lunedì 31 marzo 2014

Per non dimenticare

Primi giorni di guerra dalle nostre parti. 

Fonogramma dal comando di sbarramento al
settore di Asiago “domani mattina alle quattro si aprirà contemporaneamente il fuoco dalle opere e dalle batterie di obici da 280 e batterie di mortai da 210 di cotesto settore, con i seguenti obbiettivi: Forte Verena dirigerà il tiro verso Spitz Verle e cima Mandriolo, il forte Corbin rivolgerà il suo tiro verso cima Norre, Campolongo verso Campo Luserna, Casa Ratti non aprirà il fuoco a meno che le circostanze non consiglino l’entrata in azione, il resto delle batterie apriranno il fuoco verso l’opera corazzata di Busa di Verle.” Questo l’ordine pervenuto ai comandanti dei forti la sera del 22 maggio 1915. Il giornalista vicentino Giuseppe De Mori così si esprimeva: sulla valle scrosciò il rombo delle artiglierie, era uno spettacolo terribilmente superbo. La volta della Valdastico era coperta da un nembo di fuoco, saettanti boati ne laceravano il cielo e incupivano di echi fragorosi ogni spaccatura e ogni recesso della valle tragicamente silente. Vezzena direzione 33°, elevazione 203 scostamento 106’; Busa Verle, direzione 5340, elevazione 108, scostamento 100, Campo Luserna direzione 4727, elevazione 57, scostamento 101. Questi sono i dati di tiro dettati dal capopezzo Duso Beniamino da Lugo di Vicenza alla batteria da 149 del forte Verena. La prima vittima del forte di Campolongo fu una sedicenne di Luserna, Berta Nicolussi, ferita mortalmente al ventre da una scheggia mentre scendeva la scala di casa. Il 30 maggio ci furono scoppi di cannoni sia nel Verena che nel Campolongo, i primi caduti del forte a guardia della Valdastico furono due artiglieri, il caporale Marchesin Sebastiano e il soldato Saggin Pietro, sepolti il giorno dopo nel cimitero di Rotzo. Nello stesso giorno su segnalazione del comandante del battaglione di fanteria dislocato a S. Pietro, le opere Casa Ratti e punta Corbin indirizzarono il tiro verso il campanile di Casotto, perché poteva essere un osservatorio d’artiglieria nemica. Il giorno dopo, su segnalazione dello stesso battaglione, fu chiesto al comando dell’artiglieria di sospendere il tiro verso Casotto dal quale era giunta la richiesta di un cessare il fuoco per lo sgombero del paese. (dal libro “il dramma del forte Verena” di Leonardo Malatesta).
Piero Lorenzi

La trincea del film: "torneranno i prati"

Quel muretto in primo piano vi dice nulla?

(by Alago)

Forte Belvedere

domenica 30 marzo 2014

I soldi per il centenario della GRANDE GUERRA

GRANDE GUERRA

fondi  per 10 milioni di euro

Risorse da distribuire  nel territorio. 
Si punta all'inserimento dei luoghi sacri 
nel patrimonio Unesco
(fonte GDV DEL 25.3.14)

Zoom Foto
Una trincea sul Monte Ortigara

Dieci milioni di euro. 
Questa la cifra messa a disposizione dei luoghi legati alla Grande Guerra per le commemorazioni del centenario e per caldeggiare un riconoscimento Unesco al Veneto. I fondi, stanziati e amministrati dalla Regione, provengono sia da mezzi propri regionali, sia da finanziamenti europei, oltre che dal fondo per le aree sotto utilizzate-Fas.
Guerra e Pace sarà il tema conduttore delle manifestazioni legate alle celebrazioni; eventi che il comitato regionale per le celebrazioni presieduto da Marzio Favero sta mettendo a punto e che affiancheranno i lavori di ripristino e valorizzazione dei luoghi stessi.
I primi fondi ragionali sono stati stanziati all'inizio dell'anno; 400 mila euro dal comparto cultura e 250 mila dal turismo - spiega l'assessore regionale alla cultura, Marino Zorzato - Ora la macchina organizzativa sta ricevendo un continuo flusso di fondi per garantire l'intervento strategico e di forte valore simbolico che vuole sottolineare come il Veneto sia stato totalmente segnato dalla guerra e che, guardando avanti, punta anche.......... 


