mercoledì 31 luglio 2019

I video di Gino Sartori - da Guardia di Folgaria (paese dipinto) a Monte Finonchio


Curiosità

Questo "animaletto" lungo circa 4 cm x 1 cm, mi è segnalato da Dario che l'ha trovato vivo nel suo terrazzo. Durante la notte è morto e si è creato lui questa specie di ragnatela. Qualcuno sa qualcosa di più?

martedì 30 luglio 2019

Le luci a Venezia

Già dal 1128 le calli e le zone più soggette a pericoli avevano dei piccoli fanali ad olio, chiamati cesendelli, appesi ai muri; non fa­cevano in realtà molta luce, ma certo rincuoravano i passanti.
Par­tendo dalle zone centrali e spandendosi poi verso la periferia della città, l’illuminazione stradale migliorò piano piano nei secoli, ri­chiesta sempre di più dai cittadini che, pur di rendere sicure le stra­de, si offrivano di partecipare alle spese.
Nel 1450 si decretava di porre quattro grosse lampade sotto i portici di Rialto per rischiara­re la zona; attorno al 1720 i bottegai co­minciarono a tenere fuori dal loro negozio delle lanterne per ov­viare alla carenza di illuminazione, quindi nacque una nuova professione: delle persone sostavano per la via e, dietro ricompensa, accompagnavano i passanti nella loro strada ovvero "còdega".
Nel 1732 si decise che tutta Venezia venisse illuminata; l’illuminazione iniziò così a coprire tutte le zone, rendendo più sicura la via e trasfor­mando la Venezia notturna, donandole un fascino nuovo, molto coinvolgente per i viaggiatori stranieri: le lampade pubbliche, chiamate ferai, arrivarono ad essere 843. Erano in vetro, funzio­navano a olio e dovevano restare accese fino all’alba; molte di queste però venivano rotte con sassi e bastoni dai "còdega", che sta­vano perdendo il loro lavoro.
Vennero perciò subito emanate delle severe sanzioni per chi fosse stato sorpreso a distruggerle; le stesse pene valevano anche per gli incaricati del servizio (gli inpissadori) che omettevano di accenderle o usavano poco olio. Co­sì la professione del "còdega" sparì.
Negli anni successivi vi fu­rono altri problemi pratici, come la gestione di tutta l’illumina­zione, che fu affidata con appalti a vari imprenditori e, non ulti­mo, l’approvvigionamento dell'olio di oliva di seconda scelta che serviva per i ferai e l’amministrazione dello stesso, che dava occasione a conseguenti truffe allo stato.
Nel 1758 gli inpissadori erano 138 e si occupavano di 1750 ferai pubblici.
Con la caduta della Repubblica e l’avvento della dominazione austria­ca la situazione non cambiò molto: nel 1843 tutte le lampade pubbliche vennero trasformate e l’olio venne sostituito dal gas.
L’accensione veniva sempre effettuata a mano, fin quando la tecnologia non ne permise una automatica.
Partendo da San Marco ebbe luogo la modificazione di tutti i fa­nali, che furono ricostruiti in ferro e vetro.
Verso la fine dell’Ot­tocento cambiò anche l’illuminazione della piazza e della zona di Rialto, con la posa di una serie di lampioni metallici con la lan­terna quadrata e con la base in pietra. Gli artigiani più bravi della città fecero a gara per creare lampioni e lampade in lamiera, ferro battuto e vetro.
Nel 1924 il Comune decise di uniformare l’aspetto dei fanali e di ottimizzare il loro posizionamento nella città; dopo vari studi tecnici e artistici, nel 1926 mise in opera il nuovo asset­to d’illuminazione.
La corrente elettrica, già arrivata a Venezia in via sperimentale nel 1887, soltanto per i privati e in una piccola zona centrale, sostituì il gas delle lampade pubbliche nel 1927.
Da quel momento a tuttora, visitare Venezia di notte è un piacere visivo.
Veneto a 360°

La piazza di San Pietro - quante volte l'abbiamo vista questa foto! E' però solo da qualche giorno che sono venuta a conoscenza che la macelleria era dei "Polàchi", io pensavo dei "Nicola"... e voi lo sapevate?


Non sono piú tra noi - (17* § 7-19)


Non sono più tra noi - (16* § 7-19)



lunedì 29 luglio 2019

Mi sembra che queste considerazioni fotografino bene la realtà.

