(per gentile concessione della Biblioteca privata dei F.lli Toldo "polàchi")
mercoledì 30 aprile 2014
martedì 29 aprile 2014
29 Aprile h 11.30 - Inaugurazione del POSTAMAT A SAN PIETRO VALDASTICO
Chi dentro, chi fuori...
un po' d'attesa per il taglio del nastro.
Il momento "clou": vediamo da sx
il Direttore della Filiale di Vicenza, Sig. Livio Rado,
la Titolare dell'Ufficio Anna Borgo,
il Comandante della Stazione dei Carabinieri
Bruno Granello
il Comandante della Stazione dei Carabinieri
Bruno Granello
e il nostro Sindaco Alberto Toldo.
Anna Borgo, la titolare dell'Ufficio:
emozionatissima, ma proprio per questo,
ancor più bella e simpatica di sempre!
Il nostro Sindaco in posa,
richiesta espressamente per il Blog: el me gà dito:
varda Carla ca son sempre sténco
quando che i me dise de méterme in posa.
Dei Alberto... sténco o no sténco,
sempre fotogenico te sì...
La Terry
Enrico sta per presentare il discorso del
Direttore della Filiale di Vicenza Sig. Livio Rado
Il Direttore Provinciale spiega l'avvenimento.
è il turno del Sindaco Alberto Toldo
gli applausi del pubblico
e a seguire è stato offerto un rinfresco.
Causa l'esiguo spazio,
dopo il taglio del nastro,
il tutto è avvenuto nell'adiacente
SALA DEL CIRCOLO DEI PENSIONATI.
la foto ricordo
Anna Borgo e Vittorio Longhi:
sempre sorridenti, bravi, cordiali e simpaticissimi con tutti!
UN SENTITO GRAZIE A POSTE ITALIANE
E A QUANTI HAN CONTRIBUITO
PER FAR SI' CHE IL PAESE FOSSE DOTATO
DI QUESTO UTILISSIMO SERVIZIO.
TENIAMO PRESENTE CHE
DA PIOVENE A LASTEBASSE
E' L'UNICO!
L'albero degli Amici
Esistono
persone
nelle nostre vite
che ci rendono
felici per il semplice
caso
di aver incrociato
il nostro cammino
al nostro fianco,
vedendo molte lune passare,
gli altri
li vediamo appena
tra un passo e l’altro.
Tutti li chiamiamo
amici e ce ne sono di molti tipi.
Talvolta ciascuna
foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Il primo che nasce
è il nostro amico PAPA’ e
la nostra amica
MAMMA,
che ci mostrano
cosa è la vita. Dopo vengono gli amici FRATELLI,
con i quali
dividiamo il nostro spazio affinché possano fiorire come noi.
Conosciamo
tutta la famiglia
delle foglie che rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene.
Ma, il destino ci
ha presentato agli altri amici, i quali non sapevamo avrebbero
incrociato il
nostro cammino.
Molti di loro li
chiamiamo amici dell’anima, del cuore. Sono sinceri, sono veri.
Sanno quando non
stiamo bene, sanno cosa ci fa felici.
E alle volte uno di
questi amici dell’anima si installa nel nostro cuore
e allora lo
chiamiamo
INNAMORATO.
Egli dà luce ai
nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.
Ma ci sono anche
quegli amici di passaggio, talvolta una vacanza o un giorno o un’ora.
Essi collocano un
sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro.
Non possiamo
dimenticare gli amici distanti, quelli che stanno nelle punte dei rami
e che quando il
vento soffia appaiono tra una foglia e l’altra.
Il tempo passa e
l’estate se ne va, l’autunno si avvicina e perdiamo alcune
delle nostre foglie,
alcune nascono
l’estate dopo, e altre permangono per molte stagioni.
Ma quello che ci
lascia felici è che le foglie che sono cadute continuano a vivere con noi,
alimentando
le nostre radici
con allegria.
Sono ricordi di
momenti meravigliosi di quando incrociarono il nostro cammino.
Ti auguro foglia
del mio albero, pace, amore, fortuna e prosperità. Oggi e sempre …
semplicemente
perché ogni persona
che passa nella nostra vita è unica, sempre lascia un poco di sé
e prende un poco di
noi.
Ci saranno quelli
che prendono molto, ma non ci sarà chi non lascia niente.
Questa è la
maggiore responsabilità della nostra vita e la
prova evidente
che due anime
non si
incontrano per caso.
