mercoledì 31 dicembre 2014

La terra

L'anno 2014 è stato quello dell'agricoltura famigliare per la FAO

"In queste feste, dedicate alla cura dei propri affetti e dei famigliari, il gesto migliore è sostenere gli agricoltori locali acquistando un prodotto che è frutto del nostro territorio che sostiene chi custodisce il futuro della terra che dovremo restituire ai nostri figli.
L’agricoltura italiana è costituita da aziende agricole che hanno una superficie media di 7 ettari e un età media di 60 anni, e produciamo 246 prodotti a marchio di qualità. Sono in sintesi aziende piccole, che producono molti prodotti di eccellenza.  Senza contare la biodiversità di prodotto che rappresenta la nostra tradizione agroalimentare.
La forza della nostra eccellenza è tutta racchiusa nelle piccole eccellenze. Qualcuno la chiama agricoltura contadina, un agricoltura responsabile del proprio territorio e che produce prodotti di qualità. Le aziende agricole italiane hanno bisogno di ricambio generazionale, di norme più semplici e di una valorizzazione che punti a difendere il territorio e il paesaggio. Ovvero i prodotti degli agricoltori devono arrivare freschi sulle tavole degli italiani, senza svendere il loro valore aggiunto mangiato via dagli intermediari e da modelli economici che non garantiscono sviluppo locale. Il petrolio dell’Italia è il cibo.


Il 2015 è dedicata, dall'ONU, ad una delle risorse più importante che abbiamo sul pianeta terra: il suolo.

"Oggi vi sono oltre 805 milioni di persone che soffrono di fame e malnutrizione. La crescita della popolazione richiederà approssimativamente un aumento del 60% della produzione alimentare. Dato che gran parte del nostro cibo dipende dai suoli è facile capire quanto sia importante mantenerli sani e produttivi," ha detto Graziano da Silva, Direttore generale della FAO, aggiungendo: "Sfortunatamente, un terzo dei nostri terreni è in condizioni di degrado a causa dell'erosione, della compattazione, dell'impermeabilizzazione, della salinizzazione, dell'erosione di materiale organico e di nutrienti, dell'acidificazione, dell'inquinamento e di altri processi causati da pratiche insostenibili di gestione dei terreni. e le pressioni dell'uomo stanno raggiungendo livelli critici, riducendo ed a volte eliminando alcune delle loro funzioni essenziali."
"Invito tutti noi a promuovere attivamente la causa dei suoli nel corso del 2015, poiché è un anno importante per spianare la strada verso un sviluppo veramente sostenibile per tutti e da parte di tutti," ha aggiunto.
(Davide Ceccarelli - Il fatto quotidiano -)
segnalato da Odette

Le meraviglie dell'Universo

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, si è preso il tempo di stendersi su di un prato e amminare il cielo di notte. Pochi credo. Offrirebbe spunto per una profonda meditazione. 
Avete mai pensato che una sola stella equivale ad un nostro sole? 
Cos'è l'Universo? 
E l'infinito?
Da dove veniamo? 
Cosa facciamo? 
Dove andremo?
Oggi solitamente è il giorno dei "buoni propositi" per l'anno a venire.
Provate, proviamo, ad aggiungerci anche quello di trovare un po' più di tempo per meditare, per rallentare un po' la nostra quotidianità diventata così frenetica ed avere un sorriso e una parola per chi ci vive o ci passa accanto. 
Buon fine d'anno a tutti Voi e stanotte divertitevi senza sballare!


martedì 30 dicembre 2014

Immagini di Valdastico con la neve



Consegna dei panettoni da parte dell'Amministrazione Comunale agli over 80










È iniziata la consegna panettoni per le Persone over 80 del nostro Comune! Portiamo i nostri migliori auguri, sperando di imparare sempre di più dalla saggezza degli anni e dei tempi passati! 
BUONE FESTE!!!

Il primo Consiglio Comunale dei Ragazzi


13/12/2014: Oggi presso la sala consigliare del Comune di Valdastico si è svolto il primo Consiglio Comunale dei Ragazzi. Dopo il giuramento del nuovo Sindaco dei ragazzi si è proceduto a consegnare a tutti i consiglieri e ovviamente al nuovo sindaco la Costituzione Italiana in formato tascabile.
Questo gruppo di giovani ha competenze in più ambiti: ambiente, sport, tempo libero e giochi, rapporti con l’associazionismo, cultura e spettacolo, pubblica istruzione, ecc.
E' una vera e propria istituzione al completo!!!
Auguriamo al Consiglio dei Giovani delle Scuole Medie un buon lavoro nella loro nuova esperienza e ricordando di essere sempre disponibili per crescere ... e Amministrare Insieme!




Bollo auto. Attenzione, quest'anno l'avviso arriva via mail

Dal 1 gennaio 2015 l’avviso cartaceo che veniva inviato a domicilio per ricordare la scadenza della tassa automobilistica per il veicolo di proprietà, meglio conosciuto come “bollo auto”, è sostituito da una informazione online recapitata nella casella di posta elettronica personale comunicata da ogni contribuente.

