martedì 31 maggio 2016

Dalle Buse a Nosellari - by Alago



Chi ha detto che le galline sono stupide?

Invasi dai luoghi comuni basati su false credenze e modi di dire, abbiamo fatto una selezione totalmente arbitraria secondo la quale solo alcuni animali devono essere curati e protetti perché particolarmente intelligenti; altri invece, un po’ stupidi, sporchi e meno belli, diventeranno cibo, quindi non vale la pena occuparsene in alcun modo.
E invece basterebbe una veloce ricerca per scoprire proprio sulle galline cose meravigliose che soltanto chi ha la fortuna di condurre una vita di campagna in loro compagnia può osservare con i propri occhi; ma ormai questi animali hanno raramente la possibilità di esprimere le loro caratteristiche, anche le più semplici, perché costrette ad una vita infernale.
Se solo provassimo ad assecondare il corso naturale degli eventi scopriremmo la dolcezza di una mamma che canta ai pulcini ancora all’interno delle uova e come il bimbo che ancora all’interno della pancia col piedino fa sentire di esserci, i pulcini rispondono cantando anche loro dall’interno del guscio cominciando così, immediatamente, a comunicare con la loro madre impaziente di vederli.

gallina_con_pulcini
La omunicazione è fondamentale all’interno delle grandi società che le galline creano perché ognuna di esse ricopre un ruolo ben preciso scelto per la gallina in base alle caratteristiche della sua personalità.
Così si sviluppa una gerarchia al vertice della quale stanno le galline più sveglie e carismatiche, seguite subito da coloro che si occupano dell’organizzazione del gruppo e della divisione dei ruoli al suo interno, poi ancora le galline un po’ più timide, sono le più giovani e non sanno ancora cavarsela bene, ma a proteggerle ci saranno le galline più forti che renderanno il gruppo sicuro e invincibile.
All’interno di una tale organizzazione i pulcini crescono tranquilli, costantemente accuditi dalle mamme che insegnano loro le regole per sopravvivere, rispettando sempre la loro unicità, perché ognuno di loro, col tempo, quando avrà ben delineato il proprio essere, sarà collocato a svolgere un’importante attività per il costante sviluppo della popolazione.
Le buone abitudini sono ben accette, soprattutto perché ogni madre vuole per i propri pulcini un’educazione ottima, quindi, al mattino, quando sorge il sole, sono tutti già in piedi perché è quello il momento in cui la famiglia si riunisce e canta per accogliere il giorno nuovo e dare il via ad una nuova e movimentatissima giornata; quando invece qualcuno va via per sempre, i compagni stanno lì a vegliare su quel corpo mostrando tutto il loro rispetto e amore.

galline_gabbiajpg

Non ci fa rabbia privare noi stessi della possibilità di vedere la vera bellezza della natura?
Continuiamo a metterla in gabbia e ad ucciderla senza nessuna pietà ma, quando avremo distrutto definitivamente tutto questo, cosa resterà per noi?

lunedì 30 maggio 2016

Gli uccellini di Alago


codirosso maschio e femmina




Cinciarella (fratìn) che imbecca il pullo

merlo acquaiolo

domenica 29 maggio 2016

A31

il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è apparso il 25 maggio 2016
in Tv dal Senato della Republica  per rispondere a varie interpellanze.
Ecco un estratto di cosa ha risposto alla domanda postagli dal senatore Capelletti in merito al  rinnovo della concessione all'autostrada Brescia-Padova e di conseguenza la Valdastico A41:

 .........Il Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre sollecitazioni, che sempre hanno permesso di arricchire la discussione. Per quanto riguarda il tema dei project financing, il senatore Cappelletti mi richiama al tema della Brescia-Padova. Tale questione è semplicissima, senatore. La Brescia-Padova ha ottenuto un prolungamento di concessione dalla Unione europea fino al 2026. Quindi, la sua concessione non è stata prorogata, bensì è in essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale prolungamento, ha contestualmente detto che la concessione poteva essere revocata nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale il mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015) all'Unione europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la Provincia di Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho chiesto di poter continuare la discussione e abbiamo così ottenuto il via libera sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte le opere che ho intenzione di promuovere - per il quale non vi è overdesign. È inutile realizzare autostrade a pedaggio con sei corsie, tre per senso di marcia, per l'overdesign, dietro il quale si celano interessi non propri del Paese. Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità. Non c'è stata quindi alcuna proroga e non abbiamo intenzione di concederne attraverso procedure strane come il project financing ad ATIVA o alla Torino-Piacenza. Sono già partite le procedure che istruiscono dette pratiche. Come il senatore Malan giustamente sottolinea, difendo il fatto che le gare siano la regola. Così è scritto nel codice e noi lo dobbiamo seguire. Diverso è stato il tema della concessione in house, che è una facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo utilizzato anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni completamente confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione all'Unione europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei sa meglio di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti è pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi continuiamo in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal codice il tema del ricorso al project financing invece della concessione, ma certamente non è possibile - e il Ministero lo afferma con molta chiarezza - per evitare la gara, chiedere una proroga della concessione esistente, perché per noi non sarebbe corretto. Le concessioni stanno scadendo e, quindi, dobbiamo procedere rapidamente...
(segnalata da Marco Pettinà)

PER CHI VUOL LEGGERE
 QUESTO SOTTO E' IL TESTO INTEGRALE 

SENATO DELLA REPUBBLICA – Question Time del 26 maggio 2016

Il ministro Graziano Delrio, risponde su:

  1. attuazione del nuovo codice degli appalti”
  2. problematiche sistema portuale e trasporto marittimo”.

