Disegno di Cinzia Giacomelli
Era una notte chiara e splendente, la luna piena illuminava tutto il paesaggio, mentre alcune zone d’ombra sembravano ancor più scure. Bella , luminosa, magica…la luna e le stelle rendevano il cielo come un quadro meraviglioso e, mentre Giovanni stava ad ammirare, tanti pensieri gli passavano per la mente. Ormai era cresciuto, ma le storie sentite nelle stalle, durante le fredde sere d’inverno, riecheggiavano ancora nella sua testa e un brivido di paura scosse tutto il suo corpo. Ma fu un attimo, la notte non gli faceva paura, anche se era abitata da strani personaggi; lui ci credeva poco, anzi, cercava di non pensarci, perché tutte quelle storie erano cose da bambini.
Pensò che sarebbe stata la notte giusta per fare quello che doveva, ma decise di aspettare qualche giorno così che la notte fosse meno chiara , che la notte celasse i suoi movimenti e che la piccola luna illuminasse solo il sentiero per arrivare al torrente. Sì, proprio al torrente, lì avrebbe potuto fare quello che lo avrebbe aiutato a sopravvivere catturando trote e marsoni (scazzoni) tanto da cambiare il solito menù fatto di polenta, formajo, minestron, late…Giovanin, così era chiamato ,( in paese si tramandavano i nomi da generazioni, quindi per distinguersi si abbreviavano o si modificavano) era uno a cui piaceva il rischio,sapeva che il Guardia- pesca era all’erta , ma lui, come tanti altri, cercava di procurarsi il cibo in quel modo un po’ fuori-legge… la fame gli dava coraggio e quando sentiva il cuore battere forte, e un po’ di paura, si diceva che lo stava facendo per un giusto fine: portare qualcosa a casa per sfamare la famiglia! Non era solo coraggio, non era andare contro la legge, non era semplicemente correre rischi: era un gran bisogno di sfamarsi…
Passarono alcuni giorni e la bella tonda luna iniziò il suo declino, così una notte, Giovanin si avviò per il sentiero che portava sotto al paese di San Pietro e arrivò sulla riva del torrente: i bianchi candidi sassi brillavano nella notte mentre il gorgoglio dell’acqua, scendendo e accarezzando i ciottoli , raccontava storie fantastiche.
Buio e silenzio: atmosfera ideale per catturare qualche trota o per spostare i massi e prendere i marsoni, senza essere visti. Era arrivato lì con in spalla il “ràbio” e la “cunèla” attrezzi indispensabili per pescare di notte. Con gli occhi attenti, la mente sveglia, corpo vigile, gambe veloci, furbizia e ingegno….erano queste le qualità del giovane ed era grazie a queste sue “doti” che non era mai stato preso con le mani nel sacco!
Era lì che osservava attentamente il letto del torrente e iniziare il suo lavoro, quando un rumore nel sentiero poco lontano, lo fece trasalire… con passi leggeri uscì dall’acqua e si accovacciò vicino ad un cespuglio depositando a terra i suoi attrezzi…
Sentiva solo i battiti del suo cuore, il suo respiro che sembrava il soffio di un “mantèse” , cercava di trattenerlo per non far rumore; la tensione che sentiva in tutto il suo corpo era fortissima e un unico pensiero occupava la sua mente: lo avevano beccato! Ma poi, i rumori si fecero più vicini e capì che era qualcosa di insolito, di strano, di fuori dal comune…
Il fruscio tra i cespugli era accompagnato da voci appena bisbigliate, suadenti, leggere che cantavano melodie mai sentite. Un lampo gli passò nella mente:il racconto degli anziani che descrivevano delle creature che vivevano sulla “Scaffa”proprio sopra il paese, donne che scendevano di notte al paese a prendere l’acqua o al torrente a lavarsi ed ammaliavano gli uomini…che facevano incantesimi e chissà che altro…le Anguane!