Come si fa politicamente a passare da un sistema sanitario pubblico ad uno privato senza dirlo ai cittadini? 
Come si fa a chiudere reparti facendo finta di non chiuderli, come sta facendo Zaia in Veneto? 
Lo fai un po' alla volta
Lo fai obbligando i professionisti a pagarsi l'assicurazione da soli, così tagli quella spesa. 
Poi non assumi personale dove serve. 
Poi non paghi gli straordinari o gli acquisti di prestazione, dicendo che li pagherai più avanti. 
Intanto i medici si trovano a spendere soldi per assicurazioni, non avere più straordinari pagati e ad essere sempre in meno a fare lo stesso lavoro che copre 24 h tutti i giorni. 
Poi dai direttive come in fabbrica, pretendendo una visita ogni dieci minuti quando ne servirebbero almeno venti, in media, per avere il tempo di dire buongiorno e buonasera. 
I pazienti sono scontenti perché aspettano, si innervosiscono, aggrediscono i medici che si trovano pagati male o addirittura con ore non pagate, con turni di lavoro impossibili, pazienti nervosi ed aggressivi che fanno causa per mille motivi e la tua azienda non ti copre. E vai di spese legali. 
Le liste di attesa si allungano, la gente va nel privato. 
La Regione intanto fa convenzioni col privato, aiutandolo. Così i medici si rendono conto che lo stesso lavoro viene loro pagato il doppio da un'altra parte senza fare 10 notti al mese o avere impegnati due we su 4. 
In tutto questo, i medici sono pure pochi perché un imbuto impedisce ai neolaureati di specializzarsi. Ad un certo punto, tra pensionamenti e licenziamenti non hai più medici, e il reparto non c'è più, come ginecologia a Piove di Sacco o Pediatria a Camposampiero. 
Pian piano tagli i servizi territoriali, appaltando alle coop per non assumere nuovi infermieri. 
Dai un disservizio alla popolazione e tanti infermieri neolaureati vanno in Inghilterra o Germania. O vanno nel privato che cresce pian piano al decrescere del pubblico. Questa è stata la strategia di gestione del Sistema Sanitario Veneto di Luca Zaia. 
E non sono stati avvenimenti casuali, è un uomo troppo intelligente per accusarlo di incapacità, è stata proprio una sua scelta, condivisa dalla maggioranza in Veneto. 
Quello di cui non sono sicura, invece, è che i cittadini veneti lo abbiano votato convinti che avrebbe fatto tutto questo.

Laura Frigo dal web 

(leggendo poi anche i vari commenti al seguito di questo post, risulta molto chiaro che la situazione è analoga in tutte le Regioni italiane, sicchè...)
Si potrà arginare questo evolversi? O siamo sempre alla storiella della rana bollita?

Orari mignon, buste paga maxi: quei benefit dei medici di base

Hanno orari ristretti, ma guadagnano molto: ecco i privilegi dei medici di famiglia, croce e delizia del Sistema Sanitario Nazionale

