Eccoli,
i vincitori della 11^ Pedescalando Rotzo: sono la coppia formata da
Federico Rossi, nella foto lo vediamo in carrozzina, assieme alla madre,
ritratta in primo piano. Non sono i vincitori morali, termine che non
ci piace in quanto riduttivo, sono i vincitori e basta: ci hanno dato
una lezione di vita da stracciare tutti.
Federico non conosceva il
percorso e avrebbe voluto fare la corsa sul tracciato
normale, cosa impossibile dato il fondo ripido e sconnesso. Sarebbe
stato come scalare un sesto grado senza corde né chiodi e con l’artrosi
alle mani. Impossibile, semplicemente. Dopo un breve tratto è così
ritornato indietro e ha imboccato la Provinciale del Piovan dove a forza
di braccia ha spinto la carrozzina fino a Rotzo, fino al traguardo
delle scuole comunali, accolto dalla gente in tripudio. Federico fin da
bambino amava lo sport e la montagna, a 14 anni ha fatto la sua prima e
purtroppo ultima maratona. Poi una banale influenza, portatrice però di
un virus tutt’altro che banale, lo ha portato a perdere l’uso delle
gambe. Abbiamo conosciuto casualmente la madre, questa mattina,
aspettava il figlio a metà percorso e chiedeva ai partecipanti se lo
avessero incontrato. Ci ha parlato dell’esperienza e del dolore provato,
dello scoramento iniziale e della forza d’animo che devi trovare per
andare avanti. Le mamme di questo tipo non sono mai donne normali, sono
leonesse pronte ad affrontare chiunque e qualunque cosa per i propri
figli. Hanno il coraggio delle tigri, la caparbietà dei bisonti, la
forza degli elefanti. C’è più dignità e fierezza nei loro occhi che in
tutti gli sguardi del palinsesto televisivo. Guai a sfidarle.
Il dolore, quello profondo, intenso, quasi violento, a volte può distruggere una persona, ma se riesci ad uscirne ti cambia la vita. Il dolore è come uno scultore che da un masso informe toglie le scaglie inutili e ne ricava un’opera d’arte. Anche un uomo quando nasce è un masso informe, poi la vita taglia e cesella, smussa e depura, facendo emergere quel capolavoro che è abbozzato in ognuno di noi. Così il dolore di vedere un figlio che a 14 anni finisce in carrozzina elimina dalla tua anima tutte le ansie inutili, le preoccupazioni senza motivo, le inquietudini stupide, le apprensioni sciocche, toglie dalla tua vita le scorie, i falsi miti e gli ideali fasulli e ti lascia limpido e pulito, con le energie concentrate sui soli obiettivi veramente importanti. E allora capisci che la vita è pur sempre il regalo più prezioso che noi tutti un giorno abbiamo ricevuto.
Il dolore, quello profondo, intenso, quasi violento, a volte può distruggere una persona, ma se riesci ad uscirne ti cambia la vita. Il dolore è come uno scultore che da un masso informe toglie le scaglie inutili e ne ricava un’opera d’arte. Anche un uomo quando nasce è un masso informe, poi la vita taglia e cesella, smussa e depura, facendo emergere quel capolavoro che è abbozzato in ognuno di noi. Così il dolore di vedere un figlio che a 14 anni finisce in carrozzina elimina dalla tua anima tutte le ansie inutili, le preoccupazioni senza motivo, le inquietudini stupide, le apprensioni sciocche, toglie dalla tua vita le scorie, i falsi miti e gli ideali fasulli e ti lascia limpido e pulito, con le energie concentrate sui soli obiettivi veramente importanti. E allora capisci che la vita è pur sempre il regalo più prezioso che noi tutti un giorno abbiamo ricevuto.
Strepitosooooooooooooooooooooo...
RispondiEliminaCredo abbia lasciato tutti senza parole! Volontá da vendere e tanta, tanta tenerezza! Io lo avrei portato sul podio... PRIMUS INTERPARES... se lo sarebbe meritato tutto. Bravo Federico, complimenti per tutto.
RispondiEliminaUn grandissimoooooo🤗🤗🤗
RispondiEliminaVeramente un campione a tutto campo ed un ragazzo speciale. L'arrivo qualcosa di emozionante. È proprio vero, un maestro di vita. Bravo Fede alla prossima.
RispondiEliminaGrazie, Carla, grazie mille -
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