domenica 30 settembre 2018

La pagina della domenica



LA RIFLESSIONE

C'era una volta un bambino cattivo che faceva tante cose cattive. Questo bambino faceva arrabbiare tutti. A ognuno arrecava grandi dolori con offese, misfatti e insulti. Un giorno però il bambino cominciò a capire il male che stava facendo e ne provò vergogna e dolore. Così decise di diventare un bambino buono.
Andò dal nonno per chiedere il suo aiuto:
Nonno come posso fare per diventare più buono?
Il nonno che era una persona saggia pensò di aiutarlo con una lezione che non avrebbe di certo dimenticato.

Vedi quella staccionata laggiù? Ogni volta che farai un'azione cattiva andrai presso quella staccionata e con un martello vi pianterai un chiodo.
Il bambino all'inizio fu un po' sorpreso da questo consiglio, poi però decise di seguire il consiglio del nonno a cui voleva tanto bene.

Con il passare dei giorni, nonostante le buone intenzioni del bambino, i chiodi piantati nella staccionata furono molti. Tuttavia la frequenza con cui il bambino inchiodava pian piano diminuiva. Arrivò il giorno in cui il bambino non piantò nessun chiodo. Allora il bambino andò dal nonno e disse:

Nonno, finalmente non faccio più cattive azioni. Oggi non ho piantato nessun chiodo. Però, nonno, ancora non mi sento buono!
Il nonno, che sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, rispose:

Bene, domani vai alla staccionata e con questo cacciavite comincia a togliere tutti i chiodi che hai messo.
Il bambino fece come disse il nonno. Il giorno seguente con fatica e con molta pazienza tolse tutti i chiodi che aveva piantato nella staccionata.
Il bambino tornò dal nonno per confermare che aveva terminato il suo compito. Il nonno gli disse:

Cosa noti ora nella staccionata?
Il bambino rispose:

Beh, ora al posto dei chiodi ci sono tanti buchi!
Il nonno allora si avvicinò di più al bambino e gli disse:

Ecco, i buchi sono il male che hai causato. A volte non basta evitare le cattive azioni per sentirci buoni. Dovremmo cominciare a togliere i chiodi dalla nostra staccionata per vedere quanto profondi sono i buchi che abbiamo lasciato. A volte capita che il tempo otturi quei buchi. Altre volte invece abbiamo lasciato buchi talmente profondi che nemmeno il tempo riesce a chiuderli. Altre volte ancora lasciamo lì quei chiodi senza volerli rimuovere.
La nostra coscienza è come la staccionata. A volte non vogliamo vederla, ma è lì che aspetta che vengano tolti quei chiodi e che si ripari il buco. Anche se è molto più facile piantare un chiodo con un martello che toglierlo...

LA POESIA



Da quale viaggio torni tristezza?
cosa ti porta a questi luoghi,
a queste pietre scure,
a questa gente.
Ti ho visto ridere
di malinconia,
gioire comunque
non so per cosa,
tirare su col naso
e andare avanti
per la tua strada.
E adesso
ti aggiri per la mia casa
quasi volessi i miei pensieri,
turbare la quiete delicata
di un'anima sempre
in cerca di se stessa.
Da quale viaggio torni tristezza?
non ho giorni da darti,
né' finti sorrisi,
lasciami i miei occhi allagati,
le mani tremanti
e prosegui per altri lidi.


Francesca Stassi



LA FRASE

Io le chiamo le Persone “DELICATE”.
Sono quelle Persone che si avvicinano agli altri senza invadere il loro spazio.
Che hanno voglia di ascoltare ma non impongono alcuna domanda. Che non proiettano ogni discorso su se stesse, ma mettono tutte se stesse in ogni discorso.
Le Persone delicate chiedono sempre il permesso per entrare, perché prima di spalancare una porta si preoccupano che chi c'è dietro sia al riparo dalla corrente.
Le Persone delicate SANNO QUANTO POSSONO FERIRE LE PAROLE perciò non le utilizzano mai a caso. E non giudicano, perché tengono molto più a comprendere le motivazioni dei gesti altrui, piuttosto che a condannarli.
Ma non è la compassione che le smuove, non la pietà, perché loro non si sentono privilegiate o superiori: si sentono semplicemente 'simili'.
Le Persone delicate sono molto sensibili, e possono apparire fragili.
Invece SONO FORTISSIME,
PERCHE' CONTINUARE AD ESSERE DELICATE IN UN MONDO CHE AGGREDISCE E' UNA DELLE SCELTE PIU' CORAGGIOSE che si possano fare.
Ma la caratteristica più bella delle persone delicate è che lo sono con tutti, anche con chi non conoscono, anzi soprattutto con chi non conoscono.
Ecco perché le riconosci subito: le Persone delicate, lo sono anche con te.
Cerca di fare attenzione quando ne incontri una: perché le persone delicate sono quelle che, più di tutte le altre, MERITANO DI ESSERE TRATTATE CON DELICATEZZA.
(Cit. Ossimorσ Tσssicσ)



