Emozioni condivise e capacità di restare unite anche dopo la
pensione. Ecco perché i rapporti tra donne durano di più (e fanno
crescere l’aspettativa di vita del 22%)
di Elvira Serra
Che gli uomini vengono da Marte e le donne
da Venere lo sappiamo da un pezzo, grazie a John Gray che ci ha
costruito la sua fortuna personale e un bestseller
internazionale. Ma una delle prove che certifica la sua teoria arriva
in tarda età, più o meno dopo la pensione. Le signore, infatti, a furia
di condividere kleenex, confidenze, rimedi anti coliche del neonato e
tradimenti coniugali, si ritrovano sulla sessantina
senza aver perso la loro intesa: come una testuggine, hanno imparato ad
affrontare in formazione compatta ogni tipo di tormenta. Sono cresciute
insieme, si sono fatte compagnia, hanno condiviso illusioni e dolori. E
gli uomini?
Una questione di sopravvivenza
Ad alimentare le amicizie tra maschi c’è sempre stato un denominatore
contingente: la carriera, il calcio, la barca, la montagna. Esauriti i
tempi (e i passatempi), si sono ritrovati soli. Non hanno saputo dare
profondità al cameratismo,
futuro agli hobby. Raggiunta l’età degli abbandoni, senza per forza
pensare ai lutti, ma solo al fatto che oggi non si ha più paura di
separarsi con i capelli bianchi, quando il lavoro ha smesso di dare un
senso alle loro giornate, i maschi si sono ritrovati
soli. Il New York Times ne ha
scritto con una certa preoccupazione. Anche perché uno studio
longitudinale australiano del 2005 ha dimostrato che la presenza delle
amicizie ha un impatto serio sulle persone, facendo
crescere del 22 per cento l’aspettativa di vita. Dunque la sfida
dell’amicizia maschile non è qualcosa che si può perdere, è una
questione di sopravvivenza. Semmai bisogna chiedersi perché la
solitudine a una certa età riguardi più gli uomini che le donne,
che si ritrovano sì con un conto in banca più povero, ma infinitamente
più ricche dei coetanei in fatto di emozioni, sentimenti, affetti.
Le differenze culturali
«L’amicizia maschile non fa parte della nostra cultura. Superata
l’infanzia, non viene fatto niente per incentivarla», ha raccontato al
quotidiano statunitense Marla Paul, autrice del saggio
La crisi dell’amicizia. Trovare, creare e mantenere degli amici quando non sei più un ragazzino.
E in effetti sono molte le cose che una donna fa e un uomo non farebbe
mai. Per esempio è difficile che un uomo passi mezz’ora al telefono con
un amico
per lamentarsi della moglie. Così come non spenderebbe del tempo a
raccontare al collega quanto lo stanno facendo penare i figli
adolescenti (per quello ci sono le mamme). Un uomo non frequenterebbe
nessun circolo dei lettori (a meno che non ci sia una ragazza
da corteggiare) e la domenica non aspetta di aver riempito la
lavastoviglie per andare dal vicino di casa a bere un caffè e sfogarsi
sulle amarezze della vita domestica (a meno che non ci sia un Gran
Premio e lui non abbia la tivù più grande, ma in nessun
caso parlerebbe della casa).
Spazi pubblici e privati
Storicamente, l’ambito maschile è stato quello del pubblico, mentre
il femminile si è mosso nel privato. E queste sono le conseguenze.
«L’uomo, da un punto di vista culturale, ha ereditato lo spazio pubblico
del lavoro, della politica,
del bar sport, dell’economia. Le sue amicizie sono state finalizzate a
quei contesti», spiega Carla Facchini, sociologa della famiglia
all’Università Bicocca di Milano che ha studiato queste tematiche con
«Nestore», l’associazione nata per favorire la preparazione
al pensionamento. La relazione tra donne, invece, ha sempre avuto come
obiettivo la relazione stessa e come teatro non già un luogo pubblico,
ma quello privatissimo della propria casa, la cucina o il salotto a
seconda dell’estrazione sociale.
Il vero patrimonio su cui investire
«Un’altra differenza importante tra amicizie maschili e femminili —
va avanti la docente —, è che le prime tendenzialmente sono di gruppo,
quindi poco intime. Le seconde poggiano sulla intimità della
condivisione della quotidianità,
sono solide e si alimentano nella relazione duale, senza essere
esclusive: una donna può avere tante amiche». Così il momento della
pensione diventa cruciale: se in casa le donne sono state per una vita
custodi del focolare (e quindi giocano da titolari),
gli uomini si ritrovano quasi a fare gli ospiti, e questo non li aiuta.
Talvolta correre ai ripari a ottant’anni non è più possibile. Ma, strada
facendo, bisogna ricordarsi di investire meno in derivati e più in
amici. Sarà quello, un giorno, il nostro vero patrimonio.
Non potrei vivere senza amiche. Poche, selezionate, storiche. Mi completano la vita assieme alla famiglia, al lavoro, agli hobbies. Sono parte di me. Presenti nei momenti importanti e in quelli frivoli della mia esistenza. Lunga vita alle vere amiche
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