È una di quelle polemiche che non muoiono mai. Nelle sale d'attesa degli ambulatori, sullo stipendio dei medici di base, rimbalza sempre la stessa domanda: "Ma quanto guadagnano per lavorare così poco?".
L'articolo 36 ("Requisiti e apertura degli studi medici") dell'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i dottori di medicina generale fissa gli orari minimi di apertura degli studi professionali. Eccoli: 5 ore settimanali fino a 500 assistiti; 10 ore settimanali da 500 a 1000 assistiti; 15 ore settimanali da 1000 a 1500 assistiti.
Bene, ciò significa, per esempio, che un medico di base "massimalista" (così viene definito chi ha in cura il numero massimo di pazienti, fissato appunto a 1500) può aprire il proprio studio per solo tre ore al giorno, per cinque giorni alla settimana, ed essere perfettamente in regola. Chi, invece, ne ha fino a 500, può tenere aperto appena un'ora al giorno durante la settimana. Precisiamo: il "può" non significa che poi lo faccia, ma volendo è un suo diritto.
Sul monte ore effettivo di lavoro, Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale, (r)assicura: "Poche ore? Macché, è un equivoco. Se andassimo a vedere la prima e l'ultima prestazione ci renderemmo conto che le ore lavorate sono molte di più rispetto all'orario minimo. In media un massimalista fa dalle 40 alle 50 visite al giorno: se i pazienti sono già dentro lo studio, è dovere del medico visitarli tutti, mica può cacciarli via".
Ma facciamo un passo indietro e veniamo alla variabile-nocciolo della questione, ovvero a quanto (e come) guadagna un medico di base. Il dottore riceve una quota per ogni assistito che lo sceglie come proprio curante, cifre che è più alta per i bambini e per gli anziani. Oltre a questa quota "capitaria" fissa, riceve conguagli contrattuali e si prende anche ulteriori finanziamenti "mobili": per esempio, se si organizza in forme associate con altri colleghi, se assume personale di segreterie o infermieristico, se offre prestazioni in surplus (e dunque, pagate a parte) e se, infine, sostiene spese di informatizzazione (rimborsate secondo gli accordi regionali).
Una parentesi (sulla quota capitaria fissa): ogni paziente equivale a tot euro – dai 35 ai 70 euro circa – a seconda di quanti assistiti siano in dote al dottore, in modo inversamente proporzionale. In soldoni, più pazienti ha il dottore, meno vale ogni singolo paziente (35 euro circa), mentre meno pazienti ha, più vale ogni singolo assistito. Per esempio: sotto i 500, ognuno corrisponde a 70 euro. Scotti ci spiega: "Sì, un paziente vale tra i 3 e i 4 euro lordi al mese, che è comunque una quota insufficiente rispetto ai carichi di lavoro". Il segretario Fimmg considera reale e concreto il fatto che alcuni ambulatori siano organizzati male e pone l'accento sul problema della percezione dell’assistito: "Gli under 45 quando vanno in studio lo trovano, spesso e volentieri, preso d’assalto da anziani, che presenziano in sala d’attesa anche più volte in settimana".

La busta paga

Siamo riusciti a ottenere la busta paga di un medico di base "massimalista": diamoci un’occhiata. Il lordo mensile ammonta a 7.895, che tolte le ritenute (2.250) dà un emolumento pari a 5.643 euro e spicci. Ecco, è un netto un po' lordo, visto che da questa somma sono (eventualmente) da togliere le spese per la gestione dello studio, quelle per il medico sostituto quando si va in ferie o si è in malattia (pari a 150 euro al giorno), oltre ai possibili conguagli Irpef e Irap. Bene, da quei 5.643 euro il vero netto si abbassa ulteriormente, a seconda delle suddette variabili.
Peraltro, la busta paga dei medici di famiglia è ferma al gennaio 2010, non essendo stata più rivalutata e adeguata alla variazione (in aumento) del costo della vita. Ciò nonostante, ecco che si arriva, comunque, a buste paga giustamente gonfie per l'effettiva delicatezza e importanza del lavoro del medico, ma ingiustamente sproporzionate se le ore effettive di lavoro corrispondono ai minimi previsti. Poi, ovviamente, non tutti (anzi) si attengono all'orario minimo, ma la stortura del sistema (che si basa sui soldi pubblici) è evidente.
Marianna Di Piazza - Fabio Franchini 
il giornale

domenica 28 luglio 2019

La pagina della domenica





LA RIFLESSIONE



La SOBRIETA', la vera virtù dei nostri tempi (poco praticata)

“La smania del nuovo” è quella che spinge a voler ricercare qualcosa che non si sa che cosa sia, a non accontentarsi mai di quello che si ha già, a non godere fermamente delle cose fatte. Tutto ciò contiene i semi dell’infelicità e rende estremamente complesso il vivere quotidiano. Anche il continuo bombardamento sensoriale, che la società dei consumi effettua, rende dipendenti dalle novità. Presumibilmente bisognerebbe rieducare i sensi con le strategie pedagogiche della Montessori “… Noi dunque possiamo aiutare lo sviluppo dei sensi… graduando e adattando gli stimoli…”.
D’altra parte, il volere più di quello che si ha, è un’esigenza legittima dell’essere umano, laddove essa è paradigmatica di un miglioramento della qualità della vita. 
La trappola scatta quando si desidera di più senza godere appieno di quello che nel frattempo si è raggiunto. In tal senso Carlson osserva che “… Se pensi che di più sia meglio, non sarai mai soddisfatto… ricordati che anche se ottieni quello a cui stai pensando, non sarai più soddisfatto di prima, perché continuerai a desiderare sempre di più…”.
Alla luce di ciò, il reperimento del proprio benessere passa attraverso una riscoperta della sobrietà e della semplicità, che consentono di apprezzare quello che si è, quello che si ha e quello che si fa. 
Si scopre così nella frugalità, l’origine delle propria grandezza. 
“Temo un uomo dal discorso frugale... temo che egli sia grande…” (Dickinson, 1996)


LA POESIA

L'approdo

Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.
Primo Levi 


LA FRASE

Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più. (Oscar Wilde)


IL PROVERBIO

Per Sant'Anna (26) l'acqua è una manna... 


