Usanze nelle regioni

RITI E TRADIZIONI NELLE REGIONI ITALIANE: 

LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI IN LIGURIA


Ogni Regione italiana ha le sue tradizioni per questo giorno dedicato ai nostri cari defunti, e anche in Liguria esistono antiche tradizioni, celebrate in diverse forme a seconda delle località, da piccole consuetudini a veri e propri riti.

Un testo interessante dove scoprire le consuetudini per la ricorrenza del 2 novembre, e non solo, è “Il cerchio del tempo” nel quale l’antropologo Paolo Giardelli ha raccolto i suoi studi sul folklore e l’antropologia della Liguria.

Nel testo l’autore descrive alcune usanze diffuse in Liguria per il 2 novembre. Per esempio racconta come anticamente si usasse, e per alcuni ancora oggi, lasciare le finestre aperte per favorire la visita dei defunti e accendere lumi, in particolare nella zona di Monterosso, per permettere ai propri cari di ritrovare la strada di casa.

Altri rituali, diffusi tra i liguri della Val Polcevera, prevedevano alzarsi presto, riordinare la casa e preparare cibo e bevande sulla tavola e rifare i letti con lenzuola pulite per permettere ai morti di riposarsi del lungo viaggio.

Nella vigilia del 2 novembre era consuetudine consumare castagne: nel corso della veglia serale dei morti, i parrocchiani andavano in chiesa ornati di collane di “ballotti”, castagne bollite infilate in fili di ginestra, che venivano mangiate durante la funzione.

Le nonne preparavano come regalo ai nipoti, una “resta”, una collana fatta con filo o spago o composta di castagne bollite alternate alle mele Carle (di solito 3), oggi molto rare.


“L’Officieu” piacevano particolarmente ai bambini, erano delle sottili candele multicolore e multiforme, realizzate solo in occasione delle celebrazioni ai defunti. La candela doveva ardere nel corso delle orazioni serali e dell’immancabile recita del S. Rosario con la famiglia riunita davanti alle immagini dei propri cari.

Usanza tipica erano le “cantegore”, la raccolta di offerte in natura, effettuata durante canti in memoria dei morti, spesso praticata dai bambini, soprattutto nelle zone di Diano Marina, Monterosso e Pietra Ligure. A Loano invece i bambini uscivano di casa a mezzogiorno e andavano di porta in porta con un recipiente a chiedere una cucchiaiata di “zemin p’è annime di Morti”, a suffragio dei defunti.

A Genova si aprivano le catacombe e i sotterranei delle chiese, in cui gli scheletri avvisavano i visitatori del nostro comune destino, e le osterie offrivano gratuitamente “stokke e bacilli”, stoccafisso e fave lessate.

A Dolceacqua e Molini di Triora nel sagrato della chiesa si faceva un pentolone di minestra di riso e fagioli o ceci, offerti ai poveri e a tutti coloro che in quel giorno passavano per il paese.

Per il pranzo del giorno dei morti era diffuso in tutta la Liguria mangiare fave, la cui pianta con il suo fiore scuro ricordava quella giornata triste, e lo “zemin” una zuppa di ceci che anticamente veniva preparata con tutta la famiglia davanti al caminetto.

Potrà sembrare strano ma anche in Liguria si usava tagliare zucche, svuotarle e porvi candele all’interno, usanza praticata a Rezzo e in valle Arroscia. A Monterosso questa usanza pare sia ancora viva e un comitato di cittadini prepara burle e scherzi per chi torna in paese, reo di averlo abbandonato e tradito.

Il 2 novembre è un giorno di ricordo e tradizioni che rivivono, per credenti e non, in piccoli e semplici gesti volti a ricordare con dolcezza e convivialità chi non è più tra noi fisicamente.

Talvolta, forse, non si presta attenzione, ma è frequente che chi ci ha lasciati ha lasciato in noi qualcosa, come preparare una pietanza in un modo anziché in un altro, un modo di dire, un rimedio più o meno efficace contro il raffreddore o per eliminare una macchia sulla tovaglia, sono piccole cose tramandateci che rimangono in noi e continuano a vivere.

(fonte: Boschivivi)


 


 

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