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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

30 Aprile - eccidio a Pedescala

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30 aprile 1945:  una data da non dimenticare      C’è un piccolo Paese, in una verde valle, che ha subìto un cambiamento radicale dal giorno in cui si è compiuto un tragico eccidio.  Pedescala, con Forni e Settecà, sono dei piccoli paesetti che con un totale di 64 vittime hanno pagato con il sangue  un prezzo troppo alto per qualcosa che non si è capito allora e non si comprende chiaramente nemmeno oggi, a distanza di 67 anni.  Soltanto cinque giorni prima, il 25 aprile 1945, era stato dichiarato che la guerra era finita e si iniziava a respirare un’aria di pace, dove la vita, lentamente, sarebbe ritornata a trascorrere con i soliti ritmi. Invece, in poche ore, il corso della storia è cambiato: bambini, ragazzi, uomini, donne e vecchi, hanno subìto una morte ingiusta e crudele. Strappati  ai propri cari e gettati nelle case in fiamme; la furia umana si è abbattuta senza pietà su quella popolazione, togliendo, oltre alla vi...

La nostra piazza nel 1918

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La Piazza di San Pietro nel novembre 1918:  quanta tristezza e desolazione! -

Checco Brentari

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Preghiera della terza età

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Signore insegnami ad invecchiare.  Convincimi che la Comunità non compie alcun torto verso di me se mi va esonerando da responsabilità, se non mi chiede più pareri, se ha indicato altri a subentrare al mio posto. Togli da me l’orgoglio dell’esperienza fatta e il senso della mia indispensabilità. Che io colga, in questo graduale distacco dalle cose, unicamente la legge dei tempi e avverta in questo avvicendamento di compiti una delle espressioni più interessanti della vita che si rinnova sotto l’impulso della Tua provvidenza. Fà o Signore, che riesca ancora ad essere utile al mondo, contribuendo con l’ottimismo e con la preghiera alla gioia e al coraggio di chi è di turno nelle responsabilità, vivendo uno stile di contatto umile e sereno con il mondo in trasformazione senza rimpianti sul passato, facendo delle mie sofferenze umane un dono di riparazione sociale. Che la mia uscita dal campo d’azione sia semplice e naturale come un fel...

Abitudini alimentari

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Per conoscere le abitudini alimentari dei nostri Nonni e Bisnonni è necessario sapere il tipo di coltivazioni e di allevamento allora praticati, tenendo anche presente che le erbe spontanee dovevano integrare la dieta certo molto più di oggi. Non solo: rispetto ad oggi erano sicuramente minori le quantità di cibo acquistate e rari gli alimenti importati da paesi lontani.      Sul nostro territorio erano ben diffuse numerose specie di cereali: frumento, orzo, avena, ségale e il mais, utilizzato quest’ultimo, come ben si sa,  per la famosa polenta, piatto principe di quei tempi. Altresì molto diffusa era la coltivazione della patata e dei fagioli, nonché della vite: (uva americana, nostrana, clinto e tordéla) che offriva un vino modesto, ma comunque apprezzato. Ricordo anche   el vin pìcolo  ottenuto dalle  graspe  con l’aggiunta di un po’ d’uva clinto. E chi si può dimenticare  el vin dólse…   che per noi bambini, m...

Una gita un po' speciale

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Ambasciatrice della “Serenissima”: la gondola del Veneto Club di Melbourne La gondola è senza dubbio il mezzo di trasporto più romantico. Non vi è coppia in viaggio di nozze a Venezia che non voglia una foto-ricordo a bordo di una gondola che scorre placida lungo i canali. La gondola è diventata simbolo della città lagunare anche per i veneti nel mondo. È un legame con la storia e la cultura millenaria della loro terra, è il marchio inconfondibile della Serenissima. Anche Melbourne ha la sua gondola, dono dell’Associazione Veneto Australia al Veneto Club nell’elegante quartiere di Bulleen. Melbourne, capitale dello Stato del Victoria, è forse la città più veneta, fuori dall’Italia. Qui l’emigrazione dalle provincie di Vicenza, Treviso, Verona e Padova, ma anche da Venezia, Rovigo e Belluno, è stata come un fiume in piena negli anni 50 e 60. Ai Veneti si deve la costruzione di strade e ponti, palazzi e grattacieli. Sapore di Veneto è nei ristoranti della città, n...

