San Matìo: scarga Camprosà
e Benito ghe va drio...
(25 settembre 2004)
e Benito ghe va drio...
(25 settembre 2004)
Alla malga Camporosà questa sembra una delle solite mattine, da lontano si vedono le solite cose , il solito paesaggio, ma più ci si avvicina più si capisce che c’è qualcosa di diverso, qualcosa nell’aria fredda e pungente ci dice che oggi sarà una giornata particolare…Attorno alle “casare” c’è un movimento inconsueto, questa è una mattina speciale: oggi si “scarga montagna”!!!
Dal 1970, Benito Toldo con la sua famiglia, passa la stagione estiva sui pascoli montani della malga Camporosà, accudendo alla sua mandria e ad altre che gli vengono affidate per il periodo che va da giugno a settembre. In precedenza aveva avuto anche il Trugole e Mandrielle. In tutti questi anni, la famiglia Toldo ha acquisito un’esperienza unica per la conduzione della malga, per la produzione di burro , formaggio e degli altri prodotti caseari.
Parenti e amici sono giunti fin quassù a dare una mano per la transumanza.
C’è bisogno di chi aiuterà ad accompagnare la mandria a valle attraverso il duro sentiero della “Cingella”, ma anche di chi, con furgoni e trattori, riporterà a casa le ultime cose rimaste. Prima di partire, gli uomini si rifocillano nella cucina con pane, sopressa e buon vino; una volta iniziato il cammino non ci sarà più tempo per nulla, la priorità assoluta sarà badare al gruppo di bovini e riportarli sani e salvi a casa.
Intanto dentro al “stalon” c’è uno strano movimento: sembra quasi che le bestie capiscano che oggi sarà un giorno diverso, che oggi torneranno alla loro stalla.
Benito e i figli, Giuseppe, Franco e Mirko, cominciano, come in un antico rituale, a mettere le campanelle alle mucche: ce ne sono di varie forme e misure, i suoni sono diversi una dall’altra, questa specie di “vestizione” non è casuale, ma segue una logica ben precisa. I campanacci vengono messi a quelle vacche che sanno portarli nel modo giusto, che sanno con il loro passo, far suonare bene i batocchi ;ad ogni campana corrisponde il nome di un animale, i padroni conoscono bene ogni singolo capo e sanno fare, senza indugiare, la scelta giusta.
A questo punto, quando i batocchi cominciano a suonare, i muggiti aumentano e tutto “el stalon” è in subbuglio…
Fuori, nel “campigolo”, gli uomini sono già appostati lungo il percorso che porta alla pozza d’acqua, dove sarà raggruppata la mandria prima della partenza.
Ad una ad una, le bestie vengono liberate dalla catena e inizia una folle corsa verso la pozza : sembra quasi un rodeo!!! Muggiscono, scalpitano e corrono facendo un enorme baccano, alcune scuotono così forte la testa da far fare un giro completo del campanaccio!!! Uno spettacolo incredibile!!
In fondo, attorno alla pozza, vengono radunate insieme a quelle giovani che si trovavano già fuori, i fratelli Toldo le chiamano per nome, pian piano le mettono in gruppo e cominciano il cammino. Sembra impossibile, ma chi conosce gli animali, sa che il richiamo dei padroni viene capito e ascoltato, è quindi indispensabile che durante il trasferimento dalla malga a valle, ci siano persone che conoscano e sanno badare a questi animali.
Lentamente comincia la marcia, alcune persone davanti, altre di tanto in tanto, fino alla fine della lunga fila di vacche (circa una sessantina).
L’ultimo sguardo alle “casare” di Camporosà ormai vuote, un’altra stagione si è conclusa, nessun camino fuma…tutto intorno solo silenzio…
Ma in mezzo al “campigolo”, appoggiato al suo bastone, solo Benito, con lo sguardo fisso verso la sua mandria che lentamente scompare nel bosco…
Nella sua mente mille pensieri, nelle sue mani gli anni di lavoro, nei suoi occhi la soddisfazione e l’orgoglio di aver portato avanti un duro lavoro, ma più di tutto di essere riuscito a trasmettere la sua passione ai suoi figli. Da anni le sue gambe non gli permettono più di percorrere quel duro sentiero, ma lui lo percorre con la mente, sa quali sono i punti più pericolosi e quelli più agevoli; vorrebbe essere anche lui della partita ma sa che si può fidare: la sua mandria è in buone mani!!!
