sabato 31 ottobre 2015

La Meridiana

 relativa al mese di Ottobre 2015




Domenica 4 ottobre, tre gli eventi: a Pedescala IL GUSTO DI COLTIVARE, la transumanza dei F.lli Toldo a San Pietro e la commemorazione del centenario della Grande Guerra a Casotto.  











In Contra' Forme è nato Jason Barausse di Thomas e Marta Zambon.








Nella notte del 24/25 è ritornata l'ora solare. 








Domenica 25 Passeggiata da Pedescala a Rotzo lungo il sentiero dei Dàmari. 










Il 31 nel cimitero di San Pietro sono giunte le ceneri di SUSANNA STEFANI, da Roma, figlia di Gianna Fontana ed Egidio Stefani. L'hanno scorso era morto il fratello Sandro.





 
Al cimitero di San Pietro è stata installata la staccionata in legno.




Ponteposta ci attende numerosi domenica 8 per la festa di San Prosdocimo. Sarà presente il coro Monte Caviojo e sulle ali del canto di Forni, nonchè le passeggiate con i lama di Fanny per il divertimento dei più piccini!





IL CONSIGLIO DELLA NONNA:

Se non amate i deodoranti ascellari, passate mezza patata cruda sulla pelle, elimina i cattivi odori e rende la pelle liscia. Se invece sudate molto, passate sulle ascelle una salvietta imbevuta di aceto bianco, quindi lavatevi come al solito.




 



IL PROVERBIO DEL NONNO:

Da suli se sta ben solo che al c...o!








Un fià de bàgolo...




La ferrovia a Seghe di Velo - by Alago

Ferrovia 1885
Siamo in zona della attuale
trattoria Manfron.

Torta Nuvola - by Cinzia Giacomelli




Ho chiamato questa torta così perché quando Gioele l'ha assaggiata la prima volta ha esclamato: " Mamma è così soffice che sembra di mangiare una nuvola!" 

La ricetta originale è per una ciambell,a ma aimè il mio stampo si è rotto  un po' di tempo fa (confido in babbo natale perché me ne porti uno nuovo...)  e così ho ripiegato nello stampo da plum cake. Non vanno bene invece gli stampi classici rotondi perché è talmente morbida che sarebbe impossibile tagliarla a fette. 
Insomma per finire... questa torta è buonissima, sofficissima e velocissima!!!

INGREDIENTI:  farina 00 300 gr. burro ammorbidito 150 gr, zucchero semolato 300 gr, uova 3, latte 180 ml, lievito 1 bustina, una presa di sale, zucchero a velo per guarnire.

PROCEDIMENTO: per realizzare questa torta basta mettere tutti gli ingredienti nel mixer in una volta sola senza seguire un ordine ben preciso, frullate per un minuto e poi trasferite l'impasto nello stampo. 
Infornate a forno già caldo a 180° e cuocete per circa 30 minuti. 
Una volta cotta e raffreddata spolverizzare con zucchero a velo. 
Questa dose è per uno stampo classico da ciambella, mentre per lo stampo da plum cake dimezzate le dosi o... fatene due. 
Sicuramente non verrà avanzata! 
Buon dolce a tutti!!!
Cinzia Giacomelli

Tutto dedicato a FASE R.E.M. da parte di Odette ;-)))

La Ferrovia Valdastico - by Delmo Stenghele

E se all'inizio del ventesimo secolo fosse stata costruita (come da progetto del 1919) la "FERROVIA VALDASTICO"?

venerdì 30 ottobre 2015

La ferrovia fino ad Arsiero: San Giorgio - by Alago

Trasferimento della ferrovia sulla strada.
Il treno procedeva man mano che gli operai 
stendevano i binari.
La ferrovia era stata resa inservibile dai bombardamenti.

Scorcio di Costiera amalfitana, sempre bella!


