martedì 30 maggio 2017

Il Sindaco denuncia i "NO A 31"


Quando il dito indica la luna

Apprendiamo dal GdV che il Sindaco di Valdastico ha sporto denuncia contro ignoti per le scritte contro la Valdastico Nord apparse sul ponte di Pedescala, motivando questa decisione con la rilevanza del danno, "economico e simbolico", che a causa di codeste scritte su un manufatto, ritenuto di valore storico, il Comune e la cittadinanza sarebbero chiamati a patire.

Solo incidentalmente rileviamo, in didascalia alla foto, che - forse per contiguità - anche al muro di sassi costruito nel 2012 è stata assegnata la qualifica di "storico".

Tutto sommato, infatti, quello che vogliamo ritenere un refuso giornalistico, e non certo una forzatura dettata dalla volontà di criminalizzare un movimento di opinione e lotta riducendolo ad un'accozzaglia di vandali imbrattamuri, ci invita a riflettere sul significato del valore storico attribuito agli oggetti inanimati.

Che sono, e non può essere altrimenti, preziosi in quanto testimoniano di un passato che attraverso di essi ci parli, ci racconti la storia, anzi le storie dei luoghi, delle persone, delle contraddizioni, delle lotte, delle cadute e delle rinascite. Che ci ricordi che siamo - noi che viviamo nel presente - il prodotto delle scelte virtuose o scellerate fatte nel passato, perchè questa consapevolezza ci sia di monito e ispirazione nel progettare il futuro di chi verrà.

Il ponte di Pedescala ne ha viste, e ne può raccontare, tante. E' nato per le necessità e grazie all'operosità di una comunità agricola, nella sua prima versione in ferro è stato fatto saltare durante la Grande Guerra, poi ricostruito nel 1922. Dal allora, è stato muto testimone di emigrazioni e ritorni, degli orrori della seconda guerra, della lenta e difficile rinascita morale e identitaria di una valle, del boom economico e della sua fine, del paziente lavoro quotidiano di chi oggi come ieri, vive nella e della valle, ricavandosi in essa e da essa il proprio habitat, reddito, futuro.

Questa comunità, queste persone, sono oggi poste di fronte all'imminenza dell'evento più decisivo e impattante mai accaduto alla Valle in migliaia di anni, che cambierà irreversibilmente la morfologia del territorio, la qualità dell'aria, l'idrografia della vallata.

Ne siamo convinti e lo ribadiamo, questa trasformazione non porterà nè sviluppo nè vita; guadagni per qualcuno e le briciole dalla tavola per alcuni, può darsi. Per la valle, una perdita irrimediabile in termini di salute, salubrità, cultura dei luoghi e del paesaggio, pratiche di sviluppo sostenibile, compatibile e rispettoso dell'ambiente naturale. Per tutti, un danno erariale di proporzioni bibliche.

Questa, certo, è un'opinione, la nostra, suffragata da decenni di studi, perizie, calcoli economici svolti da soggetti imparziali e non in conflitto di interessi rispetto alla realizzazione dell'opera, ma pur sempre un'opinione.

L'opinione che a questa comunità, a queste persone, non è mai stata chiesta da nessuno.
Perchè chi doveva garantire alla democrazia gli spazi per realizzarsi non lo ha fatto, preferendo alimentare quella cultura della testa bassa che spesso costituisce l'unica arma di difesa dei sudditi, ma che in questo caso, come nel caso della Pedemontana, dei rifiuti tossici sotto la Valdastico Sud, dei Pfas, del Mose, della Tav e di tutto l'elenco delle grandi male opere, non basterà a salvarli nè a tutelarli.

Quello che succede poi è prevedibile: il dissenso non si può addomesticare, prima o poi trova le sue strade e i suoi luoghi per esprimersi. E quando questo accade, quando la volontà popolare viene ignorata, manipolata e silenziata, inevitabilmente accadono delle scollature. Nelle relazioni, tra rappresentanti e rappresentati. Nel giudizio sulle azioni, tra ciò che è legale e ciò che è giusto.