NATURA

Una giornata tra malghe e boschi

I ragazzi delle medie di San Pietro, Pedescala, Rotzo e Lastebasse, giovedì 25 luglio u.s., hanno trascorso una piacevole giornata in montagna. 
L'iniziativa è stata suggerita dal “Consorzio per gli Usi Civici di Rotzo, Pedescala e San Pietro” e dal gruppo di lavoro che sta coinvolgendo le tre comunità in preparazione al dono dell'Albero di Natale al Papa nel prossimo autunno.
Questi ragazzi (assieme a quelli della scuola elementare) hanno già avuto modo di prepararsi al grande evento realizzando degli elaborati che daranno vita, a giorni, ad un libretto e ad una mostra: “Memorie di un Abete in viaggio per aiutare i Bambini di Betlemme”.
La giornata del 25 luglio ha voluto avvicinare i ragazzi all'ambiente dal quale sarà scelto il “fortunato abete”. Così con buona volontà e un pizzico di curiosità venticinque ragazzi, con accompagnatori e cuochi al seguito, hanno raggiunto malga Trugole. 
Lasciate le auto, il gruppo si è diretto verso la pozza delle Carezze e malga Posellaro. Superata poi malga Camporosà tra la visione delle marmotte, forse incuriosite e per nulla spaventate dalla simpatica brigata, all'ombra di maestosi abeti rossi, i ragazzi hanno fatto sosta per una ristoratrice merenda. 
Durante questa prima parte del cammino hanno potuto vedere da vicino abeti rossi e bianchi, faggi, cardi, muschi e la varietà di flora presente nei campigoli, oltre che le meravigliose vedute dei boschi e delle malghe. 
Riprendendo il cammino, per raggiungere la strada del Sojòlo, i nostri giovani amici si sono incontrati con i segni della tempesta Vaia che tanto ha fleggellato il nostro territorio, e non solo, lo scorso ottobre.
Una piccola deviazione, a metà strada, ha fatto scoprire i confini con il comune di Levico: un muretto, dei cippi con frecce, numeri e sigle, così agevolmente si sono messi i piedi anche nel Trentino.
Arrivati a malga Mandrielle qualche domanda si faceva avanti timidamente: “Quanto manca?”. Ma subito, imboccato il tratto di strada pianeggiante, il passo si è fatto più veloce fino ad arrivare al Dosso del Trugole e poi giù in malga dove i generosi cuochi avevano ormai pronta la pastasciutta, le salsicce e non solo...
Consumato fraternamente il pasto, mentre gli adulti parlavano dei vecchi tempi (come si fa di solito in montagna), i ragazzi hanno ispezionato per bene la malga trovando qualcosa di magico in ogni angolo.
Durante la sosta in malga si è data la possibilità ai ragazzi di un approfondimento di alcune vicende storiche dei nostri paesi, si è raccontato loro come avvenivano i lavori nel bosco e in malga nei tempi passati e sul significato degli usi civici.
Poi il gruppo, ristorato dal sostanzioso pranzo, è stato accompagnato al limite del campigolo di fronte alla malga Trugole dove è stato indicato un abete “candidato” a diventare l'Albero di Natale per il Papa (vedi foto). 
Vissuto questo “privilegio”, i ragazzi sono risaliti in auto per fare poi sosta presso il Rifugio di Campolongo per un tempo di conversazioni e di gioco.
Terminato il pomeriggio, raccolte emozioni, aria buona, tanta amicizia e un po' di stanchezza la “carovana” si è rimessa in moto per scendere a Rotzo e in Valle.
L'ultimo saluto dal finestrino delle macchine dato ai nuovi amici cimbri, già arrivati a casa, è equivalso alla promessa... “ripeteremo questa bella giornata!”.
don Sergio Stefani





GIOVANNI TOLDO - venerdí 26 ha conseguito la laurea magistrale con 110 e lode in Finanza aziendale presso l'Università LUISS di Roma







sabato 27 luglio 2019

Il pesco di Coppi




Da Castellania Coppi buongiorno a tutti! Mercoledì 24 Luglio 2019
Ecco il racconto vincitore del Premio Bicicletterario di Minturno
(Latina) 2019, consegnato da Casa Coppi (spm) il giorno della partenza de LaMitica in Castellania, al figlio di Coppi, Faustino.
L'anno scorso, 2018, era stato consegnato a Marina.

il racconto era titolato "Il Pesco Di Coppi"
L'autore di entrambi il signor Maurizio Boschiero.