°°°***°°°

Il Pasubio diventa un cantiere

Le gallerie saranno illuminate, 100 nuovi posti auto verranno ricavati a malga Cornetto Potenziate le strutture ricettive.

Per il centenario della Grande guerra il Pasubio sarà rimesso a nuovo. Pronti a partire una decina di cantieri per il recupero delle opere belliche, iniziando dalla Strada delle Gallerie. L'obbiettivo è di creare le infrastrutture per far fronte ad un nuovo esercito in arrivo dall' Europa: quello dei turisti. 
A primavera partiranno interventi per oltre 1 milione di euro nel solo Comune di Valli: «È l'investimento più importante su queste montagne dal '15-18 - fa presente il sindaco Armando Cunegato - Fondamentale la coordinazione fra enti e associazioni vicentine». Guardando però anche al Trentino: martedì un incontro con l'assessore al turismo della Provincia autonoma, Tiziano Mellarini. 

Sono attualmente in fase di assegnazione gli appalti di opere che hanno già fatto parlare di sé nonostante siano ancora sulla carta, come l'illuminazione artistica di alcune gallerie e la realizzazione del “ponte tibetano” in cavi d'acciaio per ripristinare l'”anello” di Campogrosso. (...) 

QUALCUNO POTREBBE INFORMARCI SE 
ANCHE IL NOSTRO PAESE RIENTRA FRA 
QUELLI AVENTI DIRITTO AD ACCEDERE 
QUESTI FONDI?

GRAZIE


Dalla trincea una lezione di pace

Ermanno Olmi ha terminato le riprese di  

“Torneranno i prati”

 girato sull’Altopiano di Asiago. 

Il film racconta la Grande Guerra 

 e denuncia l’insensatezza del conflitto armato.

“Dopo la disfatta? Tutti torneranno a casa loro e dopo un po’, dove c’erano trincee e filo spinato, torneranno i prati“. Così Ermanno Olmi spiega il titolo del suo ultimo film sulla Grande guerra, che sta ultimando,  in occasione del centenario del conflitto mondiale.   
  Il regista di Asiago, ad 83 anni  quasi compiuti, ha appena finito di girare sul “suo” Altopiano le scene di “Torneranno i prati”. Il film, che uscirà in autunno, racconta una notte in trincea su quelle montagne che hanno visto cadere 50 mila soldati di 23 nazionalità diverse in soli due anni. Una notte di plenilunio in prima linea, sull’Altopiano, nell’autunno del 1917, preludio della disfatta che di lì a pochi giorni sarebbe accaduta sul fronte orientale, nella val d’Isonzo, a Caporetto.    

    “Un racconto onirico”, lo ha definito il vecchio maestro, che descrive un fatto bellico veramente accaduto, ma trasfigurato dalla cinepresa, la quale si strasforma in lucida coscienza rivelatrice di quanto sia stata insensata la Grande Guerra, così come tutte le guerre. “Ho voluto fare un film utile, prima che bello. In tutte le celebrazioni c’è il pericolo dello sventolio delle bandiere”,  afferma il regista: “Il modo migliore per ricordare il conflitto è quello di capirne a fondo i motivi. A troppe celebrazioni di guerre sono seguite altre guerre”.

