mercoledì 31 gennaio 2024

Lupi ai Fiorentini


Video ricevuto da Flores Munari che però ignora chi l'avesse fatto...

A Pedemonte riapre il punto prelievi


 

Filosofia, cultura


Fate parlare i ragazzi! Sapete di cosa hanno bisogno i giovani? Di parlare! A casa, in famiglia, a scuola dovete farli parlare! 

Ricordo che una volta andai a fare una supplenza in una classe di seconda media. Era l’inizio di settembre e dissi ai ragazzi: «facciamo un tema oggi. Raccontatemi cosa avete fatto durante le vacanze». Questo compito mandò la classe in confusione. «Ma cosa devo scrivere, prof?» non facevano che chiedermi. Sì, perché questi ragazzi, mi resi conto con orrore quando lessi i loro temi, non sapevano scrivere. Vi ricordate dei temi che facevate in classe? 

I maestri di una volta sapevano che quando scrivi un tema, devi argomentare, analizzare i pro e i contro di un argomento, sviscerarlo. Impari cioè a ragionare. Il tema aiuta i ragazzi a formare un pensiero creativo-deduttivo; i test a crocetta ti dicono solo se un ragazzo ha memorizzato il libro di testo. Ecco, ci sono ragazzi che, al termine del liceo, non sanno scrivere neppure una lettera.

Ma il vero problema non è che i ragazzi non sanno scrivere, ma che non sanno parlare! E non soltanto i ragazzi! Perché oggi la gente commenta le notizie che vede al telegiornale, usa il telefono, chiacchiera, ma non parla! Cosa fanno la maggior parte delle famiglie quando stanno a casa? Si riuniscono davanti la televisione. Ascoltano. Commentano. Guardano. Ma ascoltare, guardare e commentare non significa parlare!  Quando guardate la televisione, «parlare non è più qualche cosa che si fa, ma qualche cosa che si riceve.» 

Qualcun altro parla e pensa al posto tuo, e tu fai da cassa di risonanza. Ti limiti ad essere uno spettatore. Non impari a parlare. E se non sai parlare, puoi ascoltare, annuire ed assentire, ma non puoi esprimere il tuo disaccordo, perché nessuno ti ha insegnato a farlo. Volete cambiare la società? Fate questo dono ai giovani: il dono della parola! Perché un ragazzo che sa parlare, diventerà un adulto che obietta, potrà essere cioè il «peso che inclina il piano».

G. Middei

I consigli di Elettra


- Naso chiuso al mattino -

Quando ci svegliamo con il naso chiuso, o anche solo una narice chiusa, che poi si riapre durante il giorno. 

Quando con questo naso chiuso non c'è gocciolio, non c'è prurito.

Quando il naso chiuso non è costante tutte le mattine, allora è un sintomo di uno stomaco in difficoltà. 

Il naso chiuso è dato dell'irritazione delle mucose causate dai vapori acidi provenienti dallo stomaco.

I vapori salgono perché la valvola che chiude lo stomaco è aperta o chiude male (cardias incontinente)

Per aiutare lo stomaco:

- bere a sufficienza durante il giorno acqua calda o frizzante (l'acqua fredda disturba lo stomaco)

- prendere amari o zenzero a pasto e usare aromi e spezie durante.

- prima di dormire prendere glucomannano o Digest protegg Pranarom.

Per coadiuvare le mucose respiratorie:

Ontano nero gemme e carpino gemme.

 

Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

La vignetta


 

martedì 30 gennaio 2024

Trasporto per ambulatorio


 

