanta passione in quel gesto, così tenero e così struggente! Quanta vita in quelle dita piegate dall'artrosi, ma non bloccate nella fantasia, e in attimo mi porta dentro le sue feste, dentro i suoi anni giovanili, dentro ricordi che pizzicano l'anima!
I suoi occhi improvvisamente si fanno grigi, strappa bruscamente la pagina dei ricordi e si alza di scatto: non mi dice nessuna parola, mi lascia sola al tavolo e si trascina fuori dal bar.
So che non lo posso fermare o chiedere spiegazioni.
Dopo aver letto il giornale esco e lui è lì sulla sedia che fuma la sigaretta e dice: "A gavévo bisogno de na boconà de aria".
"Ciao Gigio e grazie del cappuccino".
"Te vedo Irma doman"? "Non lo so se vengo domani". "Bè, mi te speto: lampion de i me oci... e mentre salgo in macchina la sua risata mi accompagna: umana e calda espressione del suo essere Gigio!
Irma Lovato Serena
Gigio come un moderno Van Gogh!
RispondiEliminaGigio è Gigio!
RispondiEliminaNon vorrebbe essere parogonato ad altri, ne sono certa.
Ed ha pienamente ragione: ogni persona è se stessa, punto.
Poro Jijo.
RispondiEliminaGrazie don Sponcio di aver letto questo scritto.
EliminaMa Gigio è ricco di una vita sua: di una umanità che scalda il cuore. Ciao
Saere qua... magari Jijo l'è proprio'l DON!
RispondiEliminaGigio è una persona che conosco. E non è certo il Don.
EliminaPoi francamente 'sta storia degli anonimi e finti conosciuti a me mette un pò tristezza. Vi vergognate così tanto a firmarvi?