Per questo motivo, noi Comunità Salviamo la Val d'Astico non prenderemo le distanze dal gesto di chi ha espresso il suo dissenso con una bomboletta su un muro; perchè di fronte a quello che riteniamo un grido di pericolo, di indignazione, di giusta ribellione all'imposizione, per quanto qualcuno se ne senta infastidito e questo ci dispiace, non ce la sentiamo di condannare il grido ignorando, come altri colpevolmente fanno, il pericolo.

26 maggio 2016
Comunità Salviamo la Valdastico

Convocazione Consiglio Comunale



Non sono più tra noi



lunedì 29 maggio 2017

Ci sono Persone che si adoperano a vario titolo per il bene del territorio senza fare nessun rumore... A tutte loro il nostro plauso e il nostro grazie.

Alcuni Volontari della Protezione Civile 
tagliano le piante sotto al Parco dell'Emigrante






Sabato 27 sulla Singéla.
Altra giornata memorabile. 
Adesso si inizia a vedere qualcosa. 
Tutti contenti...
W la Naeja e i suoi Amici!!!



sabato 20 maggio 2017

In marcia lungo i sentieri dei soldati

Sono sempre stati lì, sotto gli occhi di tutti. Da cent’anni. Eppure, invisibili. Sono parti di trincea, ingressi di bunker, ponti, capisaldi disseminati tra strade e sentieri risalenti alla Grande Guerra e per troppo tempo dimenticati. Ancora per poco però perché presto torneranno allo scoperto, grazie ad un progetto di valorizzazione che vede uniti nove comuni e un investimento complessivo di 400 mila euro, sostenuto per il 70 per cento dalla Regione.
È iniziata da qualche settimana la fase operativa di realizzazione dell’itinerario della linea difensiva Destra Leogra, battezzata “Ortogonale 1”. Un progetto che punta a valorizzare, attraverso un lavoro di pulizia, sfalcio, segnaletica e promozione, la linea difensiva preventiva pensata per scongiurare un eventuale sfondamento sul Pasubio delle truppe austroungariche durante la Prima guerra mondiale. Il percorso parte dall’Alpe di Campogrosso (1470 slm), a Recoaro, e si sviluppa lungo tutta la dorsale spartiacque tra le valli dell’Agno e del Leogra, fino a raggiungere Vicenza e infine Monteviale con villa Zileri. Strade, mulattiere e sentieri militari realizzati negli anni 1916-1918 del conflitto, per un totale di 55 chilometri suddivisibili in più anelli. Una camminata nella storia lungo prati, stradine immerse nella vegetazione, edifici rurali ben conservati e radure panoramiche.
IL PROGETTO. L’idea di valorizzare questa linea storica risale al 2014, ma il progetto è stato approvato nel 2016. Recoaro veste i panni di comune capofila, ma sono coinvolti anche Torrebelvicino, Valdagno, Cornedo, Malo, Castelgomberto, Isola, Monteviale e Sovizzo, e non si esclude che altri possano poi aderire. La progettazione dal 2015 è stata seguita dall’architetto Roberto Besco con consulenza storica di Franco Rasia e archeologica di Piera Allegra Rasia. «Lungo il percorso - spiega lo storico Rasia - si possono osservare tutti gli elementi caratteristici dei lavori nel campo di battaglia (postazioni, trincee, camminamenti, piazzole per artiglieria, osservatori, ricoveri in caverna, siti per baracche); e tutte le relative infrastrutture (aeroporti, strade, mulattiere, sentieri, gallerie, fornelli da mina, acquedotti, teleferiche). Si possono inoltre analizzare le tracce delle varie linee difensive realizzate in periodi diversi tra il 1916 e il 1918 e vedere come si incrociano, si sovrappongono o si appoggiano fino a individuare il tracciato definitivo dell’Ortogonale 1 come appariva alla fine della guerra».
L’INTERVENTO. Sono due le macrofasi dell’opera. La prima, attualmente in corso e affidata alla ditta Giovetti di Modena, prevede la pulizia, la sistemazione e l’apertura dei sentieri. Al caposaldo di Cima La Locchetta è previsto anche il ripristino di ricoveri in caverna e delle piazzole di artiglieria, oltre al recupero della cunetta stradale. Fase questa che dovrebbe concludersi entro l’anno. Poi, entro la fine del 2018, si provvederà alla collocazione della cartellonistica informativa, con foto e testi in italiano, inglese e tedesco, alla cartografia e alla realizzazione di un sito internet. Viene interessato dal progetto anche il museo della vita del soldato di Recoaro, individuato come ideale punto di partenza dell’intero percorso “Destra Leogra-Ortogonale 1”.
OBIETTIVI. «L’idea sarebbe di portare i turisti a Campogrosso in pullman e poi farli scendere lungo il tragitto a piedi, in bicicletta, a cavallo, trial», spiega Besco. Il percorso si sviluppa interamente su sentieri o strade di carattere bellico, originali del periodo della Grande Guerra. Alcune strade sono state riadattate nel tempo, magari anche asfaltate, ma hanno un’importante storia alle spalle. I sentieri invece sono rimasti quelli realizzati durante il conflitto. La segnaletica e la cartellonistica saranno uniformate a quella già utilizzata per l’“Ecomuseo della Grande guerra nelle Prealpi vicentine”, in modo da creare una continuità tra i percorsi, che avranno modo di intersecarsi. I Comuni stanno collaborando anche nell’individuare le collocazioni migliori per la cartellonistica, consapevoli che questo progetto potrà fungere da volano anche per percorsi, musei ed esposizioni già presenti nei loro territori. Dopo la creazione dell’itinerario potrebbero nascere anche luoghi di sosta, come ostelli, e soprattutto potrebbe essere valorizzato il lavoro di eventuali guide, adeguatamente preparate, come già sta accadendo a Recoaro. L’assessore ai lavori pubblici del comune di Valdagno, Federico Granello, sottolinea l’importanza del progetto e del ruolo svolto da Valdagno: «C’è stato un coordinamento importante. Con 26 mila euro Valdagno ha partecipato con la quota maggiore, inoltre il ruolo dell’amministrazione è stato fondamentale nell’accelerare i tempi anche grazie al Cuc per riuscire a non perdere il finanziamento della Regione. È un impegno nel quale crediamo e un’opportunità importante per chi si trova vicino alle montagne che sono state teatro della Grande Guerra».
Alessia Zorzan-GdV
(segnalato da Odette)

