sabato 31 marzo 2018

Tradizioni pasquali in Europa


GdV

Non sono più tra noi



Domani


Riluce ormai una stella, questa sera
e l’aria quasi tiepida sussurra
che già arrivata è ormai,
la primavera...
qualche stella si accende,
e una campana coi suoi rintocchi 
eleva una preghiera
che si diffonde in un eco
dolce e arcana ...
Come vorrei che fossi qui stasera,
amica mia, che sei tanto lontana,
eppur così vicina e così vera!
Eppure ben non so, chi mai tu sia,
eppure ben non so, come ti chiami:
forse è uno scherzo della fantasia,
o il sogno anticipato di un domani…
Magari dovrei dire una preghiera
nell’attesa di stringer le tue mani,
perchè pregare, sai, fa compagnia
mentre la sera scende su questi anni,
e potrebbe sbocciare una poesia
nell’attesa che arrivi quel domani.
Domani... è un dono, 
quale che esso sia,
fatto di gioia mista a nostalgia,
rivolto ad orizzonti ancor lontani
oppure... vicinissimi.
E domani mi specchierò
in una goccia di rugiada,
nell’aurora che avanza e porta il sole,
mi specchierò anche in queste mie parole
dalla penna sfuggite, 
e non par vero, mentre ero lì,
un po’ soprappensiero.

Alvise Agostini


venerdì 30 marzo 2018

Venerdì Santo





Un tempo non molto lontano, il venerdì santo era un giorno di quasi totale silenzio e rinunce. 
Tutto veniva vissuto in maniera sommessa. Le campane erano mute ed in sostituzione solamente "snara e snaròn" a chiamare a raccolta i fedeli per la cerimonia serale con processione (per la gioia dei chierichetti). La televisione (due canali) trasmetteva solo musica classica. La prima cosa da fare la mattina era recarsi in chiesa ad adorare il Santo Sepolcro. Digiuno ed astinenza dalle carni. In casa mia, piatto classico: "bìgoli col ton" che poi era astinenza dalle carni e non digiuno. I nonni erano dispensati per l'età, così pure i malati e i bambini. La sera per noi bambini era una festa. Solitamente la preparazione dei lumini era appannaggio esclusivamente nostro. Li ricordo di carta a colori vivaci, inserivamo della sabbia che aveva la funzione di tenere in piedi la candela che non era sempre facile, bastava un po' d'aria perchè s'inclinasse e bruciasse così anche il lumino di carta. 
Mio Nonno era orgogliosissimo dei suoi globi che appendeva alle finestre. Non so dove mai li avesse acquistati, credo glieli avesse portati mio Papà dall'estero. Mi ricordo anche che vestiva da "confratello". Da parecchio tempo tutto è cambiato e anche la processione del venerdì santo fino alla Cappella evidenzia purtroppo quante sono le case non più abitate... nessun lumino acceso... e si fa ritorno in chiesa con ancor più tristezza...
Carla

Scacciapensieri


giovedì 29 marzo 2018

La commovente poesia dedicata a Fabrizio Frizzi durante il suo funerale



Amicizia - Jorge Luis Borges
 
Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
Però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
Però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare,
Solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
Solamente posso volerti come sei ed essere tua amica.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico in quel momento sei apparso tu…
Non sei né sopra né sotto né in mezzo non sei né in testa né alla fine della lista,
Non sei ne il numero 1 né il numero finale
e tanto meno ho la pretesa
di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista
Basta che mi vuoi come amica:
non sono gran cosa,
però sono tutto quello che posso essere.

L'ultima neve di primavera si diverte a creare cappelli...


(Antonella Toldo)

mercoledì 28 marzo 2018

Timido scricciolo

(del boschetto di Alago)

Gita fuori porta anche per loro?

