venerdì 31 maggio 2013

I quiz di Piero

A

B
I quiz fotografici di Piero. 
Dove siamo?
C

Due ginevrine di Valdastico a Melbourne





   A volte l'emigrazione percorre vie trasversali, da un continente all'altro, da una generazione all'altra.


Più di una famiglia di Valdastico ha vissuto questo fenomeno sulla linea Europa - America, ma anche Europa - Australia. 



E' il caso della famiglia di Alberto Toldo (Berto Maule) e Pina Toldo (Godi) e delle figlie Claudia e Clara Lisa. Berto e Pina emigrarono a Ginevra in Svizzera verso la fine degli anni '40. Si sono sposati nel 1949 a Valdastico e nel 1950 è nata la loro prima figlia Claudia. Sono ritornati a Ginevra dove Berto aveva un buon lavoro in un vivaio botanico. Tra l'altro aveva anche piantato gli alberi della villa del Principe Vittorio Emanuele.



Tuttavia i Toldo avevano sempre l’intenzione di stabilirsi un giorno a Valdastico, dove trascorrevano ogni anno le vacanze estive. 

Grazie ai risparmi sono riusciti finalmente a coronare il sogno di costruire una casa propria su un terreno di proprietà dei Maule (sulla Via Rotzo, accanto a quella dei Belania) “inaugurata” nel 1958.


La seconda figlia, Clara Lisa, è nata anch’essa nel 1958 a Ginevra, e in questa città la famiglia Toldo vivrà fino al pensionamento di Berto, nel 1986. Questi potrà dire con orgoglio di aver lavorato per 45 anni con la stessa ditta.
Il 1986 è stato l’anno in cui genitori e figlie si sono stabiliti definitivamente a Valdastico e a.... Melbourne. 
E’ qui che Clara Lisa aveva deciso di emigrare per raggiungere la sorella Claudia che vi si trovava già dal 1982, sposata con un giovane australiano di origine tedesca. Claudia era già venuta in Australia nel 1971, quando aveva solo 21 anni, assieme ad un’amica di Ginevra, ma per vacanza e girare il continente con spirito d’avventura.

     


Le due sorelle Toldo, prima di venire in Australia, avevano vissuto sempre a Ginevra, e lì avevano frequentato le scuole e tessuto le loro amicizie. Ancora adesso tra loro parlano francese, ma naturalmente in famiglia con i genitori si parlava italiano o dialetto, ed il loro bagaglio multilingue è arricchito anche dall’inglese. 













Claudia ha due figli: James di 30 anni e Sonia di 29 anni. Anche Clara Lisa ha due figli: Danny di 20 e Tania di 19 anni.







Berto e Pina sono venuti più di una volta in Australia a far visita alle figlie, e queste sono tornate spesso a Valdastico; ed anche i loro figli sono stati in Italia e in Europa diverse volte e vorrebbero ritornarvi più spesso. ll legame affettivo con la terra d’origine e i parenti è sempre forte: 
in particolare con la zia Pina (che abita a Ginevra), lo zio Adriano Maule e la zia Maria Maule.
Claudia lavora attualmente come disegnatrice per uno dei maggiori studi di ingegneri d’Australia e Clara Lisa nel settore amministrativo di un ospedale cittadino.


Germano Spagnolo
  
   

giovedì 30 maggio 2013

mercoledì 29 maggio 2013

Fondi per far conoscere la Grande Guerra














Servizio importante per gli Studenti Universitari





Il nostro affezionato follower Nicolò Lorenzi ci prega di dare un po' di spazio a questa utilissima iniziativa (per ora sperimentale) e lo facciamo ben che volentieri!
Lui dice di aver utilizzato questo servizio, ritenendolo validissimo, tanto da pensare che qualora venisse confermato anche per l'anno prossimo, anzichè risiedere in collegio sta pensando di fare il pendolare.
Ovviamente, perchè questo servizio venga confermato, serve un certo numero di iscrizioni. 
Divulgatelo il più possibile fra i giovani del territorio che pensate interessati perchè sarebbe un vero peccato lasciarsi sfuggire questa opportunità. Grazie a tutti!
Maggiori informazioni sul sito: www.ftv.it
 

Il giro fantASTICO






Acqua







Canta, sussurra e lieta gorgoglia,
danza sui sassi, avvolge una foglia,
fa girotondi su rocce lucenti,
ruba colori ad albe ridenti;

salta, disseta, rincorre sentieri,
cerca ridendo le fonti di ieri,
torna furtiva in vecchie cucine,
scivola piano in fresche cantine;

scroscia, tintinna, deterge la via,
diffonde aromi che san di poesia,
lucente lava, poi lesta risciacqua:
  che dolce al cuore il suono dell’acqua!          