Ne dà notizia la Regione del Veneto, sottolineando che questo nuovo servizio gratuito, più veloce, economico e preciso, consentirà di ricordare in tempo utile a ogni utente che aderirà all’iniziativa, la sua scadenza, evitando di incorrere in sanzioni e spese per pagamenti ritardati od omessi.
 “Cerchiamo di avvalerci dei più moderni sistemi informativi per favorire i cittadini – spiega l’assessore regionale al bilancio, Roberto Ciambetti –, ma essendo consapevoli che non tutti dispongono dei mezzi telematici, abbiamo deciso di mantenere l’invio cartaceo dell’avviso per i contribuenti aventi almeno 70 anni che non si siano registrati online”.
 L’attivazione del servizio è semplice: dopo essersi collegati al portale “Infobollo” (http://infobollo.regione.veneto.it) del sito regionale, ci si registra inserendo il proprio codice fiscale, la targa del veicolo di proprietà e l’indirizzo di posta elettronica al quale si desidera venga recapitato il promemoria (a quello stesso recapito il sistema invierà una mail per completare l’attivazione).
A registrazione avvenuta, in prossimità di ogni scadenza del bollo auto, verrà inviato un avviso telematico contenente i dati del veicolo, l’importo dovuto e la data entro cui versare la tassa.
 “L’avvio di questo nuovo servizio – precisa ancora Ciambetti – consentirà alla Regione di costituire anche più aggiornata banca dati tributaria, con la partecipazione e il contributo diretti del contribuente. Insomma, un altro modo per avvicinare la pubblica amministrazione al cittadino”.
 Per informazioni o problematiche attinenti alla registrazione nel portale, è possibile chiamare il call center regionale al numero 840848484, che per il solo mese di gennaio 2015 sarà attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 13.
Ma informazioni relative alle tasse automobilistiche si possono richiedere anche agli uffici e delegazioni dell’ACI e nelle agenzie pratiche auto autorizzate.
(fonte Thiene on line)