Pensionati italiani, la grande fuga in Portogallo




Le Cayman della terza età. Remo Romandini, ex bancario di San Benedetto del Tronto, è uno di questi profughi fiscali. E i suoi conti li ha fatti per bene. "Sono separato, ho 67 anni, due figli che lavorano fuori dall'Italia e tanta voglia di ricominciare una nuova vita", racconta. Qualche mese fa ha preso il mappamondo, consultato centinaia di siti di consulenza all'espatrio, fatto 3 settimane di visita in loco. E alla fine ha deciso: "A inizio 2016 vado a vivere a Sesimbra, mezz'ora da Lisbona, su un promontorio che pare Portofino. Pagherò 300 euro d'affitto per un bilocale fronte-mare, 10 euro per mangiare ottimo pesce al ristorante ". Ma soprattutto vedrà la sua pensione crescere dalla sera alla mattina  -  del tutto legalmente  -  del 30%. "Quanto prendo non glielo dico  -  sussurra con pudore  -  ma confesso che solo di Irpef risparmierò 15mila euro l'anno". Come dire che ogni mese, grazie alle generose agevolazioni del fisco portoghese, si troverà in tasca 1.250 euro in più.
Il trucco c'è e si vede. L'Europa delle tasse è tutt'altro che unita. Google & C. pagano aliquote da prefisso telefonico in Irlanda e Olanda. Cipro, Malta e Lussemburgo difendono con i denti il loro status di paradisi fiscali. E in questa battaglia erariale tutti contro tutti, il Portogallo è diventato l'Eldorado degli ultrasessantenni.
Le regole sono semplici: basta vivere 183 giorni l'anno nel paese, assumere lo status di "residente non abituale" et voilà , il gioco è fatto: per dieci anni la pensione è esentasse. L'Inps l'accredita lorda, come previsto dagli accordi bilaterali. E l'erario locale non effettua alcun prelievo.
Guadagna Lisbona (50mila aderenti al programma portano 2 miliardi di Pil l'anno, dice Deloitte). È felice il diretto interessato (mille euro netti di pensione tricolore possono lievitare a 1.300 sulle rive dell'Atlantico). Piangono solo le casse dello stato italiano, orfane di Irpef e consumi degli espatriati.
Il piano portoghese, come prevedibile, viaggia a gonfie vele. Inglesi e brasiliani sono arrivati a centinaia. Entro fine 2015 oltre 5mila francesi, terrorizzati dalle tasse sul lusso di Francois Hollande, si trasferiranno verso sud nella nuova Terra Promessa previdenziale.
Il paradiso portoghese. I numeri dell'Italia sono molto inferiori: 51 espatriati nel 2014, il triplo dell'anno prima. Ma crescono geometricamente. "Quest'estate abbiamo ricevuto 15-20 richieste di informazioni alla settimana" assicura Elisabetta Bortone, avvocato dello studio Haag a Lisbona. "Noi almeno 20-30 al mese", calcola Marcello Menichetti della Camera di Commercio Italia-Portogallo. Il passaparola funziona. Anche perché chi è già "residente non abituale" è tutt'altro che pentito. "Io sono rinata  -  racconta entusiasta Luisa Gaiazzi, 63enne ex impiegata di un'azienda farmaceutica residente nella capitale lusitana da un anno  -  . A Roma con i miei 840 euro al mese faticavo a far quadrare i conti. In Portogallo, a parte la lingua su cui fatico un po', mi sento una signora". I suoi 840 euro sono diventati 1.150. Non solo: "D'affitto pago il 25% in meno per un bilocale identico a quello che avevo al Prenestino, il paese è sicuro, la gente accogliente, il caffè costa 60 centesimi al bar. Questa cotoletta di vitello con contorno  -  dice mulinando forchetta e coltello al suo tavolo fisso al Solar di San Josè  -  viene solo 5,5 euro. E così posso permettermi pure un quartino di rosso. Un paradiso!".
