martedì 31 maggio 2016
Chi ha detto che le galline sono stupide?
Invasi dai luoghi comuni basati su false
credenze e modi di dire, abbiamo fatto una selezione totalmente
arbitraria secondo la quale solo alcuni animali devono essere curati e
protetti perché particolarmente intelligenti; altri invece, un po’
stupidi, sporchi e meno belli, diventeranno cibo, quindi non vale la
pena occuparsene in alcun modo.
E invece basterebbe una veloce ricerca
per scoprire proprio sulle galline cose meravigliose che soltanto chi ha
la fortuna di condurre una vita di campagna in loro compagnia può
osservare con i propri occhi; ma ormai questi animali hanno raramente la
possibilità di esprimere le loro caratteristiche, anche le più
semplici, perché costrette ad una vita infernale.
Se solo provassimo ad assecondare il corso naturale degli eventi scopriremmo la dolcezza di una mamma
che canta ai pulcini ancora all’interno delle uova e come il bimbo
che ancora all’interno della pancia col piedino fa sentire di esserci,
i pulcini rispondono cantando anche loro dall’interno del guscio
cominciando così, immediatamente, a comunicare con la loro madre
impaziente di vederli.
La omunicazione è fondamentale
all’interno delle grandi società che le galline creano perché ognuna di
esse ricopre un ruolo ben preciso scelto per la gallina in base alle
caratteristiche della sua personalità.
Così si sviluppa una gerarchia
al vertice della quale stanno le galline più sveglie e carismatiche,
seguite subito da coloro che si occupano dell’organizzazione del gruppo e
della divisione dei ruoli al suo interno, poi ancora le galline un po’
più timide, sono le più giovani e non sanno ancora cavarsela bene, ma a
proteggerle ci saranno le galline più forti che renderanno il gruppo
sicuro e invincibile.
All’interno di una tale organizzazione i
pulcini crescono tranquilli, costantemente accuditi dalle mamme che
insegnano loro le regole per sopravvivere, rispettando sempre la loro
unicità, perché ognuno di loro, col tempo, quando avrà ben delineato il
proprio essere, sarà collocato a svolgere un’importante attività per il
costante sviluppo della popolazione.
Le buone abitudini sono ben accette,
soprattutto perché ogni madre vuole per i propri pulcini un’educazione
ottima, quindi, al mattino, quando sorge il sole, sono tutti già in
piedi perché è quello il momento in cui la famiglia si riunisce e canta
per accogliere il giorno nuovo e dare il via ad una nuova e
movimentatissima giornata; quando invece qualcuno va via per sempre, i
compagni stanno lì a vegliare su quel corpo mostrando tutto il loro
rispetto e amore.
Non ci fa rabbia privare noi stessi della possibilità di vedere la vera bellezza della natura?
Continuiamo a metterla in gabbia e ad
ucciderla senza nessuna pietà ma, quando avremo distrutto
definitivamente tutto questo, cosa resterà per noi?
lunedì 30 maggio 2016
domenica 29 maggio 2016
A31
il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è apparso il 25 maggio 2016
in Tv dal Senato della Republica per rispondere a varie interpellanze.
Ecco
un estratto di cosa ha risposto alla domanda
postagli dal senatore Capelletti in merito al rinnovo della concessione
all'autostrada Brescia-Padova e di conseguenza la Valdastico A41:
.........Il
Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre sollecitazioni, che
sempre hanno permesso di arricchire la discussione. Per quanto riguarda
il tema dei project financing, il senatore Cappelletti mi richiama al
tema della Brescia-Padova. Tale questione è semplicissima, senatore. La
Brescia-Padova ha ottenuto un prolungamento di concessione dalla Unione
europea fino al 2026. Quindi, la sua concessione non è stata prorogata,
bensì è in essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale
prolungamento, ha contestualmente detto che la concessione poteva essere
revocata nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della
Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che
collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale il
mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015) all'Unione
europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la Provincia di
Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho chiesto di poter
continuare la discussione e abbiamo così ottenuto il via libera
sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte le opere che ho
intenzione di promuovere - per il quale non vi è overdesign. È inutile
realizzare autostrade a pedaggio con sei corsie, tre per senso di
marcia, per l'overdesign, dietro il quale si celano interessi non propri
del Paese. Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà
analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una
impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità. Non c'è
stata quindi alcuna proroga e non abbiamo intenzione di concederne
attraverso procedure strane come il project financing ad ATIVA o alla
Torino-Piacenza. Sono già partite le procedure che istruiscono dette
pratiche. Come il senatore Malan giustamente sottolinea, difendo il
fatto che le gare siano la regola. Così è scritto nel codice e noi lo
dobbiamo seguire. Diverso è stato il tema della concessione in house,
che è una facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo
utilizzato anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni
completamente confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione
all'Unione europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei
sa meglio di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti
è pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a
gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a
ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in
house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi continuiamo
in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal codice il tema
del ricorso al project financing invece della concessione, ma
certamente non è possibile - e il Ministero lo afferma con molta
chiarezza - per evitare la gara, chiedere una proroga della concessione
esistente, perché per noi non sarebbe corretto. Le concessioni stanno
scadendo e, quindi, dobbiamo procedere rapidamente...
(segnalata da Marco Pettinà)
PER CHI VUOL LEGGERE
QUESTO SOTTO E' IL TESTO INTEGRALE
QUESTO SOTTO E' IL TESTO INTEGRALE
SENATO
DELLA REPUBBLICA – Question Time del 26 maggio 2016
Il
ministro Graziano Delrio, risponde su:
- “attuazione del nuovo codice degli appalti”
- “problematiche sistema portuale e trasporto marittimo”.