   Perché è scoppiata la Grande Guerra? E’ la domanda obbligatoria che si pone e ci pone Olmi, proprio perché “viviamo tempi che assomigliano molto a quelli, e che potrebbero preludere a conflitti ben più catastrofici. Non vorrei essere pessimista, ma temo che se non si cambia qualcosa, possa ancora accadere il fatto più stupido che l’umanità possa compiere”.
   Il film, in effetti, è un grido contro la guerra, una celebrazione più che dell’eroismo militare, della disubbidienza all’assurdità degli ordini. Un  atto di obiezione civile su pellicola. E’ la triste epopea di militi ignoti (nel film i personaggi  sono senza nome), raccontata andando a rileggere, più che i grandi scrittori, le testimonianze di chi è stato in prima linea e poi, magari è caduto senza sapere neanche il perché, combattendo contro un nemico che stava a pochi metri, sulla trincea opposta, eguale a lui in tutto, ad inziare dalla stessa condizione di povertà, tranne che per il colore della divisa. “Ho letto e riletto e i romanzi sul conflitto scritti da Lussu, Gadda e il ‘mio’ Rigoni Stern. Grandi testi, ma che avevano già, come dire, metabolizzato la storia, rendendola poesia”, spiega il cineasta. “Invece  io cercavo le testimonianze vive, i libri di anonimi cronisti. E lì, in quelle pagine struggenti, ho trovato la  verità”. Quella che non viene mai narrata dalle versioni ufficiali. “Nemmeno dalle commissioni bilaterali degli storici”, aggiunge il regista del “Mestiere delle armi”.
  “Sono accaduti tra il 1914 e il ’15, fatti vergognosi nel nostro Paese, per i quali dovremmo tutti abbassare il capo. Il balletto  sulla scelta dell’elleato con cui schierarsi, ad esempio. Ma, d’altra parte, si sa quanto fossero distratti i Savoia  nei confronti della storia”.
Il regist sul set con gli attori (foto Simone Falso)
Il regista sul set con gli attori

   Così Olmi torna alla grande lezione sulla guerra che il papà bersagliere ardito che combattè sul Carso, la battaglia dell’Isonzo e sul Piave, impartì a lui e ai fratelli, quand’erano ragazzi: “Ci diceva ‘Capirete anche voi cosa significhi anche un solo boccone di cibo avanzato, se viene una guerra’. Ma noi non capivamo. Oggi è nostro dovere capire, anche per chi non ne ha voglia”.    E qui la lezione di storia del regista diventa monito civile per l’oggi: “Le grandi guerre nascono sempre dalle nostre piccole omissioni quotidiane. Da una sonnolenza della coscienza che ci fa dimenticare che i nostri padri combatterono per conquistare la democrazia”.  E poi lancia l’anatema: “Chi sono i peggiori, oggi?  Quelli che che per agnosticismo si permettono di non votare, di non partecipare  della vita  democratica del paese, in attesa magari di un mandato da Dio che  risolva tutto. 

Il vero fallimento dei nostri tempi non è quello economico, ma quello morale”. 
   
“Torneranno i prati” è il racconto di una notte di trincea col terrore del nemico che sta a pochi metri di distanza. Ma in realtà il vero nemico, ci ha spiegato il grande maestro, non porta la divisa austriaca, ma è qualcosa che è la’ in mezzo a quei soldati. Due di loro, un ufficiale e un anonimo soldatino, avranno il coraggio di disubbidire agli ordini e poi accadrà qualcosa di inaspettato. 
Che il regista, giustamente, tiene per sé. Ciò che ci ha già detto è sufficiente: 
“la guerra è un virus ben conosciuto. 
Eppure, se ciascuno di noi non elimina 
le proprie meschinità, 
potrebbero farsi avanti altre notti buie 
come quella sull’Altopiano.      
(segnalato da Odette)   

Montepiano: un'oasi di pace vicino a casa


(by Alago dal Forte Belvedere)

sabato 29 marzo 2014

I Cantori di Calvene - 11 -











I viaggi "anticrisi" a costo zero...