lunedì 15 maggio 2017

Gli ALPINI son sempre gli ALPINI!!!

















(foto di Michele Toldo)

Maltempo e grandine come sassi. Si contano i danni nell’Altovicentino

Grandine come palline da tennis, pioggia battente e vento fortissimo. E ancora, alberi sradicati dal vento, colture distrutte e orti che stamattina, erano strapazzati come se ci fosse passato sopra un trattore. Infine, allagamenti e disagi soprattutto a Marano, dove l’acquazzone di ieri sera, ha colto di sorpresa numerosi automobilisti che sono rimasti bloccati. Disagi anche a Chiuppano, a Carrè e a Caltrano, con i lettori che ci hanno inviato foto molto eloquenti di quello che è accaduto nella loro zona.
Oggi si fa la conta dei danni ed i vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente tutta la notte, per via delle numerose richieste d’intervento arrivate al centralino da tutto l’Alto Vicentino. Il cielo sembrava quello del diluvio universale e bastava alzare la testa per assistere ad una scena quasi inquietante, con colori, tuoni e saette che sembrava non promettessero niente di buono.
E pare non sia finita perchè anche per oggi, è previsto il maltempo.
altovicentinonline

Sércame



Sércame
fra le tòfe de tera
o tra i sassi de la masiera
in meso le foie che s-cioca
o soto le ale de la cioca
sconta in te i fassinari
o incatijà in te i rosari.
Vien, mi ghe son
in meso le file de le sucare
o in te la panocia da scaolare
da drio el vecio lavandaro
o a setenbre su par el figaro
soto le bronse del buièlo
o rento el gnaro de calche osèlo.
Sércame,
fra i ani tondi de la saresara
o in meso le raise de 'a tajara
sconta soto i marei de fen
o incaenà in sta rima che no me vien
rento i rissi de le castegnare
o quando dal celo taca falivare.
Vien, mi ghe son
nel profumo del calicanto
o quando i to oci xe nel pianto
in te l'odore de l'erba maresina
o co te ghe paura che vegna matina
in tel fredo fià del vento
o quando el to core xe contento.
Sércame, mi ghe son,
in te sta bela Vale de confin
quando la note xe scura 'fa 'l camin.
El Pasubio cunàndome el me indormessa
i so brassi par mi i xe na caressa,
ma se te tardìghi su par le stradele
no darte pena, sèrcame pure fra le stéle.

