domenica 26 gennaio 2014

Le maschere italiane

Ai miei tempi, 
queste le maschere della tradizione, 
ma mi rendo conto 
che tanta acqua sotto i ponti è passata...
Visto che siamo in carnevale 
e che si parla di frittelle, 
crostoli e quant'altro, 
ricordiamo anche loro, 
forse con un po' di nostalgia.


La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da una parte, e “personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese”, dall’altra.
La carriera teatrale di Arlecchino nasce a metà del cinquecento con l’attore di origine bergamasca Alberto Naselli noto come Zan Ganassa che porta la commedia dell’arte in Spagna e Francia. Nel ’700 Goldoni lo introdusse nella commedia letteraria.
Abito: a pezze multicolore, maschera nera, dialetto pseudo bergamasco, astuzia, coraggio e poltroneria. Ebbe particolare fortuna nel ’700, durante l’800 la sua figura decadde per essere ripresa durante il teatro dei burattini, come protagonista di farse e di commedia per fanciulli.

 




Colombina è il nome di una maschera veneziana della Commedia dell’Arte.
È la scaltra servetta fidanzata di Arlecchino. È molto maliziosa e convince Arlecchino ad esaudire ogni suo desiderio, soprattutto a comprarle tutto ciò che desidera.









Pulcinella è una maschera napoletana della commedia dell’arte.
La sua creazione si deve, molto probabilmente, a Silvio Fiorillo da Capu che lo interpretò sul palcoscenico. Pulcinella indossa un camicione bianco con larghi pantaloni bianchi, ha un cinturone nero in vita, il ventre sporgente, scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una grossa maschera al viso che lascia scoperta sola la bocca; ha un naso ricurvo, le rughe sulla fronte e un espressione al quanto inquietante. Egli è un servo furbo e pigro, ha una tonalità di voce stridula e acuta, cammina in maniera goffa, gesticola in modo eccessivo, tanto che quando deve mostrare la sua gioia, lo fa in maniera plateale e senza risparmiare le sue energie vitali comincia a saltellare, danzare, cantare, gridare, ecc.






Balanzone (allegoria della Giustizia), conosciuto anche con il nome di Dottor Balanzone, è una maschera di origine bolognese.
Uomo dalle guance rubizze, veste sempre di nero ed ha una grossa pancia; è solito gesticolare molto, ma i suoi gesti sono sempre pacchianamente autorevoli ed eloquenti. Calza una piccola maschera che ricopre solo le sopracciglia e il naso, appoggiandosi su due grandi baffi. Indossa la divisa dei professori dello Studio di Bologna: toga nera, colletto e polsini bianchi, gran cappello, giubba e mantello.
Gode di molta stima tra le altre maschere che spesso si rivolgono a lui per un parere medico, e lui non nega il suo aiuto e coglie l’occasione per fare la cosa che più gli piace: parlare ed elargire pareri di nessun valore.









Brighella è una maschera popolare bergamasca, deve il suo nome al suo carattere attaccabrighe, insolente e dispettoso. E’ compare di Arlecchino, entrambi bergamaschi. Brighella però ci tiene a precisare che lui é di Bergamo alta, mentre Arlecchino è di Bergamo bassa.
Brighella è un tipo di servo avventuriero munito di coltello e pronto a qualsiasi azione e intrighi, il che ha dato origine al suo nome. Viene raffigurato con giacca e pantaloni decorati con galloni verdi; ha scarpe nere con i pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri. Sa suonare e cantare tanto che è chiamato pure “Flautino”. Goldoni lo ha introdotto tra le sue maschere trasformandolo talora in servo affettuoso e disincantato.





 



Pantalone è una maschera veneziana, rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso.
In seguito è stato trasformato nel saggio e buon padre di famiglia. Veste in velluto o stoffa rossa, con calze rosse e berretto. Non abbandona mai la borsa con i suoi averi.
Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, si sbrigavano a piantare la bandiera di San Marco su ogni pezzo di terra che trovavano. E’ chiamato il Magnifico.