Quando che slavàja, 
quando che gnévega, 
quando ca sì dò de ponto, 
quando ca no gavì schej in scarséla, 
quando ca sì pijni de bontémpo, 
quando ca sì stufi de stare in casa 
e vulì evadere con un semplice clic... 
vé su sto sito che l'é stupendo e interessante...
e dopo podémo dire anca nantri: 
oh... so nà quà... so nà là... 
gò visto questo, gò visto quelo... 
chi zé che pol contraddirve
anca se in realtà ghi doparà solo la fantasia
par nare e documentarve come ca fussi nà???
Nissùni!!!

(segnalà dala snasòna dela Odette)



Buono a sapersi - passate parola...





 Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzareICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali, anche pubblicandolo sul vostro blog
(segnalato dalla Frau)

Ueeeh... ghemo fameee... l'ultimo a dx pararìa no massa...


Sbàndio... a te prométo ca fao el bravo...


Le attenzioni di una "mamma"...



Idee alternative

Valli del Pasubio punta alla sua terra: 

patate e fagioli gratis per i coltivatori

    L’obiettivo è prendersi cura della propria terra, farla fruttare e guadagnarci qualcosa. E allo stesso tempo evitare che molti terreni coltivabili vengano lasciati andare rovinando così una tradizione locale fatta anche di agricoltura e raccolto. Per questo a Valli del Pasubio da qualche giorno
    e fino ad esaurimento saranno messi a disposizione buoni per l’acquisto di 25kg di patate e mezzo kg di fagioli da semina, distribuiti gratuitamente ai residenti che ne faranno richiesta. Con questa iniziativa l’amministrazione comunale ha deciso di incentivare la coltivazione del terreno attraverso la semina di colture tradizionali e promuovere poi la commercializzazione dei prodotti locali.
    Chi aderisce dovrà ritirare il buono acquisto all’Ufficio Segreteria per prelevare poi le sementi alla Fioreria Agricola di via Bruno Brandellero. Dovrà allo stesso tempo impegnarsi a seminare i prodotti nel territorio del Comune di Valli del Pasubio, coltivare i prodotti in modo tradizionale e senza l’ausilio di pesticidi o concimi chimici e infine vendere o mettere a disposizione per la vendita al mercato settimanale o nelle manifestazioni organizzate dal Comune almeno il 50% del prodotto ottenuto. Il ricavato andrà per intero al coltivatore, che dopo essersi preso cura della sua terra e aver provveduto a generare un prodotto sano e tipicamente locale, potrà godersi il ricavato del suo lavoro.
    ‘Con questa iniziativa vogliamo spingere i nostri coltivatori a prendersi ancora maggiore cura della loro terra – ha commentato il Sindaco, Armando Cunegato –. Abbiamo la fortuna di vivere in una zona ricca di terreno e di tradizioni e mai come ora c’è la necessità di riavvicinarsi al vecchio modo di fare economia. Lavorare la terra, tenerla in ordine, farla produrre, usare i suoi prodotti per vivere o per venderli  è un sistema economico che a mio avviso deve essere rivalutato. Allo stesso tempo – ha concluso – tenere il territorio in ordine e in salute aiuta a dare al paese un’immagine competitiva che spalanca le porte al turismo’.
    I buoni acquisto saranno distribuiti ai richiedenti seguendo l’ordine cronologico di presentazione delle domande. Coloro che aderiscono all’iniziativa saranno successivamente convocati ad apposite riunioni per definire le modalità di vendita o conferimento dei prodotti.
    di Anna Bianchini
    (fonte Thiene on line)

