sabato 28 febbraio 2015

I fotografi di un tempo


Marco Pettinà mi stimola a fare un post dedicato ai Fotografi della Valle di un tempo che fu, ma non solo.
Lui si ricorda di ROBERTO SPAGNOLO di San Pietro, le cui foto erano timbrate a secco con il suo nome e di VITTORIO GIACOMELLI detto "Lovo" di Pedescala (fra l'altro scomparso questo mese a 98 anni).
M'invia, da condividere sul Blog, la foto di suo Papà Guido Pettinà da Ponte Maso, classe 1921, (scattata nel 1940), ma i suoi ricordi si fermano lì essendo emigrato dalla Valle quando aveva 7 anni.

M'invia pure una foto della sveglia con scritto ROBERTO SPAGNOLO.
Quante ce ne saranno nelle nostre case di sveglie e di foto?
Ci proviamo? 





Tradizioni scomparse a Pedescala: Carnevaléto!

A proposito di tradizioni scomparse, su richiesta di Carla, ho intervistato Fausta Lorenzi, mia vicina di casa e così mi ha spiegato…
Il giorno dopo la fine del carnevale, le ceneri, veniva chiamato “Carnevaléto” ed era un giorno in più per portare un po' di allegria. 
Erano tempi quelli, circa 50 anni fa, che con poca cosa si trovava un motivo per divertirsi e quindi fare qualche sana risata; accadeva raramente. Quindi, il giorno di Carnevaléto, Giorgio Grijo e Chichi Santin si vestivano da donna, tenendo in mano un ombrello aperto dove, su ogni ferro, veniva attaccata una sardéla. Spingevano una vecchia bicicletta e, così agghindati, giravano per i paesi. 
Partivano da Pedescala alla volta di Setteca', poi Forni e infine Barcarola. 
Era un momento di allegria e risate per la gente di questi paesi e al veder passare questi individui, tutti accorrevano e si chiamavano di casa in casa, per non perdere il loro passaggio. 
Poi, quando queste persone hanno smesso, è stata la volta di Giovanni Pretto e Livio Marangoni che hanno cercato di portare avanti questa tradizione. 
Mi è tornato alla mente che anch’io, ancor bambina, ho visto passare questi due personaggi e ho notato che, pur essendo uomini, avevano due belle gambe!!! Rammento che ho chiesto a mio papà cosa ci facessero vestiti, visto che il carnevale era finito… “Parchè xè carnevaléto”, mi rispose lui, e questo mi doveva bastare… le tradizione non si possono spiegare a una bambina, si fa così e basta!

A quei tempi non c’era nient’altro e quindi, anche questi passaggi, erano motivo di allegria. Ringrazio Carla per lo spunto che mi ha dato: a volte basta poco per far riaffiorare i ricordi e riportare al presente, tradizioni passate.

Lucia Marangoni

venerdì 27 febbraio 2015

Ragazze al cimitero vecchio


mi chiedono di riproporla perchè troppo bella!