(video segnalato da Alago)

Pedescala col Piovan

Pedescala Kamen Stoan, il porto di Rotzo allo sbocco dell'Asstal, la Val dell'Assa che confluisce nell'Astico.  Il villaggio è dominato dall'alto dal Bostel, antico insediamento retico con a destra le Cenge.
La foto è presa dalla Costa del Vento sull'antica strada Barcarola Tonezza  durante un'escursione ESU sulle tracce delle antiche transumanze.
Giorgio Spiller

martedì 27 marzo 2018

lunedì 26 marzo 2018

Gigio





Nel vederlo pedalare sulla sua bicicletta rossa fiammante da l'idea di un vecchio atletico e pimpante, ma appena scende dal mezzo di locomozione che gli funge anche da bastone, Gigio è come un giovane fuscello che barcolla al minimo soffio di vento. In realtà non è neanche vecchio, semplicemente la vita l'ha sospinto ai margini e la solitudine e il vino hanno fatto il resto.
Mi piace andare in quel bar, perchè so che lì lo trovo: è la sua casa allargata, il suo essere divano direttamente affacciato al mondo, è inspiegabilmente ai più, la bellezza di quel luogo!
Oggi mi ha voluto offrire il cappuccino e così mi sono seduta vicino a lui per scambiare qualche parola: coltiva un punto di vista positivo sulla vita e dalla sua bocca non è mai uscito un giudizio o una critica sugli altri. A volte mi spiazza quando legge nei miei occhi un velo di tristezza che vorrei non notasse... allora gli dico: "Gigio, dovevi fare il psicologo quella volta!" e lui con fare timido, ma dando forza alle parole con il gesticolare mi risponde "Ma io di professione faccio Gigio: te par poco!" E non lo posso contraddire perchè è vero.
A volte esonda con le parole galanti e tenerlo dentro agli argini non è facile e cerco di farlo senza urtare la sua indubbia sensibilità, ma anche stando un po' al gioco: vederlo ridere è impagabile; oggi mi ha accolto con un: "Irma, sei la luce dei miei occhi" ed io di rimando "Cosa sono oggi Gigio, un nuovo modello di lampione?" E lui: "Perchè soffochi il poeta che c'è in me?"
Mi piacerebbe mi raccontasse la sua vita, ma è schivo e per nulla protagonista; raccolgo i frammenti che mi lancia quando il vino è troppo, o la vita gli fa paura: perchè questo sentimento lo colgo limpido e preciso! Teme di perdere la sua autonomia e di dover essere costretto a dipendere dagli altri. E cosa sarebbe Gigio senza bicicletta, bar e vino? Non ci voglio pensare!
Mi faccio raccontare di quando suonava la fisarmonica nelle case o nelle feste di paese; o quando lo chiamavano a qualsiasi ora per allietare una compagnia di persone; e lo vedo piegarsi in avanti come se abbracciasse veramente lo strumento e dondolare la testa per darsi ritmo: quanta passione in quel gesto, così tenero e così struggente! Quanta vita in quelle dita piegate dall'artrosi, ma non bloccate nella fantasia, e in attimo mi porta dentro le sue feste, dentro i suoi anni giovanili, dentro ricordi che pizzicano l'anima!
I suoi occhi improvvisamente si fanno grigi, strappa bruscamente la pagina dei ricordi e si alza di scatto: non mi dice nessuna parola, mi lascia sola al tavolo e si trascina fuori dal bar.
So che non lo posso fermare o chiedere spiegazioni.
Dopo aver letto il giornale esco e lui è lì sulla sedia che fuma la sigaretta e dice: "A gavévo bisogno de na boconà de aria".
"Ciao Gigio e grazie del cappuccino".
"Te vedo Irma doman"? "Non lo so se vengo domani". "Bè, mi te speto: lampion de i me oci... e mentre salgo in macchina la sua risata mi accompagna: umana e calda espressione del suo essere Gigio!
Irma Lovato Serena

Ciao Fabrizio, fá buon viaggio...

Persona straordinaria, fra le poche che del mondo televisivo apprezzavo e stimavo. Eri il mio appuntamento serale. 
Mi mancherai. 

Splendida foto di Laghi

(Monica Sella)

Non è meraviglioso il risveglio della natura?

