Anche il 30 aprile è passato e come ogni anno, ha portato con sé ricordi terribili, sgomento, dolore, sensazioni, voci e volti, racconti di un tragico eccidio.
Quest’anno, in più, c’è stata e c’è, la paura di una guerra tanto vicina, di una tragedia incomprensibile, di un’incredibile nuova storia che si scriverà sui libri.
Una guerra, come tante altre nel mondo, che ci fa capire che l’uomo non ha imparato niente e che l’orrore di tante lotte passate, non ha potuto fermare un conflitto che dura da mesi e come ogni guerra, si lascia dietro cumuli di macerie, popoli che diventano profughi, distruzione della dignità dell’uomo, morte e dolore.
Il 30 aprile 2022, nei paesi dell’Eccidio del 1945, ci sono stati momenti ricchi e particolari: i giorni precedenti, alcuni ragazzi/e della Scuola Secondaria di Primo Grado di Valdastico, hanno consegnato a ogni famiglia di Pedescala, Forni e Settecà, una candela con una poesia, con la preghiera di accenderla tutti insieme alle 21,00 del 29 aprile.
In quell’orario sono state spente le luci pubbliche e le piccole fiammelle sui davanzali o davanti alle porte, hanno rischiarato il buio della notte.
Allo stesso momento, in chiesa a Pedescala, musiche che hanno aiutato la meditazione e la preghiera, alternate dai nomi delle persone che hanno perso la vita.
Gli stessi ragazzi, hanno realizzato vari disegni inerenti a questa commemorazione, mentre un grande cartellone è stato posto davanti al monumento.
La giornata del 30 aprile, 77° dell’Eccidio, è stata densa di appuntamenti a Forni, a Settecà e a Pedescala; la preghiera di suffragio con la S. Messa, i vari interventi delle autorità, la lettura dei nomi delle vittime accompagnati dal tocco di una campana e in questa occasione abbiamo potuto ascoltare la melodia della cornamusa, suonata da Tobia De Rosso, che a seguire, posizionato nella curva prima del cimitero, ha accompagnato con la musica il lungo corteo. Le note portate dal vento si spandevano ovunque, richiamando la preghiera e il rispettoso silenzio.
Non nomino le tante persone intervenute in chiesa e davanti al monumento, neppure i discorsi ricchi di parole importanti, lo faccio volutamente perché vorrei dare spazio ai ragazzi che si sono impegnati e al giovane che ha suonato: sono loro il futuro e a loro dobbiamo rivolgere le attenzioni.
Un grazie va ai professori che con il loro aiuto, contribuiscono ogni anno a portare quel frammento del nostro passato con immagini e racconti, nelle aule della scuola.
Dovremmo impegnarci tutti a riportare e tramandare questa nostra storia, perché se non lo facciamo, rischiamo che vada perduta e dimenticata dalle future generazioni e questo non deve accadere.
Non solo pianto e dolore, non soltanto ricordi e immagini, non solo iniziative e preghiere, questo 30 aprile è diventato conoscenza e impegno attivo dei tanti ragazzi; la loro consapevolezza di quanto accaduto deve aiutarli a crescere con una coscienza rivolta alla Pace.
PACE: una piccola parola che ne contiene tante altre, che raggruppa un gran numero di vocaboli e che spesso manca a partire dalle nostre famiglie, dalle comunità, dai paesi e via via, fino ad arrivare al mondo intero.
Educare alla pace dovrebbe essere o diventare, uno stile di vita per tutti gli uomini.
Lucia Marangoni Damari
30 aprile 2022
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