Lo scricciolo - by Alago -


Le 30 città più inquinate d'Italia: il Veneto domina la triste classifica




giovedì 26 febbraio 2015

Molina di Malo dice no al forno crematorio - contestato il sindaco Antoniazzi


Durissima contestazione al sindaco Antonio Antoniazzi ieri  nella Sala parrocchiale di Molina di Malo durante l’assemblea pubblica organizzata per il nuovo forno crematorio in progetto nell’area del cimitero. Un clima da stadio che ha creato un muro di gomma e non ha permesso ai tecnici della ditta costruttrice di terminare la relazione sul progetto e le emissioni inquinanti. L’incontro si è concluso dopo ben 2 ore e mezza di contrasti verbali e polemiche di un pubblico di quasi 400 persone attento e tanto ‘vivace’.
Solo poche ore prima era già nato il comitato del no all’impianto di cremazione, che non ama definirsi con questo slogan perché, ci tengono a precisare i componenti, nessuno è contrario ai forni per la cremazione, ma più semplicemente ‘non lo vogliamo vicino ai bambini’.
Infatti la scuola primaria, i cui lavori tra l’altro non sono ancora conclusi, si trova a soli 200 metri dal sito deve è stato progettato l’impianto. “Tanto che – aggiungono quelli del comitato – a poca distanza c’è anche la scuola materna con un asilo integrato”. Ma chi non ha figli aggiunge altra carne al fuoco: “No ad ulteriori emissioni di diossine in una zona già troppo inquinata, no al via vai continuo di carri funebri, no al pericolo di inquinamento della falda di Molinetta, ben visibile dal cimitero”.
Ma perché è necessario un ‘tempio crematorio’, come è definito in gergo dagli addetti ai lavori, proprio a Molina? Quel poco che i tecnici sono riusciti a spiegare nella bagarre generale e nell’incalzare di domande del pubblico ha una sua ragione economica e strategica insieme. I cimiteri tradizionali sono in crisi di spazio e la tendenza generale è quella di una richiesta sempre più elevata di cremare i propri cari. I numerosi defunti veneti che sono cremati fuori regione è un dato che la dice lunga su come il Veneto ad oggi non sia in grado di supportare la richiesta.
Il sito di Molina sarebbe inoltre stato selezionato tra tutti grazie alla sua posizione strategica, punto centrale di un bacino di quasi 550 abitanti delle Ulss n. 3 di Bassano, n. 4 Alto vicentino e n. 5 dell’Ovest vicentino. In cambio il comune ‘ospite’ di Malo ne ricaverebbe un canone annuo e tariffe agevolate per i residenti.
L’impianto è realizzato in project financing grazie alla collaborazione di Altair Progetto di Domodossola (Vb), specializzati in strutture crematorie con 30 impianti funzionanti in tutta Italia, e della cooperativa sociale Orsa maggiore, che si occuperebbe di gestire il forno durante il funzionamento affidando il lavoro ad almeno 5-6 ragazzi disabili. Le cremazioni che ospiterebbe l’impianto di Molina sarebbero in media 3-5 al giorno, secondo i calcoli da progetto.
molina 23 feb 2015 007A nulla è valso il tentativo del sindaco Antoniazzi di chiedere almeno il tempo necessario per prendere una decisione ponderata dopo aver valutato per bene il parere dei tecnici. La costruzione comporta infatti un percorso molto articolato che per concludersi con la costruzione del forno deve passare per progetto, conferenze di verifica, approvazione della giunta e del consiglio, esproprio terreni e varianti urbanistiche.
‘Non è prevista la consultazione popolare’ – ha inizialmente fatto presente Antoniazzi alla folla animata – ma ugualmente ho voluto fare questo incontro per poter conoscere la validità di questo progetto. Al momento non abbiamo preso nessuna decisione, state tranquilli e mettetevi l’animo in pace.’
‘La questione politica non c’entra – ha continuato il sindaco, incalzato dai presenti che puntavano a una presa di posizione immediata da parte del primo cittadino – in questi 10 anni di amministrazione penso di avere dato qualcosa a Molina. Il mio parere spassionato è che in questi tempi in cui i cimiteri sono allo spasimo e sono quelli che inquinano di più, portare avanti un progetto di pubblico interesse che dia lavoro a 5 persone disabili è almeno da prendere in considerazione. La questione sarà ponderata da me e dagli altri consiglieri. Valuterò anche la possibilità di fare un referendum, e se siete contenti, il forno crematorio non lo faremo più’.
(Marta Boriero Thiene on line)

Il pm: «Veneti ubriaconi? Non è reato» Chiesta l’archiviazione per Toscani

«Quelle affermazioni sono solo un luogo comune»