 

Attuazione del nuovo codice degli appalti”

1) Signora Presidente, desidero innanzitutto ringraziare gli onorevoli interroganti. Come sapete, abbiamo lavorato insieme sul codice degli appalti e abbiamo ritenuto, insieme, che esso costituisse una grande occasione per il Paese e una delle riforme più importanti che abbiamo prodotto, per cui ringrazio molto il Senato e la Camera dei deputati per il loro preziosissimo lavoro. Credo infatti che abbiamo davvero prodotto una rivoluzione in un settore che vale il 15 per cento del PIL italiano. Ovunque io vada e penso ovunque andiate anche voi - come sapete benissimo - vi sono opere attese da trenta, quaranta o cinquanta anni. Mancava, a tutt'oggi, una regolazione delle concessioni e non c'era quindi alcun recepimento. Si tratta di un codice che aveva avuto un primo regolamento di attuazione quattro anni dopo la sua entrata in vigore: questo è il punto. Il regolamento di attuazione era uno solo, ma è stato emanato quattro anni dopo. Quindi, ritengo che abbiamo davvero fatto un grande lavoro di snellimento, di riduzione, di semplificazione e abbiamo recepito in 220 articoli gli oltre 600 articoli che erano in precedenza in vigore, qui si aggiungono tre direttive europee. In Inghilterra hanno usato 100 articoli per recepire le sole tre direttive europee. Abbiamo, pertanto, compiuto uno sforzo di semplificazione mai visto fino ad ora e scelto coscientemente di emanare atti attuativi in termini di soft law, come le linee guida dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), i decreti del Ministero e gli atti che vanno a chiarire, prima di tutto, i tempi. È vero che c'è una mole di decreti da chiarificare, ma sette linee guida dell'ANAC sono già state pubblicate, per la consultazione, sul sito Internet e altre tre arriveranno prestissimo. Viene svolto un lavoro costante insieme al presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Dieci linea guida sono già pronte e noi rispetteremo senz'altro, per quanto riguarda le scadenze dei novanta giorni, tutte le nostre applicazioni: ciò vuole dire che, entro la fine dell'estate, saranno emanati i nostri decreti e, quindi, il corpus di recepimento e di attuazione più importante è in fase di avanzata predisposizione. Non ci sono vuoti, perché ogni articolo, laddove necessiti di un provvedimento attuativo, rimanda esplicitamente al fatto che, fino a quando non ci sarà il decreto, rimarranno in vigore le norme. Ciò è scritto alla fine di ogni articolo, proprio per evitare buchi normativi. Come sapete, il codice declina la pianificazione, la programmazione, la progettazione e la selezione delle opere e, quindi, la loro revisione; archivia la legge obiettivo; si basa sui principi della qualità e della qualificazione delle stazioni appaltanti, della qualificazione degli operatori, della qualificazione dei commissari e soprattutto della centralità del progetto. E faccio questa premessa perché, in alcune domande dei senatori interroganti, è stato posto il tema del massimo ribasso. Il codice fa una scelta precisa e dice che quella più corretta è la procedura negoziata dell'offerta economicamente più vantaggiosa e lascia una facoltà, sotto il milione di euro: si tratta dunque di una facoltà e non di un obbligo. Al senatore Esposito, che ha chiesto che intenzioni abbia a proposito del massimo ribasso, rispondo che, al riguardo, ho intenzione di stimolare gli enti locali, le Regioni e i Comuni, che pure nelle loro osservazioni hanno chiesto di mantenere questa soglia e anzi di innalzarla, e di ragionare con loro - spero di poter sottoscrivere presto dei protocolli di intesa - per ridurre al minimo l'uso del massimo ribasso, anche sotto il milione di euro. In prima applicazione abbiamo lasciato la soglia inizialmente scelta, ma contiamo progressivamente di convincere tutte le amministrazioni, attraverso un lavoro amministrativo, che è possibile aggiudicare la gran parte dei bandi di gara con l'offerta economicamente più vantaggiosa. Ciò è possibile e io l'ho fatto da sindaco già anni fa: aggiudicavamo l'80 per cento delle gare attraverso questa procedura. È vero - come ha detto il senatore Bruni - che rappresentano l'80 per cento del volume delle gare, ma rappresentano anche il 30 per cento dell'importo delle gare stesse. Bisogna dunque fare attenzione, perché c'è anche un tema legato all'importo. In linea di massima, questa è una scelta irreversibile e progressiva. D'altra parte, vorrei sottolineare di nuovo che il massimo ribasso è molto meno pericoloso nel momento in cui va a gara un progetto esecutivo. È evidente che con il progetto esecutivo la puntualità delle previsioni e la forbice per potere fare previsioni errate sono minime. Invece, è chiaro che, se si fa a una gara al massimo ribasso con progetti non completi, si possono osservare fenomeni di macroscopica alterazione della gara, come è successo con ribassi che rasentano il 50 per cento. Per quanto riguarda le commissioni di gara, ho una precisazione da fare. Noi abbiamo scritto che, sotto la soglia, le stazioni appaltanti possono scegliere dei componenti. L'ANAC preciserà presto che ciò non significa che scelgono tutta la Commissione. E questo era lo spirito - a mio avviso - che interpretava correttamente le vostre sollecitazioni, anche durante la discussione svolta. Vengo al tema delle certezze che ci diamo reciprocamente. Non vi nascondo che il codice appalti attualmente non è perfetto, per la complessità e l'importanza