lunedì 2 aprile 2012

Storia dell'emigrazione dei "Sampieroti" in Belgio di Eugenio Toldo (Prima parte)

(Notizie raccolte fra i paesani da Gianni Fontana “Giani dell’Argenta”)


            L’emigrazione dei sampieroti in Belgio ebbe inizio dopo il ritorno dal profugato conseguente alle battaglie della prima guerra mondiale sul nostro territorio. Era circa l’anno 1920. Nel nostro paese, distrutto dagli eserciti Austro-Ungarici non c’era possibilità di lavoro se non per muratori e manovali addetti alla ricostruzione delle abitazioni.

            Furono numerosi i paesani che presero la via del Belgio dove c’era gran richiesta di manodopera per l’industria pesante e la maggioranza di loro si concentrò in Vallonia, dove si parlava francese. Molti furono occupati nelle miniere, nelle cave di pietra e nei boschi.

            I pionieri di quell’epoca furono, nel 1923:
  • Bonato Pietro
  • Bonifaci Stefano (Cassogno)
  • Bonifaci Basilio
  • Lucca Battista (Menonce)
  • Lucca Giuseppe
  • Lucca Antonio
  • Lucca Pietro
  • Lucca Gilio
  • Pierotto Primo

            Delle persone citate una parte rimase in Belgio, altre ritornarono in paese.

            Coloro che sono rimasti richiamarono dal paese famigliari e amici; per esempio Bonato Pietro accolse i fratelli Giuseppe e Matteo nel 1925.
Bonifaci Basilio, sposato con Pierotto Giovanna, chiamò con sè le cognate Catterina, Guerrina e Maria (famiglia Gada).
Spesso, alcuni richiamarono in Belgio ragazze che conoscevano o fidanzate e si sposarono.
Bonato Pietro sposò Pierotto Catterina (nella),
Bonato Matteo sposò Pierotto Guerrina (rina);
altri paesani sposarono ragazze belghe.

            In quel periodo, anni 1923 - 1930, il Belgio era in pieno sviluppo economico, grazie anche alle entrate del Congo Belga, sua colonia; era molto sviluppata l’industria pesante, in particolare la siderurgia, le miniere di carbone, i forni da calce, le vetrerie, l’industria chimica.
Era molto richiesta manodopera nell’industria del trasporto su rotaia, già all’avanguardia in Europa. Le miniere di carbone erano diffuse in tutto il Belgio ma i sampieroti erano concentrati principalmente a Charleroi, Tamines e Marcinelle.

            L’emigrazione riprese fortemente dopo la seconda guerra mondiale, forse il momento più tragico della disoccupazione in val d’Astico. Altri paesani emigrarono in Belgio. Nel 1946, grazie ad un accordo italo-belga, il Belgio accettò operai per le miniere di carbone con l’impegno di spedire in Italia  giornalmente Kg. 200 di carbone per ogni operaio occupato. Questo accordo tuttavia, avendo l’Italia grande bisogno di fonti energetiche, non ebbe riconoscimento e addirittura disonorò i nostri governanti perché passò come uno scambio carbone contro manodopera.
Una filastrocca in voga a quel tempo così recitava: “Il minatore, sentendosi umiliato, diceva: il mio paese mi ha scambiato per un sacco di carbone”.

                                                                                                                               Eugenio Toldo

Nessun commento:

Posta un commento

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...