    giovedì 27 marzo 2014

    mercoledì 26 marzo 2014

    Passeggiata particolare

    Venerdì 14 marzo 2014, mentre transitavo alla volta di san Pietro Valdastico, mi sono imbattuta in una scolaresca che stava arrivando a Forme Cerati. 
    Capogruppo il Prof. Gianluigi Bertoldo, come aiuto alla prof. Elisa Savio e il bidello Marco. Accosto e saluto, il prof. Bertoldo ormai ha insegnato a tantissimi ragazzi e ragazze della valle e ora si ritrova con i figli, ma nonostante  tutto, lui è sempre lo stesso: simpatico e diretto!
    Non posso fermarmi a chiedere il perché di quell’insolita passeggiata, ma, una volta a casa, prendo contatti col la prof. Savio che gentilmente soddisfa la mia curiosità.  
    Le classi prima e seconda media di Valdastico, si sono recate in visita al Centro Ittico di Veneto Agricoltura, situato nella frazione di Forme, invitate da Claudio Busato, papà di Gaia, che lavora là. I ragazzi hanno potuto approfondire le loro conoscenze sui pesci che studiano in scienze in prima media, inoltre hanno approfondito la ricerca ambientale nel nostro territorio, che è una delle caratteristiche didattiche della scuola (per esempio in autunno portano i ragazzi a raccogliere semi da mettere a dimora nella serra scolastica, o a visitare le centrali eolica e idroelettrica di Casotto). 

    Durante la visita al Centro Ittico hanno scoperto aspetti molto  particolari della vita delle trote, della loro riproduzione, dell’attività di conservazione della biodiversità effettuata dalla regione Veneto in quel centro. L’Astico viene ripopolato con trote dell’Astico, l’Adige con trote dell’Adige, il Piave con trote del Piave. Penso sia stata un’esperienza interessante per tutti, grazie all’invito del sig. Claudio ma soprattutto alla disponibilità di professori e accompagnatore. Sono certa che fare un tragitto a piedi con due classi non sia stato semplice, ma sicuramente ne è valsa la pena!

                                                                            Lucia Marangoni

    martedì 25 marzo 2014

    Linda Claire Sartori

    Carissimi, avete visto che simpaticona 
    è Linda Claire Sartori, sorella di Jim? 
    Vi invio una sua foto.
    Ha un sito anche su Facebook. 
    Odette

    Jim Sartori

    Tornare al paese del proprio nonno: 
    un’emozione unica 
    specialmente se si vive in … America!


    “ Se hai un amico, va spesso trovarlo, 
    perché le spine e le erbacce invadono il sentiero 
    che non viene percorso”

    Nei tempi virtuali in cui viviamo, con la vita frenetica che spesso siamo costretti a fare, questo pensiero può essere tradotto in “ Se hai un amico, anche se è lontano tieni i contatti, hai i mezzi per farlo anche se è dall’altra parte del mondo, quando lo abbraccerai, potrai sentire che il sentiero che avete percorso insieme è pieno di fiori profumati!”