dell'argomento e per la grande quantità di temi che si è dovuta condensare. Lo ritengo, però, un ottimo lavoro e abbiamo anche recepito in tempo la direttiva europea, perché vale, ai fini della scadenza, il momento in cui viene firmata dal Presidente della Repubblica, e non il momento in cui viene pubblicata. Ritengo un vantaggio che il Governo italiano rispetti le scadenze e un fattore di serietà. Abbiamo fatto in tempo. Quanto alle certezze e ai problemi, il senatore Crosio ci richiamava a mantenere aperto un dialogo e a tener presente il lavoro che voi farete. Certamente noi lo seguiamo con grande interesse, come abbiamo fatto anche in precedenza. È evidente che poi il Governo ha assunto le sue legittime decisioni al suo interno, che forse a volte non sono state pienamente in linea con gli ultimi suggerimenti dati. C'è però un lavoro di monitoraggio e correzione progressivo al testo, perché contiene errori. Senz'altro non è un lavoro perfetto e siamo qui a dire che dobbiamo migliorarlo insieme, perché il codice dei contratti appartiene non al Governo ma al Paese. Più adeguato è, e meglio sarà. Quindi, il vostro lavoro sarà seguito assolutamente. Il Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre sollecitazioni, che sempre hanno permesso di arricchire la discussione. Per quanto riguarda il tema dei project financing, il senatore Cappelletti mi richiama al tema della Brescia-Padova. Tale questione è semplicissima, senatore. La Brescia-Padova ha ottenuto un prolungamento di concessione dalla Unione europea fino al 2026. Quindi, la sua concessione non è stata prorogata, bensì è in essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale prolungamento, ha contestualmente detto che la concessione poteva essere revocata nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale il mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015) all'Unione europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la Provincia di Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho chiesto di poter continuare la discussione e abbiamo così ottenuto il via libera sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte le opere che ho intenzione di promuovere - per il quale non vi è overdesign. È inutile realizzare autostrade a pedaggio con sei corsie, tre per senso di marcia, per l'overdesign, dietro il quale si celano interessi non propri del Paese. Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità. Non c'è stata quindi alcuna proroga e non abbiamo intenzione di concederne attraverso procedure strane come il project financing ad ATIVA o alla Torino-Piacenza. Sono già partite le procedure che istruiscono dette pratiche. Come il senatore Malan giustamente sottolinea, difendo il fatto che le gare siano la regola. Così è scritto nel codice e noi lo dobbiamo seguire. Diverso è stato il tema della concessione in house, che è una facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo utilizzato anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni completamente confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione all'Unione europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei sa meglio di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti è pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi continuiamo in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal codice il tema del ricorso al project financing invece della concessione, ma certamente non è possibile - e il Ministero lo afferma con molta chiarezza - per evitare la gara, chiedere una proroga della concessione esistente, perché per noi non sarebbe corretto. Le concessioni stanno scadendo e, quindi, dobbiamo procedere rapidamente. Il senatore Cervellini ha sottolineato lo stato disastroso dei lavori pubblici italiani e io concordo con lui. Credo che il codice dei contratti ci consenta di compiere un notevole passo in avanti. Sappiamo che questo è un cambio di orizzonte completo. Non si può mettere a gara un progetto preliminare per un'autostrada senza fare le valutazioni geologiche e sismiche: è qualcosa che grida vendetta, perché ovviamente la presunzione dei costi sarà totalmente errata, visto che probabilmente le prospettive dal punto di vista dell'intervento dello Stato si moltiplicheranno per anni e non avremo certezza dei tempi di realizzazione né dei costi. Ed è questo esattamente il motivo per cui il Parlamento e il Governo hanno sentito il bisogno di promuovere una riforma del settore, per evitare gli errori commessi in passato e archiviare la legge obiettivo che - come ha dimostrato il rapporto presentato recentemente alla Camera - non ha prodotto i risultati attesi. Noi siamo soddisfatti del fatto che in questo biennio il Governo sia riuscito ad aumentare, con una puntuale azione amministrativa su scuole e ferrovie, i bandi pubblici del 46 per cento: se ricordo bene, siamo riusciti ad aumentarne l'importo complessivo per 18 miliardi. Siamo quindi concentrati sull'attuazione delle opere. Ma, affinché ciò avvenga, bisogna che le opere siano impostate correttamente. Peraltro, come sapete, abbiamo messo a disposizione di tutti, sulla pagina denominata Opencantieri del sito Internet del Ministero, l'esatto stato di attuazione di ogni opera, e stiamo aggiornando anche quelli relativi ai porti e agli aeroporti, dei quali potete verificare in trasparenza la realizzazione. Allo stesso modo, ritengo che il codice abbia dato un grande contributo introducendo il dibattito pubblico.