Ada

Ca provémo a netàre la Singéla?

L'appuntamento alle ore 8
di domenica 2 giugno
al parcheggio dei Baise,
tempo permettendo...

martedì 28 maggio 2013

Andrea Giuseppe Fontana detto Barbarossa


* il 16 agosto 1920 - + il 21 novembre 1944
Sei caduto con il sorriso degli eroi sulle labbra, 
non hai mai temuto il piombo nemico 
che hai sentito fischiare nelle dure battaglie di Grecia.
Nessuno ti chiamò: da solo corresti ad impugnare le armi 
nell'ora della più difficile riscossa della Patria 
che TU, italiano, Alpino, Partigiano 
hai veduta pericolare tra gli artigli del nazi-fascismo.
Soffristi, combattesti, cadesti per quell'Italia 
che sempre è stata la tua prima idea.
Patriota, primo tra i primi, hai morso la terra dei tuoi monti, 
ma hai sorriso alla vita sfuggente 
perchè nell'animo tuo sapevi e sentivi la libertà.
BARBAROSSA! Tu sei tra noi e sarai con noi sempre 
perchè l'eroismo del tuo sacrificio raggiunge il cielo: 
il nome tuo resterà in noi e verrà tramandato ai figli dei nostri figli.
Sia a Te la Gloria!

Valdastico, 11 giugno 1945
I Familiari e il Comitato L.N.


***
Avevo già visto questa foto da bambino, fra le carte di mio Padre che per un po’ gli è stato compagno. Mi affascinava la sua strana bardatura guerresca e l’aria di strafottente fierezza che esprimeva quella posa e quello sguardo. 
Un giorno mio Padre mi portò al Monte Corno e la rividi nel sacrario di Granezza. Ne parlava come di un ragazzo irruento, ma generoso. Dicono che l’abbiano ucciso nella neve, dopo averlo torturato affinché palesasse i nomi dei compagni. Sembra avesse risposto: “Non vi dico niente perché tanto uccidereste loro e me ugualmente.”  
Nella nostra terra quella guerra ha lasciato purtroppo strascichi di lutti e divisioni che ancora faticano a lasciare spazio a valutazioni serene e obiettive. 
Ma un ragazzo, un uomo, che muore a ventiquattro anni per un ideale, non può mai lasciare indifferenti.
Gianni Spagnolo

Combattenti e Reduci



Il tabellone riportato qui sotto, la cui scansione ci è stata gentilmente trasmessa dall'amico Giorgio Toldo Polaco,  me lo ricordo appeso nei locali dell'allora ritrovo dei Combattenti e Reduci, situato sulla piazza, che prima fu l'abitazione del mitico canparo Camilòto.

Riporta in nome ed effige i paesani che parteciparono alla Prima Guerra Mondiale (Non sono tutti; alcuni preferirono non aderire a questa associazione, dati i simboli ed i patroni che vi troneggiavano).

Molti tornarono alla vita civile, alcuni restarono invalidi, altri (indicati dalla croce) rimasero sui campi di battaglia e i loro nomi sono ricordati sul monumento ai caduti nel cimitero e sulla monumentale facciata della chiesa.

Chiunque potrà trovare sui questi volti l'aria di famiglia: oramai saranno pochi i padri, ma sicuramente molti i nonni e i bisavoli.


lunedì 27 maggio 2013

THE FOLLOWERS


Per festeggiare le centomila visite pubblichiamo una vignetta di alcuni commentatori storici. 
Le Signore, un po' vergognose di questa ciurma, hanno preferito farsi immortalare nelle sembianze di simpatici animaletti.


La scenetta è un po' arcana, ma può darsi che troviate indizi sufficienti ad identificarne qualcuno, ....  magari chessò, .. un Lino, un Piero, un Phil, ... chissamai anche uno Sponcio.