“Attuazione
del nuovo codice degli appalti”
1) Signora
Presidente, desidero innanzitutto ringraziare gli onorevoli
interroganti. Come sapete, abbiamo lavorato insieme sul codice degli
appalti e abbiamo ritenuto, insieme, che esso costituisse una grande
occasione per il Paese e una delle riforme più importanti che
abbiamo prodotto, per cui ringrazio molto il Senato e la Camera dei
deputati per il loro preziosissimo lavoro. Credo infatti che abbiamo
davvero prodotto una rivoluzione in un settore che vale il 15 per
cento del PIL italiano. Ovunque io vada e penso ovunque andiate anche
voi - come sapete benissimo - vi sono opere attese da trenta,
quaranta o cinquanta anni. Mancava, a tutt'oggi, una regolazione
delle concessioni e non c'era quindi alcun recepimento. Si tratta di
un codice che aveva avuto un primo regolamento di attuazione quattro
anni dopo la sua entrata in vigore: questo è il punto. Il
regolamento di attuazione era uno solo, ma è stato emanato quattro
anni dopo. Quindi, ritengo che abbiamo davvero fatto un grande lavoro
di snellimento, di riduzione, di semplificazione e abbiamo recepito
in 220 articoli gli oltre 600 articoli che erano in precedenza in
vigore, qui si aggiungono tre direttive europee. In Inghilterra hanno
usato 100 articoli per recepire le sole tre direttive europee.
Abbiamo, pertanto, compiuto uno sforzo di semplificazione mai visto
fino ad ora e scelto coscientemente di emanare atti attuativi in
termini di soft law, come le linee guida dell'Autorità nazionale
anticorruzione (ANAC), i decreti del Ministero e gli atti che vanno a
chiarire, prima di tutto, i tempi. È vero che c'è una mole di
decreti da chiarificare, ma sette linee guida dell'ANAC sono già
state pubblicate, per la consultazione, sul sito Internet e altre tre
arriveranno prestissimo. Viene svolto un lavoro costante insieme al
presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Dieci linea guida
sono già pronte e noi rispetteremo senz'altro, per quanto riguarda
le scadenze dei novanta giorni, tutte le nostre applicazioni: ciò
vuole dire che, entro la fine dell'estate, saranno emanati i nostri
decreti e, quindi, il corpus di recepimento e di attuazione più
importante è in fase di avanzata predisposizione. Non ci sono vuoti,
perché ogni articolo, laddove necessiti di un provvedimento
attuativo, rimanda esplicitamente al fatto che, fino a quando non ci
sarà il decreto, rimarranno in vigore le norme. Ciò è scritto alla
fine di ogni articolo, proprio per evitare buchi normativi. Come
sapete, il codice declina la pianificazione, la programmazione, la
progettazione e la selezione delle opere e, quindi, la loro
revisione; archivia la legge obiettivo; si basa sui principi della
qualità e della qualificazione delle stazioni appaltanti, della
qualificazione degli operatori, della qualificazione dei commissari e
soprattutto della centralità del progetto. E faccio questa premessa
perché, in alcune domande dei senatori interroganti, è stato posto
il tema del massimo ribasso. Il codice fa una scelta precisa e dice
che quella più corretta è la procedura negoziata dell'offerta
economicamente più vantaggiosa e lascia una facoltà, sotto il
milione di euro: si tratta dunque di una facoltà e non di un
obbligo. Al senatore Esposito, che ha chiesto che intenzioni abbia a
proposito del massimo ribasso, rispondo che, al riguardo, ho
intenzione di stimolare gli enti locali, le Regioni e i Comuni, che
pure nelle loro osservazioni hanno chiesto di mantenere questa soglia
e anzi di innalzarla, e di ragionare con loro - spero di poter
sottoscrivere presto dei protocolli di intesa - per ridurre al minimo
l'uso del massimo ribasso, anche sotto il milione di euro. In prima
applicazione abbiamo lasciato la soglia inizialmente scelta, ma
contiamo progressivamente di convincere tutte le amministrazioni,
attraverso un lavoro amministrativo, che è possibile aggiudicare la
gran parte dei bandi di gara con l'offerta economicamente più
vantaggiosa. Ciò è possibile e io l'ho fatto da sindaco già anni
fa: aggiudicavamo l'80 per cento delle gare attraverso questa
procedura. È vero - come ha detto il senatore Bruni - che
rappresentano l'80 per cento del volume delle gare, ma rappresentano
anche il 30 per cento dell'importo delle gare stesse. Bisogna
dunque fare attenzione, perché c'è anche un tema legato
all'importo. In linea di massima, questa è una scelta irreversibile
e progressiva. D'altra parte, vorrei sottolineare di nuovo che il
massimo ribasso è molto meno pericoloso nel momento in cui va a gara
un progetto esecutivo. È evidente che con il progetto esecutivo la
puntualità delle previsioni e la forbice per potere fare previsioni
errate sono minime. Invece, è chiaro che, se si fa a una gara al
massimo ribasso con progetti non completi, si possono osservare
fenomeni di macroscopica alterazione della gara, come è successo con
ribassi che rasentano il 50 per cento. Per quanto riguarda le
commissioni di gara, ho una precisazione da fare. Noi abbiamo scritto
che, sotto la soglia, le stazioni appaltanti possono scegliere dei
componenti. L'ANAC preciserà presto che ciò non significa che
scelgono tutta la Commissione. E questo era lo spirito - a mio avviso
- che interpretava correttamente le vostre sollecitazioni, anche
durante la discussione svolta. Vengo al tema delle certezze che ci
diamo reciprocamente. Non vi nascondo che il codice appalti
attualmente non è perfetto, per la complessità e l'importanza
dell'argomento e per la grande quantità di temi che si è dovuta
condensare. Lo ritengo, però, un ottimo lavoro e abbiamo anche
recepito in tempo la direttiva europea, perché vale, ai fini della
scadenza, il momento in cui viene firmata dal Presidente della
Repubblica, e non il momento in cui viene pubblicata. Ritengo un
vantaggio che il Governo italiano rispetti le scadenze e un fattore
di serietà. Abbiamo fatto in tempo. Quanto alle certezze e ai
problemi, il senatore Crosio ci richiamava a mantenere aperto un
dialogo e a tener presente il lavoro che voi farete. Certamente noi
lo seguiamo con grande interesse, come abbiamo fatto anche in
precedenza. È evidente che poi il Governo ha assunto le sue
legittime decisioni al suo interno, che forse a volte non sono state
pienamente in linea con gli ultimi suggerimenti dati. C'è però un
lavoro di monitoraggio e correzione progressivo al testo, perché
contiene errori. Senz'altro non è un lavoro perfetto e siamo qui a
dire che dobbiamo migliorarlo insieme, perché il codice dei
contratti appartiene non al Governo ma al Paese. Più adeguato è, e
meglio sarà. Quindi, il vostro lavoro sarà seguito assolutamente.