Grazie Maurizio!!!
- Lettera a Fausto e a Giulia

Egr. sig. FAUSTO
Mi permetta di chiamarla amichevolmente per nome, talmente Lei è famigliare a casa mia, ma non oso il "tu", sarebbe troppo, perché LEI è in alto tra i miti e ai miti si deve portare rispetto.
Io ho sempre seguito le sue corse e le sue vicende perché mi hanno davvero appassionata.
Però le seguivo da donna, anzi da casalinga, madre e moglie e si sa che le donne non possono perdere tempo perché hanno sempre troppe cose da fare.
Rifare i letti, preparare i figli per la scuola, la pulizia, la spesa, il pranzo, i compiti e in un piccolo paese di campagna anche la stalla. Insomma mille faccende. In più in quel dopoguerra non c'erano tutte le comodità che ci sono oggi, per cui si doveva faticare tanto e le assicuro che alla sera, davvero, eravamo sfinite da cadere dalla stanchezza. Macché frigorifero, lavatrice, lavastoviglie, t
elevisore, aspirapolvere!
Tutto di là da venire.
Ma la radio, quella sì che c'era.
Presente in quasi tutte le case nel dopoguerra e allora:
Giornale radio, commedie, la santa Messa, il festival di Sanremo, le dirette del calcio con Nicolò Carosio e le immancabili e seguitissime cronache dal Giro d'Italia con Mario Ferretti che raccontava di strade malmesse e piene di buche e di bici che pesavano come quei sassi che si dovevano schivare, di corridori ancora con le mani callose da contadini, di fatiche e di lacrime. Pura poesia, distillato di immenso, come ascoltare le liriche di un poeta!
Era una festa sentire la descrizione dei suoi attacchi in salita e quel: "UN UOMO SOLO E' AL COMANDO, LA SUA MAGLIA BIANCO-CELESTE,
IL SUO NOME FAUSTO COPPI". Un fremito di gioia! Ed io ero con Lei lassù sulle cime del PORDOI o sull' IZOARD nei giorni di neve o con l'afa che tagliava il respiro. Per me però tutto questo restava in sottofondo; non potevo fermarmi finché ascoltavo la cronaca. Certo sceglievo in quell'oretta di collegamento, dei lavori che mi consentissero di stare nei paraggi della radio collocata in un angolo della cucina.
Cercavo, di non fare troppo rumore e tendevo gli orecchi per bene. Anche le pentole sul fuoco a cucinare facevo in modo che non borbottassero troppo e per questo abbassavo al minimo la fiamma del gas. Per risparmiare mi giustificavo, quasi vergognandomi di ammettere la mia distrazione dai soliti impegni.
E stranamente quando lei ci esaltava e ci faceva orgogliosi di essere italiani; anche il nostro asino col suo raglio pareva festeggiare. Allora in fretta dovevo zittirlo.
Ma in quell'Italia povera e disgraziata uscita dalla guerra con le ossa rotte si poteva anche sognare e costava poco.
Anzi era il costo di una rivista che io acquistavo risparmiando sulla spesa e vendendo qualche uovo delle mie galline. Compravo GRAND HOTEL abbastanza regolarmente, costava 15 lire pieno di storie illustrate.
Lo acquistavo, lo leggevo poi lo rileggevo pagina per pagina, quasi carezzandole e annusavo quel profumo di carta e d'inchiostro così diverso dai soliti fastidiosi odori di casa, di minestre sul fuoco, di saponi scadenti e di sacchetti di lavanda per profumare la biancheria.
Gli articoli che la riguardavano sig. FAUSTO, credo che se frugassi un po' nella mia memoria ormai frusta ne ritroverei dei bei pezzi.
Mi appassionavano sicuramente le sue gesta sportive, quell'andare sù leggero come un AIRONE, quando gli altri corridori sputavano sangue e la fatica tagliava loro le gambe. Meraviglioso!
Ma prima di tutto ero interessata alla sua vita privata ai suoi sentimenti alle sue vicende umane e sentimentali.
La morte di SERSE nel '51, i vari incidenti, il massaggiatore cieco CAVANNA, e soprattutto la sua vicenda con la signora GIULIA OCCHINI, la DAMA BIANCA.
Però che fastidio mi dava quel bollo quasi infamante di DAMA BIANCA e quegli articoli scandalistici che frugavano crudelmente nelle vostre intimità! Certo i giornali ne godevano, affondavano il coltello nella piaga e ne traevano giovamento in copie vendute.