“ Vuoi vedere-pensò il giovane- che sono proprio le Anguane??” Ma allontanò il pensiero, ora sì che aveva paura, tante erano le dicerie che si raccontavano si queste creature, anche se a dire il vero fino a quel momento aveva pensato che tutti quelle storie fossero frutto di una fervida fantasia. “La scaffa delle Anguane” era da sempre un luogo da evitare: era la casa di queste creature e mai nessuno osava disturbare la loro dimora. Si sporse un po’ dalla sua posizione , la luna rischiarava appena la notte e sul pelo dell’acqua sembrava fossero sparsi tanti brillanti, mentre il torrente pareva diventato più calmo e tranquillo…E fu allora che le vide e restò stupito e allo stesso tempo incantato: le dolci creature erano immerse nell’acqua e giocavano allegramente. Giocavano, danzavano, cantavano in quell’atmosfera quasi irreale e lui si sentiva come dentro un’altra dimensione, in un altro mondo e rimase ammutolito e quasi stregato da ciò che i suoi occhi stavano vedendo. Non erano brutte o vecchie, come a volte aveva sentito nei filò, ma erano dolci, delicate, leggere ,fluttuanti, con voci armoniose e i lunghi capelli , a lui sembravano bellissime anche se non poteva vederle completamente perché erano immerse nell’acqua per buona parte del corpo. ( si diceva avessero zoccoli da capra). Rimase lì a guardare quell’inconsueto spettacolo e una di loro catturò la sua attenzione : era piccola, minuta, ma le sue movenze erano dolci e sensuali, più di tutte le altre: I suoi lunghi capelli erano biondi e tutti ondulati e sembrava danzassero con lei in modo armonioso. Dopo un po' di tempo le vide uscire, avviarsi per il sentiero, passare per il paese e inoltrarsi, passando per il bosco, verso la loro “scaffa”. Ritornò a casa e quella notte non riuscì a prendere sonno tanti erano i suoi pensieri e le sue emozioni. L’indomani, preso dalla curiosità, decise di vincere la sua paura e di salire verso quel luogo, tanto proibito. Iniziò il suo cammino con le gambe che tremavano e , dopo una difficile arrampicata, si trovò in un largo spazio: si arrestò per capire se poteva continuare e, visto che il silenzio era rotto solo dal canto degli uccelli, decise di proseguire con prudenza e arrivò in uno spiazzo da dove si vedeva l’intero paese sottostante. Trovarsi lassù gli dava un senso di libertà, di gioia ma allo stesso tempo temeva di essere scoperto, imprigionato e chissà quale fine avrebbe fatto! Ammirò il suo paese, le piccole case, il torrente, le strade, le persone: da lì tutto sembrava più bello e luminoso! Proseguì fino ad arrivare ad una specie di costruzione: era come una gran palizzata che addossata alla roccia formava un sicuro riparo; tutta coperta d’edera e di piante di fiori colorati, quasi non si notava ,ma era certo che quella fosse la casa delle strane creature di cui tutto il paese era a conoscenza ! Avrebbe potuto vantarsi con i suoi amici di essere stato fin lassù, di aver visto la loro dimora e di averle viste giù al torrente..,ma mentre quei pensieri gli facevano compagnia, sentì ancora quelle voci, quel fruscio e, senza voltarsi prese la via del sentiero,inciampò, cadde a terra, rotolò velocemente fino ad arrivare quasi in prossimità delle case. Rotolando si era graffiato in più parti con “russari e spinari”che costeggiavano il sentiero, ma per fortuna nulla di rotto, nulla di grave.. sarebbe stato imbarazzante raccontare quella stupida caduta! Passarono i giorni e Giovanin ogni notte tornava al torrente e aspettava l’arrivo delle Anguane, ma senza esito: sembravano scomparse! Una notte, dopo una “brentana”, il torrente Astico era diventato grosso e impetuoso e il rumore dell’acqua che scendeva tra i sassi si sentiva fin sù al paese e anche da lì metteva paura…Il giovane si avviò frettolosamente verso quel fragore: aveva piazzato una “rè” e voleva verificare se era ancora al suo posto o se la furia dell’acqua l’aveva portata via…Noncurante del pericolo, si avvicinò al torrente : dal giorno in cui aveva scoperto la casa delle “Anguane”, non aveva fatto parola con nessuno, nemmeno quando all’osteria, davanti a “un’ombra” di vino, i suoi amici volevano strappargli il segreto di tutti quei graffi, dei lividi che aveva sul corpo. Avevano fatto mille ipotesi: i graffi di un gatto o di una “tosa” che si era ribellata alle sue attenzioni… ma lui non si era fatto sfuggire nulla, nemmeno una sillaba di quello che gli era accaduto: era un segreto solo suo e così voleva che rimanesse. Il rumore assordante, in quella tarda sera, gli aveva fatto scordare le Anguane: quella non era certo una notte per fare il bagno, pensò raggiungendo le rive di quel torrente diventato come un enorme fiume… salì con attenzione sopra un grande masso: l’impeto dell’acqua trascinava nella sua corsa tronchi, rami, pezzi di legno, muschio e tutto quello che riusciva a strappare nel suo percorso.