Il perchè forse viene da lontano

Così i tedeschi impararono ad odiare gli ebrei

di Ester Moscati


Perché? Perché l’odio, perché la violenza, perché – nel migliore dei casi – l’indifferenza? Tutti noi, quando poco più che bambini iniziamo a confrontarci con “la notizia”, con l’idea di quello che il nostro popolo ha dovuto sopportare con la Shoah e lo sterminio di gran parte degli ebrei che vivevano in Europa alla metà del Novecento, tutti noi abbiamo sentito nel cuore e nella mente questo inevitabile interrogativo. Ma non è solo la domanda retorica di chi non si capacita di una assurda enormità. È la domanda che spinge decine di storici ad affrontare il tema della Shoah. Un bisogno di capire, di darsi una ragione. E questa ragione spesso sfugge, anche a chi è del mestiere. Si parla così di “follia nazista”, “Hitler era un pazzo”. Si tirano fuori persino risvolti esoterici, mistici. Si scomodano i rapporti personali difficili dei vertici del nazismo con i loro compagni ebrei. Ma ovviamente tutto questo non basta a spiegare “la misura” della Shoah. Non basta a mettere in moto e nutrire una macchina dello sterminio che ha cancellato milioni di uomini, donne e bambini dalla faccia della terra. Non basta, no. E allora la domanda perché? Resta sospesa.

Il pregio del libro di Götz Aly, Perché i tedeschi? Perché gli ebrei? è quello di ricostruire un passato, quello del popolo tedesco, della nazione germanica, e degli ebrei in mezzo a loro partendo da molto lontano, dalla radici della simbiosi ebraico-tedesca. Si scopre così che il “perché” può avere risposta, anzi ne ha diverse. E il fatto di dare risposta alla domanda fondamentale implica la capacità di dare nel contempo una “prospettiva”, una “visione” dell’oggi e del futuro che rende la lezione di Aly tutt’altro che sterile erudizione. Oggi che l’odio per il diverso, le pulsioni distruttive verso i nemici “di genere” continuano ad infettare le società, a livello planetario.

Ma partiamo da un dato: nell’anno 1900, in Germania, gli studenti ebrei che conseguivano la maturità erano otto volte di piú dei loro compagni cristiani. E cento anni prima, il gap era ancora maggiore. “Sin dall’inizio del XIX secolo fu evidente che per gli studenti ebrei era più facile imparare a leggere, scrivere e far di conto, strumenti da allora in poi imprescindibili. Nel 1743 il quattordicenne Moses Mendelssohn sapeva leggere e scrivere, parlava yiddish, ebraico, aramaico e tedesco”. Solo nel 1900 le grandi città tedesche ebbero un liceo, mentre ovunque gli ebrei, almeno da 100 anni prima, avevano dato ai propri figli l’istruzione superiore, fondando scuole tecniche e umanistiche.

Se per i signori locali istruire i ragazzi cristiani era considerato un pericoloso veicolo di emancipazione e ribellione, dalle comunità ebraiche ogni sia pur cauto segno di libertà, ogni spazio di tolleranza, veniva colto e sfruttato per crescere dal punto di vista sociale, culturale ed economico. I tedeschi vedevano in tutto questo non solo un pericolo, una rivalità, ma soprattutto il segno di una “diversità”.

“Chi vuole capire l’antisemitismo della maggioranza tedesca deve anche parlare delle attitudini e del desiderio di cultura, della presenza di spirito e della rapida ascesa sociale di così tanti ebrei. Solo allora risulteranno evidenti sia il contrasto con la maggioranza dei tedeschi, nel complesso inerte e lenta ad accettare i cambiamenti, sia gli alibi dell’antisemitismo. Solo allora sarà possibile capire perché gli antisemiti erano persone rose dalla gelosia e dall’invidia”.

La tesi di Aly è che gli ebrei erano in Germania tutto ciò che i tedeschi non erano. Avevano tutto ciò che i popoli germanici desideravano da tempo: radici antiche, una lingua comune, tradizioni estese e condivise.

“L’insicurezza insita nel nazionalismo tedesco condusse tra il 1800 e il 1933 ai noti eccessi di isterica millanteria”, scrive Aly. L’insicurezza è quella di coloro che degli ideali della rivoluzione francese e del secolo dei Lumi colsero l’aspetto dell’uguaglianza come un comodo nido, dove sparire come individui. Un popolo che non volle assumersi il rischio della libertà individuale, per la quale si sentiva inadeguato. Ed è per la diffusione massiccia e la profondità di questi sentimenti “tedeschi” che li ritroviamo declinati con poche varianti sia nei democratici, sia nei conservatori. Ciascuno a suo modo costruì “buone ragioni” per odiare gli ebrei.