lunedì 29 dicembre 2014

POLENTA MIA Davide Maria Turoldo - by Andrea Nicolussi Golo -

Mia cara terra, mio vecchio paese, non posso descrivervi. Le montagne e le valli della Carnia le ho viste per un sol giorno quando ancora ero fanciullo, una sola volta ho visto Cividale che sorrideva in una giornata di sole. Ero troppo piccino per gustare il vino di Tarcento, e quello di Latisana lo conosco solo per aver cantato la « villotta » che ne celebra la bontà. Poi, già lontano, ho serbato il sapore delle sue noci, forse le migliori fra tante che ho visto sui mercati, ma il frutto della mia infanzia erano le pesche selvatiche che appena arrivavano a maturazione nella campagna ghiaiosa e bruciata del mio paese. E un po’ d’uva che noi rubavamo ancora acerba dalle viti e il fiore dolciastro dell’acacia che brucavamo dalla pianta insieme alle pecore.
E anche il pane di segala ricordo, e la minestra di orzo che noi ragazzi non volevamo mangiare perché ci sembrava un cibo per cavalli e invece la mamma ce lo diceva il migliore, il più nutriente. Una memoria rara per me, – «codaroul (1)» di una casa sfortunata e povera – le poche sere in cui ho potuto inebriarmi, fanciullo, col pesante piatto della «brovade », il cibo dei forti, il cibo del lavoratore instancabile.
Invece la mia tavola, la mia casa, la mia infanzia, ecco di cosa profumava (anzi, il paese intero): prima di pannocchie, cotte in margine ai grandi campi di granoturco, pannocchie ancora lattee, affumicate su un fuoco che noi ragazzi accendevamo nella campagna come un’avventura.
E poi ancora pannocchie, scartocciate nelle lunghe sere di autunno in compagnia dei grandi. Allora il papà non ci mandava a dormire, non faceva il severo, perché anche noi piccoli potevamo con le nostre mani liberare il frutto d’oro dei nostri campi.
E poi ancora pannocchie, sgranate col ferro che ci faceva male alle mani; e bisognava fasciarlo con stracci per evitare le vesciche nel palmo non ancora indurito alla falce, alla vanga e all’aratro.
E poi ancora pannocchie, che finalmente diventavano farina nei nostri antichi mulini tuttora di pietra.
E finalmente la polenta.
Tutto il paese, la sera, un dolcissimo odore di polenta appena rovesciata sul tagliere; ed era finalmente il richiamo per cui noi lasciavamo di giocare a « muduk » e a bandiera sulla piazza. E la mamma non faceva più fatica a chiamarci perché una voce, quella dell’appetito, ci portava a casa tutti come rondoni.
Polenta mia, guai se qualcuno parlerà male di te. Io non ho mai conosciuto il pane: a casa il pane lo mangiava soltanto chi si ammalava, ma era un caso raro, e poi tanto poco da fare appena una «panade (2)». Ma la polenta! Cosa nascondevi dentro la tua sostanza per farci crescere tutti così grandi, in fretta? Tutti noi fratelli, alti come gambe di granoturco, forti, instancabili più degli altri (mai una malattia che ci abbia minati); e, ancora ragazzi, con il piccone, d’inverno, a estirpare i ceppi perché il focolare fosse sempre caldo.
Mattina, latte e polenta; mezzogiorno, minestra e polenta; la sera, radicchio, «argelùt (3)» e ancora polenta. E anzi, nei giorni duri, di magra, io ricordo mio padre che tagliava due fette dalla piccola montagna d’oro e me ne metteva una per mano e mi diceva: « Ecco, una la chiamerai polenta e l’altra formaggio». E io che ci credevo e addentavo ora da una mano ora dall’altra, fingendo di mangiare polenta e formaggio. E gli amici, quelli delle poche famiglie ricche del paese, mi prendevano in giro, m'insultavano. Io piangevo, eppure non potevo pensar male della polenta, non potevo dir male di mio padre.
A cuocerla era sempre la mamma, e mi sembrava che dentro vi cuocesse il cuore. E che fatica per renderla profumata, tirarla a giusta cottura, che non si attaccasse alla pentola nera di ghisa, che non sapesse di fumo; e mantenere il giusto fuoco, lei, che doveva preparare tutto il desinare, sempre con brolle di granoturco in mezzo a un nugolo di faville: e doveva soffiare dentro tanto da spolmonarsi, lei così minuta. Eppure sempre in silenzio, sempre serena, dentro una nube di fuliggine; perché noi non avevamo neppure il camino e tutto il fumo usciva dalla porta oppure dalla piccola finestra che metteva sulla «corte».
Ed eravamo in nove attorno a quella tavola. Mi sembrava un’impresa quando potevo collaborare anch’io e ritornavo dai campi con qualche fascina di legna raccolta a stento lungo i fossati o i canali d’acqua. E le dicevo:
«Ecco, mamma, puoi cuocerla meglio con questa legna.»
Sì: ho tanti altri ricordi del mio paese: la chiesa, le funzioni di maggio, i vespri della domenica. E poi la scuola, anzi la maestra che ha insegnato per quarant’anni a fare le aste. E poi le scorribande nei prati, soprattutto a primavera, quando ognuno di noi poteva vantare la propria bravura dal numero dei nidi che scopriva per primo. Ma questi possono essere ricordi anche di altri, di tutti. Io invece devo difendere la mia infanzia, che perciò mi sembra tutta d’oro, anche se è stata forse la più povera fra tutte le infanzie dei miei compagni.
Ecco perché un giorno arrivato in una casa di ricchi, ed io già grande, anzi già sacerdote ormai, mi sono sentito bruciare perché, appena seduto a tavola, la signora (odiosa!) ebbe l’imprudenza di dirmi: «Oggi ci scuserà, padre: abbiamo polenta» . E io zitto, dapprima, arrossii perché mi sembrava offesa tutta la mia infanzia, offeso tutto il mio Friuli. Poi, ecco il cameriere, vestito tutto di bianco, con una zuppiera in mano; e dentro, del giallo che nuotava nel burro; e sopra, degli uccelli rosolati come martiri. Allora ho sentito tutto il mio sangue martellare: « Ecco, signora, le dissi – non cominciamo con l’offendere la polenta». Così, fu una ben triste tavolata, quella e non solo per queste cose e non fu possibile nessuna intesa. Il discorso stagnò per l’intero pranzo sui poveri e sui ricchi. Io capii ancora una volta che non c’era proprio nulla da fare. Il povero, i cibi del povero, i suoi gusti sono un segreto di Francesco e Chiara, una rivelazione di Cristo.
(1) Abitante di Coderno
(2) Pane bollito
(3) Valerianella


Pasticciando con fantasia - by Cinzia -


TORTA DI FINE ANNO 
CON ... SORPRESA!!!

Preparate una classica torta margherita o torta allo yogurt, quando é fredda  tagliatela a metà e farcitela con crema pasticciera o crema al cioccolato (per i principianti va bene anche il preparato per la crema, ma mettete circa 100 gr di latte in meno, così risulterà più soda); prima di chiuderla nascondete in mezzo alla crema un grosso cioccolatino a vostro piacimento, chiudete la torta, glassatela con il cioccolato fondente e decorate a piacere! Chi troverà il cioccolatino nella sua fetta avrà fortuna per tutto l'anno!!!

El farsòro


Quando i bambini aspettavano solo 
che EMO tirasse un fischio 
per sedersi sopra a fare peso?

Mauro Corona e la neve



Disagi per la neve

ERRATA CORRIGE:
In riferimento al post di ieri in merito ai problemi di sgombero neve nelle strade comunali si vuole precisare che con la ditta Marangoni c'era stato un accordo ufficioso e non ufficiale pertanto ci si vuole scusare con la sopracitata ditta di quanto era stato scritto.
Oggi comunque si è trovato l'accordo ufficiale sempre con la stessa ditta per il supporto ai nostri operai in caso di neve.
Grazie e ci scusiamo ancora dei disagi avuti.


