Le coincidenze, i fatti, le fatalità

 





Sono certa che spesso ci si trovi al momento giusto, nel posto giusto, con le giuste persone, perché qualcosa debba accadere; si chiamano fatalità che spesso, nel bene e nel male, possono cambiare il corso della vita o più semplicemente, possono dirci qualcosa o farci vedere i fatti da un’altra angolazione.  A volte, gli accadimenti della vita, ci fanno dire che è stato il fato, il destino o il caso, e che sono stati la causa determinante  per l’evolversi di una situazione, sia in positivo che in negativo. 

Era una sera di luglio e avevo visto che ad Arsiero presentavano un libro di cui avevo sentito parlare, così per cambiare il corso della serata, mi sono recata in piazza dove, attorno alla fontana, erano posizionate le sedie e quello che serviva per l’evento. Ho acquistato il libro e mi sono seduta: c’era una bella arietta fresca, ma dai bar limitrofi musica e schiamazzi non mi davano il senso di mettermi all’ascolto e ho anche pensato di andare via… ma poi mi sono concentrata e ho seguito il dialogo tra la scrittrice e il suo interlocutore. A un certo punto, una frase, in un contesto della storia, mi ha fatto emergere dei ricordi su dei racconti di mia mamma e così alla fine, mi sono fatta autografare il libro, raccontando all’autrice di questi frammenti di ricordo e della contra' dov’era nata e vissuta mia mamma. Lei mi ha guardato negli occhi e mi ha risposto che la contra' di cui parlava, ma che mai viene nominata nel libro, era proprio quella: Contra' Malleo, di Calvene. Abbiamo un po’ chiacchierato con piacere e così ho scoperto che i cognomi dei nostri avi sono gli stessi e chissà, potevamo anche essere lontani parenti. 

Nei giorni e sere successive, ho iniziato a leggere il libro, trovandovi i nomi di tanti luoghi nominati da mia mamma e così sono andata a riguardare le cartoline che mio papà e mia mamma si mandavano da fidanzati. Si erano conosciuti perché mio papà caricava Malga Erio ed era andato in cerca di un casàro; venuto a conoscenza che il fratello di mia mamma, Antonio, era esperto in questo lavoro, lo aveva “cordato” (dal verbo “cordare” che significava assumere, avere in parola). Poi per un paio di notti ho sognato mia mamma e mi sembrava che volesse dirmi di andare a trovare suo fratello che vive ancora in quella contra'. Mettendo unite le varie cose, ho capito che dovevo recarmi in quei luoghi per rivedere mio zio, ma anche per ripercorrere quelle strade che tanto avevo percorso per andare a trovare mia nonna e i fratelli e le sorelle della mia mamma con le loro famiglie, che abitavano a poca distanza l’uno dall’altro. Era una festa quando arrivavamo, la nonna era felice e in tutte le case, eravamo accolti con gioia e non sapevano cosa tirare fuori per farci festa; così ogni domenica pomeriggio quello era il solito itinerario che facevamo insieme per salutare la nonna, gli zii e i numerosi cugini. Sulla scia di questi ricordi, una mattina di buonora sono partita e lungo la strada mi pareva di essere ritornata a quei tempi, mentre nel tragitto riecheggiavano le parole dei miei genitori, dei loro ricordi e di qualche particolare fatto che era capitato. Arrivata in contra' Malleo, ho ripercorso il viottolo che porta alla casa di mio zio Antonio che a novembre compirà 99 anni e che vive lì con una badante, perché non vuole staccarsi da quel luogo che è stato casa per tutta la vita. L’ho trovato nell’orto sotto casa ed è stato un bel momento, ci siamo commossi entrambi e abbiamo chiacchierato ricordando le tante persone che non ci sono più e i tanti fatti che le avevano legate. Arrivati poi a casa sua, mio zio mi ha raccontato di come anche quel posto si sia svuotato lentamente, che pochi erano rimasti e dei tanti motivi per cui era legato a mio papà; ho passato un paio d’ore con lui e gli ho promesso di tornare presto a fargli visita. Dopo averlo salutato, sono andata un poco più su per ammirare il paesaggio che si vede da quei luoghi e nel ritorno mi sono sentita sollevata, in pace, con la sensazione che avevo fatto qualcosa di buono, ma più di tutto che sentivo di dover fare. Dopo qualche settimana ho saputo che il libro “Promettimi che non moriremo” sarebbe stato presentato al “Portego” a Pedescala e ammetto di essere stata contenta. Mi sono resa disponibile per preparare la sala ed essere presente alla serata, visto che il periodo coincideva con  le ferie di tante persone della Pro Loco. La serata del 6 agosto, con Mara Carollo e Alberto Toldo è stata piacevole e si è respirato un’aria di semplicità e di “casa”, come mi ha detto Alberto “Mi sembra di essere a porta a porta!”.  Mentre l’autrice raccontava, io pensavo a mia mamma e al nostro essere lì quella sera, proprio a parlare della sua contra', dei luoghi a lei tanto cari e anche se lei non c’è più, mi è sembrato di farle un omaggio. Quella sera ho ringraziato Mara per il suo libro perché, grazie ai ricordi che hanno risvegliato in me, ho cercato di ripercorrere strade quasi dimenticate, ho rivisto persone, ne ho ricordate tante altre e più di tutto mi sono tornate alla memoria le mie radici. Forse è stata una fatalità che alcune situazioni siano state favorevoli perché tutto questo accadesse, ma io credo che qualcosa di misterioso, forte e inspiegabile, spesso ci induce a fare determinate scelte, a prendere alcune strade. Se non fossi andata, se non avessi parlato, se, se… ma intanto qualcosa di bello è accaduto e di questo sono grata a Dio che ogni tanto mi mette sulla strada qualche persona particolare che mi aiuta nel cammino della vita. Nel tornare dalla mia visita al Malleo, rivivendo emozioni e ricordi, ho scritto alcuni pensieri che mi sono venuti così di getto e che metto di seguito a questo mio scritto così da spiegare i sentimenti che in una  mattina di luglio mi hanno accompagnata nel mio tragitto da Pedescala, poi Arsiero, Cogollo, Mosson, Caltrano, Camisino, Calvene, Mortisa e infine al Malleo.