 


Gianduja è una maschera popolare torinese di origini astigiane. Il suo nome deriva dalla locuzione Gioann dla doja ovvero Giovanni del boccale.
Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino “Gianduiotto”.
E’ un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. E’ un galantuomo allegro dotato di buon senso e coraggio che ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola.
Scaltro e arguto, ha un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. Nella tradizione carnascialesca si affianca a quelle medioevali di Ballanzone per Bologna, Pantalone per Venezia, Pulcinella per Napoli ecc.










Stenterello è la maschera tradizionale di Firenze. Conosciuto come l’unica maschera del Carnevale e del Teatro fiorentino. Dal naso prominente, Stenterello è il tipico personaggio fiorentino chiacchierone, pauroso ed impulsivo; ma anche saggio, ingegnoso e pronto a schierarsi dalla parte del più debole, anche se la tremarella gli mette spesso i bastoni tra le ruote. Assieme alla risposta pronta, ha sempre battute pungenti, espresse in vernacolo fiorentino, non volgare ma mite e brioso. Indossa il tricorno nero o una lucerna con fregio, una giacca (zimarra) o giubba a falde di color azzurro chiaro o blu, sopra ad una sottoveste sgargiante, panciotto giallo canarino, dei calzoni corti neri (a volte neri e verdi), una calza di cotone rossa ed una fantasia, o due diverse tra loro ma a righe, scarpe a fibbia basse, ed una parrucca bianca con codino all’insù.




 


Meneghino è una maschera lombarda che nasce nel Seicento. Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. “Domenighin” era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Durante l’insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo. Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, ancora oggi è protagonista dei carnevali milanesi.






Rugantino è una maschera del teatro romano. Questa maschera impersona un tipico personaggio romanesco, er bullo de Trastevere, svelto co’ le parole e cor cortello, il giovane arrogante e strafottente ma in fondo buono e amabile. L’aspetto caratteristico di Rugantino è l’arroganza, infatti il suo nome nasce dalla parola romanesca ruganza ovvero “arroganza”. Rugantino era vestito da sbirro; indossava pantaloni, gilet e giacca rossi, calzava scarpe con grandi fibbie e portava un cappello a due punte. Il suo nome deriva senza dubbio da ” rugare” cioé brontolare, borbottare, come una pentola d’acqua che ribolle.
Con il tempo smetterà l’abbigliamento militare e, vestiti panni civili, smusserà il suo carattere negativo per assumere un carattere più pigro e bonario che ne farà l’interprete di una Roma popolare ricca di sentimenti di solidarietà e giustizia.
Indossa pantaloni, gilet e giacca rossi, calza scarpe con grandi fibbie e porta un cappello a due punte.

22 commenti:

  1. Tusi... sfoghéve stasera, parchè domàn gavì da fare i seri, parché zè postà roba seria...

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  2. Eh, si. Desso par un tochetèlo staremo siti!

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  3. Chi si riconosce in questi personàggi fra i buontemponi del blog ? o chi riconosce qualcuno del blog ?

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  4. 13:27 ..trasmissione del pensiero Cicara . Ghetù finio de ingroparte ?

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  5. Ste boni ragassi, no ste sognàrve de petàrghe sù i numi dele màscare a nissùni che i podarìa anca arnibiàrse o rissolàre el naso come che i diséa stiàni.
    Vedo anca mì che le incarna cualche virtù o diféto de cualchedùn, ma mejo ca lassémo tuto chieto...
    Se el DON el ne dà el lasciapassare... podarìssimu fursi tentàr con lù a far 4 ridàde, visto che el dimostra sempre de avere spiccata predisposissiòn al'ironia e el ne invita sempre a trarla in mucca...
    Don ne detu el via libera?

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  6. Digo mi:
    Cicara=Pantalone
    Odette=Pantalone
    Alago=Pantalone
    Carla=Pantalone
    Heidi=Pantalone
    Gino=Pantalone
    Vento della Valle=Pantalone
    Musso=Pantalone
    Don=Pantalone/Balanzone/Stenterello
    Agostino=Pantalone
    Floriana=Pantalone
    Petarèlo=Pantalone
    .......

    insoma, gavì capìo el conceto, semo inTalia, veneti po', con lagravante dessare vicentini e de aver vudo un vescovo come Zinato.
    Al Don ghe concedemo tre titoli, cal se li merita.