Gino pare sia quello al centro con basettoni e bombetta; si è messo in ghingheri per l'occasione, perché lui detesta stare a capo scoperto. Vedete che accarezza con orgoglio il pilastro del Blog che ha contribuito a piantare.

Il cagnolone leccoso rappresenta i molti commentatori anonimi.

GRAZIE 100K

100.000...





Abbiamo raggiunto e superato le 100.000 visite in 105 giorni.
188 i  post inseriti. 1150 i commenti. Il post che ha avuto più commenti è stato quello dell'ex cinema teatro Santa Barbara di Piero Lorenzi, ben 54

E' un Blog "un po' internazionale"; infatti, oltre che in Italia è visitato negli Stati Uniti, in Francia, in Australia, in Giappone, in Russia, in Svizzera, in Belgio, in Germania, in Inghilterra, in Argentina, in Brasile, in Venezuela. Non male, che dite? E questo sicuramente grazie anche al vostro passaparola con gli amici o parenti della vostra mail liste.

Sono indubbiamente numeri che ci riempiono di gioia e che ci spronano ad andare avanti, ma solo GRAZIE a Voi Amici, Voi che ci seguite con una fedeltà incredibile, inaspettata, costantemente, ogni giorno o quasi, sorprendendoci piacevolmente e lusingandoci.



Se il blog vi piace e lo ritenete interessante e piacevole, il regalo che potete farci è sempre un costante PASSAPAROLA 
a tutti quelli che pensate interessati a seguirlo
noi ricambieremo con la promessa che ci impegneremo a fare sempre di più e di meglio, sperando di riuscirci.


Grazie ancora Amici, 
di vero cuore! 
Grazie anche 
per i vostri messaggi, 
le vostre mail, 
i vostri complimenti 
e i vostri suggerimenti!
Ricordate 
che tutti voi potete collaborare, 
c'è spazio per tutti, 
se avete piacere 
di inserire qualcosa 
fatecelo sapere tramite mail.


Carla - Floriana- Germano - Gianni - Lino - Lucia - Maurizio - Nico - Piero

Un brindisi virtuale con tutti Voi!












La vaca mora Rocchette - Asiago e la ciclabile Piovene - Arsiero

Chi si ricorda di quei tempi?
Sarebbe un'attrattiva non da poco,
se esistesse ancora ...















by Piero

Ferrovia Rocchette-Asiago / Rocchette - Arsiero





La ferrovia Rocchette – Asiago era una linea ferroviaria a scartamento ridotto dell'Alto Vicentino, in parte a cremagliera, che collegava l'Altopiano dei 7 Comuni con Schio e Thiene. È stata dismessa nel 1958 e in seguito smantellata.