Il Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre
sollecitazioni, che sempre hanno permesso di arricchire la
discussione. Per quanto riguarda il tema dei project financing, il
senatore Cappelletti mi richiama al tema della Brescia-Padova. Tale
questione è semplicissima, senatore. La Brescia-Padova ha ottenuto
un prolungamento di concessione dalla Unione europea fino al 2026.
Quindi, la sua concessione non è stata prorogata, bensì è in
essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale prolungamento,
ha contestualmente detto che la concessione poteva essere revocata
nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della
Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che
collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale
il mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015)
all'Unione europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la
Provincia di Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho
chiesto di poter continuare la discussione e abbiamo così ottenuto
il via libera sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte
le opere che ho intenzione di promuovere - per il quale non vi è
overdesign. È inutile realizzare autostrade a pedaggio con sei
corsie, tre per senso di marcia, per l'overdesign, dietro il quale si
celano interessi non propri del Paese. Abbiamo avanzato una proposta
di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle
sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e
di immediata realizzabilità. Non c'è stata quindi alcuna proroga e
non abbiamo intenzione di concederne attraverso procedure strane come
il project financing ad ATIVA o alla Torino-Piacenza. Sono già
partite le procedure che istruiscono dette pratiche. Come il senatore
Malan giustamente sottolinea, difendo il fatto che le gare siano la
regola. Così è scritto nel codice e noi lo dobbiamo seguire.
Diverso è stato il tema della concessione in house, che è una
facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo utilizzato
anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni completamente
confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione all'Unione
europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei sa meglio
di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti è
pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a
gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a
ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in
house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi
continuiamo in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal
codice il tema del ricorso al project financing invece della
concessione, ma certamente non è possibile - e il Ministero lo
afferma con molta chiarezza - per evitare la gara, chiedere una
proroga della concessione esistente, perché per noi non sarebbe
corretto. Le concessioni stanno scadendo e, quindi, dobbiamo
procedere rapidamente. Il senatore Cervellini ha sottolineato lo
stato disastroso dei lavori pubblici italiani e io concordo con lui.
Credo che il codice dei contratti ci consenta di compiere un notevole
passo in avanti. Sappiamo che questo è un cambio di orizzonte
completo. Non si può mettere a gara un progetto preliminare per
un'autostrada senza fare le valutazioni geologiche e sismiche: è
qualcosa che grida vendetta, perché ovviamente la presunzione dei
costi sarà totalmente errata, visto che probabilmente le prospettive
dal punto di vista dell'intervento dello Stato si moltiplicheranno
per anni e non avremo certezza dei tempi di realizzazione né dei
costi. Ed è questo esattamente il motivo per cui il Parlamento e il
Governo hanno sentito il bisogno di promuovere una riforma del
settore, per evitare gli errori commessi in passato e archiviare la
legge obiettivo che - come ha dimostrato il rapporto presentato
recentemente alla Camera - non ha prodotto i risultati attesi. Noi
siamo soddisfatti del fatto che in questo biennio il Governo sia
riuscito ad aumentare, con una puntuale azione amministrativa su
scuole e ferrovie, i bandi pubblici del 46 per cento: se ricordo
bene, siamo riusciti ad aumentarne l'importo complessivo per 18
miliardi. Siamo quindi concentrati sull'attuazione delle opere. Ma,
affinché ciò avvenga, bisogna che le opere siano impostate
correttamente. Peraltro, come sapete, abbiamo messo a disposizione di
tutti, sulla pagina denominata Opencantieri del sito Internet del
Ministero, l'esatto stato di attuazione di ogni opera, e stiamo
aggiornando anche quelli relativi ai porti e agli aeroporti, dei
quali potete verificare in trasparenza la realizzazione. Allo stesso
modo, ritengo che il codice abbia dato un grande contributo
introducendo il dibattito pubblico.
“Problematiche
sistema portuale e trasporto marittimo”
2) Signora
Presidente, ringrazio per l'occasione che mi date per fare nuovamente
il punto sul sistema della portualità che - come ricordiamo - è
anche economico: gli 8.000 chilometri di coste italiane sono un
sistema economico a tutti gli effetti. Dai nostri porti entra il 70
per cento delle merci che importiamo ed esce poco più del 50. È,
quindi, un sistema molto rilevante. Abbiamo, però, inefficienze
logistiche, come hanno ricordato sia il senatore Gibiino che il
senatore Bruni; abbiamo un notevole problema di intermodalità e poi
di corridoi, come ricordava il senatore Crosio. Dobbiamo perciò
avere un approccio olistico al problema della portualità,
considerandola un sistema economico, un sistema territoriale, un
sistema di grandi potenzialità di crescita, perché oggettivamente
le trasformazioni in atto, come il raddoppio del canale di Suez,
danno certamente grandi opportunità, che tuttavia vanno colte. Noi
perdiamo ancora oltre un milione di container che vanno a Rotterdam
per poi tornare di sotto, il che significa che perdiamo risorse (in
termini di tasse che non vengono pagate) nonché occasioni di
sviluppo. Sono convinto che il sistema mare sia una delle frontiere
su cui l'Italia possa fare di più e, per questo, ci siamo dedicati
da subito alla predisposizione di un piano strategico della
portualità e della logistica insieme. Le inefficienze logistiche ci
costano 40-50 miliardi, a seconda degli studi, ma il fatto di
non coordinare, di non avere l'ultimo miglio ferroviario, di non