Cari concittadini, ci scusiamo dei disagi avuti da ghiaccio e neve di ieri sera e di questa mattina. Ci sono state alcune strade che non si sono riuscite a pulire, altre in cui si è arrivati a pulirle solo ieri a tarda ora.
Vogliamo spiegare che la causa di ciò sono stati dei problemi del tutto inattesi che tutti assieme si sono presentati.
1- La rottura quasi immediata ieri di uno dei tre mezzi comunali, nonostante la nostra premura di revisionarli, trovandoci cosi a pulire le strade di tre comuni con solamente i due mezzi restanti, avendo per di più uno dei tre operai in stato di malattia.
2- Il probema maggiore si è avuto dalla mancanza della ditta Marangoni, alla quale era stato affidato l'incarico di sgombero neve, trammite delibera di giunta, per una durata di ben tre anni. Ieri però la ditta non era disponibile perchè impegnata in altri incarichi di sgombero neve.
Stiamo procedendo ora con il rilascio di sale e ghiaino nelle strade più pericolose per poi procedere allo sgombero di qualche strada non ancora spalata.
Scusandoci ancora per il disagio, vi auguriamo una buona domenica.
Grazie

AMMINISTRIAMO INSIEME LISTA GIOVANI DA FACEBOOK

L'ANGOLO DI BRONTOLO - 9 -


domenica 28 dicembre 2014

Luciano Pesavento - fruttivendolo di Valdastico -

Ha cominciato a vendere frutta e verdura come ambulante per caso, nel 1980. Dal suo sorriso si direbbe che è un montanaro pacioccone, cresciuto in canottiera sulle rive dell’Astico a caccia di trote e marsoni. Ma dopo 5 minuti di un suo monologo, le parole diventano taglienti come lame e i concetti talmente profondi che ti verrebbe voglia di metterlo in Parlamento.
Luciano Pesavento, dopo aver girato le montagne della valle dell’Astico senza orari e senza soste sognando di far parte del Trentino, ha capito una cosa: “Non siamo negozi di vicinato, abbiamo una vera e propria funzione sociale”.