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    1. BONA !!!!!! Mi aceto volentiera e te ringrasio de averme paragona' a PANTALONE .Come d'altronde penso che se sente un po' tuti i TALIOTI in sto momento politicoecoonomicofinansiario.............ecc.ecc.Ma me piasaria savere TI a chi te paragunitu?????????? Esigo na risposta ciara e neta . OH sensa rancore chiaramente .CIAO

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    2. Pantalone, orpo! scusame, ma me pareva ovvio.

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    3. par mi gostin xe un dei due Daft Punk mascarà che ga vinto i Grammy Awards 2014 ?

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    4. Lusingato !!! ti ringrazio se è inteso nel senso buono.Se invece è un doppio senso ti ringrazio lo stesso pero' ti chiedo almeno di farmelo capire.Almeno ci facciamo quattro risate insieme non ti pare??

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    5. senso buono, senso buono ! Per il talento che merita i Grammy Awards, anche.
      CIAO

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  7. e Philo ? e Obelix ? e Jo Condor ? e Anonymous ? e Biscaro ? e Sculiero ? e Gianni ? e e e..........

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  8. Velà, velà,.. valtri pillowslipshakers a si sempre piini de moche. Ste un fià chieti, anvedì mìa chel sommo Philo ga invità tuti alla meditabonderia? Féve un gireto a Canossa, che desso sarìa anca la staiòn giusta. E pò, a si tuti magioreni e con le avarole anca sul culo, a no ghi mia bisogno de autorisassiòn dal quipresente.
    Purtuttavia mi punge vaghezza che, essendo le moche bele fin che el xe curte e che ogni bel balo stufa, eviadestopasso, sarebbe d'uopo rivolgere i talenti a più costruttivi commenti inerenti l'oggetto del post e non farla pì fora dal vaseto e gnanca dò pal manego. Altrimentemente i potenziali commentatori posati noi se tegne mia in bon de missiarse agli incorreggibili bagoloni e noi se fa pi vedare. Granfati che no sarì boni a tirar fora un pensiero acconcio e meditato (uno) sui post dell'eccidio, dei forti, ma anche su quelli più leggeri, eviadiscore ndo?

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  9. P.S: Gli Imperiali erano gente seria, non si perdevano via in baloccamenti e trastulli goderecci come i serenisimi o gli italioti. Conoscete una maschera imperiale per caso? No, vero? Eco, vitu, che go reiòn.

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    1. Donne, sapete che in Germania, Austria, a Carnevale, le nostre colleghe prendono il potere, tagliano le cravàtte degli uomini incontrati per strada ecc.................Il Schemenlaufen, dove si vede il Roller con il Gröll, il Scheller con il Gschall, tutti mangiano i faschingskrapfen (frittole tedesche),
      ALAAF ! alaaf !
      Gente seria, proprio DS, quelli che danno le chiavi delle città ai pazzi il giorno di Carnevale.

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  10. Go provà mi a mettere comenti pi seri, ma quà, nessun risponde........................ neanche Lei Signor Sponcio !

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    1. Ma varda chel Don l'è serio anca quando chelfà el tontolòn; e quando chel fa el serio, el fa anca el tontolòn, cussì el par difarente, ma l'è sempre l'stesso.. domandeghe al Philo, carlo conosse ben!

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    2. eh si ciò, fare el tontolòn xe tuta na Siensa.

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  11. X tutti gli amici ANONIMUS ,era stato proposto di darvi il nome del luogo come identificativo pero' capisco che in certi casi risulta troppo palese;ma almeno un numero in modo che anche dall'altra parte si possa avere la certezza che si sta' dando la risposta alla persona che si desidera.Spero di essere stato capito .ciao

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    1. bravo AGOS bona idea no te conosso ma te me si simpatico

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