IL PROVERBIO 

La prima fachìna... la seconda regina!

(riferito alla prima e seconda moglie)









Il lago a Lastebasse



Il titolare di un noto esercizio pubblico in comune Lastebasse, già più volte assessore e vicesindaco negli anni della ripresa, propugna da tempo la brillante idea di creare un piccolo lago a levante della curva di Ponte Posta, dove il torrente Astico evidenzia un’estesa piana naturale corredata delle caratteristiche tecniche e strutturali richieste. L’idea non è certamente da scartare visti gli innegabili benefici turistici ed economici che ne potrebbero derivare anche da una potenziale, annessa spiaggia dotata delle moderne strutture recettive. Ottime evidenze e suggerimenti ad hoc arrivano all’uopo dalle limitrofe vallate di Posina, Laghi e Riofreddo, dove si sono realizzate analoghe iniziative che, come risulta, hanno in poco tempo incrementato lo sviluppo economico, turistico e culturale di quelle terre, puntando esclusivamente sul bene sorgivo di cui l’Astico sovrabbonda, cioè l’acqua. Il suddetto ideatore ha quindi concrete ed incontrastabili ragioni di lamentare che l’amministrazione comunale di Lastebasse, anziché appassionarsi per attività dal tornaconto molto incerto, non si fa promotrice di una tale importante iniziativa per il paese. E’ così che si trascura decisamente l’interesse pubblico d’investire in un’opera lucrativa di richiami a vantaggio sociale, per la quale non si richiede nulla di più che la sopraelevazione della briglia già esistente sul greto del torrente.
Domenico Giacon

Francesco ha fotografato il sole verso "Scalòn" e mi scrive: ma non ti sembra più grande? Ed io gli rispondo: certo! Ora deve rendere la nostra Valle ancora più splendente! ;-)


sabato 29 settembre 2018

Se questo è un uomo


Ma quand’è che si diventa Uomini?
Non è una domanda del tutto peregrina al giorno d'oggi, dove le millenarie certezze vacillano e il senso comune cambia il significato delle parole e stravolge le percezioni.
Quand’ero bocia, mi ricordo che un uomo si metteva chieto intorno ai 50 anni, come pure le donne. Vestivano in un certo modo, tutti più o meno sullo stesso stile dimesso e funereo e paradossalmente rimanevano pressoché invariati fino alla loro naturale dipartita; rapida o meno che fosse.
Semplicemente diventavano vecchi.
O almeno così pareva a me.
Ho nella mente molte persone che per 30 anni e più hanno avuto sostanzialmente lo stesso aspetto. Avevano cambiato semplicemente divisa a un dato giorno, come facevano i carabinieri.
Come si determinasse quel giorno non m'era però chiaro.
Le varie classi d’età erano tuttavia ben delineate ed articolate: Popo, Tato, Boceta, Bocia, Toso, Omo, Vecio. Tanto per stare nell’universo maschile.
Il passaggio d'età, come il grado di naja, era rigorosamente codificato e soprattutto con il servizio di leva uno diventava necessariamente Omo. Se qualcuno magari anticipava si diceva: "L’è xa Omo fato". "Fa l'Omo!" era poi l'imperativo di madri, mogli e suocere per richiamare il maschietto alle sue responsabilità di ruolo o di genere.
Tra i venti e i cinquant’anni uno aveva perciò da fare almeno una trentina d’anni da Omo, come per maturare i contributi per diventare Vecio. Tertium non datur!
Oggi invece non ci si riferisce genericamente più ad un maschio umanoide chiamandolo Uomo, bensì Ragazzo. Indefinitamente!
Non è neanche molto chiaro quando si passa da Ragazzo ad Anziano (perché Vecio o Vecchio è brutto, non s'usa più). Forse bisogna arrivare ai 65 anni, almeno secondo le consuetudini ospedaliere per metterti in geriatria. Sicuramente si è ragazzi fino ai 35 anni, che credo sia il limite di definizione del bamboccione o di chi s’avventura in studi specialistici. O forse è per il termine dell'apprendistato. Bah! 
Ma ragazzi lo si rimane anche a 40 o 50 anni e finanche oltre. La categoria Uomo pare essersi dissolta, non ha più riconoscimento sociale, non esiste più. Un bel dilemma, non c’è che dire.
Personalmente sono più o meno 50 anni che mi sento un ragazzo, ma vivo una profonda crisi d’identità, pur se il mio stato percepito mi viene indubbiamente riconosciuto dalla moderna società senza problemi. Quindi sono ancora di diritto un Ragazzo, la qual cosa un po' mi consola, ma avrebbe senz'altro fatto sbellicare dalle risate qualche Omo o Vecio d’antan, e ciò mi confonde.
Insomma, per farla breve questa faccenda un tantino m'inquieta: quando diventerò Omo?
Gianni Spagnolo
19/09/2018


