lunedì 28 aprile 2014

Realtà nel territorio


Turismo a Rotzo? 

Troppo rischioso…
Pubblicato l'11 aprile da G. Trivellato


Non ci sono dubbi che gli ultimi decenni, se non addirittura gli ultimi anni, hanno riempito il nostro linguaggio, il nostro stesso intercalare, di simboli e sigle che spesso sfuggono nel loro significato al comune mortale. Sono insomma alla portata quasi esclusivamente degli addetti ai lavori, e la stampa non fa molto per renderli di facile interpretazione. Un mio vecchio maestro di giornalismo diceva che ogni articolo va apprezzato se come prima caratteristica ha quella di essere inteso e capito anche dall’uomo che tutte le mattine ci porta il latte sotto casa. E’ per questo che oggi cito ben volentieri, come gia’ ho fatto altre volte, un articolo di Rotzo Vacanze che, oltre a parlarci del piccolo Comune e delle sue caratteristiche, ci spiega anche cosa sia il PAT.

”L’articolo sul PAT apparso nei giorni scorsi sulla stampa – afferma Rotzo Vacanze – mi fa venire in mente la celebre canzone di Mina che dice;”parole, parole, parole, soltanto parole…”. Il PAT è uno strumento di cui ogni Comune ha l’obbligo di dotarsi. Non a caso Rotzo è stato l’ultimo a farlo. I PAT sono piani affidati a studi professionali affinché ricerchino le migliori soluzioni a sostegno dell’ economia locale, prendendo per lo più spunto dai modelli funzionanti già ampiamente sperimentati nelle aree montane a vocazione turistica simili alle nostre, come ad esempio quelle del Trentino.

”Credo che all’Amministrazione di Rotzo ed in particolare al Sindaco attuale, gli intenti enunciati nella relazione del PAT interessino gran poco. Molto più apprezzate sono invece le lottizzazioni che il piano prevede e che favoriscono poi il voto di scambio. In verità i piani attuali prevedono poche lottizzazioni in quanto la tendenza (capofila Asiago, che ha superato a sinistra la stessa opposizione) è quella di rivedere il mercato della seconda casa. Rotzo è il paese più “giovane” dell’altopiano, uno dei pochi che riesce a contenere l’esodo. Non c’è disoccupazione, quasi tutti lavorano per lo Stato. Parlare di turismo in questo contesto è del tutto superfluo.

”Chi glielo fa fare alla gente di imbarcarsi in investimenti rischiosi, dover lavorare ma soprattutto dover pensare quando si può vivere facilmente con lo stipendio fisso? Il discorso non farebbe un grinza se non fosse per il fatto che queste persone hanno anche dei figli. Ma si sa com’è: Dio vede e provvede. Oltretutto Rotzo è noto per essere anche il paese delle patate di qualità. La “patata di Rotzo” non ha una associazione, nessuna organizzazione, nessuna pubblicità, neppure un sito internet, eppure il sistema funziona alla grande. Perché? Perché diffonde i benefici economici ad un’ampia fascia della popolazione. Provate a toccare la patata di Rotzo se avete coraggio. Si sono perfino appropriati della Pro Loco per cui tutti gli investimenti destinati al turismo sono stati riversati nella promozione del prodotto stesso (vedi festa della patata.)

”In poche parole a Rotzo il turismo non funziona perché la popolazione non ne beneficia direttamente. Se la gente vi vedesse un vantaggio economico, eccome si interesserebbe! Anche le amministrazioni sarebbero interessate perché l’elettorato pretenderebbe delle risposte in merito. Allora come fare – si chiede in definitiva Rotzo Vacanze – per cambiare la tendenza? Generando un economia partendo dal basso e col tempo indirizzare anche le scelte politiche. I motivi ostacolanti sono, oltre l’umana paura di cambiare abitudine, la paura di essere in regola. In poche parole se uno è visibile al cliente, tramite internet o portali turistici, lo è anche per la finanza, l’Etra il Comune, la questura ecc. Allora molti preferiscono non farsi vedere e continuare in nero. Pretendere che i propri cittadini marcino in regola è un compito del Comune. Il Comune non lo fa perché da noi vige la regola del far west che permette di conservare il consenso elettorale. Da notare che i finanziamenti pubblici per il turismo sono direttamente proporzionali alle presenze registrate, per cui il Comune ci rimette pure un bel po’ di soldi a non regolarizzare la situazione”.

(segnalato da Odette)

9 commenti:

  1. Tuta invidia la vostra, parché luri ga la patata e se sa che al patata tira. Mi ve ghevo già da qualche consilio par darghe gas a l'economia rurale dela Vale, ma valtri a si sol che boni a lamentarve e pianzerve dosso. Non perdetevi nel coltivar patate, che la partita è già persa, puntate sul fagiolo dop. Adesso con tutto il vegetarianesimo imperante il fagiolo è una fonte di proteine alternative su cui puntare, magari selezionandone una varietà senza effetti collaterali, in Messico ci sono riusciti. Darebbe gas alla Valle eliminandolo dal pancino. Ci sarebbero comitive di foresti che verrebbero in Valle a strafogarsi di fagioli stufati, polenta e crauti. Dato che si presenta più gentile si potrebbe promuoverla come fagiola femmina e chiamarlo anguana, Poi organizzare un bel Masterchef sulla fagiolina, ecc, ecc.....

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    1. Don sei SEMPRE UNICO e SIMPATICISSIMO, lasciamelo dire. Ti sento in forma, bene, così potrai prodigarti in consigli per la nuova amministrazione, intanto pensa.

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    2. El conte Caldogno scriveva che intela Val del'Orco ghe xe l'oro. Parché invesse che sassinare la vale co le cave a no fe un buso live? Ma secondo mi i ghe ga già pensà queli del'autostrada. Tedarè che l'autostrada xe solo un truco par robarve l'oro, i fa busassi de chive e de live e i ve roba l'oro da soto al culo.

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    3. Vardè qua, che parolàccie !....
      Vi ricordate che un estate dei anni 70 hanno fatto ricerche di petrolio lungo la strada ? (almeno cosi diceva la gente!) Sono passati con una specie di macchinàrio con sonda. Si sono fermati anche davanti la mia casa.

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  2. Sono d'accordo. Bisogna partire da qualcosa che possa essere coltivato in un clima estivo fresco, asciutto, proprio come i fagioli, e la Val d'Astico è l'ideale. Ma bisogna partire dal basso.... una "vaneda" dopo l'altra, con caparbietà, senza aspettarsi grossi risultati immediati. Ci vuole, come in tutte le cose, una grande dose di pazienza.

    Anonimo

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  3. Bene pensare al mangiare, ma si può pensare ad altri profumi anche, più sottili, la lavanda come diceva una follower tempo fà, o piantagioni di vegetali, piante aromatiche biologiche che potrebbero crescere bene in valle, che possono essere venduti poi, tale quali o dopo essere trasformati in olio essenziale biologico.

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    1. PantalònchepagaLurichemagna28 aprile 2014 alle ore 16:09

      Si, al sapore di caolino e di fumo diesel.
      La Valle è finita! volìo capirla a o no?
      in man de cheolì, e dopo ancora, e sennò ancora pedo, in man dela lega?!

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    2. man e pie legà, lora ?

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    3. PantalònchepagaLurichemagna29 aprile 2014 alle ore 10:38

      man, pie, e anca sarvèlo!

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