miliardi, tangenti e ritardi nei lavori, ma nel test due dighe si inceppano
Due anni dopo gli arresti e
il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, la contestata opera
costata finora oltre 5 miliardi di euro mostra problemi di
funzionamento. Dopo essersi sollevate, le paratie 20 e 21 non sono
tornate sul fondo per un accumulo di detriti. Rilanciando i timori sui
costi di manutenzione dei fondali. Intanto i tre commissari voluti da
Cantone setacciano la gestione Mazzacurati
Il Mose è un colabrodo. L’opera da oltre 5 miliardi e mezzo di euro, che è stata creata per fermare le acque alte che periodicamente allagano Venezia, prima ancora di entrare in attività non funziona come dovrebbe. Lo ha dimostrato un collaudo-choc avvenuto alla fine di maggio, ma di cui La Nuova Venezia ha rivelato solo ora l’esito problematico. A causa di sabbia e detriti,
hanno fatto cilecca due paratoie, che non venivano azionate da due
anni, ovvero dall’epoca di un collaudo in pompa magna davanti alle
autorità nel 2013. Giusto poco prima che scoppiasse lo scandalo delle bustarelle che ha sconvolto il Consorzio Venezia Nuova e il mondo politico non solo veneto (il processo è partito ad aprile di quest'anno).
Allora l’operazione di far alzare le paratoie alle bocche di porto
ebbe successo. E fioccarono elogi da tutte le parti. Poi le inchieste e
gli arresti, con il conseguente commissariamento del consorzio chiesto e
ottenuto dall’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Sono stati proprio i commissari, che si avvalgono però della struttura già esistente del Consorzio, a far effettuare un altro collaudo un paio di mesi fa. Ufficialmente fu detto, a giugno, che l’esito era stato positivo.
La realtà, secondo quanto sta emergendo in queste ore, sarebbe diversa.
Due paratoie non hanno funzionato, nel senso che dopo essersi alzate
dal fondo non sono ritornate in sede, lasciando un passaggio dell’acqua.
Si tratta delle paratoie numero 20 e 21 che si trovano vicino a una
spalla a Lido Nord-Cavallino-Treporti. Quando si è trattato di far rientrare il meccanismo, si è prodotto – sempre a causa dei detriti – il danneggiamento di due alette in acciaio.
Per riportare la situazione sotto controllo hanno dovuto entrare in
azione i sommozzatori che si sono calati sul fondo per consentire al
meccanismo di funzionare.
Le cronache, dal 2015 in poi, hanno annotato altri malfunzionamenti:
lo scoppio di un cassone, un allagamento e la rottura di una porta in
acciaio a Malamocco. Ma ci sarebbe allarme anche per la
ruggine scoperta in alcune delle gigantesche cerniere (sono 158) che
fanno alzare le paratoie. In particolare la scoperta è avvenuta nelle
strutture che sono già state montate alla bocca di porto di
Lido-Treporti.
La notizia è pessima per due ragioni. La prima: il Mose
non funziona come ci si sarebbe potuti attendere, visto che i soldi
pubblici spesi (tangenti e sciali inenarrabili compresi) sono stati una
montagna, sicuramente più di cinque miliardi e mezzo di euro, mentre
inizialmente fu preventivata una spesa di un miliardo e mezzo.
Ma l’opera non è ancora finita. La seconda ragione: le paratoie
bloccate dai detriti dimostrano come il Mose per funzionare avrà bisogno
di una manutenzione costante e costosa. E’ uno dei temi che sono stati discussi negli ultimi anni e che alla “cricca” degli appalti che si apprestava a gestire il dopo-Mose, faceva già fare congrui calcoli su quanto avrebbe potuto incassare.
Il Mose è un’opera che sta totalmente sott’acqua. E’ composta di una parte in cemento armato e di una parte meccanica per l’innalzamento della paratoie alle tre bocche di porto della Laguna di Venezia.
L’acqua per sua natura corrode i manufatti, che quindi necessitano di
manutenzione continua. Inoltre si dovranno tenere puliti i fondali, dove
la corrente determina un accumulo di detriti e fanghi.
Se realizzare il Mose è stata un’impresa titanica (sperando che
funzioni per davvero), mantenerlo in funzione non lo sarà di meno. Una
stima prudente indica in almeno 80 milioni di euro all’anno il costo della manutenzione.
La notizia ha trovato la conferma del commissario Luigi Magistro che ha dichiarato alla Nuova Venezia.
“Stiamo accertando quanto è successo e abbiamo predisposto un sistema
di monitoraggio continuo e di pulizia dei cassoni”. Ufficialmente
nessun’altra dichiarazione da parte del Consorzio Venezia Nuova. Ma sul
sito è stata postata in prima pagina la registrazione del collaudo di
maggio che mostra le paratoie uscire dall’acqua, per dimostrare che le
paratoie si sarebbero alzate. Ufficiosamente si fa capire che i tre
commissari sono al lavoro per verificare tutto quello che è stato fatto
durante la gestione di Giovanni Mazzacurati, gran ciambellano delle tangenti in Laguna. E quindi anche eventuali problematiche tecniche.
ilfattoquotidiano
Ora tutti questi problemi e spese devono farli pagare ai galan e compari, compresi i politici di Roma che hanno avvallato l'opera. la stessa storia sarà per la valdastico.
RispondiEliminaEcco, emblema dei veneti, queste sono le credenziali nostre, togliamo soldi dalle tasche dei poveri cristi, gonfiamo i forzieri nascosti nelle isole disperse lontane, dove attingono gli affamatori del popolo! VENEZIA ci ha SEMPRE SFRUTTATI, ed abbiamo l'idiozia di venerare!
RispondiElimina