 

Problematiche sistema portuale e trasporto marittimo”

2) Signora Presidente, ringrazio per l'occasione che mi date per fare nuovamente il punto sul sistema della portualità che - come ricordiamo - è anche economico: gli 8.000 chilometri di coste italiane sono un sistema economico a tutti gli effetti. Dai nostri porti entra il 70 per cento delle merci che importiamo ed esce poco più del 50. È, quindi, un sistema molto rilevante. Abbiamo, però, inefficienze logistiche, come hanno ricordato sia il senatore Gibiino che il senatore Bruni; abbiamo un notevole problema di intermodalità e poi di corridoi, come ricordava il senatore Crosio. Dobbiamo perciò avere un approccio olistico al problema della portualità, considerandola un sistema economico, un sistema territoriale, un sistema di grandi potenzialità di crescita, perché oggettivamente le trasformazioni in atto, come il raddoppio del canale di Suez, danno certamente grandi opportunità, che tuttavia vanno colte. Noi perdiamo ancora oltre un milione di container che vanno a Rotterdam per poi tornare di sotto, il che significa che perdiamo risorse (in termini di tasse che non vengono pagate) nonché occasioni di sviluppo. Sono convinto che il sistema mare sia una delle frontiere su cui l'Italia possa fare di più e, per questo, ci siamo dedicati da subito alla predisposizione di un piano strategico della portualità e della logistica insieme. Le inefficienze logistiche ci costano 40-50 miliardi, a seconda degli studi, ma il fatto di non coordinare, di non avere l'ultimo miglio ferroviario, di non coordinare i corridoi, di non renderli operativi, ci rende ovviamente un sistema debole. Insieme a questo, ci rende deboli l'inefficienza amministrativa o l'eccesso di frazionamento burocratico-amministrativo. In realtà, va detto che non è vero che nei porti manchino le risorse, perché essi possono fare affidamento su risorse anche private. È mancata, però, una regia centrale degli investimenti per impedire duplicazioni, perché non possiamo - lo dice spesso il senatore Filippi, e uso una sua frase - scimmiottare Rotterdam. Dobbiamo essere un sistema italiano diffuso, ma un unico sistema, certamente. Non abbiamo il grande porto su cui concentrarci, ma come sistema dobbiamo viverci e operare. Per questo abbiamo rafforzato nella riforma il ruolo di coordinamento centrale. Penso al porto di Taranto, una vicenda che ho seguito da vicino quando ero Sottosegretario e che ho continuato a seguire da Ministro. La crisi del porto di Taranto è dovuta al ritardo nell'esecuzione degli investimenti già autorizzati e finanziati; ritardi di dieci, dodici anni, in cui il terminalista poi scappa via. A tal proposito, vi do una buona notizia che è arrivata proprio ieri dal porto di Taranto: abbiamo ricominciato ad avere un aumento dei traffici dell'ordine del 30 per cento, anche per l'offerta turistica. Vogliamo che il porto di Taranto pensi alla sua vocazione in termini non solo di container di grandi materiali, ma anche di approdo turistico, perché è un porto di grande potenzialità. Quindi, dobbiamo anche coordinare le funzioni e fare in modo che i porti siano multi funzioni e non mono funzioni, altrimenti rischiano molto in un mercato globale dove alcuni operatori determinano da soli lo spostamento di ingenti quantità di materiali. La riforma era necessaria, quindi, per il motivo che ha menzionato prima la senatrice Orrù, e cioè per la rilevante perdita di competitività dei porti. Abbiamo coordinato gli investimenti di RFI. Nei due contratti di programma 2015-2016, dove mettiamo a disposizione ulteriori 17 miliardi per lo sviluppo della rete ferroviaria, vi sono investimenti per quasi un miliardo per l'upgrading dei corridoi merci, appunto. Abbiamo ormai un 80 per cento dei traffici merci su ferro per quanto riguarda - per esempio - porti come Trieste. Non ci sono, quindi, più camion che girano perché dobbiamo avere l'obiettivo - come attraverso le autostrade del mare che abbiamo rifinanziato con mare bonus - attraverso il ferro bonus, l'altra misura di incentivo, di trasportare sempre più le merci dalla gomma al ferro. Spostare almeno il 30-40 per cento delle merci dalla gomma al ferro è un obiettivo strategico del Paese: vuole dire meno congestione, meno necessità di strade; vuol dire seguire la linea dei nostri amici e vicini, come gli svizzeri, per i quali il sistema dei tunnel rappresenta nelle nostre interlocuzioni un eccezionale sistema integrato con il porto di Genova. E di questo abbiamo discusso con la Ministra fin dal momento del mio insediamento. Abbiamo presentato proprio a Genova l'idea di vivere il suo porto, insieme a quello di Savona, come l'ingresso delle merci per tutta l'area logistica del Nord-Ovest. Abbiamo realizzato un comitato di coordinamento con le tre Regioni (Liguria, Piemonte e Lombardia) per consentire che quella del Nord-Ovest fosse un'unica area logistica, e lo stesso abbiamo fatto per la Puglia. Abbiamo, infatti, scritto nell'accordo di partenariato e nel programma operativo nazionale che l'area logistica della Puglia è un sistema d'investimento