“Solo un popolo di servi può provare piacere nello schiavizzare una minoranza”, scriveva nel 1831 Gabriel Riesser, politico tedesco pioniere dell’idea dell’emancipazione ebraica. E lo scriveva perché da ogni parte si levavano voci favorevoli alla discriminazione degli ebrei, a contenerne le libertà e l’ascesa sociale, ad impedirne l’accesso all’insegnamento nelle cattedre universitarie e alla carriera militare.

E fu sotto la Repubblica di Weimar, l’ultima luce democratica prima dell’avvento di Hitler, che fu istituita nel 1923 presso l’Università di Monaco la prima cattedra tedesca di Igiene razziale e nel 1927 l’Istituto berlinese di antropologia, dove lavorò Josef Mengele. Fu lì che i pregiudizi antisemiti si ammantarono di validità scientifica, ben prima dell’avvento della “follia nazista”.

Fu lì che gli ebrei, sotto l’egida di una prestigiosa università e all’ombra della Repubblica, si videro descrivere come una “stirpe bastarda, totalmente avulsa dal contesto europeo, caratterizzati dalla sorprendente capacità di entrare nella mente degli altri uomini e guidarli secondo il loro volere”.

“In Germania gli ebrei non avevano a che fare con un solo nemico, ma con cinque diversi correnti antiebraiche animate da altrettante motivazioni e dunque contrarie all’emancipazione: in primo luogo con l’antico pregiudizio religioso; poi con la paura del progresso che caratterizzava i ceti tradizionali; terzo, con la borghesia avida di protezioni statali invece che di libertà; quarto con l’odio per lo straniero dei nazional-rivoluzionari tedeschi, che legavano il concetto di popolo all’idea di una religione, di una storia e di una lingua comune; infine con i romantici tedeschi e cristiani di idee riformatrici”. Perché i tedeschi? Perché gli ebrei? Ecco perché. L’antisemitismo divenne patrimonio comune dei tedeschi, un collante formidabile. Come avrebbero potuto salvarsi gli ebrei?

Le premesse erano gettate da secoli, la modernità pseudo-scientifica dava il suo imprimatur all’odio e alla discriminazione, le masse non aspettavano altro. Soprattutto quando la dittatura tolse al popolo la responsabilità dei propri sentimenti antisemiti e li impose addirittura, con gli annessi vantaggi della distribuzione dei beni sequestrati, dei posti di lavoro che si liberavano a favore dei tedeschi puri.

“L’antisemitismo elevato nel 1933 a scopo dello Stato affrancò il tedesco dalla vergogna e dalla responsabilità”. L’invidia sociale, protetta dalla legge, poteva a quel punto bearsi dell’umiliazione dell’ebreo, della sua persecuzione, spoliazione, della violenza che in modo sempre più sistematico iniziò a colpirlo.

I consigli di Elettra


- Aria di casa - 


L'aria di casa è spesso più inquinata di quella esterna.

Per questo viene consigliato di areare spesso i locali, anche se fa freddo.

Il carico di elementi estranei e tossici sono molti e derivano da: 

- tessuti, divani, tappeti 

- detersivi, ammorbidenti

- mobili, vernici

- plastiche usate 

- strumenti elettronici 

- detergenti, profumi

Per migliorare e profumare l'aria di casa è opportuno usare solo oli essenziali puri e sicuri.

Con i diffusori a ultrasuoni o altri strumenti è facile diffondere nell'aria gocce profumate. 

Usare solo oli essenziali, naturali, riconoscibili dal nostro corpo come elementi sicuri permette di non aumentare il carico tossico a cui siamo continuamente esposti.

Specialmente per le persone che passano in casa molto tempo come anziani o bambini, bisogna porre molta attenzione perché i loro processi "depurativi" sono insufficienti o carenti.