    Questo deve aver provato il nostro amico Gino Sartori di San Pietro Valdastico, quando ha saputo che il suo amico Jim Sartori, con cui ha tenuto i contatti da anni, sarebbe venuto in Italia per motivi di lavoro e ha espresso il desiderio di visitare il paese da dove era partito suo nonno. Una grande emozione perché Jim vive in America e Gino da anni tiene una relazione con lui, mantenendo un rapporto di amicizia: L’America è la terra che ha accolto suo nonno partito da San Pietro Valdastico nel 1907. Paolo Sartori è emigrato in cerca di lavoro e in quel Paese ha costruito la famiglia e anche un’attività di produzione e stagionatura di formaggi, che ancor oggi, a distanza di generazioni porta il suo nome. Paolo è stato generoso con il suo paese d’origine: ha donato i soldi per  fondare la Casa di Riposo per gli anziani del paese che venne chiamata “Casa Nostra” inoltre  ha lasciato una somma cospicua per la costruzione dell’asilo infantile. Nel 1954 venne a San Pietro con la moglie per l’inaugurazione di “Casa Nostra”, per questo e altri suoi meriti, la Casa di Riposo fu a lui dedicata; inoltre il comune gli diede la cittadinanza onoraria e il presidente della Repubblica Italiana lo insignì con il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana. Paolo Sartori morì il 30 maggio del 1957 a Plymouth nel Wisconsin, lasciando ai figli una delle più grandi e conosciute aziende di formaggi degli Stati Uniti , la “Sartori Company”. Dopo la sua morte il comune di Valdastico, interpretando il sentimento di tutta la popolazione, volle onorare questo grande benefattore dedicando a suo nome la via che porta alla Casa di Riposo,”Via Cav. Paolo Sartori”.  
    Via e-mail, Gino e Jim si sono così accordati per passare mezza giornata in paese , anche se non è stato possibile fare con calma la visita, Jim è stato felice di quello che ha potuto vedere il giorno 4 marzo 2014.
    Jim, che è a capo dell’azienda tramandata dal nonno e poi dal padre, è arrivato in Italia con Sam, suo collaboratore per visitare le grosse aziende italiane tra cui  le “LATTERIE VENETE SPA”.  Anche a San Pietro ha potuto visitare qualcosa per lui interessante: Gino aveva programmato una visita all’azienda di Claudio Guglielmi, che in valle ha trasformato un' ex ditta metallurgica, in una stagionatura di formaggi, rendendo piacevole alla vista anche tutto lo spazio circostante con vari interventi.
    Grazie all’interprete Manuela Bonifaci, Jim e Claudio hanno potuto dialogare e capire le differenze del proprio lavoro, dei sistemi, dei macchinari che a grandi linee sono gli stessi. E’ stato veramente contento della visita e, dopo aver gustato un pezzetto di formaggio e del buon vino offerto dai coniugi Guglielmi, si sono promessi di restare in contatto. Poi a piedi, attraverso il sentiero delle “Vegre”  Jim, Sam, Gino, l’immancabile Manuela ed io, siamo arrivati in prossimità della Chiesetta dell’Emigrante dove Jim ha sostato per qualche minuto; poi  si è recato in Municipio dove ha potuto osservare i vecchi registri con i nomi dei suoi avi e  l’atto di nascita del nonno che è stato fotocopiato e consegnato come ricordo. La passeggiata è proseguita per le vie del paese; l’abbraccio con una signora che lo ha ringraziato come fosse il nonno, per quello che aveva fatto per il paese: momenti veramente emozionanti!
    Una visita alla chiesa e poi, camminando tranquillamente, l’arrivo alla Casa di Riposo dove lo attendevano il sindaco Alberto Toldo, il vice e Presidente della Casa di Riposo, Roberta Serafini, la Direttrice Mirca Sartori, l’assessore Patrizia Righele e l’ex sindaco Giorgio Slaviero. Jim è stato accolto con gioia e accompagnato a visitare la struttura; si è soffermato davanti  all’iscrizione che riporta il ringraziamento al nonno e poi, a tutta la compagnia, è stato offerto il pranzo. Grazie alla preziosa collaborazione di Manuela e ad altri presenti che se la cavano con la lingua, abbiamo potuto avere una specie di dialogo che ci ha permesso di capire e conoscere un americano con origini Sanpierote. Mentre camminavamo per il paese, gli ho posto alcune domande e lui, con molta gentilezza e simpatia ha risposto con piacere. Ho così appreso che la sua ditta produce un milione di forme di formaggio l’anno, tutti formaggi con tipologia italiana, mezzani e stagionati. 
    La zona dove abita nel Wisconsin, Plimouth, è molto più fredda della nostra, ci sono grandi foreste, niente montagne, tante attività e tanto traffico. 