Per me invece la sua donna era semplicemente la signora GIULIA.
Una donna sposata con figli che si era innamorata tra l'altro dell'idolo del marito il dott. LOCATELLI di Varese suo fan appassionato.
Perché sig. Fausto in quegli anni nel mio paesetto del profondo Veneto agricolo e ancora arcaico, guai per una donna separarsi, impensabile, guai a sposarsi incinta, guai a non poter avere dei figli, "sterpa" (
sterile), la marchiavano a fuoco, neanche fosse una vacca, guai a comportamenti che dessero scandalo. Bastava un'occhiata furtiva o il solo indugiare con un uomo per un attimo per scatenare le malelingue ed essere per sempre una poco di buono e una rovina famiglie.
Voi invece caro sign. FAUSTO e signora GIULIA con la vostra vicenda anche dolorosamente e coraggiosamente
vissuta avete dato un senso di libertà e una boccata d'aria nuova a quegli anni bigotti e stantii.
Avete tracciato la strada nuova verso una liberazione che avverrà non senza lotte e dolori negli anni a venire.
Avete vissuto cari GIULIA e FAUSTO il vostro AMORE e la vostra passione alla luce del sole, contro tutto e tutti compresa la chiesa che con il Papa ne aveva fatto pubblica reprimenda, contro i preti che dai pulpiti tuonavano come temporali contro la vostra "scandalosa" passione.
Avete dato un calcio all'ipocrisia, all'italietta delle case chiuse, dei film censurati, degli aborti in casa consumati nelle stalle, dei calendarietti di donnine distribuiti dai barbieri di nascosto, dei preti troppo rigidi, dei matrimoni vissuti nella costrizione, delle donne usate come animali.
Con voi l'Italia ha imboccato la strada del futuro.
E avete pagato tutto troppo caro.
Lei sig. FAUSTO se n'è andato troppo in fretta appena compiuti i quarant'anni per una malattia banale e curabile con un po' di chinino e lei sig. GIULIA è finita perfino in carcere sola e desolata e per partorire il figlio vostro avete dovuto scappare in Argentina. Quasi foste dei delinquenti della peggior specie.
Io in quei giorni andavo a far qualche preghiera davanti al capitello della madonnina che sta poco distante da casa mia e che proprio lì, lei sig. Fausto era stato immortalato da un fotografo durante un Giro. Ne conservo ancora con cura la foto.
Allora, ANGELO FAUSTO e GIULIA dico grazie.
Grazie sig. FAUSTO per essere stato un UOMO prima di un campione e grazie sig. GIULIA per essere stata una DONNA che ha amato al di là delle convenzioni.
La nostra libertà la dobbiamo sicuramente anche a VOI.
Ancora mi capita, ora che sono in là con il tempo, di sfogliare qualche vecchio GRAND HOTEL di quegli anni. Mi fanno compagnia, ora che sono sola. Il profumo non è più quello di un tempo e le mie mani ormai tremano un po'. Li sfoglio lentamente e ancora mi sorprendono e mi commuovono. Le immagini mi appaiono sbiadite, anche gli occhi ormai mi tradiscono, ma lo stesso mi pare di tornare a quegli anni, al profumo di libertà che ci avete insegnato. E quelle pagine diventano ali che mi portano lontano accanto all'AIRONE che con la BIANCHI scalava il mondo e il cuore di tutti.
E mi sa tanto che vi ritroverò presto, tra quelle vette che toccano il cielo.
Allora a presto.
Maria classe 1926 

di Maurizio Boschiero Chiuppano Vicenza

ENRICO LUCCA è figlio di Giovanni Antonio Lucca (Boti) originario della Contra' Lucca e vive a Monfalcone




Sono Enrico Lucca e da metà luglio farò una cicloturistica in solitaria completamente AUTOFINANZIATA nel nord/centro Italia di circa 2800 km x 28000 mt di dislivello.
Questo sarà il link per seguirmi passo passo nel tour: 


Ho creato questa pagina allo scopo di far conoscere un'associazione che si chiama VIA DI NATALE di Aviano (PN) che si occupa di dare sostegno ai malati di cancro e alle loro famiglie.