Gli oli essenziali per pulire l'aria di casa sono quelli:

- balsamici, per migliorare la respirazione (eucalipto, abete, ravintsara, pino)

- rilassanti, per creare un ambiente accogliente (geranio, legno di rosa, litsea, mandarino, arancio)

- tonici, per studiare (limone, menta)

Porre nel diffusore 5-8 gocce di un'essenza o un mix di essenze, e ricaricare 2-3 volte al dì.

Si trovano anche miscele già pronte.

La Pranarom ha creato mix specifici:

- meditazione 

- rilassante 

- respirare 

- casa dolce casa

Anche Nasoterapia, una ditta tutta italiana, ha le sue miscele composte, ad esempio:

- attiva 

- coccola

- calma

- respira

- attiva 

- sogna

- ...e molte altre

Come scegliere?

Annusando.

Perché il nostro naso possiede un contatto diretto con la mente e tramite le sensazioni che una miscela ci porta a provare, scegliamo.

Ognuno di noi ha la storia, le sue memorie che si attivano che aromi specifici.

Scegliere è dare voce al nostro vissuto, alle esperienze e sensazioni che ci hanno formato.

È dare voce alla nostra forza e ai nostri sogni.


Elettra Erboristeria

Cornedo Vicentino 

Buongiorno a tutti,

giovedì 14 Dicembre alle 20:30 nella sala polifunzionale della sede di Pedemonte delle Banche Venete Riunite si è svolta la presentazione del “Progetto di Ricerca e Valorizzazione del patrimonio storico-archeologico, architettonico e ambientale del comune di Pedemonte”.
L’Associazione culturale Le Contrade ha collaborato con il team di archeologi nelle fasi iniziali del progetto ed, essendo prevista una tavola rotonda finale, abbiamo pensato che sarebbe stato giusto partecipare, anche per dire la nostra, portare le nostre idee o eventuali critiche al progetto (di cui in parte eravamo già stati messi a conoscenza nei mesi precedenti).
Come da programma la serata è iniziata con un veloce saluto del Sindaco Carotta Roberto che ha subito lasciato la parola al team di archeologici.
Il lavoro svolto da questi ultimi è stato sicuramente molto corposo.
Durante questa prima parte della serata è stata presentata la parte di studio preliminare del progetto “PEDEMONTE”:
1) Realizzazione del logo PEDEMONTE
2) Presentazione della parte riguardante gli aspetti ARCHEOLOGICI collegati al territorio di Pedemonte, in particolare la mappatura di tutti i possibili siti di interesse archeologico presenti sul territorio di Pedemonte e localizzati da un punto di vista storico e la mappatura dei toponimi.
3) Presentazione della parte riguardante gli aspetti del TERRITORIO
4) Presentazione della parte riguardante gli aspetti della TRADIZIONE
La presentazione, sebbene forse un po’ troppo lunga ed elaborata, è stata molto interessante.
Per quanto riguarda la presentazione sul tema “LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEL COMUNE DI PEDEMONTE”, tenuta dall’architetto Nazareno Leonardi, possiamo dire essere stata piuttosto confusionaria e mal strutturata (a sua discolpa il fatto che era rimasto poco tempo).
Lo scopo principale del progetto è quello di riportare le famiglie con bambini a visitare come turisti il paese di Pedemonte. Vi elenco i vari interventi:
- Realizzazione di 6 postazioni attrezzate per i camper nel parcheggio dell’attuale municipio
- Valorizzazione di 3 percorsi pedonali lungo strade e sentieri del paese (Carotte-Ciechi-Longhi, il giro della “Strada dela Riva” e Longhi-Scalzeri-Casotto-Gorghi)
- Realizzazione di 3 “installazioni artistiche”, delle uova di Drago di 1,4m di altezza in 3 diversi materiali (pietra, acciaio e legno), sui 3 percorsi oggetto della valorizzazione. Le uova di drago sono in riferimento alla leggenda legata al drago del Gorgo Santo.
Anche qui si è parlato in parte di storia e tradizioni, con riferimento al drago del Gorgo Santo ed al logo del comune che riporta delle Viti, indicazione che probabilmente un tempo a Pedemonte ci fossero piccole e sparute coltivazioni di uva.
Completata la presentazione l’architetto Leonardi ha ridato la parola al sindaco, il quale, ricordando che i fondi per il progetto derivano dai fondi confinanti 2021, pari a 500.000€ ha chiesto se qualcuno volesse dire qualcosa, essendo inoltre prevista a fine serata una tavola rotonda (“Una tavola rotonda è un momento di un convegno in cui organizzatori, ospiti e spettatori interagiscono tra loro dando vita ad un dibattito su un tema preciso e di attualità stabilito prima dell'occasione.”)
A questo punto abbiamo cercato di dire la nostra sul tema, sollevando principalmente dei dubbi riguardanti lo scarso bacino d’utenza che potrebbe avere la scelta di puntare principalmente sui turisti camperizzati (il rapporto auto/camper in italia è di circa 200/1 per gli spostamenti turistici) e su attrazioni turistiche di scarso interesse per i bambini delle famiglie che si vogliono attirare.
Purtroppo siamo stati subito bloccati da un ex politico di Pedemonte presente in sala dicendo che “non è il tempo ed il luogo adatti per discutere di certi argomenti, altrimenti si sarebbe finiti a mezzanotte”, l’amministrazione comunale annuiva e dava ragione al signore, il quale però ha poi iniziato un discorso di scarsissima praticità. Ci piacerebbe capire quindi perché sia stata indetta una tavola rotonda se non viene concesso alla popolazione di esprimere le proprie idee.
Abbiamo comunque cercato, parlando con un rappresentante della giunta, di far valere le nostre idee facendo notare che investire 120000 per realizzare un parcheggio per camper per portare a Pedemonte al massimo 6 famiglie forse non è la scelta migliore per lo sviluppo turistico del paese, ma ci è stato risposto che da qualche parte bisogna partire.
Successivamente ha preso la parola un assessore di un comune limitrofo che ha fatto notare che si sarebbe potuto estendere questo progetto a tutti i comuni della valle e che purtroppo i comuni non collaborano. Anche in questo caso non c’è stata una risposta da parte della nostra amministrazione, perché anticipata dal solito ex politico di Pedemonte che, portando come esempio la cabinovia di Lastebasse, ha detto che i comuni collaborano.
Avendo intuito che la serata stava giungendo al termine abbiamo lasciato la sala.
Abbiamo aspettato un bel po' a pubblicare questo resoconto per avere la possibilità di leggerlo, rileggerlo e correggerlo.
Ringraziamo i soci, amici e simpatizzanti che hanno collaborato con noi nella stesura e correzione.
Le contrade - Associazione culturale Pedemonte