    Per lui l’Italia è un bel paese: la storia, l’arte e le persone aperte ne fanno un luogo importante, si sente però l’oppressione della burocrazia e il peso che lo Stato ha su qualsiasi cosa, a differenza dell’America dove c’è tanta più libertà in questo campo. Di suo nonno ha tanti ricordi e tante cose che gli ha raccontato riguardano la sua vita in paese e il suo primo lavoro a Schio nella ditta di legnami Peron: ha lasciato un diario dove sono raccontate molte cose della vita difficile che ha dovuto fare. Jim ha raccontato di aver provato una forte emozione percorrendo il sentiero delle “Vegre”: a ogni passo pensava ai tanti passi che anche suo nonno deve aver fatto, alla fatica e alle difficoltà che lo hanno costretto a emigrare. Questo è stato il suo quarto viaggio in Italia, ma nei suoi progetti c’è l’intenzione di venire con la famiglia per visitare le zone più belle e così tornare anche a San Pietro. Jim ha fatto visita anche il cimitero e si è soffermato sulla tomba dei bisnonni; ha detto che bisogna tenere i legami con la famiglia, nella sua fabbrica la foto del nonno è in bella vista e anche alcune immagini della sua  intensa storia. Infatti, lo stemma della sua ditta rappresenta la nave con cui Paolo Sartori è arrivato in America, lo stato del Wisconsin e le mucche che pascolano.

    Alla fine di questa sua breve visita, Jim ha ricevuto dall’Amministrazione Comunale il libro di Delmo Stenghele “I Protagonisti”, una stampa con raffigurato il comune di Valdastico e l’invito a tornare presto! 

    Posso dire che Jim e Sam sono stati cordiali, pazienti, simpatici e veramente alla mano! Lui ha lasciato come ricordo della sua visita dei berrettini e dei pezzi di formaggio perché i presenti potessero assaggiare le sue produzioni.  

    Per quest’uomo americano sarà stato sicuramente interessante ed emozionante poter vedere il paese del nonno e capire quanto bene ha fatto, per chi l'ha accompagnato  è stata senza dubbio un’esperienza speciale; auguro a Gino di continuare a mantenere i rapporti , perché anche se virtualmente, l’amicizia è sempre un sentimento che va coltivato, annaffiato, fatto crescere come una pianta. A tutte quelle persone che hanno accompagnato Jim e Sam e hanno cercato di far loro compagnia, va un grazie, specialmente alla traduttrice perché senza di lei, ogni parola sarebbe stata vana e  poco comprensibile! Un saluto, un caloroso abbraccio e Jim e Sam sono partiti, portando con loro tanti momenti vissuti nella mattinata, ma lasciando anche a noi un dolce ricordo del loro passaggio!

                                                                                                        Lucia Marangoni

    lunedì 24 marzo 2014

    I 30 anni del negozio "Nuvola Rosa" di Arsiero



    “Centro detersivi Nuvola Rosa: 
    una storia profumata che dura da 30 anni!”



    Sa di profumo, di pulito, di qualità, di impegno, di lavoro e di soddisfazioni la storia di Susanna e Franco che hanno festeggiato 30 anni di attività insieme! Iniziata il 2 febbraio 1984, la loro storia inizia rilevando un’attività di prodotti per la pulizia già esistente dal nome ALMA, situata in fondo al paese di Arsiero; Franco Zordan si cura dell’attività mentre Susanna Sbalchiero dal 1985 apre una profumeria con cabina estetica, in via Mezzavilla, sempre ad Arsiero, che viene chiamata NUVOLA ROSA. La loro vita insieme tra lavoro e famiglia va avanti con impegno e con il sogno di “crescere” sempre di più; anni dopo si trasferiscono davanti al ristorante “La Vigneta”, incorporando le due attività e prendendo così il nome di “CENTRO DETERSIVI NUVOLA ROSA”. Inizia così un compito di continua ricerca per offrire al cliente le migliori marche e prodotti di qualità, ampliando la scelta tenendo come punto di riferimento la qualità-prezzo. In seguito si sono trasferiti ad alcuni isolati di distanza , all’ex