«Veneti ubriaconi e alcolizzati atavici». Parole che fecero insorgere un’intera regione, quelle pronunciate dal fotografo Oliviero Toscani alla trasmissione La Zanzara di Radio 24. Poche ore dopo quell’infelice uscita, si scatenò immediata la bufera: dal web alla politica, inevitabilmente il caso è finito sul tavolo della magistratura. Ad appena venti giorni di distanza, è la procura di Verona a pronunciare il primo verdetto, chiudendo a tempo-record l’inchiesta per diffamazione che vedeva indagato Toscani con un’istanza d’archiviazione su cui l’ultima parola spetterà prossimamente al gip. Al di là della decisione di «assolvere» l’architetto per quelle sue provocatorie dichiarazioni che avevano fatto gridare i veneti all’«insulto», sono le motivazioni poste nero su bianco dal pubblico ministero Marco Zenatelli che sembrano destinate a far discutere: ad avviso del magistrato, dare ai veneti degli ubriaconi «non ha rilevanza penale».
Non costituisce una diffamazione, ma soltanto un «luogo comune. E dire che, all’indomani delle frasi di Toscani, non aveva certo usato mezzi termini il governatore Luca Zaia chiedendogli di rettificare le sue parole o di chiedere scusa ai veneti: «Ho cose più importanti cui dedicarmi, tuttavia di fronte a frasi come “i veneti sono un popolo di ubriaconi e alcolizzati”, ma soprattutto davanti al riferimento a padri, madri e nonni, credo che il dovere di un presidente del Veneto che tutti rappresenta sia quello di fare chiarezza - aveva sottolineato Zaia - . Chiedo quindi al signor Toscani, che ben conosce la nostra terra dove ha avuto modo di lavorare credo con soddisfazione, o di rettificare eventuali cattive interpretazioni delle sue parole o di cogliere l’occasione per scusarsi immediatamente con 5 milioni di veneti. Per il futuro un consiglio, ripetere spesso un antico adagio veneziano che così recita: prima de parlar tasi! ». Ma tant’è: secondo il pm Zenatelli, «non vi sono sufficienti elementi per sostenere l’accusa in giudizio posto che lo stereotipo dei “veneti ubriaconi” utilizzato provocatoriamente dall’indagato, come la maggior parte dei luoghi comuni, non può ragionevolmente integrare il reato di diffamazione - si legge nella richiesta d’archiviazione -, anche perché rivolto a un numero indeterminato e indeterminabile di persone». Ancora: «Il reato di diffamazione - scrive il magistrato - è costituito dall’offesa della reputazione di una determinata persona e non può essere ravvisato nel caso in cui vengano pronunciate o scritte frasi offensive nei confronti di una o più persone appartenenti a una categoria anche limitata se le persone cui le frasi si riferiscono non sono individuabili». Ma il provvedimento del pm di Verona non è ancora finito: «Nessun pregio - continua la richiesta d’archiviazione depositata per Toscani - ha il riferimento alla cosiddetta legge Mancino posto che tale fattispecie non può riferirsi ai fatti enunciati in querela».
Da ultima, l’analisi conclusiva: «La manifestazione di pensiero utilizzata da Toscani - decreta il magistrato - va quindi confinata nell’ignoranza tipica dei luoghi comuni e non merita di assurgere a rilevanza penale». Chissà, adesso, come reagiranno i cinque veronesi («persone normali, ragazzi e pensionati », li aveva qualificati il loro avvocato Andrea Bacciga) che avevano presentato la denuncia- querela contro l’architetto originario di Milano facendo scattare l’inchiesta della procura scaligera. Lo stesso procuratore Mario Giulio Schinaia, del resto, annunciando l’apertura di un fascicolo contro Toscani aveva definito come «pesanti» le sue frasi sui veneti: «Poveretti, non è colpa loro se nascono in Veneto - aveva detto Toscani in radio - . Alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri. Poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino ». Tanto da aver innescato un’interrogazione urgente firmata dal consigliere regionale Giovanni Furlanetto del Gruppo Misto: «Le dichiarazioni di Oliviero Toscani non possono rimanere impunite, la giunta deve chiedere l’applicazione della legge Mancino e un risarcimento danni. L’immagine che Toscani ha voluto dare dei Veneti è distorta e mirata a screditare un popolo». A modo suo, Toscani aveva poi cercato di recuperare: «Era una battuta divertente. Se gli unici a non divertirsi sono alcuni veneti mi dispiace. C’è qualche veneto che ci cade sempre». E la procura adesso gli ha dato ragione.
(il corriere del Veneto)
segnalato da DXE

