【Gianni Spagnolo © 190217】
"De gustibus non disputandum est!" (Non si discute riguardo ai gusti), sembra avesse detto Giulio Cesare, giunto nella nostra Gallia Cisalpina e posto di fronte ad un piatto d'asparagi condito col burro invece che con l'olio, com'erano invece abituati i romani.
Effettivamente il senso del gusto, sia riguardo ad aspetti culinari, che estetici, che più in generale in tutti gli ambiti della nostra vita, è decisamente soggettivo. Dipende dalla nostra formazione, dall'ambiente in cui siamo cresciuti, dalla civiltà di cui facciamo parte e dalle esperienze vissute, per cui non esiste un riferimento assoluto, ma vario quanto lo sono le percezioni e sensazioni umane.
Ci sono però canoni di bellezza, d'armonia e d'espressione che possono ritenersi, per così dire, universali. Possiamo capire niente di scultura e non essere nemmeno credenti, ma non restare indifferenti di fronte alla Pietà di Michelangelo o al Cristo Velato del Sanmartino, tanto per dire.
La classicità, per restare nel nostro emisfero occidentale, ha condizionato il nostro senso del bello per un paio di millenni ed ha formato il nostro gusto estetico. In tutte le culture più evolute è stata ricercata la bellezza e l'armonia nelle cose quale tangibile evidenza di una tensione spirituale volta al "Bello" inteso come "Vero". Alla fine però, per superare l'invincibile discrezionalità della sensibilità umana, ci si accontenta di rapportare il concetto di bellezza a dei canoni prevalenti. Solo che poi anche i canoni possono cambiare e siamo punto e a capo. D'altra parte non possiamo certo sgarbugliare qui temi che hanno arrovellato la filosofia per secoli.
Voglio solo dire che noi siamo stati educati al bello, o meglio, a quello che è ritenuto bello dall'elaborazione culturale della civiltà alla quale apparteniamo, però sappiamo apprezzare il bello anche di altre culture. Questa educazione poi, produce frutti come nella parabola evangelica del buon seminatore: dove il 100, dove il 30, dove il 10 e dove il niente. Comunque è sulle radici che abbiamo che trasmettiamo i nostri canoni e valori alle generazione future.
Prendiamo per esempio i cartoni animati, che hanno divertito ed educato la nostra generazione. Erano generalmente prodotti ben disegnati, ben strutturati, gioiosamente empatici, che comunicavano concetti positivi elementari utilizzando i canoni estetici che ancora ci appartengono. Credo che il pupazzetto di Winny the Pooh per un bambino sia indiscutibilmente più bello e simpatico di un dinosauro e che i personaggi storici della Disney siano infinitamente meglio dell'indecente e raffazzonato disegno di Peppa Pig.
Se stimoliamo i bambini con dinosauri e Peppa Pig (tanto per restare su questi esempi), non possiamo certo stupirci se ci ritroveremo poi degli adolescenti zombi e devastati dalle mode effimere anche nel loro aspetto fisico. Che empatia, senso di protezione, buoni sentimenti trasmette un pupazzo digrignante di Tyrannosaurus Rex dato a un bambino? Eppure c'è stato un periodo in cui erano appesi a tutte le carrozzine. Adesso imperversa Peppa Pig, ma non è che vada meglio. Vero è che noi siamo cresciuti fra soldatini e pistole, ma quello almeno era più tardo e obbediva a canoni più ormonali che estetici.
W la bruttezza, dunque!
Se con la bellezza siamo dove siamo, chissà dove arriveremo con la bruttezza.
Effettivamente il senso del gusto, sia riguardo ad aspetti culinari, che estetici, che più in generale in tutti gli ambiti della nostra vita, è decisamente soggettivo. Dipende dalla nostra formazione, dall'ambiente in cui siamo cresciuti, dalla civiltà di cui facciamo parte e dalle esperienze vissute, per cui non esiste un riferimento assoluto, ma vario quanto lo sono le percezioni e sensazioni umane.
Ci sono però canoni di bellezza, d'armonia e d'espressione che possono ritenersi, per così dire, universali. Possiamo capire niente di scultura e non essere nemmeno credenti, ma non restare indifferenti di fronte alla Pietà di Michelangelo o al Cristo Velato del Sanmartino, tanto per dire.
La classicità, per restare nel nostro emisfero occidentale, ha condizionato il nostro senso del bello per un paio di millenni ed ha formato il nostro gusto estetico. In tutte le culture più evolute è stata ricercata la bellezza e l'armonia nelle cose quale tangibile evidenza di una tensione spirituale volta al "Bello" inteso come "Vero". Alla fine però, per superare l'invincibile discrezionalità della sensibilità umana, ci si accontenta di rapportare il concetto di bellezza a dei canoni prevalenti. Solo che poi anche i canoni possono cambiare e siamo punto e a capo. D'altra parte non possiamo certo sgarbugliare qui temi che hanno arrovellato la filosofia per secoli.
Voglio solo dire che noi siamo stati educati al bello, o meglio, a quello che è ritenuto bello dall'elaborazione culturale della civiltà alla quale apparteniamo, però sappiamo apprezzare il bello anche di altre culture. Questa educazione poi, produce frutti come nella parabola evangelica del buon seminatore: dove il 100, dove il 30, dove il 10 e dove il niente. Comunque è sulle radici che abbiamo che trasmettiamo i nostri canoni e valori alle generazione future.
Prendiamo per esempio i cartoni animati, che hanno divertito ed educato la nostra generazione. Erano generalmente prodotti ben disegnati, ben strutturati, gioiosamente empatici, che comunicavano concetti positivi elementari utilizzando i canoni estetici che ancora ci appartengono. Credo che il pupazzetto di Winny the Pooh per un bambino sia indiscutibilmente più bello e simpatico di un dinosauro e che i personaggi storici della Disney siano infinitamente meglio dell'indecente e raffazzonato disegno di Peppa Pig.
Se stimoliamo i bambini con dinosauri e Peppa Pig (tanto per restare su questi esempi), non possiamo certo stupirci se ci ritroveremo poi degli adolescenti zombi e devastati dalle mode effimere anche nel loro aspetto fisico. Che empatia, senso di protezione, buoni sentimenti trasmette un pupazzo digrignante di Tyrannosaurus Rex dato a un bambino? Eppure c'è stato un periodo in cui erano appesi a tutte le carrozzine. Adesso imperversa Peppa Pig, ma non è che vada meglio. Vero è che noi siamo cresciuti fra soldatini e pistole, ma quello almeno era più tardo e obbediva a canoni più ormonali che estetici.
W la bruttezza, dunque!
Se con la bellezza siamo dove siamo, chissà dove arriveremo con la bruttezza.
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