Il riccio che si presenta nel giardino di Agostino, Susanna che incontra il camoscio nel bosco, le
mucche fotografate da Fancesca che si spingono fin sotto il paese per brucare l'erba fresca, i rigoli d'acqua più gonfi e i primi fiori del bosco fotografati da Daniela. Da ieri vien buio anche più tardi, sicchè tutto aiuta per caricarci d'energia.











domenica 25 marzo 2018

La pagina della domenica


LA RIFLESSIONE


Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
 
Martha Medeiros
scrittrice brasiliana 


LA POESIA

I fiori aperti
al sorriso del mattino
si guardano contenti
per l'aria dolce e tersa.
Vorrebbero unirsi
ai voli degli uccelli,
portare verso l'alto
ogni singolo profumo
e poi farlo cadere
tra i capelli della gente.
I fiori
vorrebbero stupire,
non sanno
di esser belli da morire.

Francesca Stassi


LA FRASE





IL PROVERBIO
La palma benedéta la vol catàre la casa néta... 
  
LA FOTO



Care Rondini, a che punto siete del vostro viaggio? Ad ogni alba controllo il nido sperando di trovarvi e tendo l'orecchio nel tentativo di cogliere il vostro gioioso chiacchierio...
Non tardate, venite a scaldarmi il cuore!
 

Irma

Danza Irlandese



sabato 24 marzo 2018

MANUEL CAROTTA: Pastore a 19 anni

(GdV - 23.3.18)

L'angolo della poesia

“Due” 

 Una fantastica poesia d’amore 

di Erri De Luca




Quando saremo due 
saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito,
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
Saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.


venerdì 23 marzo 2018

La "musseta"


Ancora oggi, chi avesse la ventura di passare qui in valle di Seren, nel feltrino, potrebbe essere incuriosito da qualche slitta di legno come questa, fabbricata in maniera artigianale con tecniche antichissime, usata per i più svariati compiti, come portare il fieno, o anche la legna. Fino ad una quarantina di anni fa, esisteva anche una versione “maxi” caricata magari all’inverosimile di legna o pietre, fino ad otto quintali alla volta, mossa da robusti cavalli di razza alpina. Oggi sono sopravissute quelle più piccole, trainate o spinte a mano.
Il mio confinante si è gentilmente prestato da “modello”, e mi ha anche fornito qualche notizia: la slitta si chiama “mussa” (asina per chi non parla veneto) o “musso” (pl. Musse e mussoi), è fabbricata, nelle parti più grosse che fungono da telaio con legno di betulla (perché elastico e pieghevole, oltre che leggero ma robusto), mentre i bastoncini che fanno da base per il carico sono in legno di frassino (veneto-bellunese frassen).

Lo vedete nell’atto di trasportare la “mussa”: solo con questa presa si può spostare agevolmente. Mi ha anche precisato di averla fabbricata con le sue mani.
Inutile dirvi che è un vero reperto archeologico, spero che qualche pezzo venga conservato, poiché le nuove generazioni ormai hanno abbandonato questa tradizione. Sulle montagne sovrastanti vi sono dei tratti di sentiero in cui si vedono solchi scavati dai pattini di legno sulla roccia viva a causa del passaggio ripetuto per secoli e millenni. Il che ci dice molto sull’antichità di queste slitte, risalenti probabilmente all’alba dell’uomo moderno. Certamente i nostri precursori venetici, 2000/2500 anni fa, ne usavano di uguali, forse anche in pianura.

Millo Bozzolan
dalvenetoalmondo



A31


giovedì 22 marzo 2018

L’Altopiano ed il ‘Verena’ a Linea Verde per ‘rivivere’ la Grande Guerra’. Anticipazioni e video



La troupe di Linea Verde, condotta da Patrizio Roversi, è arrivata sull’altopiano di Asiago.  Si è spinta sulla storica cima del monte Verena e fa ‘rivivere’ la Grande Guerra.