coordinare i corridoi, di non renderli operativi, ci rende ovviamente
un sistema debole. Insieme a questo, ci rende deboli l'inefficienza
amministrativa o l'eccesso di frazionamento
burocratico-amministrativo. In realtà, va detto che non è vero che
nei porti manchino le risorse, perché essi possono fare affidamento
su risorse anche private. È mancata, però, una regia centrale degli
investimenti per impedire duplicazioni, perché non possiamo - lo
dice spesso il senatore Filippi, e uso una sua frase - scimmiottare
Rotterdam. Dobbiamo essere un sistema italiano diffuso, ma un unico
sistema, certamente. Non abbiamo il grande porto su cui concentrarci,
ma come sistema dobbiamo viverci e operare. Per questo abbiamo
rafforzato nella riforma il ruolo di coordinamento centrale. Penso al
porto di Taranto, una vicenda che ho seguito da vicino quando ero
Sottosegretario e che ho continuato a seguire da Ministro. La crisi
del porto di Taranto è dovuta al ritardo nell'esecuzione degli
investimenti già autorizzati e finanziati; ritardi di dieci, dodici
anni, in cui il terminalista poi scappa via. A tal proposito, vi do
una buona notizia che è arrivata proprio ieri dal porto di Taranto:
abbiamo ricominciato ad avere un aumento dei traffici dell'ordine del
30 per cento, anche per l'offerta turistica. Vogliamo che il porto di
Taranto pensi alla sua vocazione in termini non solo di container di
grandi materiali, ma anche di approdo turistico, perché è un porto
di grande potenzialità. Quindi, dobbiamo anche coordinare le
funzioni e fare in modo che i porti siano multi funzioni e non mono
funzioni, altrimenti rischiano molto in un mercato globale dove
alcuni operatori determinano da soli lo spostamento di ingenti
quantità di materiali. La riforma era necessaria, quindi, per il
motivo che ha menzionato prima la senatrice Orrù, e cioè per la
rilevante perdita di competitività dei porti. Abbiamo coordinato gli
investimenti di RFI. Nei due contratti di programma 2015-2016, dove
mettiamo a disposizione ulteriori 17 miliardi per lo sviluppo della
rete ferroviaria, vi sono investimenti per quasi un miliardo per
l'upgrading dei corridoi merci, appunto. Abbiamo ormai un 80 per
cento dei traffici merci su ferro per quanto riguarda - per esempio -
porti come Trieste. Non ci sono, quindi, più camion che girano
perché dobbiamo avere l'obiettivo - come attraverso le autostrade
del mare che abbiamo rifinanziato con mare bonus - attraverso il
ferro bonus, l'altra misura di incentivo, di trasportare sempre più
le merci dalla gomma al ferro. Spostare almeno il 30-40 per cento
delle merci dalla gomma al ferro è un obiettivo strategico del
Paese: vuole dire meno congestione, meno necessità di strade; vuol
dire seguire la linea dei nostri amici e vicini, come gli svizzeri,
per i quali il sistema dei tunnel rappresenta nelle nostre
interlocuzioni un eccezionale sistema integrato con il porto di
Genova. E di questo abbiamo discusso con la Ministra fin dal momento
del mio insediamento. Abbiamo presentato proprio a Genova l'idea di
vivere il suo porto, insieme a quello di Savona, come l'ingresso
delle merci per tutta l'area logistica del Nord-Ovest. Abbiamo
realizzato un comitato di coordinamento con le tre Regioni
(Liguria, Piemonte e Lombardia) per consentire che quella del
Nord-Ovest fosse un'unica area logistica, e lo stesso abbiamo fatto
per la Puglia. Abbiamo, infatti, scritto nell'accordo di partenariato
e nel programma operativo nazionale che l'area logistica della Puglia
è un sistema d'investimento integrato e i fondi europei serviranno a
sviluppare detti sistemi. Certamente, quindi, vi è l'intermodalità
che avete citato. Per quanto riguarda le infrastrutture di ultimo
miglio, l'R6 ha un programma di infrastrutturazione di ultimo miglio;
penso ai lavori che stiamo facendo a Livorno, molto importanti, ma
anche in altri porti, come Taranto. Queste infrastrutturazioni
dell'ultimo miglio sono il segno che pensiamo in termini integrati
tra i vari sistemi: i porti non possono programmare i loro
investimenti da soli, vivendo una vita autonoma, ma devono
coordinarsi con agli altri sistemi, come gli interporti, le ferrovie
e le grandi vie di comunicazione. La riforma, quindi, è molto
importante e abbiamo fatto già passi avanti notevoli, come la
semplificazione nei dragaggi. Inoltre, con l'ultimo decreto che state
esaminando andiamo verso lo sportello amministrativo unico per i
controlli, che unirà oltre 113 provvedimenti amministrativi e 23
autorità responsabili a vario titolo sotto un unico coordinamento:
semplificazione, quindi. Abbiamo promosso il preclearing, ossia lo
sdoganamento in mare: più di 3.500 navi oggi vengono sdoganate
direttamente in mare e ciò è stato molto apprezzato dagli operatori
internazionali. Abbiamo 15 porti che ora fanno il preclearing, lo
sdoganamento in mare. Abbiamo aumentato i fast corridor, ossia i
corridoi in cui le merci viaggiano veloci a destinazione; penso, ad
esempio, ai corridoi che abbiamo costruito, ferroviari e
autostradali, dai porti per arrivare all'Ikea di Piacenza e al
deposito del Nord. Credo che il Paese sia in movimento, con i
provvedimenti sui dragaggi, fatti insieme al Ministero dell'ambiente,
con la semplificazione amministrativa e la digitalizzazione in capo
alle dogane, che hanno fatto uno straordinario lavoro, e con la
semplificazione della governance, con cui dai comitati portuali
passiamo ai comitati di gestione. La senatrice Orrù pone un problema
molto serio: non dobbiamo dimenticarci dei Comuni capoluogo. Noi
certamente cercheremo di studiare un meccanismo per poterli
coinvolgere, anche se non direttamente nel comitato di gestione, che
vogliamo snello, comunque in un organismo di consultazione più
ristretto. È giusto, infatti, che, nel momento in cui ci sono
investimenti in porti che aderiscono all'autorità portuale, questi
enti vengano consultati preventivamente e vi sia un meccanismo di
regolazione. Ma non abbandoniamo l'idea dei comitati di gestione
snelli. Gli attuali comitati portuali hanno svolto una funzione
importante e non deve essere dimenticato che la legge n. 84 del 1994
è stata ottima e ha prodotto ottimi risultati. Non bisogna
dimenticare da dove si parte, altrimenti ora sarebbe stato necessario