La vignetta


 

lunedì 29 gennaio 2024

El Giavàro



[Gianni Spagnolo © 24A28]

Métete su calcossa, sonò te ciàpi el giavàro!

Era questo l’ammonimento di mia nonna quando mi vedeva poco attrezzato per affrontare i rigori invernali. Specie quando mi accingevo alle scorribande con la slitta, quando ancora dalla nostre bande c’era neve e si poteva slittare. Si trattava d'un argomento parecchio preoccupante, pur non avendo la minima idea di cosa fosse il giavàro. Anzi, era proprio perché non ne capivo la minaccia, che il richiamo diventava efficace.

Bugànse, diaolìni, vissighe, tosse canina, fébre, snebelamìnti, mal de moltòn, ecc. erano malesseri ben conosciuti e diffusi, che appartenevano alla nostra esperienza, diretta o indiretta e quindi esercitavano un po’ di salutare deterrenza. Il giavàro, invece, pareva che nessuno sapesse cosa fosse. Mi, presenpio, a no saévo de nissuni che ghesse bìo el giavàro. Che “ciapàre el giavàro” fosse però una brutta esperienza, era indiscutibile. Il giavàro sembrava appartenere a quelle numerose malattie che avevano afflitto le generazioni precedenti, come il tifo, la pellagra, la tisi, ecc. che pure non avevamo sperimentato, ma appartenevano perlomeno alla memoria collettiva e alla diagnostica clinica. Il giavàro, invece, nemmeno la maestra sapeva cosa fosse; era un qualcosa di mitico, di appeso nel tempo, come le anguane e i salvanéi.