Luciano Pesavento, fare il fruttivendolo a Valdastico è più faticoso o più divertente?
Ho iniziato a fare questo lavoro non per soldi, ma per passione. Non ce la facevo più di stare in fabbrica e quando l’ambulante che aiutavo il sabato ha smesso, ho rilevato camion e ortaggi e mi sono messo in moto. Era il 1980 e avevo 22 anni. Non avevo orari e mia mamma si alzava ogni mattina alle 4 per prepararmi la colazione e mi aspettava a mezzanotte con la cena calda.
Com’è cambiata la vita dell’ambulante da allora a oggi e come fa lei a difendersi commercialmente?
Anni fa ci trovavamo in 12 o 13 a Lavarone, che era il centro principale del nostro giro. C’erano camion di cibo, lustratori, arrotini, si vendevano lane e filati. Ora è tutto usa e getta e a Lavarone oggi ci sono solo io. Il mercato è cambiato in tutti i sensi, non solo per gli ambulanti, ma anche per i negozi di vicinato, soprattutto nei paesi come Valdastico. Una volta le persone venivano nei ‘loro’ negozi, ora prendono l’auto e vanno in ‘città’, nella grande distribuzione. Io tengo i prezzi della grande distribuzione e la qualità di un negozio. Non c’è niente da fare, la gente oggi vuole le cose belle, buone e che abbiano un prezzo competitivo.
Molti esercenti si lamentano di tasse e burocrazia, vale anche per lei o avete dei privilegi?
Nessun privilegio, anzi. La burocrazia uccide tutti, anche noi. Chi fa le leggi e stabilisce i parametri della burocrazia non sa cosa significa lavorare. Una volta ho preso una super multa perché non avevo messo la rete nell’uva e una volta perché invece di scrivere Argentina in un’etichetta ho scritto Perù. Chiunque, tranne quel vigile, avrebbe capito che era una svista. Io non voglio privilegi, vorrei solo che chi fa le leggi sapesse il valore del lavoro e del danaro, in modo da costruire una burocrazia pertinente con la situazione di oggi.
Che cosa vuol dire?
Gli statali, i politici, i burocrati e tutti quelli che legiferano, sono persone che hanno sempre visto lo stipendio cadere dal cielo. I soldi hanno valore, nascono dal sudore e dalla fatica e la gente deve smettere di assecondare vizi e capricci. A volte devo buttare (nel senso di regalare) frutta e verdura ottime solo perché non sono ‘belle’, ma a me sono costate lavoro e fatica. Mi sono alzato alle 4 per andare ad acquistarle e poi lavoro tutto il giorno per venderle. Una volta una signora voleva coste e melanzane tutte della stessa misura. A un certo punto mi sono scocciato e le ho chiesto ‘lei signora che lavoro fa?’ Così, giusto perché volevo capire quanta fatica le costava il suo stipendio. C’è tanta gente meravigliosa, ma ci sono troppe persone viziate che rovinano la magia della vita.
Lei ha lavorato come operaio e come ambulante. E’ una vita dura. Che cosa ha imparato?
Ho imparato che chi è abituato a lavorare non sbraita reclamando diritti. Lavora e si arrangia anche nelle avversità, senza chiedere niente a nessuno. Difendo strenuamente gli operai e critico i moltissimi statali che ricevono lo stipendio spesso senza sapere da dove arriva. I soldi per i loro stipendi arrivano da quelli che lavorano tutto il giorno come me senza lamentarsi, ma rimboccandosi le maniche e pagando le tasse. Però ammetto che se tornassi indietro e dovessi dare un consiglio professionale alle mie figlie, direi loro di fare le statali. A Roma i politici rubano senza sensi di colpa, ma non li vedono i bambini che non hanno da mangiare o i genitori che non posso pagare le spese del medico?
Quella smorfia di tristezza quando paragona Trentino Alto Adige e Veneto che cosa nasconde?
Sono 2 regioni confinanti, ma c’è un oceano di mezzo. In Trentino ogni paese ha per regolamento il suo panificio, la sua cooperativa e i servizi base, necessari per tenere in vita il paese stesso. La Provincia concede delle sovvenzioni per aiutare gli esercenti a tenere aperta la loro attività. Non si fanno soldi, ma si tengono aperti servizi fondamentali e ci si mantiene. Ad attività come la mia lo stato dovrebbe dare soldi per permetterci di andare avanti e invece concedono servizi dove non servono e tagliano là dove sarebbe fondamentale un aiuto per sostenere l’economia locale. Sono nauseato dal sistema, il paese è regolato da leggi e persone che non sono assolutamente concrete. Se fossi giovane me ne andrei dall’Italia senza pensarci su.
Valdastico era una zona di segherie importante, oggi com’è?
Mio nonno aveva costruito la prima segheria ad acqua, oggi non ci sono più segherie. La politica non ha salvato l’economia del territorio. Quando ‘regnavano’ i vecchi della valle, l’economia prosperava anche se nessuno aveva una laurea in tasca. Oggi, che ci sono fior fiore di ingegneri che studiano, analizzano e contabilizzano la terra e i boschi, l’economia è crollata e non si può più fare niente. Dirò di più, anche a costo di creare inimicizie: ai tempi di Mussolini il territorio era curatissimo e sfruttato nel modo corretto. I vecchi conoscevano la loro terra, le loro montagne e tutti i trucchi del mestiere, perché erano abituati ad arrangiarsi. Ponte Maso è stato costruito da 3 persone non istruite. Poi sono arrivate la scienza e la politica moderna ed è crollato tutto. I nostri vecchi non avevano tanti titoli, ma a modo loro erano tutti ingegneri.
Lei viene da una famiglia solida. Da una vita di lavoro.....
Quando mia mamma si è ammalata, mio papà era in sedia a rotelle e per aiutarla con le pulizie si è inventato una scopa con un gancio, così poteva pulire anche lui e aiutarla. Bisogna imparare a dare il giusto valore alla salute e all’amore.
Essere un ambulante che parte tutte le mattine da Valdastico e si gira le montagne in camion, che cosa significa?
Significa spendere un sacco di soldi per mantenere il camion e pregare che non si rompa mentre sei nella neve in qualche frazione persa tra i monti. Significa dare ai vecchietti dei paesini un motivo per lavarsi, vestirsi e uscire di casa. Significa sorridere quando li vedi arrancare verso di te e gioire quando ti portano i biscotti fatti in casa o i guanti fatti ai ferri perché mi hanno visto le mani screpolate.
Lei ha negozio e camion, preferisce fare l’ambulante o stare in bottega?
Preferisco stare sul camion, all’aria aperta. Sono uno spirito libero e amo i miei ‘nonnini’ che ogni mattina mi aspettano nelle varie fermate. Se tardo, soprattutto in inverno, mi telefonano per sapere se ho fatto un incidente o se sono malato e molti vengono anche solo per comperare una mela. Mi dicono ‘Luciano, se non passi tu da queste parti non abbiamo motivo di uscire e rimaniamo chiusi in casa’. Sono innamorato dei miei nonnetti, che cosa faranno quando io vado in pensione?
Lei mi ha detto che è arrivato alla fine della sua vita professionale. Che cosa ha capito?
E’ vero, tra poco vado in pensione dopo una vita intera di lavoro senza orari e senza aver potuto realizzare il sogno di acquistare una casa a Thiene per facilitare la vita di mia figlia. Quando mi fermo a riflettere ho capito una cosa: lavorare è sbagliato. E’ meglio godersi la vita.

Anna Bianchini Thiene on line

Forni sotto la neve - by Agnese -


Cari mìe... "Rentolà" i gà cumissià a girare in caròssa... ah ah ah




“Over 50 a caccia di un nuovo lavoro”. Quando la crisi costringe a reinventarsi

Uomini e donne - in cassa integrazione o licenziati - che finiscono alla ricerca di contratti precari o di un impiego lontano dalla loro esperienza professionale. "L'importante non è la carriera, ma un pasto caldo". Sono sempre di più (secondo il Censis +146% in 5 anni) le persone in età matura che devono ricollocarsi.