un tagliando molto sostanzioso. Ci adeguiamo, così, alla governance
dei principali porti europei e - come ricordava il senatore Rossi -
adottiamo anche, finalmente, un regolamento delle concessioni, che
mancava da oltre dieci anni e che era necessario. Lo abbiamo
predisposto, lo abbiamo mandato per le osservazioni ed è in fase di
recepimento definitivo. Certamente, ci sono osservazioni su ciò che
è stato fatto, che riguardano più dei chiarimenti che degli
obblighi, che mirano a chiarire i criteri. Le concessioni, infatti,
devono essere affidate con criteri trasparenti e con pubblicità
adeguate. È questo il punto vero per creare legalità. Non è
pensabile, infatti, che una concessione venga data gratuitamente o
un'altra venga data per sessant'anni, senza criteri oggettivi. È una
questione che davvero abbiamo posto come uno degli elementi iniziali
e più importanti, tant'è vero che siamo finalmente alla conclusione
del dibattito sul regolamento delle concessioni e possiamo dedicarci
a un sistema regolamentato dal centro in maniera adeguata. Ancora una
volta, poiché ci diamo l'ambizione di avere comitati di gestione
linea con le principali autorità portuali d'Europa, i criteri sono
quelli di avere persone competenti, capaci, e che abbiano competenze
manageriali. Non è necessario che abbiano vissuto nel porto, ma è
importante che abbiano competenze manageriali, perché il porto è
anche una grande impresa. Ed è evidente che per noi le procedure di
concertazione - si cerca ovviamente l'intesa con le Regioni su detta
questione - mirano semplicemente ed esclusivamente a trovare le
persone che abbiano le caratteristiche giuste per fare di un porto
un'opportunità di crescita, di sviluppo e di attrazione degli
investimenti. Il problema, infatti, è costituito certamente dagli
investimenti pubblici, ma anche dall'attrazione di investimenti
privati. Abbiamo visto che grandi aziende e grandi porti attraggono
grandi investimenti privati e penso agli investimenti che si stanno
facendo a Genova e a Trieste. Questo deve essere l'obiettivo dei
porti italiani, con un sistema che complessivamente aderisce allo
spirito del piano strategico e dei decreti attuativi che abbiamo
messo in campo; un sistema che credo sia pronto. Speriamo di poter
sviluppare questa economia del mare, così necessaria per promuovere
l'occupazione e la crescita nel nostro Paese.
L'angolo della Poesia
Quanti volti ha la mia vita?
I volti del dolore, della rabbia,
I volti del dolore, della rabbia,
della delusione, delle partenze,
dei ritorni, delle mancanze, dei sensi di colpa...
I volti delle mezze verità,
dei ritorni, delle mancanze, dei sensi di colpa...
I volti delle mezze verità,
delle cose nascoste, delle scoperte,
delle paure... e poi dell'allegria, della gioia
delle paure... e poi dell'allegria, della gioia
e di quel senso stupendo
di "esserci" nel momento giusto...
I volti dell'amore...
L'amore infantile, di adolescente,
I volti dell'amore...
L'amore infantile, di adolescente,
di giovane donna...
di donna... semplicemente.
Strati di vissuto poggiati sulla pelle.
I volti... del mio tempo.
di donna... semplicemente.
Strati di vissuto poggiati sulla pelle.
I volti... del mio tempo.
Francesca Stassi
sabato 28 maggio 2016
Mattarella sull’Altopiano - by Maurizio Pretto
Il 24 maggio ad Asiago il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha reso omaggio ai Caduti della Grande Guerra.
Durante l’incontro con la popolazione, più volte applaudito ha
lanciato non un solo monito ai Governi d’Europa, ma diversi moniti, per
non disperdere l’eredità avuta in dote dopo il disastro dei due
conflitti mondiali. La folla in Piazza Carli l’ha interrotto ben 8 volte
per applaudire il Suo discorso durato circa 25 minuti.
“…no a guerre, barriere o muri, la pace si costruisce con i ponti” e continua ancora con il Suo discorso in una Piazza Carli gremitissima “…è
stata la pace e non la guerra ad assicurare stabilità e progresso, è
stato il dialogo non lo scontro a permettere le grandi conquiste civili
ed economiche di questi ultimi 70 anni… sono state le intese, le
alleanze e non le chiusure e le barriere a garantire al nostro paese e
agli altri la libertà e il benessere”.
Presenti alla cerimonia il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, i
Generali dei vari reparti dell’Esercito, il Governatore del Veneto Luca Zaia, Elena Donazzan Assessore alle Politiche dell’Istruzione, della Formazione e del Lavoro della Regione del Veneto, il Vescovo della Diocesi di Padova e tantissime altre autorità civili, militari ed ecclesiastiche.
Anche il discorso del Ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha preceduto il discorso del Capo dello Stato, trova consensi e viene interrotto quando fa riferimento alle barriere: “…sarebbe
ironico che a cento anni dalla guerra sinistri simboli come muri e
barriere tornino a promuovere divisioni e separazioni, non possiamo
tornare indietro…”
Alle 10.30 l’auto presidenziale preceduta da varie auto di scorta
arriva al Piazzale del Leiten e sale verso il colle dove si trova il
Sacrario. Prima dell’entrata al viale un drappello di alpini con
l’uniforme del 1915-1918, rende omaggio al passaggio dell’auto, sono i
figuranti del Battaglione Alpini 7 Comuni, con la divisa rifatta ma con i
fucili di cento anni fa.
Blindatissimo l’Ossario per questioni di sicurezza hanno potuto
accedervi in pochi, mentre il Presidente onorava i caduti deponendo una
corona di alloro alcuni bambini delle scuole hanno intonato qualche
canto, e alla fine il Capo dello Stato ha stretto a tutti loro la mano
dicendo“…i bambini e i giovani sono figli d’Europa e vanno tutelati e
i politici devono per loro costruire un futuro solido evitando
pericolosi balzi all’indietro…”
Mattarella lascia il Sacrario per recarsi in Comune dove incontra i
sindaci degli 8 Comuni dell’Altipiano, scende poi in piazza e dopo
l’intervento del Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern e del Ministro della Difesa inizia il Suo discorso dal palco gremito da fasce tricolori dei vari sindaci della Provincia di Vicenza. Rievocando la guerra Mattarella chiama come testimoni Lussu, Gadda, Hemingway e Mario Rigoni Stern; cita anche Ermanno Olmi che, presente alla cerimonia, ha un incontro privato con il Presidente.
