lunedì 30 aprile 2012

30 Aprile - eccidio a Pedescala


30 aprile 1945: 
una data da non dimenticare





     C’è un piccolo Paese, in una verde valle, che ha subìto un cambiamento radicale dal giorno in cui si è compiuto un tragico eccidio. 
Pedescala, con Forni e Settecà, sono dei piccoli paesetti che con un totale di 64 vittime hanno pagato con il sangue  un prezzo troppo alto per qualcosa che non si è capito allora e non si comprende chiaramente nemmeno oggi, a distanza di 67 anni. 




Soltanto cinque giorni prima, il 25 aprile 1945, era stato dichiarato che la guerra era finita e si iniziava a respirare un’aria di pace, dove la vita, lentamente, sarebbe ritornata a trascorrere con i soliti ritmi. Invece, in poche ore, il corso della storia è cambiato: bambini, ragazzi, uomini, donne e vecchi, hanno subìto una morte ingiusta e crudele. Strappati  ai propri cari e gettati nelle case in fiamme; la furia umana si è abbattuta senza pietà su quella popolazione, togliendo, oltre alla vita di tante persone  innocenti, anche quel poco che c’era.  Questo eccidio ha sconvolto i superstiti, tanto che alcune persone scampate al disastro, per tutta la loro esistenza, hanno continuato ad avere incubi terribili, rivivendo quelle giornate. Generazioni annientate: molti i ragazzi e i padri ancora giovani, che con la loro morte hanno segnato il declino di un paese  che a quei tempi contava tanti abitanti. Il segno che è rimasto dentro alle persone è quel muto dolore, l’angoscia, l’incomprensione, lo sgomento, la rabbia per quello che ingiustamente avevano subìto e per quello che tutto questo avrebbe portato alle generazioni future. Credo che ogni famiglia che ha avuto dei morti, meriti tutta la comprensione e il rispetto: si può capire  la continua e lecita ricerca della verità e della giustizia, ma qualsiasi verità non può riportare in vita nessuno… I racconti degli scampati sono tanti, ognuno a suo modo ha vissuto questa tragedia e ha dato testimonianza, altri hanno conservato nel cuore una ferita mai rimarginata, un dolore silenzioso e difficile da capire. Divisioni tra la gente del paese, tra famiglie di partigiani e non, ulteriori divisioni più accentuate anche dalle generazioni  successive per una medaglia al valor partigiano che non ci stava proprio: è stato un vero e proprio segno di poco rispetto… Tutto questo dovrebbe far riflettere: un ricordo, una preghiera, un fiore per chi è stato barbaramente ucciso, ma anche la coscienza di ricordare per non ripetere gli sbagli. Il fatto è che l’uomo, con la sua grande intelligenza, riesce a compiere stragi, a rovinare per sempre esistenze, a far cambiare il corso della vita. L’uomo, con tutte le sue capacità, ancor oggi riesce a ripetere azioni talmente assurde che non si può comprenderne la natura umana. Se tutti fossimo portatori di pace, forse tante guerre non esisterebbero più, forse potremo essere fieri di noi stessi e di come saremo capaci di dare il nostro piccolo contributo per migliorare un mondo che non riesce a trovare la pace. Forse è un sogno irrealizzabile, ma io non cesso di sognare …
In questo giorno particolare, solo silenzio, preghiera, ricordo come mi ha insegnato mio padre che ha vissuto quei terribili giorni; niente rabbia, odio, cattiveria, ma consapevolezza che la morte e la distruzione è già abbastanza senza dover aggiungere altro …
                                                                              Lucia Marangoni

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