Lucia Marangoni (Dàmari) 11 agosto 2025




Ritorno al passato

Accompagnata dai sogni di tante notti,

da cartoline sbiadite, letture e ricordi,

ripercorro la vecchia strada

che porta lassù, nella tua Contrada.

Passo lentamente tra i rami degli alberi, 

osservo e risento la tua voce che mi dice, 

indicandomi la casa, 

che saremo presto arrivati e il cuore si rallegra…

Nella curva rivedo la nonna 

che porta al pascolo

la sua inseparabile capra 

e poi la fontana dove altre volte si fermava…

Il viottolo che arriva fino a casa 

ha il sapore delle cose perdute,

mentre chiudo gli occhi e risento il vociare

di tante persone, contente della nostra visita…

Voci e volti che non ci sono più,

che se ne sono andati lasciando vuote tante case

che cercano, appoggiate l’una all’altra, 

di sorreggersi, di darsi coraggio…

Ma qualcosa è rimasto ancora,

forte come un grande albero 

che ha superato bufere e tempeste,

è rimasto lì, 

come se fosse il guardiano 

di quella Contra' sperduta.

Negli occhi di quel vecchio sazio di anni, 

rivedo i tuoi occhi,

nelle sue parole, 

risento parole che mi mancano tanto

e che vorrei  sentire ancora…

Vorrei restare lì, abbandonarmi ai ricordi

di un tempo passato, dove lavoro e sudore,

affetti e legami erano così forti, 

che sembrava fossero per sempre.

Ma il tempo è passato 

e tante cose sono cambiate, 

è il cerchio della vita…

Un abbraccio e un bacio, 

mentre anche i suoi occhi si fanno lucidi

e la mente ricorda, più  chiari che mai,

frammenti di una vita, 

legata ad altre vite, 

da un sentimento profondo.

Sono ritornata al passato, 

cercando nel presente le mie radici,

che sono per me importanti, 

perché mi ricordano chi sono. 

Grazie mamma!

                                              

Lucia Marangoni (Dàmari)


 Contra' Malleo  (Calvene)  22/7/2025


Commenti

  1. Mara Carollo
    Promettimi che non moriremo

    “La parte giusta. Qual era la parte giusta? Risalì il sentiero dei Gramoli con questa domanda in testa. Come poteva esserci una parte giusta per chi aveva già patito così tanto? Miseria e giustizia non potevano andare assieme.”

    L' ho regalato a Clara per il compleanno perché mentre ero in libreria a cercare ispirazione mi è caduto l' occhio sul cognome dell' autrice che mi suonava familiare, leggo e vedo che è nata a Thiene, come la mia mamma. Potevo non prenderlo?
    È la storia ferocemente meravigliosa di Caterina che dai banchi di scuola al 1998 attraversa praticamente tutto il 900 con le due guerre, in una civiltà contadina montana che è quella della mia famiglia materna. È la storia di povertà, tanta, tantissima, di desidero di rivalsa, di una donna che rappresenta un po' tante donne che mi hanno preceduta. Caterina è intelligente e desidera una vita diversa da quella della sua famiglia, vuole fuggire dalla povertà e dalle fatiche della terra, è una donna con desideri molto diversi da quelli delle donne di allora che erano servire i mariti e sfornare figli. Caterina desidera andarsene, Caterina fatica ad accettare la maternita.
    La storia di Caterina è storia di famiglia, di fratelli, di amiche, di parentele, di filò, di fughe, di sofferenza fisica e di desiderio di cambiamento. È la storia del suo amore per Mario che troveremo fino all' ultima pagina.
    È la storia di una storia, quella del 900, che cambia e Caterina cerca di adattarsi con tenacia.
    "Caterina, ho paura.... promettimi che non moriremo. Se me lo prometti so che non accadrà..."
    Leggendolo ho sofferto con Caterina ed ho pensato a quanto io sia fortunata ad essere nata donna in quest'epoca. Leggendolo mi sono chiesta come sia possibile dire "si stava meglio quando si stava peggio". Per poterlo dire credo vada provata la povertà vera, quella di Caterina.
    In questo libro c'è la storia della mia famiglia materna.
    Straconsigliato. Leggetelo e regalatelo!

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  2. Grande Lucia, vale tutto il tempo di leggerlo. Mi sono sentito coinvolto emotivamente, poiché ho conosciuto queste persone e vissuto questi luoghi nella mia fanciullezza. Ti ringrazio sinceramente, un abbraccio.

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