L'ANGOLO DI BRONTOLO - 12 -


mercoledì 25 febbraio 2015

La classe del 1923



1 - TOLDO Giuseppe (Bepi toro)
2 - SARTORI Attilio (toto)
3 - BORIERO Bortolino "el birte" 
da Piovene classe 1925
4 - FONTANA Cirillo (gioca)
5 - PIEROTTO Cirillo (conte)
6 - TOLDO Livio (scarànfo)
7 - Toldo Lucia
8 - ZULIANI Emilia (figlia del farmacista del tempo)
9 - LORENZI Concetta
10 - LUCCA Giustina (mardemina)
11 - LUCCA Maria (postina-suora)
12 - SARTORI Rosina (vica)
13 - LORENZI Rosalia (scarpàra)
14 - Bonato Antonio
15 - PERTILE Irene (bucìna)
16 - Sella Silvano
17 - SERAFINI Elda
18 - NICOLUSSI Mario (bojo)
19 -GIACOMELLI (?) (manfròna)
20 - SELLA Fosca
21 -  TOLDO Mario (mao)

La sala dell'internet point dedicata alla Maestra Ivana






Gino Sartori, che ringrazio, m'invia delle foto della Sala dell'internet point che, come sicuramente già sapete, è stata dedicata alla Maestra Ivana Ciechi il 24 gennaio scorso.
Gino m'informa pure, e con immenso piacere divulgo, che questo internet point ha portato un notevole afflusso di Persone in Biblioteca e non solo giovani, il che fa ben sperare.
Col tempo, pensano anche di poter organizzare un corso di computer, considerato che parecchie Persone sembrerebbero interessate.

In Italia 12 milioni di case sfuggono a Imu e Tasi. Più di uno su 5 non paga

In Italia ci sono circa 12 milioni di immobili che valgono quasi mille miliardi di euro ma sono completamente ignorati dal nostro Fisco. Un numero enorme, che aiuta a spiegare come mai le tasse sul mattone sono così drasticamente aumentate negli ultimi anni. Per chi le paga.
Le cifre
A questi numeri si arriva scorrendo le ultime statistiche sugli «Immobili in Italia», diffuse dal Governo qualche giorno fa. Nella nuova edizione del volume, realizzato dal dipartimento Finanze e dall’agenzia delle Entrate, c’è scritto che il tax gap, cioè l’evasione fiscale misurata come differenza fra il gettito reale e quello potenziale, nell’Imu e nella Tasi vale 4,2 miliardi di euro all’anno. Le due imposte, nel 2014, hanno portato nelle casse di Stato e Comuni 23,9 miliardi, cioè 100 milioni in più rispetto alla sola Imu del 2012 (il 2013 non fa testo perché quasi tutta l’Imu sull’abitazione principale fu “pagata” dallo Stato). In pratica, quindi, il 22,6% del gettito potenziale di Imu e Tasi sfugge al Fisco: detto in modo più brutale, significherebbe che in media più di un italiano su cinque si è disinteressato delle infinite contorsioni subite in questi anni dalle tasse sul mattone, che sono state al centro del dibattito politico ma non delle preoccupazioni degli evasori.