Irma Lovato Serena

Pedemontana e danno erariale. ‘ Una bomba che condizionerà l’intera politica veneta’


Lo afferma la senatrice del Pd Laura Puppato, che, commentando la nota della Corte dei Conti inviata a Regione, SiS, ministeri e amministrazioni comunali coinvolte, parla di “game over” per il progetto.
“Se Zaia credeva di poter dormire sereno fino ad ottobre blaterando di autonomia, aggiunge, ora dovrà fare i conti con questo, perché entro 30 giorni avremo tutte le risposte che chiediamo da anni e questa volta non potrà sfuggire dicendo che i documenti sono secretati”.
04/06/2013 Roma, un caffè con…, Laura Puppato
“La Corte dei Conti – continua – ha messo in fila tutti i problemi che abbiamo più volte sollevato, a partire dal partenariato pubblico-privato che non solo non ha prodotto alcun risparmio, ma anzi ha fatto esplodere i costi e messo in forte dubbio la conclusione dei lavori, le previsioni di traffico completamente sballate (e che oggi vorrebbero farci credere come conseguenza della crisi), quando tutte le altre autostrade venete hanno invece aumentato il traffico rispetto al periodo precedente al 2008; l’assenza, folle, di una clausola nel contratto che prevedesse che il privato perdesse il contratto in caso di inadempienza finanziaria, l’esplosione del contributo pubblico da 173 a 914 milioni di euro, i ritardi con cui vengono indennizzati gli espropriati, la mancanza delle opere accessorie nel calcolo totale della spesa”.
“Insomma – conclude – un disastro sotto ogni punto di vista, in cui Zaia e la Lega Nord ci hanno trascinato, nonostante da anni avessimo più volte previsto l’attuale situazione. Finiremo per pagare quest’opera con 12 miliardi di soldi pubblici, senza alcuna garanzia di rientrare delle spese tramite il pedaggio”.
altovicentinonline

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La Corte dei conti spara 13 accuse sulla Pedemontana