integrato e i fondi europei serviranno a sviluppare detti sistemi. Certamente, quindi, vi è l'intermodalità che avete citato. Per quanto riguarda le infrastrutture di ultimo miglio, l'R6 ha un programma di infrastrutturazione di ultimo miglio; penso ai lavori che stiamo facendo a Livorno, molto importanti, ma anche in altri porti, come Taranto. Queste infrastrutturazioni dell'ultimo miglio sono il segno che pensiamo in termini integrati tra i vari sistemi: i porti non possono programmare i loro investimenti da soli, vivendo una vita autonoma, ma devono coordinarsi con agli altri sistemi, come gli interporti, le ferrovie e le grandi vie di comunicazione. La riforma, quindi, è molto importante e abbiamo fatto già passi avanti notevoli, come la semplificazione nei dragaggi. Inoltre, con l'ultimo decreto che state esaminando andiamo verso lo sportello amministrativo unico per i controlli, che unirà oltre 113 provvedimenti amministrativi e 23 autorità responsabili a vario titolo sotto un unico coordinamento: semplificazione, quindi. Abbiamo promosso il preclearing, ossia lo sdoganamento in mare: più di 3.500 navi oggi vengono sdoganate direttamente in mare e ciò è stato molto apprezzato dagli operatori internazionali. Abbiamo 15 porti che ora fanno il preclearing, lo sdoganamento in mare. Abbiamo aumentato i fast corridor, ossia i corridoi in cui le merci viaggiano veloci a destinazione; penso, ad esempio, ai corridoi che abbiamo costruito, ferroviari e autostradali, dai porti per arrivare all'Ikea di Piacenza e al deposito del Nord. Credo che il Paese sia in movimento, con i provvedimenti sui dragaggi, fatti insieme al Ministero dell'ambiente, con la semplificazione amministrativa e la digitalizzazione in capo alle dogane, che hanno fatto uno straordinario lavoro, e con la semplificazione della governance, con cui dai comitati portuali passiamo ai comitati di gestione. La senatrice Orrù pone un problema molto serio: non dobbiamo dimenticarci dei Comuni capoluogo. Noi certamente cercheremo di studiare un meccanismo per poterli coinvolgere, anche se non direttamente nel comitato di gestione, che vogliamo snello, comunque in un organismo di consultazione più ristretto. È giusto, infatti, che, nel momento in cui ci sono investimenti in porti che aderiscono all'autorità portuale, questi enti vengano consultati preventivamente e vi sia un meccanismo di regolazione. Ma non abbandoniamo l'idea dei comitati di gestione snelli. Gli attuali comitati portuali hanno svolto una funzione importante e non deve essere dimenticato che la legge n. 84 del 1994 è stata ottima e ha prodotto ottimi risultati. Non bisogna dimenticare da dove si parte, altrimenti ora sarebbe stato necessario un tagliando molto sostanzioso. Ci adeguiamo, così, alla governance dei principali porti europei e - come ricordava il senatore Rossi - adottiamo anche, finalmente, un regolamento delle concessioni, che mancava da oltre dieci anni e che era necessario. Lo abbiamo predisposto, lo abbiamo mandato per le osservazioni ed è in fase di recepimento definitivo. Certamente, ci sono osservazioni su ciò che è stato fatto, che riguardano più dei chiarimenti che degli obblighi, che mirano a chiarire i criteri. Le concessioni, infatti, devono essere affidate con criteri trasparenti e con pubblicità adeguate. È questo il punto vero per creare legalità. Non è pensabile, infatti, che una concessione venga data gratuitamente o un'altra venga data per sessant'anni, senza criteri oggettivi. È una questione che davvero abbiamo posto come uno degli elementi iniziali e più importanti, tant'è vero che siamo finalmente alla conclusione del dibattito sul regolamento delle concessioni e possiamo dedicarci a un sistema regolamentato dal centro in maniera adeguata. Ancora una volta, poiché ci diamo l'ambizione di avere comitati di gestione linea con le principali autorità portuali d'Europa, i criteri sono quelli di avere persone competenti, capaci, e che abbiano competenze manageriali. Non è necessario che abbiano vissuto nel porto, ma è importante che abbiano competenze manageriali, perché il porto è anche una grande impresa. Ed è evidente che per noi le procedure di concertazione - si cerca ovviamente l'intesa con le Regioni su detta questione - mirano semplicemente ed esclusivamente a trovare le persone che abbiano le caratteristiche giuste per fare di un porto un'opportunità di crescita, di sviluppo e di attrazione degli investimenti. Il problema, infatti, è costituito certamente dagli investimenti pubblici, ma anche dall'attrazione di investimenti privati. Abbiamo visto che grandi aziende e grandi porti attraggono grandi investimenti privati e penso agli investimenti che si stanno facendo a Genova e a Trieste. Questo deve essere l'obiettivo dei porti italiani, con un sistema che complessivamente aderisce allo spirito del piano strategico e dei decreti attuativi che abbiamo messo in campo; un sistema che credo sia pronto. Speriamo di poter sviluppare questa economia del mare, così necessaria per promuovere l'occupazione e la crescita nel nostro Paese.