(traduzione da un testo portoghese)
Lucia Marangoni
lunedì 28 aprile 2014
Realtà nel territorio
Pubblicato l'11 aprile da G. Trivellato
Non ci sono dubbi
che gli ultimi decenni, se non addirittura gli ultimi anni, hanno
riempito il nostro linguaggio, il nostro stesso intercalare, di
simboli e sigle che spesso sfuggono nel loro significato al comune
mortale. Sono insomma alla portata quasi esclusivamente degli addetti
ai lavori, e la stampa non fa molto per renderli di facile
interpretazione. Un mio vecchio maestro di giornalismo diceva che
ogni articolo va apprezzato se come prima caratteristica ha quella di
essere inteso e capito anche dall’uomo che tutte le mattine ci
porta il latte sotto casa. E’ per questo che oggi cito ben
volentieri, come gia’ ho fatto altre volte, un articolo di Rotzo
Vacanze che, oltre a parlarci del piccolo Comune e delle sue
caratteristiche, ci spiega anche cosa sia il PAT.
”L’articolo sul
PAT apparso nei giorni scorsi sulla stampa – afferma Rotzo Vacanze
– mi fa venire in mente la celebre canzone di Mina che
dice;”parole, parole, parole, soltanto parole…”. Il PAT è uno
strumento di cui ogni Comune ha l’obbligo di dotarsi. Non a caso
Rotzo è stato l’ultimo a farlo. I PAT sono piani affidati a studi
professionali affinché ricerchino le migliori soluzioni a sostegno
dell’ economia locale, prendendo per lo più spunto dai modelli
funzionanti già ampiamente sperimentati nelle aree montane a
vocazione turistica simili alle nostre, come ad esempio quelle del
Trentino.
”Credo che all’Amministrazione di Rotzo ed in
particolare al Sindaco attuale, gli intenti enunciati nella relazione
del PAT interessino gran poco. Molto più apprezzate sono invece le
lottizzazioni che il piano prevede e che favoriscono poi il voto di
scambio. In verità i piani attuali prevedono poche lottizzazioni in
quanto la tendenza (capofila Asiago, che ha superato a sinistra la
stessa opposizione) è quella di rivedere il mercato della seconda
casa. Rotzo è il paese più “giovane” dell’altopiano, uno dei
pochi che riesce a contenere l’esodo. Non c’è disoccupazione,
quasi tutti lavorano per lo Stato. Parlare di turismo in questo
contesto è del tutto superfluo.
”Chi glielo fa fare alla gente
di imbarcarsi in investimenti rischiosi, dover lavorare ma
soprattutto dover pensare quando si può vivere facilmente con lo
stipendio fisso? Il discorso non farebbe un grinza se non fosse per
il fatto che queste persone hanno anche dei figli. Ma si sa com’è:
Dio vede e provvede. Oltretutto Rotzo è noto per essere anche il
paese delle patate di qualità. La “patata di Rotzo” non ha una
associazione, nessuna organizzazione, nessuna pubblicità, neppure un
sito internet, eppure il sistema funziona alla grande. Perché?
Perché diffonde i benefici economici ad un’ampia fascia della
popolazione. Provate a toccare la patata di Rotzo se avete coraggio.
Si sono perfino appropriati della Pro Loco per cui tutti gli
investimenti destinati al turismo sono stati riversati nella
promozione del prodotto stesso (vedi festa della patata.)
”In
poche parole a Rotzo il turismo non funziona perché la popolazione
non ne beneficia direttamente. Se la gente vi vedesse un vantaggio
economico, eccome si interesserebbe! Anche le amministrazioni
sarebbero interessate perché l’elettorato pretenderebbe delle
risposte in merito. Allora come fare – si chiede in definitiva
Rotzo Vacanze – per cambiare la tendenza? Generando un economia
partendo dal basso e col tempo indirizzare anche le scelte politiche.
I motivi ostacolanti sono, oltre l’umana paura di cambiare
abitudine, la paura di essere in regola. In poche parole se uno è
visibile al cliente, tramite internet o portali turistici, lo è
anche per la finanza, l’Etra il Comune, la questura ecc. Allora
molti preferiscono non farsi vedere e continuare in nero. Pretendere
che i propri cittadini marcino in regola è un compito del Comune. Il
Comune non lo fa perché da noi vige la regola del far west che
permette di conservare il consenso elettorale. Da notare che i
finanziamenti pubblici per il turismo sono direttamente proporzionali
alle presenze registrate, per cui il Comune ci rimette pure un bel
po’ di soldi a non regolarizzare la situazione”.
