Ogni giorno un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore, che legava sulla groppa dell’asino che gli trotterellava accanto.
Una delle due anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio perdeva acqua, l’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata ed inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva occasione di far notare la sua perfezione: “non perdo neppur una stilla d’acqua, io!...Un mattino la vecchia anfora si confidò col padrone: “lo sai, sono cosciente dei miei limiti, sprechi fatica e soldi per colpa mia., quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota, perdona le mie debolezze e ferite”. Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “guarda il bordo della strada!” Ma è bellissimo rispose l’anfora è tutto pieno di fiori! Hai visto?
Tutto questo solo grazie a te, le disse il padrone. Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada e, senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno.
La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si sentì morire di gioia…
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma anche senza saperlo e senza volerlo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni!
Carla Spagnolo
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