Gita al lago di Garda -

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...a quel tempo la meta delle nostre gite era principalmente a Castelletto del Garda dove c'era la casa Madre delle nostre Suore, ma l'emozione che provavamo era pari ad un viaggio transoceanico di oggi... da sx: Superiora Francesca Spagnolo (sorella del M° Spagnolo) - Maura Sartori - Sandra Bonifaci - Carla Spagnolo - Rosanna Spagnolo - Bruna Lorenzi - Antonella Sella - da sx 2° fila: Roberta Alessi - Claudia Lorenzi - Cinzia Slaviero - Gianna Gianesini - Miriam Righele - Eleonora Sartori - Miriam Bonifaci - Rosanna Serafini - Sr. Quintina (scuola di lavoro) da sx 3° fila: Lina Stefani - Ezia Toldo - M. Teresa Fontana - Lionella Lucca - Leonarda Sella - Marina Toldo - Clara Spagnolo - Gianna Nicolussi - da sx 4° fila: Sr. Carmina (cuoca) - Luigia Toldo - Oriana Toldo - Maria Toldo (Cicci) - Antonietta Toldo - Sr. Coronata - Patrizia Stefani - Elisabetta Lorenzi - Mirta Sartori - Donata Sella -

Gita dolomiti -

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Si riconoscono: Don Emilio Garbin Giorgio Slaviero -  Mario Lorenzi -  Franco Mucchietto -  Giannico Lucca -  Eugenio Toldo -  Valerio Toldo -  Lorenzo Toldo -  Mario Giacomelli -  Pierantonio Slaviero -  Attilio Sartori -  Pietro Lucca - Mario Pesavento Antonio Righele

Visita pastorale

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Primi del 900. Molto probabilmente si va incontro al Vescovo di Padova in Visita Pastorale. Sul fondo della foto si intravede "un vòlto" ed è parte di una costruzione che esisteva a scavalco fra la piazzetta dell'Ara e la "Corte dei Betéi". Al primo piano c'era la Scuola Elementare, mentre al secondo c'era l'abitazione del sarte Giacomo Lorenzi "Canéla", il Nonno materno di Silvio Eugenio Toldo. Lo stabile è stato demolito durante la Strafexpedition del 1916.  Foto e spiegazione di Silvio Eugenio Toldo che ringraziamo.

I bronbùi

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Péna drio ch'el cùco tacàva cantare, écoli chi’i rivàva anca ìli: i Bronbùi. Alora li ciamavìmu ancora cussì; pì tardi gavarìssimu tacà a dirghe magiolìni, par no farse strapasàre dai Maestri. Va a saére po' come ca i gavarìssimu ciamà sa ghìssimu conossesto el nome sientìfico latìn: melolontha melolontha. .. Mah! Fatostà che a majo ìli tacàva a móverse e naltri a usmàre i profumi dela primavera nel’aria caldéta, le ganbe piturà da cuéi bei scarabìssi de pólvare e sudore, fora dale braghe finalmente curte. ( Alora, fando el bagno intel mestélo solo al sabo, se vedéa i tatuaji naturali e anca la rùfa, fruto de tanti scorabiamìnti in volta pai prà ). Le jornàde se slongàva e i vecióti se postava dopo séna sule careghéte o sui scalini fora dale case a pipàre e contàrsela, le fémene a tricotàre e a dir do de tuti. Eco lora anca naltri boce, finìo el Fioréto, stàvimu fora volentiera ala sera a zugàre. A cucóto, a scalón, a spussa alta e bassa e vi...

Una piazza un po' strana -

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In quel tempo i residenti erano tutti profughi e quelli fotografati sono tutti austriaci... la nostra piazza diventa "Platz" e la nostra Valle "Tal"... e sarà perchè si desidera sempre quello che non si ha... ma oggi come oggi forse se circolassero ancora delle carrozze trainate da cavalli... il Paese sarebbe un po' più colorito...

Una stupenda lettera del padre per il figlio

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Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi … abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose … non mi interrompere… ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia, finchè non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi , non biasimarmi e non farmi vergognare … ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perchè non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico … ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc... Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso… dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire … la cosa più importante non è quello che dico, ma il mio bisogno di essere con te ed av...

Rasse nostràne

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Vanti che i sparisse dal tuto, sarìa ben rancuràre i soranóme dele faméje de San Piero e métarli par scrito. In fondo zé sempre redità nostra, che la ne gà conpagnà par un bon tóco de strada. No zé mia fàssile sahìo, dato che de soranóme ghi némo on destermìnio, ma bión distinguere cuìli de faméja da cuìli  fibià solo al cristiàn e che pò no i se tramanda. (De cuìli semo drìo conpilare n’altra  lista, … lora ghe sarà anca da rìdare!). Par desso fémo sù i soranùmi de faméja, cuìli che i zé passà anca ai fiùi, o che i serve ( o mejo, i ga servésto ) par distinguere le varie rame coi cognome conpagni drìo el secolo péna passà. La pì parte i zé doparà anca al plurale o al femminile , chìve parò li ghémo tegnù al singolare maschile par no incatijàrse massa. Cualche soranóme el zé ben vecio e gnanca pì doparà, altri i zé pì conosìsti. Se capìsse che tórghe la volta dipende anca dal’età; chi che zé pì stajonà vutu che no i se ricorde de tuti e fursi de cu...