Storia


Verso la fine del XIX secolo, lo sviluppo dell'industria tessile nell'area alto-vicentina fece emergere sempre più forte l'esigenza di collegamenti viari e ferroviari. La leadership nel settore era costituita dalle aziende tessili Rossi che pertanto premevano in tal senso.
Il primo progetto dell'Ing. Alfonso Crippa di Milano, approntato nel 1884, prevedeva un percorso che si inoltrava per la Val d'Astico fino a Pedescala e San Pietro Valdastico e tornava indietro inoltrandosi nella Val d'Assa e arrivava ad Asiago per la valle del Ghelpach. Questa proposta fu scartata per varie motivazioni: perché troppo lunga (41 km); perché le autorità militari si opposero essendo la linea troppo vicina al confine; perché lontana da grossi centri come Treschè-Conca, Cesuna, Canove .
L'imprenditore e politico vicentino Alessandro Rossi incaricò l'ingegnere austriaco Ferdinando Shacke di individuare un percorso e questi ne propose uno uguale a quello poi adottato con l'unica differenza che il suo da Cesuna andava direttamente a Roncalto e ad Asiago. Infine gli ingegneri Saccardo e Dalla Valle proposero quello definitivo.
Lo scartamento ridotto della linea fu imposto dal governo Austro-Ungarico in quanto la Rocchette-Asiago era prossima al confine italo-austriaco, che allora andava dal comune di Valdastico fino a Primolano in Valsugana passando dal passo delle Vezzene.
Nonostante la proposta del collegamento ferroviario risalisse al lontano 1882 soltanto nel 1907 questo ottenne l'approvazione governativa per la costruzione di una linea della lunghezza totale di 21,190 km, a scartamento di 950 mm, dei quali cui 5,764 km erano superati mediante l'uso della cremagliera tipo Strub, mentre il resto del percorso era ad aderenza naturale. Seguirono ancora discussioni e studi; i lavori, iniziati nel 1909, furono finalmente avviati dalla Società Veneta sotto la direzione dell'ingegner Giovanni Letter, di Schio. Tra il 1908 e il 1909 la ditta Bianchi-Steiner & C., di Milano, completò il ponte in muratura e su progetto dell'ingegnere Voghera, di Padova, la ditta Brambilla, di Milano, costruì il ponte in ferro. All'inizio fu impiegata una locomotiva da cantiere, (detta La gobba), con rodiggio 0-2-0: aveva il numero 10 e venne radiata nel 1915.
La prima locotender da treno arrivò a Cesuna il 24 aprile 1909, a Canove il 25 novembre e ad Asiago il 4 dicembre dello stesso anno.
Il 10 febbraio 1910 alle ore 10, fu inaugurata la linea. Secondo le cronache del tempo si dovette prima sgombrare la linea dall'abbondante nevicata iniziata il giorno precedente e continuata per tutta la notte. Il collaudo definitivo avvenne il 9 luglio 1912.
Nel maggio 1916, dopo la Strafexpedition, il treno fermava a Ponte Campiello e viaggiava solo di notte; al ponte sull'Astico vennero tolte le lamiere. Non vi furono mai incidenti.
L'esercizio venne iniziato dalla sub concessionaria società di Schio Società per le ferrovie economiche Nord Vicenza, ma presto passò sotto il controllo della Società Veneta. Nel secondo dopoguerra, il traffico andò scemando, finché nel 1958 giunse il provvedimento di sospensione dell'esercizio.
Il  26 febbraio 1977 una legge votata dal parlamento ne decise il definitivo smantellamento.