Più avanti negli anni,  mi sono imbattuto in una descrizione del giavàro nel dialetto dell’Ovest vicentino, come di una malattia dei maiali che va sotto il nome scientifico di: ipercheratosiUn disturbo, quindi, che non riguarda tanto la nostra specie, ma una bestia che conoscevamo comunque bene. Malattia che causava un anomalo ispessimento della cotenna, con la formazione di callosità e croste.

Ammesso che l’origine della parola sia questa, il nesso potrebbe essere che un’esposizione incauta alle intemperie avrebbe provocato un ispessimento cutaneo. Cosa che, di per sé, non sarebbe stata poi neanche male. Stiàni, avere la pelle dura, era cosa buona e giusta, non qualcosa da evitare.

Mah! .. Forse è più probabile che giavàro sia la deformazione d'una parola nell’antica lingua che identificava qualche malessere invernale e che, per una certa assonanza fonetica, sia stata perciò accomunata a questo strano disturbo del maiale, tirato in ballo a sproposito. 

Chissà se qualche lettore abbia mai preso il giavàro e ci possa magari esporre i suoi sintomi.




 


Cena del baccalà a Pedescala

 


I consigli di Elettra


- Occhi lucidi e febbre -
Quando una persona ha la febbre lo si vede facilmente, basta guardarle gli occhi.
Spesso non serve nemmeno il termometro, che confermerà successivamente, basta una mano sulla fronte.
Gli occhi di chi ha la febbre sono umidi, lucidi un po' abbacchiati.
Quando gli occhi sono così di solito ci si sente deboli o si ha freddo, a volte si sentono gli occhi pesanti e si ha voglia di stare sul divano avvolti da una copertina.
I bambini possono dare segni di apatia o essere super nervosi.
Questo è il momento di provare la temperatura interna oltre che quella esterna.
La temperatura interna può differire poco o molto da quella esterna.
Se la temperatura interna ed esterna sono simili o appena divergenti, non ci sono problemi.
Basta stare al caldo e bere una tisana scaccia-febbre, spalmarsi di oli essenziali e tutto procede senza intoppi.
Se invece la temperatura interna è molto più alta di quella esterna, è il momento di fare attenzione e agire.
Bisogna portare le temperature più vicine possibili.
Cosa fare:
- bere tisane diaforetiche (scaccia-febbre):
* Sambuco, Tiglio, oppure
* Sambuco, Rosa canina, Timo, Issopo.
- riscaldare piedi e mani (cuscini riscaldanti, borse dell'acqua calda).
- prendere qualcosa che aiuti il processo della febbre come Ribes, Ecoflog Cento Fiori (sambuco, echinacea...)
- bere liquidi caldi (camomilla, tiglio da solo, amaro alchemico diluito)
- spalmarsi di oli essenziali come Ravintsara o Sinergia Pranarom.
- fare un bagno caldo con Bagno Benessere Dr. Hauschka o bagni con timo.
Il fine è portare energia e calore dall'esterno (che presenta una temperatura più bassa) per equivalere la temperatura interna.
Appena si ottiene questo, allora si può passare a raffreddare il corpo con applicazioni fredde, sia sui piedi o polpacci, sia sulla fronte o si sta scoperti.
Se si raffredda un corpo che è ancora freddo all'esterno, non si ottiene l'effetto sperato di portare via calore, perché il calore viene bloccato dentro .
La febbre va capita, monitorata, aiutata e poi fatta dissolvere.
L'aumento della temperatura è un processo impegnativo per il corpo, spesso necessario per scacciare gli intrusi.

La vignetta



 

sabato 27 gennaio 2024

Chiamata di marzo a Recoaro


22esima Edizione 2024

Sempre l'ultima domenica di febbraio ogni 2 anni pari.