 
“Quando hai passato i 50 e ti trovi senza lavoro la carriera non conta. Il problema è portare un pasto in tavola e non finire a fare il barbone”. Maurizio, classe ’57, è alla fine del terzo anno di mobilità e di porte in faccia ne ha ricevute molte. Roberto, invece, di anni ne ha 62, un passato da dipendente (prima in banca poi presso una casa di moda) oggi ha trovato la forza di ricominciare dall’assistenza domiciliare agli anziani. Claudio a 47 anni è passato dalla catena di montaggio alla vendita porta a porta. Elena, 59 anni, nella vita ha fatto di tutto. Oggi si arrangia come può con lavori di piccola sartoria, ma non si è ancora data per vinta e continua a cercare un’occupazione stabile che la accompagni alla pensione. Nella, 60 anni, si è sempre saputa arrangiare e da quando ha chiuso la partita iva lavora a chiamata. L’elenco dei racconti di vita vissuta potrebbe continuare a lungo. Sono sempre di più, infatti, le persone in età matura che si trovano nella condizione di doversi ricollocare una volta persa l’occupazione. E, quando il lavoro arriva, bisogna accontentarsi, lasciando da parte ambizioni e aspirazioni di carriera. E anche la speranza di un riconoscimento della propria esperienza professionale da parte del nuovo datore di lavoro.
Rimanere senza lavoro dopo i 50 significa lasciare da parte velleità di carriera. “E non finire a fare il barbone”
“Oggi a 45 o 50 anni, dopo 15 o 20 anni di lavoro capita sempre più spesso di dover cambiare. Non esiste più il lavoro per la vita”. Una situazione che è sotto gli occhi di tutti, suffragata da storie personali e dati statistici. Rosario Rasizza, ad di Openjobs-Metis spiega come in questi anni è cambiato il mondo del lavoro interinale: “Le agenzie per il lavoro una volta erano considerate una soluzione ‘da sfigati’ o al limite da studenti al primo impiego – spiega Rasizza -. Oggi non è più così, c’è una rete di 2500 sportelli sul territorio, altamente qualificati, preparati a far fronte alle nuove sfide”. Le agenzie per il lavoro sono una delle possibilità per ricollocarsi, uno strumento per tutti: “Oggi bisogna sempre tenere alta l’attenzione – continua Rasizza -, perché uno quando lavora tende a non pensare alla possibilità di dover cambiare posto. Psicologicamente non è facile. E’ un’età in cui molti hanno mutuo e famiglia”. Questo è vero tanto per i profili più elevati, dirigenti e quadri, quanto per quelli meno qualificati. “Oggi occorre abituarsi al cambiamento, bisogna essere pronti anche a fare tre passi indietro per farne cinque avanti. Perdere il lavoro ormai è una questione frequente, che può capitare a tutti e non deve diventare motivo di vergogna”.
Agenzie per il lavoro? “Una volta erano considerate ‘da sfigati’ o da studenti al primo impiego. Oggi non è più così”
La seconda vita di Claudio e Roberto - Ed è proprio questo uno dei principali nodi da affrontare. Quello della vergogna. Con il bagaglio di sconforto e negatività da cui si viene travolti. Claudio ha 47 anni, due figli di 14 e 17 e un matrimonio sfumato alle spalle. “Non posso dire che la vita mi abbia sorriso, ho passato momenti veramente difficili, in cui tutto mi stava crollando addosso. Nel giro di due anni ho perso prima il lavoro poi la famiglia”. Calabrese di nascita, Claudio ha sempre lavorato a Milano. Una vita in azienda, da operaio a capo reparto, un lavoro solido e una certezza: lo stipendio a fine mese. Poi arriva la crisi e con la crisi la cassa integrazione, fino alla perdita del posto. “Siamo stati tra i primi ad andare a gambe all’aria, lavoravo in una piccola azienda metalmeccanica, quando nel 2009 abbiamo chiuso eravamo rimasti una trentina, i più spendibili avevano già trovato un’alternativa. Io a 42 anni non sono stato capace, forse perché non ci ho creduto, perché ho sperato fino all’ultimo che la situazione si raddrizzasse”.
Claudio, 47 anni: “Nel giro di due anni ho perso prima il lavoro poi la famiglia. Un insuccesso personale”
Ma, al contrario, è peggiorata. E per Claudio è stato l’inizio di un periodo nero. “L’ho vissuta come un insuccesso personale – racconta – per un anno non ho lavorato nemmeno un giorno. Mi sono svegliato quando la mia ex moglie mi ha lasciato”. Oggi Claudio fa il venditore porta a porta e guadagna a provvigione. “Ho iniziato a vendere contratti per l’energia elettrica, poi sono passato agli apparecchi per la depurazione dell’acqua. Mi hanno fatto fare dei corsi e poi mi sono buttato nella mischia. I miei colleghi sono quasi tutti ragazzi giovani che hanno 25-30 anni e, anche se adesso ogni tanto arriva qualcuno più in là con gli anni, rimango uno dei più anziani. Non posso dire di essere realizzato, perché non era questo che immaginavo per la mia vita, ma sono contento di avere un lavoro e di poter guardare in faccia i miei figli senza vergognarmi”.
Roberto, 62 anni: “Alla mia età la crescita professionale non è una priorità. Mi serviva qualcosa per vivere fino alla pensione”
Roberto ha lavorato per vent’anni come commerciante, aveva un negozio di scarpe, con due dipendenti. Poi ha lavorato in banca e infine da uno stilista. “Nel maggio 2013 ho perso il lavoro e mi sono trovato in seria difficoltà”. Così a 62 anni ha dovuto rimboccarsi le maniche e ricominciare: “Quando il problema è il sostentamento le energie si trovano. Mi sono arrangiato e ho trovato qualcosa nel settore dell’assistenza agli anziani parzialmente autosufficienti. La crescita professionale alla mia età non è prioritaria, mi serviva qualcosa per vivere fino alla pensione, un lavoro per i prossimi 4 o 5 anni”.
Over 50 senza lavoro -L’ultimo rapporto del Censis ha rilevato come nel quinquennio 2008-2013 i disoccupati over cinquanta siano aumentati del 146,1%, con una netta prevalenza di uomini (+160,2%) rispetto alle donne (+111,1%). Tra gli italiani ultracinquantenni che restano senza lavoro (460mila nel 2013), il 61,4% non trova una nuova occupazione entro l’anno, solo per il 38,6% la disoccupazione dura meno di 12 mesi. La condizione di Claudio e Roberto sembra quanto mai diffusa. “Il rischio di una progressiva precarizzazione di una parte delle classi più anziane, ma ancora in età lavorativa – si legge nel quarantottesimo rapporto del Censis -, sembra altrettanto verosimile di quello che ha già assunto caratteri strutturali per le classi più giovani, con tutte le conseguenze che questo potrà comportare”.
Nella, Roberta ed Elena: cosa significa “ricominciare” – Le statistiche dicono che il fenomeno è prettamente maschile, ma anche l’altra metà del cielo soffre di questo momento buio e tante donne si trovano nella condizione di dover ricominciare. Perché rimaste senza sostegno, perché il marito ha fatto le valigie o, semplicemente perché uno stipendio solo non basta più. Nella ha 60 anni ed è disoccupata da due. “Ho lavorato a chiamata. Alla mia età è difficile adattarsi a fare altro, ma ci si prova. Sono lavori di uno o due giorni, se non di qualche ora. Mi arrangio a fare la cameriera, le pulizie, le promozioni nei supermercati. Speravo in questo periodo natalizio, l’anno scorso ho lavorato una ventina di giorni nel periodo festivo, ma quest’anno non ho avuto nessuna proposta. Spero che cambi presto qualcosa”.
Anche le donne, come gli uomini, perdono il posto di lavoro in età avanzata. E si trovano nella condizione di dovere ricominciare.
Roberta, 58 anni si è da poco separata: “Trovarsi single alla mia età non è facile. I miei figli sono grandi e sono lontani, così non ho nessuno che mi possa aiutare. Sono sempre stata a mio agio con i bambini, così mi sono messa a fare la babysitter a chiamata. Ho iniziato con il nipotino di una mia amica e da lì ho affisso qualche annuncio vicino agli asili, un po’ come fanno gli studenti che offrono ripetizioni. Al momento guadagno a malapena quel che serve per comprare il pane e pagare le bollette, ma almeno non sono per strada”.
“Io ho fatto la casalinga per 22 anni, poi i casi della vita mi hanno obbligato a rientrare nel mondo del lavoro”. Elena ha 59 anni, ha lavorato in azienda per cinque anni e poi si è messa in proprio, fino al 2011, quando ha dovuto chiudere. Ha lavorato poi come venditrice porta a porta (sempre a partita iva) finché l’attività è diventata antieconomica per le troppe tasse. Da allora è ufficialmente una disoccupata ed è entrata nel circuito del sommerso, si arrangia a fare la sarta, piccoli lavori che le rendono il necessario per mettere insieme il pranzo con la cena: “Ho capito che dovevo arrangiarmi da sola. Come imprenditrice non sono stata aiutata, come lavoratrice nemmeno, come disoccupata non ne parliamo. Si sentono solo grandi parole, ma nessuno ha veramente voglia di risolvere la situazione”.
Elena, 59 anni: “Si sentono solo grandi parole, ma nessuno ha veramente voglia di risolvere la situazione”.

