LEZIONI DI VOLO
“Pericolo in agguato, all’imbrunire…”
Era un tranquillo e assolato pomeriggio estivo: niente rumori nell’aria, una quiete tipica dei pomeriggi afosi, ma nella piazzetta dei Checa a San Pietro Valdastico tutta quella pace era destinata a durare poco. Sotto alle “stelarésse” un nido era in bella vista e al suo interno un pigolio continuo faceva capire che era abitato da piccoli uccelli ormai pronti per il volo. La loro mamma, una bella "sisìla" era indaffarata a cercar cibo e, di tanto in tanto, arrivava al nido e riempiva quelle piccole bocche sempre piene di fame. Erano quattro uccellini che non avevano ancora tutte le piume, ma di lì a poco, sarebbero stati completi come i genitori. Si avvicinava il momento del primo volo: era una prova difficile e, guardando verso il basso, i quattro fratellini si spaventarono molto per l’altezza e non avevano certo il coraggio di provare a volare: aspettavano le lezioni di volo che avrebbero ricevuto e intanto rimanevano tranquilli al sicuro dentro al loro nido, accuditi dai loro genitori; Ma non sapevano che quello era il pomeriggio della loro prima prova e, mentre nella piazzetta vicina il vociare dei bimbi riempiva l’aria, iniziò per loro il primo volo. Al richiamo della mamma che volava in cerchio lì intorno, con un po’ di paura e di titubanza, uno alla volta gli uccellini si gettarono in picchiata giù dal nido: l’impatto con il vuoto fece battere più forte i loro piccoli cuori, ma quando cominciarono a sbattere le ali, prima un po’ timidamente, poi con un battito più ritmato, assaporarono la gioia di volare! Sbattevano le ali, cinguettavano felici mentre la loro mamma li teneva sotto controllo: i pericoli per loro erano tanti! Poi, ad uno ad uno, fecero ritorno al nido e si raccontarono quello che avevano provato in quella nuova esperienza. Si rilanciarono poi nel vuoto e, sbattendo le ali salirono più sù, in alto dove si godeva di un magnifico paesaggio: si sentivano padroni del cielo, impararono a lasciarsi trasportare dalle correnti d’aria, si divertivano a fare picchiate e poi a risalire veloci. Questi loro giochi duravano poco: dovevano tornare ripetutamente al nido per riposare un po’, riprendere fiato e forze perché non erano allenati, ma, di lì a pochi giorni, sarebbe stato tutto diverso…allora sì che si sarebbero divertiti moltissimo! La loro mamma aveva più volte spiegato loro quali erano i pericoli a cui sarebbero andati incontro: prima di tutto il cadere dal nido avrebbe certamente voluto dire morte sicura e poi, una volta iniziato a volare, dovevano guardarsi dai gatti, astuti felini che cercavano di continuo di catturare i piccoli volatili. Il gatto? Ma poi cos’era un gatto? Mah! Per il momento tutto era tranquillo e i quattro fratellini si assopirono stanchi di quei primi, interessanti e faticosi allenamenti. Si risvegliarono pieni di fame e la loro mamma non era con loro: si misero a pigolare tutti insieme e di lì a poco ecco arrivare il cibo! Aprirono i becchi mentre la mamma depositava nelle loro grandi bocche piccole mosche o vermetti che erano una vera delizia! Ora erano pronti per ricominciare a volare negli spazi del cielo azzurro e uno alla volta spiccarono il volo con più sicurezza, con più gioia e senza nessuna paura. Che bello librarsi nel cielo, rasentare i tetti, sfiorare i muri, incontrare altri uccelli, cinguettare felici! Così tra una picchiata e un volo planare, non si accorsero che stava arrivando l’imbrunire e che, uno ad uno, tutti gli uccelli erano spariti. Sentivano i richiami della loro mamma e si affrettarono a tornare al nido seguendo quei sicuri richiami. Solo uno di loro si attardò: aveva visto una mosca appoggiata su di un fiore, più in basso ed era deciso a cominciare a procurarsi da solo il cibo: mamma ne sarebbe stata contenta! Volò dolcemente in basso e si trovò quasi raso terra dove scorse delle briciole appena cadute da una tovaglia…mmmm... Che bontà! Molto meglio dei vermi o delle mosche! Questo era sicuramente un cibo migliore! Stava beccando tutto contento, quando da dietro un vaso di fiori, apparvero due occhi gialli, poi dei grandi baffi e quattro zampe che si muovevano lentamente verso di lui…Che strano animale! Che sia un nuovo amico? L’uccellino restò fermo ad aspettare, sbatté le alucce in segno di saluto, ma il grosso animale rimase fermo, immobile, con lo sguardo fisso su di lui… Forse non era un amico, pensò l’uccellino e cominciò a sentire un po’ di paura e il suo piccolo cuore cominciò a battere forte, forte… pensava al sicuro del suo nido, ai suoi fratellini, alla sua mamma! Ad un tratto un sibilo si sparse nel silenzio e un continuo volare, un forte garrire riempì l’aria...Il piccolo non capiva più nulla, ma vide che la sua mamma, insieme ad altri uccelli cercava di spaventare quel misterioso animale che non aveva certo buone intenzioni! Intanto, il gatto cercava di allontanare con veloci zampate tutti gli uccelli, cercava di tenere d’occhio il piccolo e di proteggersi dalle beccate che arrivavano sulla sua testa, sulla coda, su tutto il corpo. Era una lotta a cui non era abituato a cui era difficile poterne uscire vincitori e se aggiungiamo che in quel mentre una donna, armata di scopa uscì dalla porta di una casa e si mise a urlare come una matta per spaventare l’animale...vista la mal parata, il gatto decise di darsela a gambe levate e di cercare altrove qualcosa da cacciare! L’uccellino tremante si guardò intorno …l’aveva scampata bella! Guardò con aria supplichevole la signora che lo aveva preso in mano e lo stava accarezzando, cosa sarebbe successo ancora? Ma la donna, dopo averlo rassicurato con dolci parole, lo appoggiò sul davanzale di una finestra un po’ più in alto ed entrò in casa sapendo che così facendo, la mamma sarebbe presto venuta a riprenderlo. Accadde proprio così, quando la pace tornò nella piazzetta, mamma sisìla, si avvicinò al piccolo e lo rassicurò così che potesse riprendere il volo e tornare al nido. Lo aspettavano trepidanti i fratellini che al suo arrivo pigolarono forte e sbatterono le alucce dalla felicità. Ora, al sicuro del nido, il piccolo pensò alle avventure che aveva vissuto, capì quanti erano i pericoli per lui e per i suoi simili ; ringraziò l’intervento della mamma e della signora che lo avevano salvato da una fine sicura. Era tutto passato, la paura svanita, il tremore non c’era più , il piccolo chiuse gli occhietti e sentì il caldo tepore del nido, la vicinanza dei fratelli e le dolci coccole della mamma….si addormentò cullato dai rumori della notte e pensò che l’indomani sarebbe stato un altro giorno pieno di voli e d’avventure meravigliose!
Lucia Marangoni
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