Un Eden, oltretutto, alla portata di tutti. "L'avvocato che ha curato le mie procedure d'espatrio è costato 390 euro". E l'iter  -  precluso agli ex dipendenti pubblici per i misteri degli accordi bilaterali  -  è semplice e rapido. "A Lisbona bastano pochi giorni per ottenere il codice fiscale presentando un contratto d'affitto o l'impegno all'acquisto di una casa. Poi c'è da aspettare qualche settimana per completare le pratiche in Italia", spiega Luis Villaca Ferreira, legale di Lipari Garcia & Asociados.
Tutto facile e ad occhio molto conveniente. Tanto che diverse vecchie volpi dell'ottimizzazio- ne previdenziale già espatriate in passato  -  fiutato l'affare  -  hanno preso armi e bagagli e traslocato qui. "Molti si sono trasferiti dalla Tunisia, spaventati dal terrorismo", racconta Menichetti.
Lo spettro dell'Inps. Dalla Francia è arrivato Marco Monticelli, una vita in giro per il mondo come dirigente Fiat, residente ora a Lagos, in Algarve: "Il vantaggio fiscale non è l'unica ragione della mia decisione, anche se ora prendo 2.500 euro al mese in più  -  spiega dalla sua bella casa con vista su porto e marina  -  . Stavo in Costa Azzurra, mica in Bulgaria. Abitavo in una villa con piscina. Ma qui si vive meglio". La sua ultima scelta esistenziale  -  un manager resta sempre un manager  -  si è trasformata in business: ha aiutato un amico ad aprire un sito per aiutare gli italiani a trasferirsi in Portogallo e  -  ti pareva  -  "siamo travolti dalle richieste".
L'Inps, come prevedibile, non apprezza. I 654 pensionati emigrati in Romania nel 2014 (erano 210 l'anno prima) e i 213 della Tunisia (raddoppiati) sono un cruccio. La concorrenza fiscale di Lisbona ancora di più. Il presidente Tito Boeri, uomo che di numeri ne mastica e i problemi preferisce prevenirli, ha lanciato l'allarme sulla fuga dei pensionati. "È un fenomeno che erode la base imponibile  -  spiega  -  Queste persone non solo ottengono l'esenzione della tassazione diretta ma non consumano in Italia, creando problemi aggiuntivi per le entrate". Che fare? La Gran Bretagna è già corsa ai ripari. E vuole tagliare ai nonni in fuga verso i paradisi (climatici e fiscali) del Mediterraneo i contributi per il riscaldamento, garantendoli solo a chi resta a vivere nella gelida Albione. L'Inps ha minacciato di non pagare la parte non contributiva della pensione. Proposta che ha suscitato una clamorosa levata di scudi tra i nostri connazionali felicemente sistemati oltrefrontiera. "Ho lavorato 42 anni, pagato tutte le tasse. Adesso devono lasciarmi invecchiare in pace e dove mi pare. Non si possono cambiare le regole in corsa!", s'arrabbia Gaiazzi. La cotoletta è finita. "Questa storia di Boeri mi ha messo in agitazione. Tocca farmi un bicchierino di Porto". Prosit. In fondo, con buona pace dell'Inps, a Lisbona costa solo un euro.
La Repubblica
segnalato da Odette