A fine cerimonia il Presidente in elicottero sale sul Monte Lozze,
alle pendici di quel triste monte considerato il Calvario degli Alpini
“Monte Ortigara” e ai piedi della statua della Madonnina con il Ministro
Pinotti e tantissimi Alpini commosso depone una corona di fiori dicendo
“…in questi luoghi bisogna vestire l’abito dell’ umiltà e della gratitudine”.
In Piazza Carli erano inoltre presenti vari reparti dell’Esercito con
addetti che davano spiegazioni su mezzi, e tecnologie attuali, inoltre
grazie al circolo filatelico 7 Comuni in collaborazione con le Poste
Italiane è stato creato un annullo speciale che ricorda la visita del
Presidente della Repubblica e i 100 anni del profugato.
P.S. Elena Donazzan, ha scritto personalmente al Presidente della Repubblica una lettera per salvare i Sacrari: “Presidente
Mattarella, mi appello a lei affinché intervenga per salvare quelli che
non rappresentano solo luoghi sacri per la nostra storia, ma che
incarnano memoria, sangue e tradizione della nostra patria, come i
Sacrari Militari… Dobbiamo valorizzazione nel giusto modo il sacrificio
di chi ieri ha deciso di donare la vita per la nazione…” (la maggior parte dei Sacrari versano in uno stato pietoso).
Fotoreportage:
Foto 1 – Il Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, Luca Zaia, Governatore del Veneto, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella;
foto 2 – il palco, l’intervento del Ministro della Difesa Pinotti,
foto 3 – discorso del Presidente della Repubblica;
foto 4 – mentre si canta “Fratelli d’Italia”;
foto 5 – il gruppo Alpini con le divise e i fucili come cento anni fa rende omaggio al passaggio dell’auto Presidenziale;
foto 6- l’ auto Presidenziale scende dal Sacrario;
foto 7 – soldati con divise d’epoca scendono dal Sacrario;
foto 8 – dimostrazione dell’esercito in Piazza Carli;
foto 9 – spiegazione della tuta per artificieri;
foto 10 – l’annullo speciale.
Foto 1 – Il Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, Luca Zaia, Governatore del Veneto, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella;
foto 2 – il palco, l’intervento del Ministro della Difesa Pinotti,
foto 3 – discorso del Presidente della Repubblica;
foto 4 – mentre si canta “Fratelli d’Italia”;
foto 5 – il gruppo Alpini con le divise e i fucili come cento anni fa rende omaggio al passaggio dell’auto Presidenziale;
foto 6- l’ auto Presidenziale scende dal Sacrario;
foto 7 – soldati con divise d’epoca scendono dal Sacrario;
foto 8 – dimostrazione dell’esercito in Piazza Carli;
foto 9 – spiegazione della tuta per artificieri;
foto 10 – l’annullo speciale.
Notizie comuni italiani.it
venerdì 27 maggio 2016
La squadra di calcio di qualche anno fa - by Bortolo Righele
In piedi: il Mister Mariano Grotto - Fabrizio Lorenzi - Tarcisio Fontana - Eddy Pertile - Piero Lorenzi - (?)
Accosciati: Sergio Lucca - Giancarlo Lorenzi - Loris Pertile - Cesare Slaviero - Marco Bonifaci - Giorgio Toldo.
Qualcuno riesce ad aggiungere qualcosa in più a questa foto?
giovedì 26 maggio 2016
Il contadino batte la globalizzazione: un italiano su quattro fa la spesa da lui
E' quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè, a 15 anni
dall'approvazione della legge di orientamento che ha allargato i confini
dell'imprenditorialità agricola, aprendo a nuove opportunità
occupazionali nell'agri-benessere, nella tutela ambientale, nel
risparmio energetico, nelle attività sociali, nella trasformazione
aziendale e nella vendita diretta. "Un exploit da ricondurre -
sottolinea la Coldiretti - all'attenzione per il benessere, la forma
fisica e la salute, oltre che alla crescente attenzione alla
sostenibilità ambientale e alla valorizzazione del proprio territorio,
come dimostra il fatto che il 70% degli italiani è addirittura disposto a
pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che
garantisce l'assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno
senza coloranti".
La domanda di naturalità, spiega la Coldiretti, ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli 'agri-gelati' che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le 'agri-birre' con l'impiego dell'orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli 'agri-cosmetici' che sono ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti, da quelli a base di bava di lumaca al latte d'asina, al miele, all'olio o al vino. Si assiste inoltre anche ad inaspettati ritorni come il pane del contadino che utilizza grano recuperato dal rischio di estinzione.
Un vero boom, sottolinea l'organizzazione agricola, che ha portato alla nascita di oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta Italia dove trovano sbocco, tra l'altro, almeno 100 varietà vegetali definite minori e prodotti ottenuti da 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta.
La domanda di naturalità, spiega la Coldiretti, ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli 'agri-gelati' che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le 'agri-birre' con l'impiego dell'orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli 'agri-cosmetici' che sono ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti, da quelli a base di bava di lumaca al latte d'asina, al miele, all'olio o al vino. Si assiste inoltre anche ad inaspettati ritorni come il pane del contadino che utilizza grano recuperato dal rischio di estinzione.
Un vero boom, sottolinea l'organizzazione agricola, che ha portato alla nascita di oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta Italia dove trovano sbocco, tra l'altro, almeno 100 varietà vegetali definite minori e prodotti ottenuti da 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta.
(segnalato da Odette)
mercoledì 25 maggio 2016
Vento - la pista ciclabile da Venezia a Torino
VENTO è una pista ciclabile pensata allo scopo di collegare Venezia a
Torino, passando per la valle tracciata dal Po, in un percorso di 679
chilometri complessivi. Si tratta di un progetto volto a incentivare la
mobilità ecologica, producendo un corridoio verde articolato e tutelato
dalle amministrazioni di ben quattro Regioni.