Il programma di casa Rai, sta girando in questi giorni delle puntate seguendo gli itinerari della prima guerra mondiale, che videro l’altopiano di Asiago in prima linea durante il conflitto.

Nell’anno di chiusura del centenario della Grande Guerra, Linea Verde arriva in questo ‘teatro naturale’, che ancora ne porta i segni delle battaglie.
Concentrando la propria attenzione su questo territorio, sulla agricoltura di allora che risentì del conflitto: ‘tutti’ sul fronte, con l’abbandono dei campi.



La puntata andrà in onda domenica 22 aprile, nel frattempo un piccolo spezzone girato ‘in diretta’ da Asiago.it il portale dell’Altopiano di Asiago 7 Comuni.

di Redazione AltovicentinOnline

mercoledì 21 marzo 2018

Dedicata a tutti Voi! - Anche se ultimamente c'è il dilemma se inizia il 20 o il 21, io rimango fedele al 21 ;-)




Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.

E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.

Salvatore Quasimodo 



Bepi de Marzi: Signore delle cime



21 marzo giornata internazionale della poesia



Ci sono giorni in cui non ti aspetti nulla

e pensi che è un giorno come tanti…

invece arriva qualcosa che ti fa capire

quanto affetto, quanto amore hai intorno…



Uno sguardo, una pacca sulla spalla,

una telefonata, un messaggio

e tutto cambia, 
tutto si colora di nuove tinte..



Ti senti avvolta da tenerezza, da calore,

da amicizia con la A maiuscola;

senti che sei importante, ti senti “pensata”,

comprendi che in tanti ti portano nel cuore,

mentre li trovi custoditi nel tuo…



Anche se una lacrima scende sul tuo viso,

è solo gioia di sentire 
quanto sia meraviglioso

amare e sentirsi amata!

Grazie a chi, con piccoli gesti,

fa sentire importanti presenze.

Lucia



Domenica 4 febbraio 2018




L'Astego

Scende a valle con allegro vociare,


tra oscuri anfratti, gorghi e pietre chiare,


corre, rallenta, riparte veloce,


l'accompagna il vento verso la foce.




Un filo d'acqua diventa ruscello,


ha un ondeggiare vivace e snello,


dalle contrade lo senti cantare,


nei prati in fiore lo vedi ballare.




L'Astego è il ruscello delle sorprese,


è il nome della valle e del paese,


per la gente del luogo è un personaggio,


fa parte della storia e del paesaggio.




Le forti piogge lo fanno gonfiare,


e che spavento vederlo straripare,


sfonda gli argini, diventa brentana,

 
e da tutti i lati la terra frana.



 
Ma quando l'acqua spumeggia leggera

 
nella luce dorata della sera,

 
si divertono un mondo i ragazzini,

 
tra mille guizzanti pesciolini.



 
Lastebasse, Pedemonte e San Piero

 
gli porgono un saluto lusinghiero

 
come a un amico, a un compagno di viaggio

 
in un ridente mattino di maggio.
Germano Spagnolo 


Petali di un fiore senza nome
sono le speranze nascoste,
quelle chiuse a chiave
nella soffitta dei pensieri
o nel sottoscala dell'anima.
Si accarezzano con lo sguardo
e nei giorni di totale solitudine
si portano fuori a vedere il sole.
Potessi chiamarle per nome,
portarle in giro tra la gente,
indossarle nei momenti bui.
Oh amore!
Se vedessi un petalo cadere
abbine cura
racchiude la speranza di rivederti.

Francesca Stassi



L'angolo della Poesia


I rami infreddoliti
si abbracciano confusi
l'inverno li delude
non se ne vuole andare.
Eppure non ha scampo
e poi non gli conviene
restare troppo a lungo
dove nessuno gli vuol bene.
Mi fanno tenerezza
gli alberi, le foglie
i fiori appena nati
i parchi ancora vuoti.
Mi sento come un ramo
con tanto freddo dentro
mi sento come un fiore
in un prato abbandonato
una foglia triste che cade
nella stagione sbagliata.


Francesca Stassi

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...