giovedì 29 ottobre 2015

Halloween

Halloween è una festività anglosassone che, traendo le sue origini da ricorrenze celtiche, ha assunto negli Stati Uniti le forme accentuatamente macabre e commerciali con cui oggi la conosciamo. Si celebra la notte del 31 ottobre. L'usanza si è poi diffusa anche in altri paesi del mondo e le sue caratteristiche sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa recitando la formula ricattatoria del dolcetto o scherzetto. Tipica della festa è la simbologia legata al mondo della morte e dell’occulto, così come l'emblema della zucca intagliata, derivato dal personaggio di Jack-0'-lantern. (wikipedia)



Fermo restando il rispetto per le idee di tutti, a me la carnevalata di Halloween mi indispone. 
Preferisco di gran lunga ricordare i mie Cari "andati avanti", come sono soliti dire i baldi Alpini, davanti al fuoco della mia stufa, in silenzio. Oramai si banalizza e si strumentalizza tutto, puramente a fini commerciali. Almeno questa circostanza così "particolare" viviamola come l'abbiamo sempre vissuta. 
Ripeto, è solo un mio personale pensiero. Voi che ne pensate?

mercoledì 28 ottobre 2015

Le do féte de salàdo

Un secolo fa, nelle nostre valli, eravamo tutti poveri, ma esistevano dei poveri che si sentivano più poveri… dei poveri.
La società contadina era divisa in: “baccani”, poche famiglie, ricche di terreni; due o tre vacche nella stalla, con una manza ”pronta” da vendere all'autunno; un mas-cio da 180 chili 'ntel ”staloto”; in caneva, una dozzina de “pesse de formàjo” su una “tola” appesa al soffitto; un cantòn de patate e “védi” pieni de vin, novo e vecio... e per questi “làsseghe pure che néveghe”... 
Poi esistevano coloro che possedevano na vachéta e na cavra... poi quelli che tentavano di sopravvivere con una sola cavréta... e poi esistevano pure, quelli che possedevano solo... l'acqua della fontana comunale e l'aria che respiravano.
Io facevo parte di quest'ultima categoria, mentre lo zio Bepi, lui, era proprio il vero “bacàn”. Possedeva terreni a non finire, con tutto il lavoro che il loro possesso comportava. Si alzava all'alba e si coricava a notte fonda, sempre a “strussiàre”. Aveva le mani d'oro, diceva mia mamma, guardando di sott'occhio mio padre, sarebbe stato capace di fare le ali ad una mosca.
Una sera, in gual nòte, passo per salutarlo e lo trovo seduto sul prato, vicino casa, che stava battendo la false. Aveva fra le ginocchia la piàntola infissa nel terreno fino alle alette e fra le mani, nella destra il martello, a doppia testa rotonda e nella sinistra la falce, appoggiata sul bordo della piàntola. 
Stava dando filo alla false, perché a forza di affilarla con la pria, il filo si usava.
Il “falcaro” lo aveva fatto lui de cornolàro, legno durissimo e molto resistente. Pesante sì, ma se adoperato con cura... eterno. 
Non si accontentava del solito frassino, più leggero ed elastico, ma molto più fragile. Se i Macedoni si erano serviti del cornolàro per far le proprie lance, doveva esserci pure una ragione, affermava.
Domani mattina vado a tagliare il fieno 'ntel Prà Grande, verresti a trarlo fora a na serta ora?
Non crediate che questa fosse una domanda... no, era un ordine. “ Sì sì, zio, doman alle oto a son là. Bona note lora, a doman.
La mattina, dopo che i primi raggi del sole avevano asciugato la rugiada, mi presentai sul prato. Mio zio ne aveva già falciato più della metà. Era in piedi e stava tirando fuori dal coàro in puro corno di vacca, la pria per affilare la falce. Gera ora, mi gridò quando mi vide, xè un bel toco che el sole xe levà! 
Non era un rimprovero, era il suo buongiorno!
Presa la forca, pesante, naturalmente con mànego de cornolaro, cominciai a slargàre il fieno dele ante, sempre sotto il suo sguardo vigile ed osservatore.
Se lo zio non parlava voleva dire che lavoravo bene... Ero ben avanzato...
Mi fermo un istante per asciugarmi il sudore che colava dal mio viso, mi giro e vedo che anche lui, arrivato sotto il grande salgàro, si era fermato, aveva posato la falce per terra, tolto il coàro dalla cintola e lo aveva fissato nel prato. Si abbassa, prende due bracciate di fieno e ne fa un mucchio.
Va verso il piede del salgàro, dove scorreva la roda di acqua, tira fuori la bottiglia di vino, che aveva messa al fresco, ne leva il tappo e ne beve una lunga sorsata. Si pulisce la bocca con la manica della camicia, si china, prende il tascapan con dentro la merenda, si avvicina al mucchio di fieno, getta sopra la giacca e si siede sopra. Posa il cappello per terra, apre il tascapan estrae un tovagliolo con dentro tre belle fette di polenta, mezzo salàdo ed un pezzo di formaggio. 
Chi non è svelto a mangiare non è svelto neanche a lavorare, diceva. 
In un lampo aveva trangugiato la bottiglia di vino, le tre fette di polenta e tutto el toco de formàjo. 
Gli era rimasto un po' di salame. Alza lo sguardo e vede che sto fissandolo. 
Vien qua, grida. Mi precipito. Prende il corteléto storto, oggetto tutto fare, taglia due fette di salame di più di due centimetri di spessore. 
Ciapa, màgnetele che te te le si guadagnà.
Le avvolge nella carta da sùcaro in cui prima si trovava il formaggio e me le porge. 
Grazie zio. Sollevai gli occhi al cielo, come penso fecero gli ebrei nel deserto quando videro cadere la Manna dal cielo.
Mi rimisi all'opera con doppia lena per finir presto, sognando alle do féte de salado che friggevano nella tecia e la polenta che se brustolàva sule bronse.
Tociàre un bocòn de polenta calda sul grasso che schizzava dalla carne cotta... Quasi quasi mi venivano i crampi allo stomaco.
Corro a casa, apro la porta. Mama, Mama, tìreme fora na tecia!
Per cosa fare? Lo zio mi ha dato due fette di salame da mangiare.
Cosa? Quell'anticristo... galo osà magnàre salàdo el véndre e in pì dàrtine do fete a tì?
Così dicendo, me le strappa di mano, si gira, apre il cassettino della credenza, le getta dentro con ribrezzo, dà due giri di chiave... e se la mette in tasca.
Vedendo il mio sguardo attonito e sgomento: No te se che xe pecàto mortale magnàr carne el véndre e ancora pì grave se xe carne de mas-cio?
Ma te imàginitu tì la facia de don Eugenio quando che te naré a confessàrte???
Ho mangiato salame un venerdì. Apriti cielo!!!
Non esiste una penitenza sufficiente per riparare un simile peccato mortale!!!