Perché fare una donazione?

Perchè non succede sempre agli altri! Perché TUTTI i soldi raccolti andranno direttamente a loro e ho verificato personalmente che sia un'associazione seria. 

Grande cuore e impegno per dare un contributo a chi è più sfortunato di noi... 

Nel link riportato ci sono i contatti e le coordinate bancarie/postali per aderire a questa mia iniziativa (causale: mari e monti). 
Durante il giro avrete mie notizie, vi aggiornerò riguardo le tappe giornaliere con dei piccoli report. 
Viviamo in un mondo malato e depravato, ma voglio credere che ci siano ancora delle persone con sani principi e buon cuore. 
Se hai letto fino a qui vuol dire che il mio progetto ti piace. Verifica tu stesso di che associazione si tratta https://viadinatale.org/ e poi decidi se semplicemente seguirmi o partecipare come puoi alla causa.
Seguiranno aggiornamenti nei prossimi giorni. attrezzatura, percorso, km, altimetria e passaggi in negozi o strutture a cui piace quello che sto facendo, e perchè no, che vorranno contribuire. Grazie!
In memoria di tutti i cari che ci stanno guardando da un mondo migliore.






(iniziativa segnalata da Antonietta Bonifaci)

Cicatrice da laparoscopia... dall'alto rende meglio...


Non passeranno tanti anni che anche qui da noi si prospetteranno queste tristi scelte... :-(

Regalo la vecchia casa - Pioggia di richieste, andrà ad un vicentino
Aveva fatto notizia l’insolito annuncio di cessione di un piccolo immobile della contrada Cubi e Valli del Pasubio. Qualche giorno fa infatti i proprietari, i fratelli Davide ed Ellis Tessaro, avevano annunciato di voler vendere la piccola casa gratuitamente, per evitare che cadesse diroccata.
L’impossibilità di sistemarla loro stessi e l’affetto per quella casa/rimessa degli attrezzi di fine ottocento aveva portato i due a regalarle a chiunque avesse presentato l’intenzione di ristrutturarla degnamente. Criteri di assegnazione? Il primo che manifestasse seriamente il desiderio di averla.
Ebbene, dopo appena 4 giorni dall’insolito annuncio sono piovute le richieste di “acquisto” per l’immobile situato nella frazione di Staro, alcune anche da fuori provincia. Ad assegnarselo un signore di Vicenza. “Visto che la regalavamo volevamo che almeno ci fosse intenzione di recuperare il fabbricato per il bene delle nostro amato paesino – ha spiegato Davide Tessaro – ora potrà rivivere, ristrutturato come seconda casa”.
l'eco vicentino

Filo di rondini a Santorso - quale nostalgia! Da noi oramai sono solo un ricordo... :-(((


32.000 medici corrotti da case farmaceutiche - il nuovo scandalo


Se il medico ti prescrive un farmaco molto probabilmente non è quello che ti farà guarire, ma quello su cui guadagnerà di più…
Case farmaceutiche: dal report Codacons hanno versato 59,1 ml a 3044 medici romani attraverso finanziamenti e sussidi.

Le principali 10 case farmaceutiche operanti in Italia hanno versato nelle tasche di 3044 medici di Roma 59.188.850 euro attraverso finanziamenti e sussidi di vario tipo. Lo denuncia il Codacons, che ha realizzato un apposito report sulla base dei dati ufficiali. I numeri che emergono dallo studio dell’associazione sono impressionanti: 32.623 tra medici, fondazioni e ospedali, hanno complessivamente percepito in Italia 163.664.432,70 euro nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017. A titolo di accordi di sponsorizzazione, donazioni, viaggi, quote di iscrizione, corrispettivi e consulenze, ecc. Tra questi anche 3.044 medici operanti a Roma. Finanziamenti che ora finiscono all’attenzione dell’Autorità Anticorruzione, attraverso un esposto dell’associazione in cui si chiede di aprire una istruttoria sul caso e verificare la piena correttezza delle sovvenzioni, alla luce della possibile violazione dell’’art. 30 del Codice di Deontologia medica che impone al professionista di “evitare ogni condizione nella quale il giudizio professionale riguardante l’interesse primario, qual è la salute dei cittadini, possa essere indebitamente influenzato da un interesse secondario” nonché di “dichiarare in maniera esplicita il tipo di rapporto che potrebbe influenzare le sue scelte consentendo al destinatario di queste una valutazione critica consapevole.” Il medesimo articolo impone l’assoluto divieto per il medico di “Subordinare il proprio comportamento prescrittivo ad accordi economici o di altra natura, per trarne indebito profitto per sé e per altri.”