Una notte dove sarebbe stato saggio restarsene a casa, pensò Giovanin scrutando intorno a sé e decise di fare ritorno al paese: della sua “rè” non c’era traccia, inghiottita , trascinata, strappata chissà dove! Ma, posando lo sguardo più a valle, qualcosa di strano catturò la sua attenzione. Tra le onde grigiastre vide una donna che cercava in tutti i modi di aggrapparsi a qualcosa, era impigliata in qualcosa, mentre la corrente sembrava trascinarla sempre più lontano. Non ci pensò due volte, si gettò in acqua e cercò di arrivare prima possibile per cercare di salvare quella giovane che con gli occhi colmi di disperazione , cercava aiuto. “Solo un’incosciente può agire così” pensò in un attimo di lucidità, ma si aggrappò ad un albero e cercò di prendere la sua mano per tenerla salda e trascinarla verso riva. Ma più di un tentativo andò a vuoto e si sentì perduto…radunò le forze rimaste e con un ultimo sforzo riuscì ad uscire da quell’inferno d’acqua scura. Prese la ragazza tra le braccia e la distese in un prato vicino, poi stremato si gettò a terra per riprendersi dallo sforzo e dallo spavento. Respirando a fatica realizzò che era stato fortunato, che con il torrente in quelle condizioni, non era facile uscirne vivi e ringraziò Dio e tutti i Santi per averlo protetto! Ad un tratto sentì un gemito e la ragazza si svegliò e lui riconobbe l’esile giovane dai capelli ondulati ; posò lo sguardo sul suo bel corpo: aveva addosso pezzi della sua “rè” ma con stupore si rese conto che… aveva gli zoccoli da capra, quindi… era un’Anguana!!!! Il suo primo istinto fu quello di fuggire via velocemente( sapeva dai racconti cosa gli sarebbe successo), ma si sentì prendere dolcemente per la mano e la giovane gli parlò con voce delicata e tremante. “Ecco- pensò il ragazzo -ora mi fa un incantesimo o i trasforma in pietra o chissà che altro!!”Ma non fu così, no, la ragazza per ringraziarlo del suo coraggioso gesto, gli promise che non avrebbe fatto nulla contro di lui in alcun modo, ma che lui doveva farle una promessa: non parlare mai con nessuno di quel loro incontro! Dolcemente si avvicinò al suo corpo e accarezzandolo gli posò un dolce bacio sulle labbra, mentre lui, estasiato, non riusciva a muovere un muscolo, a pronunciare parola e non si capacitava di quello che gli stava accadendo. Quando ritornò in sé fece la sua promessa ma chiese di poter rimanere con lei, incontrarla, starle accanto, esserle amico…ma tutto questo non era possibile: lei era una creatura fatata che viveva tra boschi e corsi d’acqua, la loro storia era destinata a finire lì ! Si allontanarono dal prato ognuno per la sua via, con la tristezza nel cuore di chi aveva avuto la certezza che non ci sarebbe stato futuro…
Giovanin tornava sempre in quel luogo, dove riviveva momenti tragici ma anche stupendi :non rivide mai più la sua Anguana ma nel prato dove l’aveva deposta dopo averla salvata dalla furia dell’Astico, era rimasta sull’erba la sagoma del suo corpo e vicino anche quello suo, segno dei pochi momenti di magia che avevano passato insieme. Il segreto rimase sempre custodito nel suo cuore e, quando sentiva parlare delle Anguane e delle loro stregonerie, sorrideva perché solo lui sapeva di aver avuto la fortuna di conoscerne una, di averla salvata grazie alla sua “rè”, di essere stato baciato da lei senza che gli fosse accaduto nulla di tragico e terribile!
Chissà se Giovanin, col passare degli anni, avrà raccontato ai suoi figli o ai suoi nipoti la sua fantastica storia o se questo segreto lo sappiamo solo noi?
Lucia Marangoni