Un sereno fine settimana a tutti



Io ben volentieri cedo loro il passo per fermarmi ad ammirare questi quadri di vita sempre piú rari...


venerdì 28 settembre 2018

Sù per la Singéla al chiaro di luna

Come da programma, in 19 persone ed il fido Fox siamo partiti in cima alla Pontara all’orario stabilito. Il brusco calo delle temperature di questi giorni ha obbligato la gente a chiudersi in casa, così il paese era già desolato. Lungo il tragitto il silenzio del bosco era rotto dai nostri passi e chiacchiere varie; chi con passo più spedito, chi più tranquillo, dopo varie soste di compattamento, siamo arrivati al baito dei Bonati. Un panino, uno snack, un bicchiere di acqua, ma anche prosecco o birra, addirittura il buon Massimo ha fatto il the caldo: tutti ottimi ingredienti per star bene in compagnia. Tutto intorno il buio tetro la faceva da padrone, solcato solo dalle nostre pile frontali; della luna solo un barlume verso Campolongo! Dopo una chiacchierata un po’ più lunga abbiamo preso la strada del ritorno. Il nostro sforzo è stato ripagato ai Baise con la luna che illuminava la valle. Stupenda. Grazie a tutti e... alla prossima; sono ben accette proposte.

Alessandro Toldo African







Io da sempre sostengo che visto da Valpegara è ancora più bello


Giochi di luce in una giornata di assaggio d'autunno.

(foto di Giordano)

giovedì 27 settembre 2018

Evviva i Coscritti del 1947!

La Classe del 1947 si è ritrovata presso "La Vigneta" di Arsiero, domenica 23 settembre. 
Erano presenti (come da foto di gruppo): Seconda Pierotto, Augusta Stefani, i gemelli Luisa e Vittorio Basso, Renzo Lorenzi, Ennio Lorenzi, Carla Dal Pozzo, Renzo Toldo, Giovanna Lucca, Lidia Lorenzi, Silvio Pretto, Francesco Lorenzi, Rosa Gambino e Mauro Niero.
Assenti giustificati: Marialena Toldo,  Silvia Toldo, Stefano Sella e Guido Bonato. 
Purtroppo prematuramente scomparsi: Luciano Bonato, Annamaria Slaviero, Domenico Protto e Stefanina Lorenzi, ricordati nella S. Messa delle 11.
Dopo aver festeggiato i 70 anni lo scorso dicembre, han decretato all'unanimità di trovarsi d'ora in poi ogni anno e approvato l'idea del Capo Gruppo Francesco che saranno festeggiati però solo i... (70+1... 70+2... 70+3...) per avere l'illusione di rimanere sempre dei baldanzosi 70enni... ;-)
Tutto è stato ottimo: il pranzo, la compagnia, la giornata soleggiata e con temperatura ottimale.
Un sentito grazie da parte di Renzo per la sensibilità avuta di scegliere un Ristorante senza barriere architettoniche e permettere anche a lui di essere presente. 










































e alla fine arriva lì casualmente anche Mario Lucca marzemìn dal Maso con la moglie e simpaticamente se ne esce con un... "écoli qua quei de bronsescoverte e quelo dele suche..." ;-)
è stato piacevole sapere che ci seguono pure loro quotidianamente...


Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...