Il cantiere della Pedemontana nell’area tra Thiene e Breganze
Il cantiere della Pedemontana nell’area tra Thiene e Breganze
Di sicuro la prossima sarà la settimana decisiva per la Pedemontana veneta. La Regione si era data infatti metà maggio come termine massimo per la stipula del nuovo patto coi costruttori di Sis, e la consigliera regionale Cristina Guarda ha già segnalato che da giovedì 18, senza il saldo, saranno di fatto fuorilegge gli espropri di una tratta bassanese del cantiere: la svolta dev’esserci a giorni. In più ieri è arrivata una nuova bordata pesantissima del giudice Antonio Mezzera della Sezione centrale di controllo della Corte dei conti, inviata a tutto il Governo e ad Anas, Venezia, Soprintendenze, le Province vicentina e trevigiana, Sis, Cdp, Bei, a 38 Comuni, al comitato Covepa e all’associazione Parco delle rogge. Un documento che fa scrivere ai senatori Enrico Cappelletti (M5s) e Laura Puppato (Pd) rispettivamente che è «speriamo la stroncatura definitiva di una opera pubblica nata male da Galan e gestita peggio da Zaia» e che siamo al «game over: sarà danno erariale, manca l’ufficialità, ma l’intenzione di aprire la procedura è evidente». Stessi concetti da Andrea Zanoni (Pd).
TREDICI ACCUSE. Quella di Mezzera è formalmente una proroga dei termini che aveva dato a tutti i protagonisti per rispondere ai rilievi della Corte dei conti in novembre. Ma in realtà il magistrato riformula e appesantisce l’accusa indicando 13 punti a cui vuole risposta precisa. Primo: è «manifesto» il passaggio del rischio di mercato dell’opera alla Regione e non al privato, «in contraddizione con la ratio del ricorso alla finanza di progetto». Secondo, l’allora commissario Silvano Vernizzi aveva sostenuto che il traffico dopo il 2013 era in ripresa e sosteneva le previsioni di flussi di veicoli: Mezzera chiede come si concilia questo con i flussi di traffico nuovi, e ridotti, previsti ora dalla stessa Regione. Terzo: dopo sei anni il costruttore Sis non ha ancora trovato chi gli finanzia per oltre un miliardo l’opera e «il principio della buona fede contrattuale richiede l’acquisizione in tempi ragionevoli del finanziamento privato», inoltre non si sa quali siano le “somme a disposizione” e Mezzera vuole sapere «il valore totale delle garanzie a tutela della Regione in caso di inadempimento contrattuale». Quarto, con 300 milioni in più a Sis e il canone di disponibilità che verrà garantito ogni anno al privato, mentre i pedaggi li incassa la Regione, i nuovi conteggi incidono «su elementi sostanziali della convenzione originaria e tali da snaturare l’originario rapporto», è la frase di Mezzera che pare aprire così una superstrada al possibile ricorso del colosso Impregilo Salini, sconfitto in gara nel 2009.
I PUNTI OSCURI. Quinto, un punto delicato: per Mezzera dai verbali risulta chiaro che non si conteggiano più alcune opere complementari previste nel Trevigiano in un primo tempo, ma la spesa non è calata perché la Regione dice ci sono stati aumenti di costi, solo che non c’è «un quadro di tali compensazioni». Sesto, c’era un accordo di Sis con il Comune di Breganze per la viabilità complementare ma non se n’è fatto nulla. Settimo, anche il Comune di Povegliano «manifesta insoddisfazione» per il non finanziamento di opere. Ottavo: dove sono i controlli ha fatto il Ministero delle infrastrutture? Nono: Mezzera vuole sapere come mai su 174 milioni di euro per indennità di espropri concordate, siano stati pagati solo 43 milioni e risultino “pagabili” ma non pagati altri 64. Decimo, un punto sconcertante: il magistrato scrive che per il Ministero dell’ambiente la Pedemontana è ferma «alla fase progettuale a suo tempo approvata» e che attende «il progetto definitivo». Peraltro, ed è l’11° punto, lo stesso Ministero denuncia che con la fine della gestione commissariale non c’è stato il passaggio di consegne allo stesso Ministero per fare il punto della situazione ambientale. E c’è un’altra tegola: le Soprintendenze sostengono che il commissario Vernizzi ha approvato i progetti senza recepire bene le loro prescrizioni. Ultimo: Mezzera chiede i conti finali della contabilità speciale del commissario.
IL TERMINE. Mezzera fissa il 30 giugno per avere le risposte. Il comitato Covepa però, che è stato l’unico a dare notizia ieri del documento della Corte dei conti, ritiene che la Corte stia mettendo «la pietra tombale» alla «soluzione Zaia» per la prosecuzione dell’opera con Sis. La la Regione ha annunciato che risponderà anche prima del 30 giugno, a tutto.
Piero Erle-GdV

domenica 14 maggio 2017

La parola più bella


Mamma. 
Nessuna parola è più bella.
La prima che si impara,
la prima che si capisce e che s'ama.
La prima di una lunga serie di parole
con cui s'è risposto alle infinite,
alle amorose, timorose domande
della maternità.
E anche se diventassimo vecchi,
come chiameremmo la mamma
più vecchia di noi?
Mamma.
Non c'è un altro nome.

