L’Astico è il nostro fiume di casa, o per meglio dire il torrente, dato che ha regime stagionale e incostante. Il suo corso ha accompagnato la mia vita; sempre lambendola però, mai incidendola. Lambisce San Pietro dove sono nato, lambisce Piovene dove ho risieduto e lambisce anche Sarcedo, dove abito e dove va di lì a poco a morire. Una presenza discosta dunque, ma discreta e costante. D’altra parte, il mio rapporto con l’Astico non è mai stato particolarmente avvolgente. Lo attraversai una prima volta verso i cinque anni, a piedi sul Ponte Polaco e mi fece una certa impressione. Uscivo guardingo dal mio habitat e sconfinavo nell’arcano territorio dei Scorlaforéte . Loro sì che erano pratici di quel corso d’acqua, abitandone la riva destra: pessatari, marsonari, segàti, ecc., occupazioni un po’ strane, come peraltro lo era quella gente. Il mio mondo bambino aveva infatti confini molto precisi, racchiuso com’era fra la Val dell’Orco , quella delle Jare , le Joe...