All’inizio del sentiero che percorre il bosco, i mandriani devono continuare a riportare nel gruppo alcuni capi di bestiame che tentano con ostinazione di andare dove vedono qualche ciuffo d’erba più verde.
Il passo ora si fa più sostenuto, sembra di essere a un grande concerto; i campanacci con i loro suoni differenti, ci riempiono le orecchie di musica e il cuore di gioia…
Il sole di fine settembre filtra tra i rami ancora rigogliosi degli alberi, ci riscalda il corpo infreddolito, la giornata è serena e limpida, tutto intorno ci dà una piacevole sensazione di un dolce “star bene”…
Il percorso a tratti è meno impervio, a tratti invece più duro, il passo diventa più veloce, sembra che il gruppo di bovini non veda l’ora di arrivare…, ma visto che il sentiero si fa più ripido bisogna cercare di farlo rallentare: deve arrivare sano e salvo alla stalla perchè, un minimo brusco movimento può far inciampare, scivolare e cadere..( questo vale anche per le persone!!)
Da lontano si scorgono le prime case della contrà Lucca, ancora poco e saremo quasi arrivati al paese di San Pietro. La “Cingella” è quasi finita, la strada asfaltata farà cedere le gambe a uomini e animali, ma coraggio, ormai ci siamo …
Il tempo è passato velocemente , siamo partiti da Camporosà alle 9 e 30, ora sono le 11 e 30 e vediamo già le prime case. Le persone sono uscite lungo la strada e accolgono il nostro arrivo con saluti, foto e filmati; ci sono anche i bambini delle scuole elementari, questo è un avvenimento davvero speciale!!!
Un tempo questa era una cosa normale un po’ per tutti; quasi tutte le famiglie dei nostri paesi possedevano dei bovini che spesso erano l’unico sostentamento.
Ora, a San Pietro, gli unici a “mungere” sono i Toldo, sono anche tra i pochi che riportano a casa la mandria per sentieri e strade, quindi la transumanza, al giorno d’oggi è vista come un fatto eccezionale.
Per chi, in passato ha già vissuto questa esperienza, rivederla desta ricordi ed emozioni; per tutti gli altri, per quelli che non conoscono questo tipo di lavoro, il tutto viene visto con gli occhi di uno spettatore, incuriosito e meravigliato.
Si attraversa il paese fino alla contrà Righele, dove si trova la stalla dei Toldo.
Arrivati, le vacche vengono fatte entrare poche alla volta, per poterle mettere al proprio posto senza creare confusione. Adesso ci sarà per ognuna un buon pasto e un meritato riposo prima della prossima mungitura. Si levano, uno alla volta i campanacci, che verranno riposti per la prossima stagione estiva.
Ora si ritornerà ai soliti ritmi, ai lavori scanditi dalle stagioni, alle soddisfazioni ma anche alle preoccupazioni che fanno parte di questo duro mestiere, dove non c’è domenica, né Natale, né Pasqua, né festa alcuna…
Chi lo ha scelto e lo porta avanti sa bene che è un lavoro faticoso, pieno di problemi da affrontare, ma se viene fatto con vera passione e dedizione, può dare grandi soddisfazioni.
E’ questo l’augurio che possiamo fare alla famiglia Toldo: di poter andare avanti nel migliore dei modi con la propria attività, di tenere duro nonostante le difficoltà, ma soprattutto di lavorare sempre con la “passione” che distingue coloro che fanno questo mestiere , un mestiere che il progresso ha modificato, ma che resta sempre e comunque un lavoro importante e prezioso.
Lucia Marangoni
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