La pista ciclabile,
infatti, si snoderebbe tra le città d’arte di Venezia, Ferrara, Mantova,
passando per Torino e Milano, come per i centri più piccoli, che ne
beneficerebbero in quanto a valorizzazione delle realtà naturalistiche,
rurali, e dei piccoli centri di enogastronomia e artigianato. Dai canali
di Venezia ai navigli di Milano, passando per il paesaggio della
Pianura padana, il percorso si articolerebbe – per ben 264 chilometri –
attraverso aree naturali protette, ponendosi come un’occasione unica
per assaporare il territorio del Nord Italia.
Si tratta di
un’iniziativa di cui, ad oggi, si stanno occupando ben 288 associazioni,
enti e istituzioni e più di 4.700 cittadini e che, come spiegato dal
Politecnico di Milano che l’ha progettata, necessiterebbe di “una spesa
molto bassa (80 milioni di euro), pari a circa 118 euro al metro”. Così,
continua la descrizione del progetto PoliMi “si
realizzerebbe la più lunga pista ciclabile italiana e una delle più
lunghe ciclabili d’Europa. Un impegno che, se suddiviso tra Stato, 4
regioni e 12 province diverrebbe davvero leggero, leggero come una
brezza”.
Portando, peraltro, nuovi posti di lavoro su suolo
italiano. Come spiegato dai progettisti, infatti, “il cicloturismo
alimenta economie locali diffuse e genera occupazione in località
altrimenti escluse dal turismo tradizionale. I 679 km di VENTO
possono raggiungere, a infrastruttura realizzata, fino a mezzo milione
di passaggi/anno. Con un indotto di 100 milioni di €/anno, VENTO creerà fino a 2.000 nuovi posti di lavoro”.
(segnalata da Odette)
martedì 24 maggio 2016
Il profugato e la distruzione
Non scriverò commenti di queste immagini né tanto meno
scriverò della rievocazione storica dell’inizio del profugato che si è
svolta ad Asiago il 15 maggio, a cento anni esatti da questa triste pagina, ma riporterò parte degli scritti tratti dal libro “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu:…
La
strada ora si faceva ingombra di profughi. Sull’Altopiano di Asiago non
era rimasta anima viva. La popolazione dei Sette Comuni si riversava
sulla pianura, alla rinfusa, trascinando sui carri a buoi e sui muli,
vecchi, donne, e bambini e quel poco di masserizie che aveva potuto
salvare dalle case affrettatamente abbandonate al nemico. I contadini
allontanati dalla loro terra erano come naufraghi e i loro occhi
guardavano assenti. Era il convoglio del dolore e i carri lenti
sembravano un accompagnamento funebre…
E don Giuseppe Rebeschini scriveva il 15 maggio 1920 (cinque anni dopo l’inizio dell’esodo):.. vorremmo
stendere un velo pietoso e nemmeno parlare della lugubre data, segnale
di preludio dell’invasione che ridusse a un cumulo di macerie
l’Altopiano e le valli limitrofe, vorremmo seppellire nell’oblio le
tragiche scene, i pianti, gli strazi e le pene dei profughi figli
dell’alpe costretti a precipitarsi nella pianura sotto la pressione
dell’uragano; vorremmo tacere e tacere per sempre gli episodi che
accompagnarono quella fuga disperata, di donne, bambini e vecchi,
vorremmo nemmeno accennare allo sconforto indicibile, alla grande
amarissima delusione che quelli infelici provarono quando, sottratti al
pericolo di morte per l’infuriar delle granate, si videro fatti oggetto
di disprezzo e di rifiuto da parte di coloro che dovevano allietarli con
il saluto di fratelli e invece li regalavano di un titolo che lacerava
le loro anime più che non il proiettile nemico sibilante per l’aria.
Vorremmo dimenticare tutto per non rinnovare lacrime, dolori, per non
rattristarci e rattristare…
Un po’ di storia: 15 maggio 1916, ore 7,00. Era una tranquilla
giornata primaverile, tre aerei austriaci Taubes sorvolano l’Altopiano e
subito dopo una prima esplosione. Gli aerei nemici segnalavano le
direttive di tiro al cannone chiamato “Lang Georg” piazzato sulla
penisola di Calceranica nella zona dei Laghi di Caldonazzo. Un paio
d’ore più tardi altri colpi e sibili e viene colpita una casa vicina al
Monumento della Beata Giovanna Bonomo, i primi morti civili: una mamma e
il suo bambino.
Dall’Altopiano Sette Comuni, l’Altopiano di Tonezza, dalla Valdastico
e Valli di Posina, si riversarono in pianura in una quindicina giorni
(dal 15 maggio al 30 maggio 1916) circa 35,000 profughi che all’inizio
non furono ben visti e accettati anche perché le genti della pianura
erano impreparate e con la maggior parte degli uomini al fronte… una
triste pagina dimenticata dalla storiografia.
Per questa rappresentazione del 15 ad Asiago sono state chiamate
tutte le compagnie teatrali Altopianesi, che con la rievocazione dei
fatti ci hanno dato la possibilità di rivivere quei momenti. Sinceri
complimenti a tutti i figuranti che grazie a una straordinaria
rappresentazione ci hanno permesso di immergersi nella realtà simile a
quei tristi giorni e come è stato detto: “né folklore, né spettacolo,
ma esclusivamente un omaggio alla nostra terra e alla nostra gente”.
Bravissimi tutti e grazie per quanto ci avete regalato con la vostra
grande interpretazione.
Notizie Comuni italiani.it
Maury54 (Maurizio Pretto)
Notizie Comuni italiani.it
Maury54 (Maurizio Pretto)
Fotoreportage:
Foto di testa – Immagine del 1916;
restanti foto: rievocazione storica, nr. 7…. e si fermarono a pregare davanti al Monumento della Beata Giovanna Bonomo (nativa di Asiago)
LA GRANDE GUERRA: 24 Maggio 1915 - 4 Novembre 1918
Il
24 maggio scorso si volle celebrare con grande solennità il
centenario della dichiarazione di guerra dell'Italia contro
l'Austria, nella prima guerra mondiale.
Naturalmente questa cosa
provocò grandi polemiche fra le personalità del Trentino alto
Adige, Sindaci dei due capoluoghi e i Schuetzen, contro alcune personalità politiche italiane. Era assurdo chiedere a una
buona parte degli
altoatesini (austriaci... più dei veri austriaci) maggioritari, di
festeggiare l'inizio
di una guerra che per loro non era una Guerra, ma semplicemente
l'apertura di un nuovo fronte.