- Marino Moretti -



 

Ai Figli ci sono cose da dire

Ci sono cose da dire ai nostri figli. Come ad esempio che il fallimento é una grande possibilità.
Si ricade e ci si rialza. Da questo s’impara. Non da altro.
Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono, non sono femminucce. Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.
Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sè. Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.
Dovremo dire che si può morire, ma che esiste la magia.
Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita. Che ci sono giorni sì, e giorni no. E hanno tutti lo stesso valore.
Che bisogna saper stare, e basta. E che  il dolore si supera.
Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno. Alle femmine che nessuno le salva, se non loro stesse. Altrimenti le donne continueranno a morire e gli uomini ad uccidere.
Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce, e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.
Dovremmo dire che non ci sono nè vinti nè sconfitti, e la vita non è una lotta.
Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi. Dobbiamo conoscerla per gestirla.
Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro. Alcuni fari non riescono a fare luce.
Che senza gli altri non siamo niente. Proprio niente.
Che possono stare male. La sofferenza ci spinge in avanti. E prima o poi passa.
Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso. Anzi, forse, lo saranno di più.
Che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.
Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli, possono essere felici lo stesso.
Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.
Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.
Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.
Che esiste il perdono. E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.
Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano. Dove non li vediamo più.
E che noi saremo qui. Quando vogliono tornare.

Vediamo chi sa il nome di quest'erba



venerdì 12 maggio 2017

Le meraviglie vicno a casa: LE GROTTE DEL CAGLIERON - Breda di Fregona -

Alcune note aggiornate al 12 aprile 2017


  • Il percorso delle grotte è sempre percorribile, dall’alba al tramonto;
  • l’ingresso non è a pagamento;
  • Le Grotte non sono percorribili con i passeggini;
  • All’interno dell’area sono ammessi i cani al guinzaglio;
  • Le Grotte del Caglieron si posso raggiungere anche a piedi, parcheggiando in piazza Maronese (vicino al Cimitero) e percorrendo il sentiero 1037B Sentiero Pont de Fer (45 min.)
  • É possibile ritirare il pieghevole del percorso Grotte anche presso la bacheca della nostra sede di via Marconi 6 (100 mt. dal municipio a dx), oppure scaricarlo al seguente link
  • L’Ufficio turistico Pro Loco Fregona: info@prolocofregona.it è aperto con i seguenti orari: lunedi, mercoledi e venerdi 11.00 – 13.00 prefestivi e festivi 9.00 – 12.00. Potete contattarci anche telefonicamente: 0438 585487 – mobile +39 337 517218 – +39 349 415 3580

Visite guidate

Ogni domenica dalle 10.00 alle 11.30 con ritrovo all’Info Point
Quota di partecipazione: 3 euro, comprensivi di guida coperta da assicurazione RCT, gratuita per i minori di 6 anni
Informazioni utili: si consiglia un abbigliamento sportivo e scarpe anti-scivolo. Per info e prenotazioni: caglieron@fenderlcoop.it – 366 178 4389 – 347 148 0794
FENDERL Soc. coop. in collaborazione con Prealpi Cansiglio Associazione Naturalistica



Le Grotte del Caglieron sono situate in località Breda di Fregona, in Provincia di Treviso.
Il complesso consta di una serie di cavità, parte delle quali di origine artificiale e parte di origine naturale; per la parte naturale, si tratta di una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio (da 16 a 10 milioni di anni fa).
Numerose sono le cascate, alte parecchi metri, con grandi marmitte alla base.
Nella parte più profonda della forra, si notano sulle pareti grandi concrezioni calcaree che chiudono per un tratto e in parte la volta, dando all’insieme l’aspetto di una grotta.
Sulle pareti della forra si aprono delle grandi cavità artificiali, ottenute dall’estrazione dell’arenaria, la tipica “piera dolza” (pietra tenera).

L’attività estrattiva, che risale al 1500 e forse anche prima, forniva il materiale per la costruzione di stipiti, architravi, ecc., che si possono ancora osservare sulle vecchie case e i palazzi di Vittorio Veneto e dintorni.
Interessante il metodo di estrazione praticato: essendo gli strati inclinati anche oltre i 45°, il distacco del materiale, provocato utilizzando grossi scalpelli che hanno lasciato segni ancora visibili, avveniva a blocchi, con l’avvertenza però di lasciare delle colonne inclinate a sostegno della volta. Ne è derivato così un insieme di suggestive cavità artificiali, distribuite lungo l’orrido, sul cui fondo scorre vorticoso e rumoroso il torrente, tanto da portare alla costruzione di un percorso attrezzato.

