Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla Grecia, su Tsipras e sulla coppia Merkel-Hollande, dall’altra parte del mondo, in Cina, si sta consumando un dramma economico di dimensioni molto maggiori, che potrebbe mettere in crisi l’economia di molti paesi e aziende occidentali, italiane e non.
Pudong, cuore finanziario di Shangai, e teatro di una delle più gravi crisi speculative della storia.|Wolfgang Staudt / Flickr
Dallo scorso 12 giugno la Borsa di
Shanghai sta andando incontro a un crollo apparentemente inarrestabilie
che l’ha portata a perdere oltre il 35% del suo valore in meno di un
mese. Secondo gli analisti una crisi del genere, la peggiore della
storia dopo quella dei mutui subprime del 2008, è a tutti gli effetti
paragonabile a quella che colpì gli Stati Uniti nel 1929.
Ma la borsa cinese non era in una fase di crescita a tre cifre?
Sì, nell’ultimo anno il mercato finanziario cinese è
cresciuto del 150%. Dopo aver raggiunto questo picco, lo scorso 12
agosto ha inziato a scendere lasciando sul campo, in media, più del 5%
del suo valore ogni giorno. Gli investitori, spaventati dalla repentina
inversione di tendenza, si sono fatti prendere dal panico e hanno
inziato a vendere, o meglio a svendere, i propri portafogli a prezzi
sempre più bassi, innescando così un circolo vizioso da quale sembra
impossibile uscire.
Che cosa ha innescato la fase crescente della bolla economica cinese?
A partire dallo scorso anno la Cina ha inziato a vivere una
fase di profonda crisi del mercato immobiliare. La vertiginosa discesa
dei prezzi, insieme alla stringente politica anti corruzione voluta dal
governo che ha impedito la fuoriuscita dal paese di ingenti capitali non
proprio pulitissimi, ha fatto sì che una consistente liqudità rimanesse
dentro ai confini nazionali e si riversasse in Borsa.
I prezzi di azioni, obbligazioni e derivati vari hanno
iniziato a salire, stimolando gli investimenti anche da parte dei
privati. Milioni di lavoratori, studenti e pensionati hanno investito
nel mercato finanziario i risparmi di una vita, la pensione, le borse di
studio, contribuendo così a far gonfiare la bolla.
Quali altri fattori hanno contribuito a drogare la crescita dell’economia?
I tassi di rendimento offerti dal mercato erano così alti e
allettanti che tantissime persone, aziende, istituzioni non hanno
esitato a prendere denaro in prestito dalle banche per investirlo in
Borsa, sedotti dall’idea di facili guadagni. Molti sono diventati
milionari in pochi giorni, per ritrovarsi una settimana dopo immersi
fino al collo nei debiti perché avevano perso tutto.
Che cosa è successo il 12 giugno?
Gli avvisi degli analisti, sia cinesi sia internazionali,
che già da mesi mettevano in guardia contro questa crescita
incontrollata, sono stati ignorati, e il 12 giugno scorso qualcuno ha
iniziato a vendere innescando la corsa verso il basso dei listini. Oggi
chi si è indebitato con le banche ha paura di non poter più rimborsare
il dovuto e ha fretta di vendere pur di sbarazzarsi di attività
finanziarie che valgono sempre di meno. Il crollo della Borsa di
Shanghai ha contagiato anche tutte le altre borse asiatiche, da
Hong-Kong a Tokyo, i cui listini stanno tremando ormai da settimane. A
far da specchietti per le allodole sono stati i titoli tecnologici, che
hanno creato un’euforia paragonabile a quella americana del 2008.
Che cosa stanno facendo le autorità cinesi? Per tentare di arrestare questa emorragia il governo cinese ha abbassato i tassi di interesse e chiesto alle aziende statali di non vendere nemmeno un’azione nel tentativo, disperato, di ridare un po’ di fiducia ai mercati. Ha inoltre obbligato le banche aestendere i prestiti nel tentativo di riversare nel sistema economico nuova liquidità. Per ridurre le perdite ha inoltre sospeso dal lisitino oltre 1400 aziende quotate, circa la metà del totale, per eccesso di ribasso.
A quanto ammonta la cifra andata persa nella bolla cinese?
La crisi della borsa cinese ha mandato in fumo 2600 miliardi
di euro in 3 settimane. Per avere un termine di paragone basti pensare
che la Grecia ha bruciato circa 500 miliardi di debito pubblico e che il
PIL italiano è di circa 1500 miliardi di euro.
Quali saranno le conseguenze di questo dissesto?
Quali saranno le conseguenze di questo dissesto?
Questa nuova crisi rischia di danneggiare soprattutto i
piccoli investitori privati, che hanno affidato alla borsa tutti i loro
risparmi o quasi e che, probabilmente, si vedranno aumentare le tasse
dal Governo nel tentativo di riparare, almeno in parte, i danni.
I grandi investitori istituzionali se la caveranno con
perdite minori perchè ormai da tempo hanno dirottato una parte
consistente dei loro guadagni in investimenti esteri, soprattutto di
natura immobiliare. Più in generale questa crisi danneggerà tutti i
paesi esportatori, che ormai da anni avevano trovato nella Cina un
mercato in crescita dove vendere i propri prodotti al nuovo ceto medio,
sempre più ricco e numericamente in aumento. Lo scoppio della bolla ha
ridimensionato, e in alcuni casi azzerato, il loro potere d'acquisto e
ci vorranno anni prima che possano risollevarsi.
focus.it
La borsa a mandorla la xe nà dò si del 30%, ma nel'ultimo ano la xe cressesta del 140%. El problema semai se savere chi che se catarà par ultimo col fuminante in man!
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