Era già più di un anno che i figli
di questa terra si battevano e morivano accanto alle truppe imperiali
nei vari fronti dei Balcani, Polonia, Russia.
Si doveva punire i
Serbi che, il 28 luglio 1914, avevano
assassinato il principe ereditario al trono d'Austria, l'arciduca
Francesco Ferdinando e la moglie Sophie. Loro preferivano le bandiere
a mezz'asta in segno di lutto, ed un minuto di silenzio in memoria dei
caduti... TUTTI... e di TUTTE le guerre.
Non so in che maniera sia stato commemorato quell'infausto giorno di cento anni fa, a San Pietro.
Quel fatidico giorno fu, per i nostri Nonni, Padri, Madri, Fratelli e per tutte quelle Persone che vi
abitavano, il giorno più orribile della loro vita.
Ebbero qualche
ora di tempo, sotto il tiro dei cannoni, per abbandonare
casa, campi, e bestiame e partire con qualche misero straccio verso
l'ignoto, come degli zingari.
Non tutti ritornarono... e dopo più di quattro,
cinque anni di vagabondaggio per l'Italia.
E che cosa trovarono al
loro ritorno? Il paese distrutto. Case devastate, spogliate di tutto, costretti a sopravvivere nelle càneve, come i topi.
I campi
seminati sì , ma di bombe... ed una vita da ricominciare.
Ricordiamoci
che il nostro Paese, zona di confine, pagò un prezzo elevatissimo a
questa Guerra.
Oltre alla sua quasi completa distruzione, furono
più di duecento gli uomini richiamati, di cui centocinquanta Combattenti. Ventiquattro
furono
i Caduti ed un numero altissimo di Reduci feriti e mutilati.
Non ci furono nella nostra Valle dei veri e propri fatti d'arme, a parte qualche scaramuccia con gli Schuetzen nelle Marogne. La provvisoria conquista delle Norre sotto il Krojere, fu l'occasione per la costruzione della strada che parte dalle case più alte di Casotto fino al ponte sopra la cascata con la congiunzione del sentiero per Belfiore: “La strada dei taliani.” La si vede ancora anche da lontano.
Ci fu qualche tiro di cannone dal Forte Belvedere con dei leggeri danni alla chiesa di San Pietro che ricevette tre obici.
Il
solo vero fatto d'arme si consumò sulle montagne nei Bassoni,
Costesin.
Sanguinosi
combattimenti avvennero per la conquista del forte di Luserna, il
quale aveva già issato bandiera bianca, quando dei grandi rinforzi in
uomini e materiali arrivarono al forte, con cannoni e moderne
mitragliatrici.
Fu un'ecatombe
per i nostri Soldati inermi esposti al fuoco nemico. Molti di loro
furono lasciati sepolti sotto le macerie delle trincee bombardate.
Ancor
oggi nella piana di Camporosà, al limite con il Costesin vi é una
stele che ricorda il luogo dove furono sepolti più di millenovecento
di questi soldati.
Ed
il primo anno di guerra passò...
Nel frattempo gli Austriaci
stavano preparando una grande offensiva. Movimenti di truppe e
materiale bellico si notavano attorno ai Forti del Trentino.
Il
grande stratega (?), il Generale Cadorna, un lume di guerra, non ci
credeva. Non credeva ai disertori che lo informavano trattandoli
come spie.
Il 15 Maggio 1916, nel pomeriggio, un diluvio di fuoco si scaricò sulle
nostre Valli e montagne, tanto che la luce del sole fu oscurata
dalla polvere e dal fumo.
Era
la vendetta perpetrata dal generale austriaco Conrad von Hotzendorf
nemico acerrimo degli italiani, rei d'aver tradito la “Triplice
Alleanza”.
Incominciava così la Strafexpedition (spedizione punitiva) composta da 300 battaglioni e 2000 pezzi d'artiglieria contro la metà delle forze italiane.
Davanti
a tanta potenza “i nostri Forti” caddero ad uno a uno come
birilli malgrado
la strenua resistenza e gli atti eroici dei nostri Soldati.
Ed i Kaiserjaeger avanzavano...
Tra il ventisei ed il ventisette
maggio caddero Asiago ed Arsiero nelle mani austriache. Qualche
giorno dopo fu conquistato
anche il Monte Cengio, ultimo baluardo, malgrado una eroica resistenza
dei Granatieri di Sardegna, che privi di tutto armamento, pur di non
lasciarsi fare prigionieri, si avvinghiavano al corpo del nemico e si
gettavano assieme giù per i burroni sottostanti. Il due giugno la
controffensiva italiana arrestò l'avanzata austriaca.
Cominciva,
per oltre tre anni, cioé fino al 4 novembre1918, nelle nostre
montagne, la sanguinosa guerra di trincea, rendendo il terreno simile
al suolo lunare.
Cos'é rimasto di questa Guerra, oltre la facciata monumentale, ed il monumento ai caduti nel cimitero???
Ebbene sono rimaste tre gallerie!!!
Una,
quella “de Galo”, situata ai Lucca, alla Valle, sotto al sentiero
che conduce ai Valeri; assai conosciuta. Fu costruita come le altre
due nel 1914 dal Genio Militare.
Serviva da deposito di munizioni fabbricate dalle officine
costruite nelle baracche soprastanti.
Ancora recentemente in quei
terreni si potevano trovare delle "capéte", quadrettini di
polvere solida che serviva per riempire le cartucce. La terra
“avvelenata” produce molto poco.
A noi ragazzini, questa galleria, nei giorni piovosi serviva da palestra. Trovavamo la terra crea con la quale facevamo le “baléte” (palline).
L'altra
si trova, anzi si trovava, prima della curva in cima al campo.
Come
fu distrutta la calcara al Cucco, dai “vandali“ costruttori
della strada della Singéla, negli anni settanta, così fu riempita la
galleria di detriti.
La
terza si trova duecento metri sopra le case dei Baise, nascosta dalla
vegetazione. Serviva anche questa come deposito di munizioni della guarnigione
che era di stanza qui, di fronte a Belfiore, in faccia al Kròjere.
Lino Bonifaci
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Potenza del nome
[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...