domenica 18 settembre 2016

Vino del mio Paese








L'estate si scioglie lentamente


nel mite autunno sorridente

e sul pendìo roccioso il vigneto


l'uva matura mostra lieto.




Su rive scoscese tra pallide viole,


con pioggia, grandine e torrido sole,


l'umile vite è cresciuta a stento,


battuta e piegata dal vento.




E' tempo di vendemmia, o gente!


Andiamo tra i filari allegramente,


in ampie ceste i grappoli poniamo


e un inno alla vita cantiamo.




Non è dolce al palato il nostro vino.


E' duro, aspro, ribelle, assassino.


Mostra i muscoli, rosso di rabbia,


inquieto come un animale in gabbia.




Non è vino da cene di signori


in sale splendenti di luci e fiori.


E' un vino che si beve all'osteria


col brigante di turno in compagnia. 
 

3 commenti:

  1. Bravo Germano ! Questa poesia mi fa pensare al vino che faceva, quand'ero bambina, mio nonno materno, poi quello che metteva in fiasco da 2 litri, un mio vicino di Valpegara, vino nel quale metteva resine e che non si poteva bere a causa del gusto "particolare", sebbene che fosse un modo di immergersi nella civiltà contadina.

    RispondiElimina
  2. Germano el fa un'ode ala pimpinela, ..pensete invesse chel Pascoli ghinà fata una ala Cavalina, ....cuéla che te fa vegnèr le stornixie.

    RispondiElimina
  3. Io ci provo a tener in piedi la tradizione di casa. Prima i nonni, poi mio papà, poi mio fratello assieme a mamma. Ora ho ereditato io questa cosa che è insieme un hobby (seppur da coltivare con fatica dividendo il tempo col lavoro) e un modo per tener vivo il ricordo dei miei avi e genitori che tennero vive le vigne dell orto..Sarà anche "pimpinela", ma fatto con le mie mani...non ha prezzo! Finché le viti del mio nonno, che ormai avranno 70 anni, vorranno donarmi dell'uva.
    Piuttosto che spinàri, mejo pimpinela :-)

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...