Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.
Per tutta la vita cerchiamo morbosamente dei punti fissi a cui aggrapparci. E sono tutti rigorosamente esterni: gli oggetti, le persone, i luoghi, i risultati, le apparenze, il lavoro, i soldi. Lasciamo che siano gli altri a dirci chi siamo. Ma devi sapere tu chi sei. Ciò che gli altri dicono è irrilevante.
E allora, quando finisce un amore, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.
Mi chiedi qual è stato il mio più grande progresso, diceva Seneca. «Ho cominciato a essere amico di me stesso.»
Umberto Galimberti
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