(segnalato da Odette)
domenica 27 aprile 2014
Per non dimenticare
R.GUARDIA
DI FINANZA XVII BATTAGLIONE
53° COMPAGNIA
addì 21 maggio 1916
tratto dal libro Strafexpedition di Enrico Acerbi
Verso le ore dodici mi accorsi che pattuglie avversarie si
aggiravano sulla nostra fronte e sulla nostra sinistra. Inviai due
pattuglie per osservare e riferire, nello stesso tempo inviai venti
uomini per rinforzare l’ala sinistra comandati dal sottotenente De
Montis. Le pattuglie nemiche, scambiate poche fucilate, si dileguarono.
Dopo qualche ora fummo attaccati da reparti nemici, che avanzavano
dagli scogli di Siroccoli (nostra sinistra). Rispondemmo
efficacemente al fuoco costringendo il nemico a fermarsi, sebbene si
trovasse in forze e munito di una sezione mitragliatrici e di bombe a
mano.
Intanto da S. Pietro (nostra destra) scendevano grossi nuclei
nemici e iniziavano l’attacco contro di noi. Disposi gli uomini per
sostenere anche l’attacco sulla destra. Delle vere raffiche di
piombo battevano da tutti i lati la trincea; le munizioni
cominciavano a scarseggiare; inviai subito quattro guardie a
Valpegara per il rifornimento delle cartucce. Due di esse, però,
lungo il tragitto furono ferite. Mi decisi allora a chiedere rinforzo
al comando di battaglione onde evitare l’accerchiamento già
iniziato dal nemico. A mezzo del brigadiere Silvestri ricevetti
invece l’ordine di ripiegare su Soglio. Intanto che dalla sinistra
il nemico veniva arrestato col fuoco, cominciai dalla destra a
mandare gli uomini a gruppi con l’incarico di riordinarsi dietro
Valpegara. Poco dopo mandai l’ordine ai tenenti Romano e De Montis
di ripiegare a piccoli gruppi, continuando i rimanenti uomini a
contrastare col fuoco l’avanzata del nemico… le perdite furono di
due morti, sedici feriti, e un disperso.
Capitano
La Ferla
Tutti
i battaglioni della finanza operanti in Valdastico furono accusati di
sbandamento di fronte al nemico e sottoposti a indagini militari.
Furono ammassati di fronte alla prima galleria ferroviaria di Meda
sotto la pioggia battente senza coperte, mantelline e all’addiaccio, fu loro impedito di ripararsi dentro la galleria. Dopo
una sommaria inchiesta furono tutti assolti dall’accusa di
sbandamento perché considerate sperdute in seguito ad un ordine di
ripiegamento.
Piero Lorenzi
sabato 26 aprile 2014
venerdì 25 aprile 2014
Campionati mondiali di pizza:
viene da Melbourne la migliore "MARGHERITA"
Si è svolta a
Parma, dal 7 al 10 aprile, la 23ma edizione dei Campionati Mondiali
della Pizza. Più di 3.000 pizze, preparate da circa 600 concorrenti,
sono state valutate da un giuria di 30 esperti. A vincere, nella
categoria Miglior Pizza stile Napoli, con la mitica “margherita”,
è stato Johnny Di Francesco, di Melbourne, proprietario della
Pizzeria “400 Gradi”, in Lygon Street (Piccola Italia).
La giuria del
concorso si è attenuta a criteri severi per valutare le pizze in
gara, dato che a essere incoronata è stata la migliore pizza
napoletana STG (Specialità Tradizionale Garantita), preparata nelle
ricette, nei modi e nei tempi previsti dal disciplinare approvato
dalla Comunità Europea a Bruxelles nel 2010. Cotta rigorosamente in
forno a legna per 90 secondi, la pizza doveva contenere anche gli
ingredienti segnalati nel disciplinare: deve avere un diametro non
superiore ai 35 cm, il bordo rialzato fra 1 e 2 cm e nel condimento
solo pomodori pelati, mozzarella di bufala campana Doc o la
mozzarella STG, aglio, un filo d’olio, sale e foglie fresche di
basilico; e deve avere una consistenza morbida ed elastica. Al
secondo posto si è classificato Michele D'Amelio, pizzaiolo alla
“Ches'e Pizza”, a Lioni (Avellino), al terzo posto (medaglia di
bronzo) a Marco Fuso della pizzeria “Franco Manca” di
Londra.