Elenco dei carri della Chiamata di Marzo: 

I carri si stanno iscrivendo numerosissimi... prima di darvi l'elenco definitivo con i numeri di sfilata, vi lasciamo qualche anticipazione. Ecco chi troverete a Recoaro Terme il 25 febbraio 2024 alla Chiamata di Marzo:


I Spassacamini - Piazza Rovegliana


Le primule de Marso - Via Giraffa


1890 Villeggianti in montagna - Via Maglio


Dugàre in corte - Val de l'Orco - Zulpo


El Fornaro della Val de l’Orco - Val de l'Orco


I Cantastorie - Gruppo Storico Vicolo Mottana


Saluti da Recoaro - Gruppo Storico Vicolo Mottana


Boce e Moneghe - Gruppo Storico Vicolo Mottana


I consigli di Elettra

 


- Mal di gola, rimedi in casa -

Sollevare il fastidio o il dolore da mal di gola è importante per poter mangiare o dormire  durante una malattia.

Cosa si può fare per lenire l'infiammazione?

Fare i gargarismi con: 

- acqua salata 

- infuso di salvia 

- infuso di salvia e miele e succo di limone 

Acqua salata:

porre mezzo cucchiaino da the di sale in un bicchiere di acqua calda e fare i gargarismi. 

Infuso di Salvia:

Bollire 3-4 foglie di salvia per 2 minuti.

fare i gargarismi a tisana fredda o tiepida.

Infuso di Salvia con limone e miele: 

Far bollire la salvia, aggiungere limone e miele.

Fare gargarismi e bere.

- Altro -

Oligoelementi:

Assumere le fiale di Salvia 

Oppure: 

Applicare un impacco di ricotta: 

Porre la ricotta su una garza sterile e lasciare in loco finché è  fresco.

Se manca la ricotta, può bastare un asciugamano piccolo bagnato in acqua fredda.

A piacete usare uno spray alla propoli o con oli essenziali.

Oppure assumere le pastiglie per la gola (substrato senza zucchero con mix di oli essenziali sinergia difese), o prendere 2 gocce in olio o zucchero.

Ricorda anche che a volte il mal di gola può derivare da una carenza di idratazione, cioè da poca acqua bevuta durante il giorno.

Elettra Erboristeria 


Fiocchi di luce ad Asiago


La spettacolare rassegna piro-musicale "Asiago Fiocchi di Luce" anche quest'anno torna a illuminare i cieli dell'Altopiano con sfavillanti fuochi d'artificio!

L'edizione 2024, dal titolo “Cielo d'incanto”, si svolgerà nell'arco di 3 serate, venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 febbraio, promettendo a residenti e visitatori uno show mozzafiato con meravigliosi spettacoli piro-musicali, uniti a musica e animazioni coinvolgenti. 

Testo redatto da Asiago.it, per saperne di più su questa ed altre notizie o sull'Altopiano visitate il Portale Asiago.it

Asiago... Fiocchi di Luce” sarà un'occasione imperdibile per trascorrere una serata magica, in compagnia delle persone care, amici o familiari, immersi nella suggestiva atmosfera dell'Altopiano di Asiago.


Fonte: Asiago.it

Art & Ciocc - il tour dei Cioccolatieri


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ART & CIOCC® Il Tour dei Cioccolatieri" farà tappa ad Asiago dal 2 al 4 febbraio 2024, nel centro storico della città. 

In questa occasione, gli stand dei cioccolatieri, nella tensostruttura riscaldata in Piazza Carli, presenteranno diverse varietà di cioccolato e prodotti di pasticceria, ognuno con le proprie specialità legate alle regioni d'origine. 

Sarà possibile assaggiare diverse tipologie di cioccolata, come ganache di cioccolatocioccolato alla frutta e alle speziepralinecuneesicreminicioccolato bio, vegan, senza glutinecioccolato crudocioccolato di Modica IGPtartufi "spezzati" di infiniti gusti, liquori al cioccolatopasta di mandorlesfogliatelle napoletanecrepes con creme spalmabili e altro ancora. Sarà una vera festa per gli occhi e il palato!


Fonte: Asiago.it

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...