Spesso, sentendo o vivendo alcune esperienze, mi trovo a pensare e a paragonare i comportamenti dei ragazzi d’oggi e dei miei di un tempo.
Una volta si salutava sempre chi si incontrava, dicendo “Santolo o Santola”, si dava del lei al parroco, alla maestra, ai professori. Quando i genitori dicevano qualcosa, oppure ordinavano di fare determinate cose, si stava in silenzio e si faceva subito quello che c’era da fare. Non si andava certo a raccontare se era successo qualcosa con i compagni perché, sistematicamente, si riceveva un rimprovero, una manroversa e una frase:-Se te stavi a casa tua, no te sucedeva gnente!-
Il rispetto per gli adulti, per le cose degli altri, per i nonni, era una delle prime regole che bisognava rispettare, era normale fosse così e siamo cresciuti con dei valori ben fermi, con rispetto, con onestà, con un riguardo particolare per le persone anziane.
Anche se i racconti dei nonni venivano ripetuti tante volte, mai si poteva dire:- Te me lo ghe contà ieri…-
Ma anche ai miei tempi c’erano delle eccezioni…
Ora i ragazzi danno del tu a tutti, non salutano se non vengono salutati, la maggior parte di loro non riescono ad avere rispetto dell’adulto, non conoscono i valori indispensabili del vivere, credono che tutto sia lecito, ti dicono sempre -lo faccio dopo…- e quel dopo spesso non arriva, non hanno idea di come ci si comporti con le persone.
Non sono mai contenti di quello che hanno e pretendono sempre di più; sono immersi nella tecnologia e così hanno perso il contatto umano, il gioco, il parlare insieme, lo stare in compagnia, la gioia di stare all’aperto. Anche se sono pochi a comportarsi così, danno l’esempio agli altri che, come ben sappiamo, si fanno trasportare.
Io andavo fuori dopo aver fatto i “mestieri” e non c’era verso di cambiare questa regola nemmeno se le amiche venivano a chiamarmi.
Un giorno della scorsa settimana, ho visto tre ragazzi al parco giochi: ognuno per conto suo, con gli occhi fissi sul telefonino e la testa bassa… Mi sono fermata a guardarli e ho pensato che era certo meglio un tempo quando se eri fuori, giocavi, ridevi, scherzavi con gli amici e questa era la felicità fatta di piccole cose, dei giochi di ogni stagione che sapevano sempre di nuovo…
La cosa certa è che in ogni epoca , viene raccontato di giovani che si comportano male, che non hanno rispetto: in parole povere ogni generazione deve fare i conti con tanti cambiamenti. Ma anche molti adulti spesso non si comportano in modo educato; la cosa che io non sopporto e scusate se lo dico, è il chiacchierare in chiesa o a qualche riunione, mentre altri stanno ascoltando o pregando. Mentre si celebrava la messa del 30 aprile, fuori dalla chiesa era tutto un chiacchierare, si sentiva benissimo da dentro, tanto che qualcuno è andato fuori a dire di spostarsi; davanti al monumento ascoltare gli interventi è stato difficile per il rumore delle chiacchiere ad alta voce! Percorrendo il Viale dei Martiri, si faticava a rivolgere la mente alla preghiera e dentro al cimitero, non è stato diverso. So che in questa occasione particolare, molte persone che sono andate via dal paese ritornano ed è normale si salutino, ma credo si possa pazientare, penso non sia difficile rimanere in silenzio, ascoltare, avere rispetto per chi desidera partecipare pienamente, ma più di tutto, comportarsi con educazione, rispetto e silenzio, per i nostri morti. Questa fastidiosa abitudine, che succede sempre in tante celebrazioni, riunioni, funerali, ecc, fa sì che una giornata importante o un incontro interessante, perda di valore e non sia vissuto in modo completo... Comportarsi in questo modo, non ci fa onore ed è un pessimo esempio per gli altri specialmente per i ragazzi; ogni iniziativa, nei tanti ambiti, è senza dubbio lodevole, ma bisognerebbe partire dalle norme fondamentali del vivere insieme educatamente. Io resto sempre stupita quando succedono queste cose perché chi le compie sono persone adulte, in grado di ragionare e capire come comportarsi. Penso spesso ai nostri ragazzi: se non riprendono le buone abitudini, la buona educazione, il rispetto, come sarà il futuro? Su che basi potranno costruire una società da lasciare poi ai loro eredi? Su questo dovremmo tutti fare un ragionamento: se a noi è stata insegnata l’educazione forse in modo troppo duro, non è che noi abbiamo allentato, abbiamo permesso, che portiamo troppa pazienza, che ci lasciamo sopraffare, che non ci imponiamo per educare figli e di conseguenza nipoti? Pensiamoci, non ci si può nascondere dietro:- Tanto i xè cusì, cossa vutu fare?- qui bisogna agire, altrimenti la società del domani avrà seri problemi in ogni ambito e sarà sempre più difficile risanarla.
Lucia Marangoni Damari
Pedescala 6/05/ 2022
Si sarà sempre più difficile à risanare questa società
RispondiEliminaBuongiorno, negli anni settanta io davo del "voi" alla mia nonna; altrettanto faceva mio padre con sua madre.
RispondiEliminaBuongiorno, oltre a dare del "voi" alla nonna ho conosciuto la parola "santolo". Era una figura molto importante, voi chiedo la cortesia di approfondirla. Grazie. Anna Maria Leoni
RispondiEliminae il reciproco rispetto che rende durevoli i rapporti tra le persone
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