Ma tra gli over 50 sale anche il tasso di occupazione – Se il dato sulla disoccupazione tra gli over 50 è spaventosamente in crescita, va sottolineato come aumenti anche il tasso di occupazione, in controtendenza con quanto accade per le fasce più giovani. Gli occupati tra gli ultracinquantenni raggiungono il milione di individui (segnando un +19,1% dal 2011 al 2013, con netta prevalenza di donne). Questo in parte è dovuto anche all’aumento dei casi di ingresso tardivo nel mondo del lavoro. Persone che non hanno mai avuto l’esigenza di trovare un impiego che si sono messe in cerca di occupazione magari per fare fronte a situazioni di difficoltà.
Quello dei lavoratori anziani è un mercato in profonda mutazione, estremamente dinamico, si viene licenziati di più e molto spesso bisogna rinunciare alle progressioni verticali a favore di spostamenti orizzontali o addirittura discendenti pur di mantenere il posto di lavoro, ma sembra che alcune occasioni di reinserimento ci siano, sebbene la concorrenza sia spietata. L’aumento degli occupati “da un lato è un effetto diretto delle riforme previdenziali entrate a regime – si legge ancora nel rapporto del Censis – dall’altro contiene in se le disfunzioni di un mercato che serra le porte ai giovani e le spalanca ai più anziani”.
Quello dei lavoratori anziani è un mercato in profonda mutazione, estremamente dinamico, si viene licenziati di più. Ma alcune occasioni di reinserimento ci sono
Una tendenza confermata anche dalle grandi aziende che in questo momento di crisi ancora stanno assumendo. È il caso delle catene di fastfood come McDonald’s o dei grandi supermercati come Esselunga. Due realtà, quelle citate, che continuano ad aprire punti vendita e assumono personale. Pur non fornendo dati dettagliati, Esselunga conferma per gli ultimi anni la tendenza all’aumento delle domande provenienti da lavoratori maturi. McDonald’s, che in due anni ha ricevuto 66mila curriculum in concomitanza con una intensa campagna di reclutamento per l’apertura di nuovi ristoranti, ha spiegato come (a dispetto del target prettamente giovanile) il 9,6% delle candidature siano arrivate da over 40.
(ilfattoquotidiano.it) 
(segnalato da Odette)