Oltre alla
migliore pizza Napoli style, il concorso organizzato al Pala Cassa di
Fiere di Parma, ha anche premiato la miglior Pizza Classica del
mondo. In questo caso il titolo è stato aggiudicato ad un pugliese,
Giulio Scialpi della pizzeria Barsentum di Putignano, in provincia di
Bari, con la sua “Pizza Contadina” (gli ingredienti sono
mozzarella, stracciatella, melanzana nostrana saltata, caciocavallo,
pangrattato con alici e burrata). Al secondo posto Diego Segato
della pizzeria Rocca D’Asolo - S. Vito di Altivole (Tv) con la
pizza "Primavera Asolana" (pomodoro San Marzano dop,
mozzarella bio, asparagi bianchi, cimette di luppolo selvatico,
pancetta, scaglie di parmigiano, pomodori confit). Al terzo posto
Davide Bianchi della pizzeria S. Ampelio Bordighera, Imperia
con la pizza “Bordighera Monet” (salsa di pomodoro, mozzarella
fior di latte, filetti di pesce spada, marinati con olio extravergine
d’oliva, limone, pepe rosa, champagne, pomodorini, parmigiano
reggiano, rucola e olive taggiasche).
Di ritorno a
Melbourne Johnny Di Francesco è stato subito intervistato dalle
principali televisioni e dalla stampa, che danno sempre ampio spazio
a queste notizie di colore. Johnny ha affermato di aver iniziato a 12
anni a fare il pizzaiolo a Napoli ed è stato a scuola della
“Associazione Verace Pizza Napoletana”, dalla quale ha ricevuto,
per primo in Australia, un certificato di autenticità, ben esposto
su una parete della pizzeria, al quale si sono poi aggiunti altri
certificati e trofei. “Non ci sono segreti per una buona pizza
margherita – ha affermato Johnny. L’importante è sapere fare un
buon impasto, stendendo poi la pasta in forma rotonda con i
polpastrelli delle dita (non il mattarello), in modo che le bollicine
d’aria rimangono dentro la pasta, che così resta morbida. Uso solo
pomodori San Marzano (i migliori). Il forno a legna e d’obbligo. E
il prezzo? Da “400 Gradi” il prezzo è piuttosto salato, circa 14
euro per una pizza. Mi vi risparmio – dice Johnny con un largo
sorriso – il viaggio di andare a Napoli per mangiarla”.
E’ bello sapere
che la miglior pizza “margherita” al mondo è preparata in una
pizzeria a qualche centinaio di metri da casa.... E dire che, a
Melbourne, nella lista delle migliori pizzerie, di anno in anno
pubblicata da un noto giornale, la pizzeria “400 Gradi” figura
come una delle tante, diciamo tra le prime 10, ma non sempre in testa
alla classifica. Bisognava che a decretarne il primato venisse una
giuria di 30 esperti e superasse la bellezza di 600 concorrenti di
tutto il mondo. Bella soddisfazione! Ma il “contraccolpo” della
fama si è subito fatto sentire. Qualcuno che si è affrettato a
visitare la pizzeria “400 Gradi”, ha lasciato poi un commento
pesante su internet... “Ma per carità! Pizza povera, di poco
gusto, e altro”. Una volta in alto, bisogna rimanerci, o si paga il
prezzo...
Ed ora ipotizziamo
una situazione imbarazzante:
Johnny Di Francesco appende all’esterno del suo locale un bel cartellone con le parole “Qui si mangia la migliore pizza al mondo”. Un altro pizzaiolo, lungo la stessa via, espone la scritta “Qui si mangia la miglior pizza della città”; ed infine un terzo, a poca distanza, si fa pubblicità con: “Qui si mangia la miglior pizza della via”.
Ma insomma... dove si mangia la miglior pizza?
A voi l’ardua sentenza!
una situazione imbarazzante:
Johnny Di Francesco appende all’esterno del suo locale un bel cartellone con le parole “Qui si mangia la migliore pizza al mondo”. Un altro pizzaiolo, lungo la stessa via, espone la scritta “Qui si mangia la miglior pizza della città”; ed infine un terzo, a poca distanza, si fa pubblicità con: “Qui si mangia la miglior pizza della via”.
Ma insomma... dove si mangia la miglior pizza?
A voi l’ardua sentenza!
Germano Spagnolo
La cornacchia pescatrice
Mai visto una cornacchia che pesca?
Eccola!
Eccola!
Si avvicina allo specchio d'acqua, ha visto la preda
Volteggia sopra la preda
La preda è troppo in superficie... zàcchete!...
Ed ecco il pesce gatto che fa la fine del... topo...
La cornacchia assicura la preda al becco
La cornacchia si gira e corre a pranzare in santa pace
(dalle postazioni di Alago)
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Potenza del nome
[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...