Ogni anno, il ritmo lento delle stagioni si sussegue senza sosta: una se ne va, l’altra arriva! E questo continuo alternarsi ci riempie di doni: di frutti, di fiori, di profumi, di sensazioni, di rumori o di silenzi, di tinte e colori.
Per me, ogni volta è la prima volta, ogni stagione è una meraviglia per gli occhi e cerco, nel modo in cui posso, di valorizzare e interiorizzare ogni più piccola sensazione. Ma la stagione a me più cara è l’autunno che, con tutti i colori che porta con sé, è un dipinto meraviglioso.
Mi piace guardare e scoprire come, giorno dopo giorno, le tinte si modificano e fanno assumere al paesaggio una nuova fotografia. Credo che il lavoro del Grande Pittore, non conosca rivali: le calde tinte autunnali, con le gradazioni e le sfumature delle tonalità, sono uniche e impossibili da imitare. Colori pieni di luce, quasi rubati all’ultimo tiepido sole, che riscaldano il cuore e, anche se sappiamo che tutto questo è solo la preparazione per la stagione invernale, non si può rimanere insensibili di fronte a tanta bellezza e si cerca di assaporarne il più possibile perché, in pochi giorni, tutto scompare.
Spesso mi trovo a pensare a dover spiegare tutto questo a un non-vedente e mi accorgo di quanto sia impossibile farlo … troppe variazioni di colori, troppe sfumature, troppi miscugli che non si possono far capire... E mi rammarico di non poter farlo perché, ci sono tante persone che non hanno la fortuna di ammirare spettacoli come questo, persone che non possono andare a camminare, che abitano in città, che non sanno proprio cosa si perdono… e sarebbe bello riuscire a condividere le sensazioni che emergono e che danno stimoli a tutto il corpo. E’ proprio quando ammiro il tappeto di foglie che copre il viale del mio paese, che i ricordi tornano prepotenti e mi rivedo bambina nei pomeriggi d’autunno, mentre vado con mia sorella a spazzare e raccogliere le foglie per portarle nella stalla e far “léto” (giaciglio) alle mucche. C’era quasi una competizione con le altre persone che usavano quel prezioso materiale che arrivava dagli alberi: si doveva correre per preparare i mucchi perché altrimenti altri avrebbero approfittato per portare tutto nella propria stalla. Era così tutti i pomeriggi, fino a che gli alberi si erano spogliati completamente: il viale era sempre pulito e libero! Ora quando vedo gli operai del comune con il soffiatore e le grandi scope, non posso fare a meno di pensare a quante volte, ogni autunno percorrevo quella strada con scopa, sacco e carretto ed era una cosa per me normale, mentre ora se lo racconto a qualche bambino, quasi non mi crede… Ora, con le prime brinate, gli alberi si spogliano completamente e il disegno è ancora una volta diverso, ma il calore di quelle ultime foglie, dei raggi del sole che contengono, riesce a scaldare sempre i nostri pensieri…
Per me, ogni volta è la prima volta, ogni stagione è una meraviglia per gli occhi e cerco, nel modo in cui posso, di valorizzare e interiorizzare ogni più piccola sensazione. Ma la stagione a me più cara è l’autunno che, con tutti i colori che porta con sé, è un dipinto meraviglioso.
Mi piace guardare e scoprire come, giorno dopo giorno, le tinte si modificano e fanno assumere al paesaggio una nuova fotografia. Credo che il lavoro del Grande Pittore, non conosca rivali: le calde tinte autunnali, con le gradazioni e le sfumature delle tonalità, sono uniche e impossibili da imitare. Colori pieni di luce, quasi rubati all’ultimo tiepido sole, che riscaldano il cuore e, anche se sappiamo che tutto questo è solo la preparazione per la stagione invernale, non si può rimanere insensibili di fronte a tanta bellezza e si cerca di assaporarne il più possibile perché, in pochi giorni, tutto scompare.
Spesso mi trovo a pensare a dover spiegare tutto questo a un non-vedente e mi accorgo di quanto sia impossibile farlo … troppe variazioni di colori, troppe sfumature, troppi miscugli che non si possono far capire... E mi rammarico di non poter farlo perché, ci sono tante persone che non hanno la fortuna di ammirare spettacoli come questo, persone che non possono andare a camminare, che abitano in città, che non sanno proprio cosa si perdono… e sarebbe bello riuscire a condividere le sensazioni che emergono e che danno stimoli a tutto il corpo. E’ proprio quando ammiro il tappeto di foglie che copre il viale del mio paese, che i ricordi tornano prepotenti e mi rivedo bambina nei pomeriggi d’autunno, mentre vado con mia sorella a spazzare e raccogliere le foglie per portarle nella stalla e far “léto” (giaciglio) alle mucche. C’era quasi una competizione con le altre persone che usavano quel prezioso materiale che arrivava dagli alberi: si doveva correre per preparare i mucchi perché altrimenti altri avrebbero approfittato per portare tutto nella propria stalla. Era così tutti i pomeriggi, fino a che gli alberi si erano spogliati completamente: il viale era sempre pulito e libero! Ora quando vedo gli operai del comune con il soffiatore e le grandi scope, non posso fare a meno di pensare a quante volte, ogni autunno percorrevo quella strada con scopa, sacco e carretto ed era una cosa per me normale, mentre ora se lo racconto a qualche bambino, quasi non mi crede… Ora, con le prime brinate, gli alberi si spogliano completamente e il disegno è ancora una volta diverso, ma il calore di quelle ultime foglie, dei raggi del sole che contengono, riesce a scaldare sempre i nostri pensieri…
Lucia Marangoni
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