L'angolo della Poesia

Quanti volti ha la mia vita?
I volti del dolore, della rabbia, 
della delusione, delle partenze,
dei ritorni, delle mancanze, dei sensi di colpa...
I volti delle mezze verità, 
delle cose nascoste, delle scoperte,
delle paure... e poi dell'allegria, della gioia 
e di quel senso stupendo 
di "esserci" nel momento giusto...
I volti dell'amore...
L'amore infantile, di adolescente, 
di giovane donna...
di donna... semplicemente.
Strati di vissuto poggiati sulla pelle.
I volti... del mio tempo.
Francesca Stassi

sabato 28 maggio 2016

"Movimenti" (?!?) in quel di Casotto...



Mattarella sull’Altopiano - by Maurizio Pretto

Durante l’incontro con la popolazione, più volte applaudito ha lanciato non un solo monito ai Governi d’Europa, ma diversi moniti, per non disperdere l’eredità avuta in dote dopo il disastro dei due conflitti mondiali. La folla in Piazza Carli l’ha interrotto ben 8 volte per applaudire il Suo discorso durato circa 25 minuti.
“…no a guerre, barriere o muri, la pace si costruisce con i ponti” e continua ancora con il Suo discorso in una Piazza Carli gremitissima “…è stata la pace e non la guerra ad assicurare stabilità e progresso, è stato il dialogo non lo scontro a permettere le grandi conquiste civili ed economiche di questi ultimi 70 anni… sono state le intese, le alleanze e non le chiusure e le barriere a garantire al nostro paese e agli altri la libertà e il benessere”.
Presenti alla cerimonia il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, i Generali dei vari reparti dell’Esercito, il Governatore del Veneto Luca Zaia, Elena Donazzan Assessore alle Politiche dell’Istruzione, della Formazione e del Lavoro della Regione del Veneto, il Vescovo della Diocesi di Padova e tantissime altre autorità civili, militari ed ecclesiastiche.
Anche il discorso del Ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha preceduto il discorso del Capo dello Stato, trova consensi e viene interrotto quando fa riferimento alle barriere: “…sarebbe ironico che a cento anni dalla guerra sinistri simboli come muri e barriere tornino a promuovere divisioni e separazioni, non possiamo tornare indietro…”
Alle 10.30 l’auto presidenziale preceduta da varie auto di scorta arriva al Piazzale del Leiten e sale verso il colle dove si trova il Sacrario. Prima dell’entrata al viale un drappello di alpini con l’uniforme del 1915-1918, rende omaggio al passaggio dell’auto, sono i figuranti del Battaglione Alpini 7 Comuni, con la divisa rifatta ma con i fucili di cento anni fa.
Blindatissimo l’Ossario per questioni di sicurezza hanno potuto accedervi in pochi, mentre il Presidente onorava i caduti deponendo una corona di alloro alcuni bambini delle scuole hanno intonato qualche canto, e alla fine il Capo dello Stato ha stretto a tutti loro la mano dicendo“…i bambini e i giovani sono figli d’Europa e vanno tutelati e i politici devono per loro costruire un futuro solido evitando pericolosi balzi all’indietro…”
Mattarella lascia il Sacrario per recarsi in Comune dove incontra i sindaci degli 8 Comuni dell’Altipiano, scende poi in piazza e dopo l’intervento del Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern e del Ministro della Difesa inizia il Suo discorso dal palco gremito da fasce tricolori dei vari sindaci della Provincia di Vicenza. Rievocando la guerra Mattarella chiama come testimoni Lussu, Gadda, Hemingway e Mario Rigoni Stern; cita anche Ermanno Olmi che, presente alla cerimonia, ha un incontro privato con il Presidente.
A fine cerimonia il Presidente in elicottero sale sul Monte Lozze, alle pendici di quel triste monte considerato il Calvario degli Alpini “Monte Ortigara” e ai piedi della statua della Madonnina con il Ministro Pinotti e tantissimi Alpini commosso depone una corona di fiori dicendo “…in questi luoghi bisogna vestire l’abito dell’ umiltà e della gratitudine”.
In Piazza Carli erano inoltre presenti vari reparti dell’Esercito con addetti che davano spiegazioni su mezzi, e tecnologie attuali, inoltre grazie al circolo filatelico 7 Comuni in collaborazione con le Poste Italiane è stato creato un annullo speciale che ricorda la visita del Presidente della Repubblica e i 100 anni del profugato.
P.S. Elena Donazzan, ha scritto personalmente al Presidente della Repubblica una lettera per salvare i Sacrari: “Presidente Mattarella, mi appello a lei affinché intervenga per salvare quelli che non rappresentano solo luoghi sacri per la nostra storia, ma che incarnano memoria, sangue e tradizione della nostra patria, come i Sacrari Militari… Dobbiamo valorizzazione nel giusto modo il sacrificio di chi ieri ha deciso di donare la vita per la nazione…” (la maggior parte dei Sacrari versano in uno stato pietoso).
Fotoreportage:
Foto 1 – Il Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, Luca Zaia, Governatore del Veneto, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella;
foto 2 – il palco, l’intervento del Ministro della Difesa Pinotti,
foto 3 – discorso del Presidente della Repubblica;
foto 4 – mentre si canta “Fratelli d’Italia”;
foto 5 – il gruppo Alpini con le divise e i fucili come cento anni fa rende omaggio al passaggio dell’auto Presidenziale;
foto 6- l’ auto Presidenziale scende dal Sacrario;
foto 7 – soldati con divise d’epoca scendono dal Sacrario;
foto 8 – dimostrazione dell’esercito in Piazza Carli;
foto 9 – spiegazione della tuta per artificieri;
foto 10 – l’annullo speciale.
 Notizie comuni italiani.it

venerdì 27 maggio 2016

La squadra di calcio di qualche anno fa - by Bortolo Righele

In piedi: il Mister Mariano Grotto - Fabrizio Lorenzi - Tarcisio Fontana - Eddy Pertile - Piero Lorenzi - (?)
Accosciati: Sergio Lucca - Giancarlo Lorenzi - Loris Pertile - Cesare Slaviero - Marco Bonifaci - Giorgio Toldo.
Qualcuno riesce ad aggiungere qualcosa in più a questa foto?

giovedì 26 maggio 2016

Il contadino batte la globalizzazione: un italiano su quattro fa la spesa da lui








Secondo Coldiretti negli ultimi cinque anni infatti i consumatori che fanno la spesa nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori dove è stato raggiunto il record di 15 milioni di presenze nel 2015.

E' quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè, a 15 anni dall'approvazione della legge di orientamento che ha allargato i confini dell'imprenditorialità agricola, aprendo a nuove opportunità occupazionali nell'agri-benessere, nella tutela ambientale, nel risparmio energetico, nelle attività sociali, nella trasformazione aziendale e nella vendita diretta. "Un exploit da ricondurre - sottolinea la Coldiretti - all'attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre che alla crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e alla valorizzazione del proprio territorio, come dimostra il fatto che il 70% degli italiani è addirittura disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l'assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti".

La domanda di naturalità, spiega la Coldiretti, ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli 'agri-gelati' che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le 'agri-birre' con l'impiego dell'orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli 'agri-cosmetici' che sono ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti, da quelli a base di bava di lumaca al latte d'asina, al miele, all'olio o al vino. Si assiste inoltre anche ad inaspettati ritorni come il pane del contadino che utilizza grano recuperato dal rischio di estinzione.

Un vero boom, sottolinea l'organizzazione agricola, che ha portato alla nascita di oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta Italia dove trovano sbocco, tra l'altro, almeno 100 varietà vegetali definite minori e prodotti ottenuti da 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta.
(segnalato da Odette)

mercoledì 25 maggio 2016

Vento - la pista ciclabile da Venezia a Torino

VENTO è una pista ciclabile pensata allo scopo di collegare Venezia a Torino, passando per la valle tracciata dal Po, in un percorso di 679 chilometri complessivi. Si tratta di un progetto volto a incentivare la mobilità ecologica, producendo un corridoio verde articolato e tutelato dalle amministrazioni di ben quattro Regioni.
La pista ciclabile, infatti, si snoderebbe tra le città d’arte di Venezia, Ferrara, Mantova, passando per Torino e Milano, come per i centri più piccoli, che ne beneficerebbero in quanto a valorizzazione delle realtà naturalistiche, rurali, e dei piccoli centri di enogastronomia e artigianato. Dai canali di Venezia ai navigli di Milano, passando per il paesaggio della Pianura padana, il percorso si articolerebbe – per ben  264 chilometri – attraverso aree naturali protette, ponendosi come un’occasione unica per assaporare il territorio del Nord Italia.
Si tratta di un’iniziativa di cui, ad oggi, si stanno occupando ben 288 associazioni, enti e istituzioni e più di 4.700 cittadini e che, come spiegato dal Politecnico di Milano che l’ha progettata, necessiterebbe di “una spesa molto bassa (80 milioni di euro), pari a circa 118 euro al metro”. Così, continua la descrizione del progetto PoliMi “si realizzerebbe la più lunga pista ciclabile italiana e una delle più lunghe ciclabili d’Europa. Un impegno che, se suddiviso tra Stato, 4 regioni e 12 province diverrebbe davvero leggero, leggero come una brezza”.
Portando, peraltro, nuovi posti di lavoro su suolo italiano. Come spiegato dai progettisti, infatti, “il cicloturismo alimenta economie locali diffuse e genera occupazione in località altrimenti escluse dal turismo tradizionale. I 679 km di VENTO possono raggiungere, a infrastruttura realizzata, fino a mezzo milione di passaggi/anno. Con un indotto di 100 milioni di €/anno, VENTO creerà fino a 2.000 nuovi posti di lavoro”.
(segnalata da Odette)