Uscii di casa correndo, maledicendo tutto e tutti, e me stesso perché ero nato povero, se fossi nato ricco, avrei potuto mangiare sempre... e di tutto, come lo zio Bepi. 
Lino Bonifaci 

Montegrotto Terme

Il paese di Montegrotto Terme (11.000 abitanti)  non é famoso nel mondo solo per le sue 34 strutture alberghiere termali, molte delle quali al giorno d'oggi purtroppo chiuse definitivamente a causa della grande crisi che stiamo attraversando, ma é pure famoso anche per possedere due autentici gioielli culturali: 
il Museo Butterfly Arc o Casa delle farfalle "VIVE", provenienti da tutto il  mondo, ed il museo originale ed unico del "Vetro d'Arte".  Contiene circa 500 pezzi artistici di Del Negro. Opere sue sono "Gli Alberi metallici" che si trovano in piazza Roma di fronte al nuovo (non ancora terminato) Municipio ed a una moderna fontana.
 Lino Bonifaci






Panorama mozzafiato... che voi non potete permettervi...


martedì 27 ottobre 2015

C'era una volta l'antica Osteria "Costa del Vento" - by Delmo Stenghele






Era ubicata sulla vecchia carreggiabile che saliva da Barcarola comune di Forni (ora Valdastico) fino a Tonezza del Cimone. La strada conta 24 tornanti per poco più di 6 km è ora interamente asfaltata ed in mediocre stato; la salita è molto piacevole, con scorci che man mano si sale, si allargano sulla Valle e sull'altrettanto bella strada del "Piovan" di Rotzo che si eleva sul versante di fronte. Qui di seguito sono descritte tre vecchie immagini molto animate dell'antica osteria:
La prima risale al 1911, e ritrae la famiglia dei proprietari al completo: alla guida del calesse Giuseppe Canale, il bambino appoggiato al palo elettrico è Ferdinando Canale "Nando" cl. 1903, al centro Vittorio (fra Corrado) cl.1906, per mano tiene la sorella Regina cl. 1908 ed in braccio alla madre Pierantonia Bernar, la sorella Maria cl. 1910.
La seconda è un'immagine riprodotta da una cartolina postale dell'immediato dopoguerra risale al 1919 ma viaggiata nel 1921, si può notare l'innalzamento dello stabile originale e l'aggiunta di un porticato con fienile.
La terza fotografia con corriera "Tonezza-Arsiero-Tonezza" risale alla fine degli anni '20 e si può vedere quant'era frequentata questa importante strada ora chiusa al traffico e quasi in abbandono.
La quarta istantanea è del 1935, scattata da Ernst Meisl ex ufficiale I.R. in visita ai luoghi del suo fronte di guerra; egli fu già autore di una nutrita serie di fotografie dei nostri luoghi nell'estate 1917 (è quello a sinistra foto).

Altri tempi...



C'è poco da dire... "le pecore prendono un po' tutti"...





Eugenio Toldo da Arsiero mi invia queste foto

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...