    “Supermarket Valdastico” dove, con uno spazio maggiore, hanno potuto ampliare la scelta degli articoli con più prodotti industriali, detersivi, profumeria, articoli da regalo e tanto altro, con il marchio ACQUA E SAPONE. Oltre al cliente abituale, offrono un servizio puntuale a fabbriche e ristoranti di tutta la zona e delle valli limitrofe. Da febbraio 2014, hanno cambiato la marca diventando PRODET; sono affiliati al marchio nazionale e possono far fronte ad ogni esigenza con tredicimila articoli a disposizione del cliente. In questi 30 anni, i rapporti con le persone sono cambiati: le esigenze diverse e il continuo evolversi di pubblicità e quant’altro, non possono che dare la spinta per una continua crescita. L’impegno di questi anni, vista la conduzione famigliare, non è stato da poco: Susanna e Franco hanno lavorato e lavorano sodo, le ore non si contano, ma nonostante le tante vicissitudini che hanno vissuto, hanno avuto anche delle soddisfazioni. Anche Marco e Anna, i loro figli, quando gli impegni lo permettono, si affiancano ai genitori portando una ventata di giovinezza e di primavera! E’ piacevole vederli tutti insieme, mentre si danno da fare o conversano e consigliano i clienti! Il progetto per il futuro di Susanna e Franco è un ulteriore ampliamento della scelta di alcuni settori per evitare che le persone si spostino verso le città, così che riescano a trovare quello che cercano, senza fare tanti chilometri. Ci sarà quindi un aumento di articoli con la solita attenzione alla qualità e al prezzo. Oltre a questo, cercano anche di organizzare iniziative particolari, come nello scorso periodo Natalizio, dove il parcheggio antistante al negozio, si è riempito di bancarelle che hanno creato un movimento diverso. Per loro è stata un’esperienza positiva tanto che a iniziare dalla terza domenica di marzo, hanno organizzato ogni 3° sabato del mese, dalle 8.30 alle 19.30, “Il mercatino dell’Hobbista e …”, bancarelle con prodotti di artigianato locale realizzati a mano e molte altre novità!  Possiamo dire che questa coppia è orami consolidata sia nella vita che nel lavoro e credo che questo sia un pregio, perché lavorare costantemente uno a fianco dell’altro, è tutt’altro che semplice! Sabato 15 febbraio 2014, insieme ai figli e ai clienti presenti in negozio, hanno festeggiato la loro tappa con una splendida torta con
    decorazioni a tema (il fustino del Dash è stato il primo prodotto venduto…) e un brindisi di augurio! In questi periodi un po’ particolari, dove tante aziende sono in difficoltà, dove è sempre più difficile far quadrare i conti, dove lo Stato ti opprime con leggi e normative, doveroso è un augurio: ci sia sempre per Susanna e Franco, la voglia di mettersi in gioco, di continuare, di crescere, di lavorare. Per la loro famiglia sono stati e sono un esempio; da quel lontano 2 febbraio 1984 tante cose sono cambiate, ma la loro voglia di fare li ha portati fin qui, ora la loro esperienza e il loro continuo impegno, siano il motore che li farà proseguire sempre con entusiasmo!
                                                                Lucia Marangoni

    Lucia mi dice che è molto interessante


    domenica 23 marzo 2014

    W la primavera!

    Gavìo visto? Ne galo solo lusingà?
    Non importa... 
    oggi desidero dedicare 
    a TUTTI VOI questo video.
    Serena domenica e primavera a tutti!
     

    Ho un piccione che ha sostituito la sveglia...


     


    Vi avevo detto giorni fa che mi stavo facendo come amica una tortora, ma AGOS ha giustamente precisato che trattasi di piccione pavoncella.

    Mì la me fà pecà... la gà da éssar restà vedova (o vedovo) parchè prima i zera in dù e desso, da un toco, l'altro (o l'altra) no la vedo pì...
    ma vardè cossa che me toca a métare sula finestra par cambiar aria la matina...
    a me la gò catà sora el comò... là... come un sopramobile... con du schiti come regalo...
    la matìna la scomìnsia con quel glu-glu alle 7.15 e anca sa also la persiana no la se sposta...
    dopo, de scondòn, a ghe sfrégolo un biscòto sul pérgolo che... se el lo sà Renso... zé guéra... ma mì paràrla via no son bona...

    Potenza del nome

    [Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...