Il Sacrario del Monte Grappa


martedì 24 maggio 2016

Il profugato e la distruzione

Non scriverò commenti di queste immagini né tanto meno scriverò della rievocazione storica dell’inizio del profugato che si è svolta ad Asiago il 15 maggio, a cento anni esatti da questa triste pagina, ma riporterò parte degli scritti tratti dal libro “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu:… 
La strada ora si faceva ingombra di profughi. Sull’Altopiano di Asiago non era rimasta anima viva. La popolazione dei Sette Comuni si riversava sulla pianura, alla rinfusa, trascinando sui carri a buoi e sui muli, vecchi, donne, e bambini e quel poco di masserizie che aveva potuto salvare dalle case affrettatamente abbandonate al nemico. I contadini allontanati dalla loro terra erano come naufraghi e i loro occhi guardavano assenti. Era il convoglio del dolore e i carri lenti sembravano un accompagnamento funebre…

E don Giuseppe Rebeschini scriveva il 15 maggio 1920 (cinque anni dopo l’inizio dell’esodo):.. vorremmo stendere un velo pietoso e nemmeno parlare della lugubre data, segnale di preludio dell’invasione che ridusse a un cumulo di macerie l’Altopiano e le valli limitrofe, vorremmo seppellire nell’oblio le tragiche scene, i pianti, gli strazi e le pene dei profughi figli dell’alpe costretti a precipitarsi nella pianura sotto la pressione dell’uragano; vorremmo tacere e tacere per sempre gli episodi che accompagnarono quella fuga disperata, di donne, bambini e vecchi, vorremmo nemmeno accennare allo sconforto indicibile, alla grande amarissima delusione che quelli infelici provarono quando, sottratti al pericolo di morte per l’infuriar delle granate, si videro fatti oggetto di disprezzo e di rifiuto da parte di coloro che dovevano allietarli con il saluto di fratelli e invece li regalavano di un titolo che lacerava le loro anime più che non il proiettile nemico sibilante per l’aria. Vorremmo dimenticare tutto per non rinnovare lacrime, dolori, per non rattristarci e rattristare…

Un po’ di storia: 15 maggio 1916, ore 7,00. Era una tranquilla giornata primaverile, tre aerei austriaci Taubes sorvolano l’Altopiano e subito dopo una prima esplosione. Gli aerei nemici segnalavano le direttive di tiro al cannone chiamato “Lang Georg” piazzato sulla penisola di Calceranica nella zona dei Laghi di Caldonazzo. Un paio d’ore più tardi altri colpi e sibili e viene colpita una casa vicina al Monumento della Beata Giovanna Bonomo, i primi morti civili: una mamma e il suo bambino.

Dall’Altopiano Sette Comuni, l’Altopiano di Tonezza, dalla Valdastico e Valli di Posina, si riversarono in pianura in una quindicina giorni (dal 15 maggio al 30 maggio 1916) circa 35,000 profughi che all’inizio non furono ben visti e accettati anche perché le genti della pianura erano impreparate e con la maggior parte degli uomini al fronte… una triste pagina dimenticata dalla storiografia.

Per questa rappresentazione del 15 ad Asiago sono state chiamate tutte le compagnie teatrali Altopianesi, che con la rievocazione dei fatti ci hanno dato la possibilità di rivivere quei momenti. Sinceri complimenti a tutti i figuranti che grazie a una straordinaria rappresentazione ci hanno permesso di immergersi nella realtà simile a quei tristi giorni e come è stato detto: “né folklore, né spettacolo, ma esclusivamente un omaggio alla nostra terra e alla nostra gente”. Bravissimi tutti e grazie per quanto ci avete regalato con la vostra grande interpretazione.

Notizie Comuni italiani.it
Maury54 (Maurizio Pretto)

Fotoreportage:

Foto di testa – Immagine del 1916;

restanti foto: rievocazione storica, nr. 7…. e si fermarono a pregare davanti al Monumento della Beata Giovanna Bonomo (nativa di Asiago)

LA GRANDE GUERRA: 24 Maggio 1915 - 4 Novembre 1918

Il 24 maggio scorso si volle celebrare con grande solennità il centenario della dichiarazione di guerra dell'Italia contro l'Austria, nella prima guerra mondiale. 
Naturalmente questa cosa provocò grandi polemiche fra le personalità del Trentino alto Adige, Sindaci dei due capoluoghi e i Schuetzen, contro alcune personalità politiche italiane. Era assurdo chiedere a una buona parte degli altoatesini (austriaci... più dei veri austriaci) maggioritari, di festeggiare l'inizio di una guerra che per loro non era una Guerra, ma semplicemente l'apertura di un nuovo fronte. 
 