La geografia del «nero»
Il quadro ovviamente non è così lineare, perché un solo grande evasore può pesare statisticamente quanto centinaia di fedeli pagatori. Quando il dato però è così ampio, non è difficile supporre che il panorama degli immobili nascosti agli uffici tributi sia simile a quello delle case, dei negozi e dei capannoni perfettamente conosciuti al Fisco. Questo parallelo comincia a zoppicare però quando si guarda la classifica territoriale dei mancati pagamenti: il primato italiano delle tasse pagate spetta ai contribuenti lombardi, con 2,47 miliardi di Imu e Tasi versati nel 2014, ma il bottino più sostanzioso sottratto al Fisco sparisce nel Lazio, dove il gettito reale si ferma 689 milioni sotto quello potenziale.
Se si passa alle percentuali, poi, lo squilibrio punta con ancora più decisione verso sud: ogni 100 euro di gettito teorico, cioè quello che arriverebbe in cassa se tutti pagassero con puntualità, in Calabria l’incasso effettivo si ferma a 66,2 euro, in Campania è di 67,5 euro e in Basilicata non supera i 70,1. Il Lazio fa poco meglio, con 72,7 euro pagati ogni 100 dovuti, in Lombardia il dato sale a 81,3 euro e in Valle d’Aosta raggiunge il picco, superando di un soffio i 90 euro. Il primato valdostano è figlio di due fattori: una fedeltà fiscale molto più alta della media italiana (il tasso di evasione Imu-Tasi fra i contribuenti della Vallée è inferiore alla metà di quello che si incontra in Trentino Alto Adige, tanto per rimanere sulle Alpi), ma anche la totale assenza di città medio-grandi.
Le cause
L’evasione delle imposte sul mattone, infatti, cresce insieme alle dimensioni delle città. Nei paesi che contano meno di 500 abitanti è più difficile che un immobile sfugga all’ufficio tributi del Comune, e ciononostante il tax gap medio di questi mini-Comuni è del 10,59%, ma quando i residenti sono 10-20mila il tasso di evasione arriva al 19,98% e vola al 27,24% nelle città con più di 250mila abitanti. Ovvio: più il Comune è grande, più sono difficili le verifiche, e quindi aumenta la propensione all’evasione. Questi dati, però, restano sorprendenti, soprattutto se si pensa che gran parte degli immobili che non producono Imu o Tasi non sono per nulla sconosciuti al Fisco, perché l’agenzia del Territorio (ora “incorporata” nelle Entrate) ha appena concluso una maxi-operazione che l’ha impegnata per anni e che ha fatto emergere più di due milioni di immobili “fantasma”.
Basterebbe incorciare sistematicamente le banche dati fiscali, quindi, per riportare alla cassa una buona fetta di proprietari, tranne ovviamente quando a spiegare i mancati pagamenti è la crisi che ha moltiplicato le imposte proprio mentre crollavano le entrate (tipico è il caso delle imprese in crisi o fallite che però devono pagare l’Imu sul capannone). Perché non si fa? A spiegare una certa pigrizia comunale nella caccia all’evasione c’è il meccanismo seguito fin qui dalla distribuzione dei fondi di «perequazione».
Queste risorse sono andate dai Comuni più ricchi a quelli più poveri seguendo i dati sui gettiti effettivi, per cui di fatto le mancate entrate da Imu e Tasi sono state in parte compensate per questa via e hanno disincentivato le amministrazioni dal “disturbare” i propri contribuenti-elettori. Dal 2015 non dovrebbe essere più così, perché a guidare almeno in parte la distribuzione dei fondi sarà la «capacità fiscale», cioè il gettito potenziale e non quello effettivo.  - segnalata da Odette -
(il sole 24 h)

martedì 24 febbraio 2015

Carnevale a Pedescala


















Organizzata dalla Pro Loco di Pedescala, con la collaborazione delle mamme che hanno preparato tanti dolcetti, la serata dell'ultimo di carnevale, sotto al Portego de Campesàn, è stata allegra e divertente. Il clown Bocciolo e un suo aiutante, hanno contribuito ad animare la festa. Un grande telo colorato, palline, palloncini, musica e balli, hanno contribuito a far più completa la festa. 
Grazie alla Pro Loco di Pedescala che ha sempre un pensiero anche per queste occasioni, alla prossima!!!
Lucia Marangoni

La danzatrice e il cane - by Odette -

A Forni stanno preparando il "fora febràro"... che marso zé cuà...

(by Lucia)

E anche a Lastebasse-Montepiano...


lunedì 23 febbraio 2015

E intanto ai Furni se magna, se beve e se stà in alégra compagnia...










Serata a tema: 
FRITTURA DI PESCE
(fotoreporter Nita)
(prossima serata a tema in marzo: ossi de mas-cio) 


Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...