Grotte del Caglieron



Grotte del Caglieron

Attualmente il complesso delle Grotte è interessato dai lavori di realizzazione del Parco delle Grotte del Caglieron, in buona parte completati. L’inizio del percorso, lungo circa 1 km, è situato in via Ronzon, poco dopo il costruendo Centro Visite; tramite una passerella pedonale che attraversa il torrente Caglieron, si scende su di un largo sentiero, passando sotto al ponte della strada Provinciale.
Lungo il percorso si incontrano numerosi pannelli descrittivi e, sulla destra, si apre una grotta molto ampia (grotta dei Breda), caratterizzata dalle colonne inclinate che sostengono gli strati di arenaria formanti il soffitto. Poco più avanti, sulla sinistra, una passerella in legno conduce alla grotta per l’affinamento del formaggio di grotta (grotta di San Lucio) del caseificio Agricansiglio.
Ritornando appena sui propri passi, si incontra un belvedere a forma di prua, dal quale si può ammirare la splendida forra naturale e, proseguendo, percorrerla su passerelle a tratti sospese.
Dato il notevole contenuto in calcare delle acque, si ha la sua rideposizione con formazioni di ampie superfici concrezionate, stalattiti e stalagmiti, delle più varie forme e colori.
Nelle zone più illuminate è notevole la presenza di travertino, con alternanza di muschi ed altri residui vegetali. All’interno delle cavità artificiali, ci sono alcuni tratti di cunicoli esplorabili dagli speleologi.

Data la costanza della temperatura nelle parti più profonde delle grotte, e la progressiva diminuzione della luce, si possono osservare una serie di microambienti di notevole interesse botanico e zoologico.



Al termine del percorso nella forra, il sentiero attrezzato ci conduce ad un antico mulino (ristorante) e, seguendo le segnalazioni in loco, si procede risalendo verso la parte terminale del parco.
Lungo il sentiero, dapprima ripido e poi pianeggiante, incontriamo sulla destra due piccole case ristrutturate, destinate a diventare Museo dello Scalpellino, a memoria dell’antico mestiere.
Il percorso si conclude uscendo direttamente sulla Provinciale 151, quasi difronte ad una grotta (grotta di Santa Barbara), in precedenza utilizzata come fungaia e ora in sistemazione per l’utilizzo futuro come laboratorio didattico. In realtà quelle qui visitabili sono solo una parte delle cavità esistenti; altre “grotte” analoghe sono scaglionate per tutta la parte alta del territorio, fino al Masarè sopra borgo Ciser. Una di queste, passato il ponte sulla provinciale, è stata dedicata dalla devozione degli abitanti alla Madonna.
Le Grotte del Caglieron, apprezzate sia in estate per la frescura che in inverno per le stupende cascate di ghiacci, sono punto di riferimento per laboratori di educazione ambientale e meta ogni anno di migliaia di visitatori.
Grotte del Caglieron
Opera della natura e dell’uomo tutta da riscoprire!

Grotte del Caglieron

Per ulteriori informazioni sulle Grotte del Caglieron è disponibile, presso la Pro Loco Info Point di Fregona, la pubblicazione “Sentiero geologico Grotte del Caglieron” coordinato da Antonio Galgaro, Paolo Mietto e Nereo Preto del DIPARTIMENTO DI GEOSCIENZE dell’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA.

Info Point Pro Loco Fregona



Martedì 21 è il solstizio d’estate e iniziamo la stagione con il nostro ufficio turistico rinnovato! Venite a trovarci a Fregona in via Marconi 6 per le informazioni su natura, arte, cultura ed eventi del nostro territorio e naturalmente per i sentieri, le Grotte del Caglieron e le cose da vedere da Vittorio Veneto al Cansiglio!
Orari di apertura:
dal lunedì al venerdì ore 09.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00
Sabato e domenica 9.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00

Info Point Pro Loco Fregona

Opuscolo informativo



Depliant Grotte Del Caglieron 2015 - fronte - Pro Loco Fregona

Depliant Grotte Del Caglieron 2015 - retro - Pro Loco Fregona

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...