Era già più di un anno che i figli di questa terra si battevano e morivano accanto alle truppe imperiali nei vari fronti dei Balcani, Polonia, Russia. 
Si doveva punire i Serbi che, il 28 luglio 1914, avevano assassinato il principe ereditario al trono d'Austria, l'arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sophie. Loro preferivano le bandiere a mezz'asta in segno di lutto, ed un minuto di silenzio in memoria dei caduti... TUTTI... e di TUTTE le guerre.


Non so in che maniera sia stato commemorato quell'infausto giorno di cento anni fa, a San Pietro. 
Quel fatidico giorno fu, per i nostri Nonni, Padri, Madri, Fratelli e per tutte quelle Persone che vi abitavano, il giorno più orribile della loro vita. 
Ebbero qualche ora di tempo, sotto il tiro dei cannoni, per abbandonare casa, campi, e bestiame e partire con qualche misero straccio verso l'ignoto, come degli zingari. 
Solo per qualche giorno... avevano loro promesso. 
Non tutti ritornarono... e dopo più di quattro, cinque anni di vagabondaggio per l'Italia. 
E che cosa trovarono al loro ritorno? Il paese distrutto. Case devastate, spogliate di tutto, costretti a sopravvivere nelle càneve, come i topi. 
I campi seminati sì , ma di bombe... ed una vita da ricominciare.
Ricordiamoci che il nostro Paese, zona di confine, pagò un prezzo elevatissimo a questa Guerra. 
Oltre alla sua quasi completa distruzione, furono più di duecento gli uomini richiamati, di cui centocinquanta Combattenti. Ventiquattro furono i Caduti ed un numero altissimo di Reduci feriti e mutilati.

Non ci furono nella nostra Valle dei veri e propri fatti d'arme, a parte qualche scaramuccia con gli Schuetzen nelle Marogne. La provvisoria conquista delle Norre sotto il Krojere, fu l'occasione per la costruzione della strada che parte dalle case più alte di Casotto fino al ponte sopra la cascata con la congiunzione del sentiero per Belfiore: “La strada dei taliani.” La si vede ancora anche da lontano. 
 
Ci fu qualche tiro di cannone dal Forte Belvedere con dei leggeri danni alla chiesa di San Pietro che ricevette tre obici.
Il solo vero fatto d'arme si consumò sulle montagne nei Bassoni, Costesin.
Sanguinosi combattimenti avvennero per la conquista del forte di Luserna, il quale aveva già issato bandiera bianca, quando dei grandi rinforzi in uomini e materiali arrivarono al forte, con cannoni e moderne mitragliatrici. 
Fu un'ecatombe per i nostri Soldati inermi esposti al fuoco nemico. Molti di loro furono lasciati sepolti sotto le macerie delle trincee bombardate.
Ancor oggi nella piana di Camporosà, al limite con il Costesin vi é una stele che ricorda il luogo dove furono sepolti più di millenovecento di questi soldati.

Ed il primo anno di guerra passò... 
Nel frattempo gli Austriaci stavano preparando una grande offensiva. Movimenti di truppe e materiale bellico si notavano attorno ai Forti del Trentino. 
Il grande stratega (?), il Generale Cadorna, un lume di guerra, non ci credeva. Non credeva ai disertori che lo informavano trattandoli come spie.

Il 15 Maggio 1916, nel pomeriggio, un diluvio di fuoco si scaricò sulle nostre Valli e montagne, tanto che la luce del sole fu oscurata dalla polvere e dal fumo.
Era la vendetta perpetrata dal generale austriaco Conrad von Hotzendorf nemico acerrimo degli italiani, rei d'aver tradito la “Triplice Alleanza”.


Incominciava così la Strafexpedition (spedizione punitiva) composta da 300 battaglioni e 2000 pezzi d'artiglieria contro la metà delle forze italiane.
Davanti a tanta potenza “i nostri Forti” caddero ad uno a uno come birilli malgrado la strenua resistenza e gli atti eroici dei nostri Soldati.





Ed i Kaiserjaeger avanzavano...
Tra il ventisei ed il ventisette maggio caddero Asiago ed Arsiero nelle mani austriache. Qualche giorno dopo fu conquistato anche il Monte Cengio, ultimo baluardo, malgrado una eroica resistenza dei Granatieri di Sardegna, che privi di tutto armamento, pur di non lasciarsi fare prigionieri, si avvinghiavano al corpo del nemico e si gettavano assieme giù per i burroni sottostanti. Il due giugno la controffensiva italiana arrestò  l'avanzata austriaca.
Cominciva, per oltre tre anni, cioé fino al 4 novembre1918, nelle nostre montagne, la sanguinosa guerra di trincea, rendendo il terreno simile al suolo lunare.

 
Cos'é rimasto di questa Guerra, oltre la facciata monumentale, ed il monumento ai caduti nel cimitero??? 

Ebbene sono rimaste tre gallerie!!!
Una, quella “de Galo”, situata ai Lucca, alla Valle, sotto al sentiero che conduce ai Valeri; assai conosciuta. Fu costruita come le altre due nel 1914 dal Genio Militare. Serviva da deposito di munizioni fabbricate dalle officine costruite nelle baracche soprastanti. 
Ancora recentemente in quei terreni si potevano trovare delle "capéte", quadrettini di polvere solida che serviva per riempire le cartucce. La terra “avvelenata” produce molto poco.


A noi ragazzini, questa galleria, nei giorni piovosi serviva da palestra. Trovavamo la terra crea con la quale facevamo le “baléte” (palline).
L'altra si trova, anzi si trovava, prima della curva in cima al campo. 
Come fu distrutta la calcara al Cucco, dai “vandali“ costruttori della strada della Singéla, negli anni settanta, così fu riempita la galleria di detriti.
La terza si trova duecento metri sopra le case dei Baise, nascosta dalla vegetazione. Serviva anche questa come deposito di munizioni della guarnigione che era di stanza qui, di fronte a Belfiore, in faccia al Kròjere.
Lino Bonifaci

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...