Stato attuale

Il percorso è in parte rintracciabile tra tra Cogollo del Cengio ed Asiago. Nel tratto più a valle è in parte occupato da costruzioni. A Cogollo del Cengio è rimasta la malconcia stazione, vi sono tre gallerie, tre caselli (n° 1, 2 e 3) e la stazione di Campiello, ora di proprietà privata. Poco sopra la stazione di Campiello è ancora presente il manufatto in cemento che convogliava l'acqua piovana nel grande serbatoio interrato di 500 metri cubi di capacità.
Sui tratti nei comuni di Roana e Asiago è stato creato un percorso ciclo-pedonale chiamato "La Strada del Vecchio Trenino" che interessa gli oltre dodici chilometri che vanno da località Campiello sino ad Asiago. Il percorso attraversa i boschi e le ondulate colline dell'Altopiano e verrà presto attrezzato con alcune aree di sosta e due aree didattiche con pannelli esplicativi, oltre che da un sistema di segnaletica.
La stazione di Asiago è oggi sede della Comunità Montana Spettabile reggenza dei 7 Comuni e dell'ufficio informazioni turistiche che si trovano adiacenti al piazzale dello stadio del ghiaccio Hodegart. Quella di Canove di Roana è sede del Museo della Grande Guerra 1915-18. La stazione di Tresché Conca è sede dell'ufficio della Pro Loco. La stazione di Cesuna è stata demolita.
Le due gallerie ferroviarie dell'Altopiano (quella di Cesuna e quella di Tresché Conca) sono state recuperate e dotate di illuminazione; entrambe fanno parte del percorso ciclo-pedonale. Tuttavia è attraversabile in sicurezza soltanto la galleria di Tresché Conca, in quanto nella galleria di Cesuna c'è stato un crollo del volto.
Non esiste più il ponte in ferro sul fiume Astico abbattuto il 9 dicembre 1966 perché in supposte cattive condizioni.
Intorno al 1997 il tratto a cremagliera a partire dall'ex-sottopasso con la Strada Provinciale 349 del Costo fino al suo estremo superiore più qualche decina di metri a monte, insieme al casello N°3 della Pendola (il casello N°4, all'altezza del secondo sottopasso della provinciale, è stato demolito), sono stati acquistati da un appassionato che, oltre a preservarne la tratta, si occupa attivamente della raccolta di materiale documentaristico sulla linea stessa oltre che sulla tratta Rocchette-Arsiero.
La superficie della ex-Stazione di Rocchette, che si trovava tra l'attuale Caserma dei Carabinieri e lo Stabilimento N°3 della Lanerossi dopo essere stata trasformata in Stazione Autocorriere della stessa Società Veneta e poi della SIAMIC, è stata completamente urbanizzata (Progetto PEP del 1980) ed il Fabbricato Viaggiatori della stazione demolito; come pure tutti i vari fabbricati delle Officine Locomotive, Officine Carrozze, Deposito Locomotive, Verniciatura, Fucina, Deposito Carbone, Falegnameria (con l'alloggio del Capostazione), Magazzini Merci, Tettoie per il Trasbordo, Casa Cantoniera e Piattaforme girevoli. Sopravvivono solo un centinaio di metri di muro di recinzione di sassi e malta che delimitava il lato nord dell'area della Stazione e che la separava dai vari fabbricati d'epoca fine-ottocentesca preposti ad alloggi degli impiegati Lanerossi (dei quali due grossi, uno sede del Circolo o Club Impiegati Lanerossi e l'altro adibito ad Asilo infantile e Scuole), in prossimità del Lanificio e adiacenti alla chiesa del Quartiere operaio.
La galleria dell'Obelisco, subito a monte della Stazione di Rocchette, è stata murata.
Le locomotive sono state demolite nel 1964 con la fiamma ossidrica nella zona compresa fra il Magazzino Merci (che disponeva di paranco per il carico/scarico dei blocchi di marmo provenienti dalle cave dell'Altipiano di Asiago) e la Casa Cantoniera.
Del complesso ferroviario nel territorio del Comune di Piovene Rocchette resta solo il Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Piovene, che serviva da fermata per il centro abitato, trasformato in deposito privato (ora dismesso) di un'impresa subaffittuaria dell'ENEL.
Nota curiosa: il termine popolare con cui si indicavano le locomotive di alcune ferrovie venete - e tra queste anche quelle che risalivano le pendici dell'Altopiano - era: 
Vaca Mora (la mucca nera).


Rocchette - Arsiero


Partendo da Rocchette, percorreva un rettilineo in leggera salita (dal 1909 percorrendo nei primi 300 m un tratto in comune con la ferrovia per Asiago, per lasciare poi andare quest'ultima sulla destra) per entrare in trincea a pendenza più accentuata ed imboccare una prima galleria lunga 86 m e subito dopo un'altra galleria lunga 70 m, su tratto pianeggiante e in curva (attuale galleria stradale allargata e lunga solamente 40 m), fermando (solo in estate) sul lato opposto della strada in corrispondenza della birreria F. Zanella & C. (Fabbrica Birra Real Summano) dove esisteva un binario di raddoppio per il parcheggio di
qualche vagone viaggiatori in gita. Trecento metri più avanti, scartando leggermente verso sinistra, passava poi la località delle Lujare o Lugiare ancora in territorio comunale di Piovene Rocchette; dopo due gallerie di 56 e 84 m attraversava il massiccio del Castello di Meda (detto anche Cappel del Doge), cui seguiva subito dopo il casello di Meda (frazione di Velo d'Astico), curvava dopo circa un km verso destra a ovest dell'abitato di San Giorgio (fraz. di Velo d'Astico). Costeggiava poi la fabbrica maggiore di Velo d'Astico, fermando in località Campagnola alla stazione di Seghe (fraz. di Velo d'Astico); seguiva poi il corso del torrente Posina scavalcandolo con un ponte in muratura a tre arcate

(attuale ponte stradale) e, curvando poi a sinistra, passava su una banchina ad un livello inferiore di una ventina di metri sottostante La Madonna (ora chiesa di S. Maria, del cimitero), giungendo alla stazione di Arsiero che si trovava poco prima della cartiera Rossi, ora dismessa. Un binario procedeva oltre, per un centinaio di metri, fin dentro la cartiera stessa.

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...