A supportare le tesi dell’associazione, nell’esposto viene citato un recentissimo studio pubblicato in data 08.02.2019 sulla rivista americana “The Oncologist” che ha analizzato la relazione tra le somme ricevute dai medici da parte delle case farmaceutiche per consulti, viaggi o ad altro titolo, e le prescrizioni degli stessi medici relative ai farmaci prodotti dalle case farmaceutiche che avevano erogato tali somme. I risultati della ricerca hanno evidenziato l’aumento delle prescrizioni in favore di farmaci prodotti dalle aziende farmaceutiche che avevano erogato i finanziamenti in questione. In particolare – secondo la rivista “The Oncologist” – si è assistito ad un incremento di prescrizioni per il trattamento di quattro diverse tipologie di cancro (carcinoma prostatico, carcinoma renale, carcinoma polmonare e leucemia mieloide cronica). Sul sito dell’associazione è stato pubblicato l’elenco integrale suddiviso per comune di medici, fondazioni e ospedali di Roma e del Lazio che nel triennio hanno percepito soldi dall’industria del farmaco, affinché ogni cittadino della regione possa verificare in modo autonomo i rapporti tra il proprio medico e le aziende farmaceutiche. Il Codacons rinnova la richiesta agli Ordini dei medici provinciali di imporre a tutti i camici bianchi l’obbligo di indicare all’interno degli studi medici i rapporti intercorrenti con le aziende produttrici di farmaci, al fine di garantire massima trasparenza ai propri pazienti, e chiede alle Asl e alla Guardia di Finanza di verificare tutte le prescrizioni erogate dai medici inseriti nel report, accertando eventuali squilibri a favore delle aziende finanziatrici.

Fonte Codacons
veritàglobale-altervista


giovedì 25 luglio 2019

Pensieri in una sera di luglio

A volte la vita ti impone di fermarti e tutto quello che prima era quotidianità, si arresta involontariamente e ogni cosa assume un ritmo diverso..
E’ in questo tempo, dove l’indispensabile diventa vitale, che i pensieri non più frenetici, percorrono vie tranquille: se prima non avevi tempo, ora hai tutto il tempo!

Tempo di analizzare, di capire, di mettere a fuoco, di rimpiangere, di stare in silenzio, di valorizzare...
ma anche di comprendere con serena lucidità, CHI e COSA è veramente importante.
Speranze e attese che si sgretolano, conferme che aiutano a superare un momento difficile e a ripartire con rinnovato entusiasmo.

Nel tempo in cui mi sono fermata per forza maggiore, tanto ho desiderato, tanto ho sognato quelle piccole cose che mi riempiono il cuore e danno sollievo alla mia mente.

Ora che ho iniziato a muovermi, a fare piccole passeggiate, mi accorgo che per me sono grandi imprese e di questo, rendo grazie a DIO.

Silenzio, solitudine per poter assaporare in pieno quello che mi sta intorno.

Anche in un breve tragitto, ho trovato motivo di sorprendermi: la semplicità e la bellezza del fiori nati sul ciglio della strada, sono meraviglia unica!
E’ stato come rivedere cose conosciute, ma che sembrano nuove e incantevoli!
Che gioia riassaporare queste emozioni, ricevere il saluto dei fili d’erba, l’inchino dei fiori accarezzati dalla brezza della sera…

Mi sento dentro a un dipinto, a un quadro unico e speciale che in questa serata di luglio, mi è stato donato, senza che lo avessi chiesto ed è per questo che non mi stanco di ringraziare il Creatore, per i doni che ogni giorno mi offre…

Lucia



18 luglio 2019








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