Lorenzo Munari da Lastebasse


La piazza di San Pietro con la neve


Non è chiara siamo d'accordo, ma la pubblico ugualmente perchè credo che nessuno finora l'abbia fotografata da quel posto con la neve. Ci ha pensato il buon Nicolò che, fra un sbrissiòn e l'altro...

sabato 27 dicembre 2014

Andrea Nicolussi Golo: Guardiano di Stelle e di vacche - 16 - (100-105)








Forni anni '50

(fototeca di Odette)

Thiene. Registro tumori e censimento dell’amianto. Approvate 2 mozioni del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle ha spuntato un ‘ok’ a 2 mozioni su 3 proposte in Consiglio Comunale.

L’Amministrazione infatti ha approvato la volontà dei ‘Grillini’ di fare richiesta alla Regione Veneto per ottenere dell’inserimento dell’Ulss 4 Alto Vicentino nel registro dei tumori del Veneto e i dati ufficiali e la mappatura dei manufatti di proprietà privata che contengono amianto.

“Il Registro dei Tumori ha il compito di registrare l’incidenza dei tumori, di acquisire tutte le fonti informative e coordina gli screening oncologici effettuati dalla Regione – hanno spiegato i consiglieri comunali Alessia Gamba e Orazio Comberlato – Il Registro Tumori del Veneto è il più ampio in Italia e rappresenta uno strumento fondamentale per indagare se determinate neoplasie sono più diffuse in luoghi critici dal punto di vista dell’inquinamento ambientale e se esiste una correlazione tra l’esposizione a determinate sostanze inquinanti e l’insorgenza della neoplasia”. La richiesta del 5 Stelle nasce soprattutto dal fatto che nella vicina Schio c’è da oltre 30 anni un inceneritore e l’intero territorio è sottoposto a traffico intenso a causa delle grandi zone industriali.




Sempre a tema ecologico la mozione riguardante il censimento dell’amianto. “In Italia l’amianto è al bando dal 1992 – spiega la mozione – ma risultano ancora installate 23 milioni di tonnellate di questo materiale altamente pericoloso per la salute umana. Considerato che nessun censimento è stato effettuato in Veneto al fine di individuare gli edifici di proprietà privata che contengono amianto, conosciuto anche come eternit, si chiedono ufficialmente alla Regione Veneto i dati raccolti relativi alla presenza di amianto nel Comune di Thiene”.

Nulla di fatto invece per la terza mozione. Basandosi sulle normative nazionali per lo sviluppo degli spazi verdi, i 5 Stelle hanno chiesto formalmente la partecipazione attiva del Comune alla Giornata Nazionale degli alberi e l’adempimento alle prescrizioni di legge che prevedono il censimento del verde e la programmazione di piantare un albero per ogni nato. “Il verde pubblico richiede costi di manutenzione importanti – ha spiegato l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Zorzan – ed è dovere dell’amministrazione comunale salvaguardare il verde esistente prendendosene cura al meglio evitando però di creare situazioni di disagio economico dovute all’installazione di nuove aree verdi che poi sarebbero costose e impegnative da mantenere”.



Anna Bianchini Thiene on line

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...